Susan Stephens
Completamente Tua Virgin For Sale © 2005 Harmony Promo © 2006 n● 4 A del 4/9/2006
Prologo «Devi andare!...
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Susan Stephens
Completamente Tua Virgin For Sale © 2005 Harmony Promo © 2006 n● 4 A del 4/9/2006
Prologo «Devi andare! Stanno arrivando!» Le mani di sua madre le serravano le spalle con forza, facendole male● «Vai da tuo padre●» «Da mio padre?» ripeté Lisa, intimorita● Ma non doveva mostrare la sua paura● La bambina, che sua madre chiamava affettuosamente Willow, aveva imparato da tempo a nascondere i suoi sentimenti● Si riprese subito e tornò a calarsi sul viso la consueta maschera imperscrutabile● Quella che usava come uno scudo per difendersi nel mondo cattivo e pericoloso in cui viveva: un posto in cui uno sguardo incauto o una risata impertinente potevano costarle un'umiliante punizione di fronte a tutta la comunità● Ma, per quanta paura avesse della crudeltà della sua famiglia, Lisa era ancora più spaventata all'idea di lasciare sua madre con quella gentaglia● Ed era addirittura terrorizzata all'idea di dover andare da suo padre, un estraneo dal quale sua madre era fuggita anni prima● Doveva essere un altro uomo abietto, crudele● Fissò la porta socchiusa, titubante● «Corri, bambina mia● Saranno qui a momenti●» La voce di sua madre era disperata, i suoi occhi, un tempo bellissimi, erano rossi e gonfi● Le labbra, tumefatte dai colpi ricevuti, da troppo tempo non sorridevano più● «Ti prego, Willow●» «Il mio nome è Lisa, mamma, Lisa Bond●» La donna si lasciò sfuggire un singhiozzo● «Ho preso del denaro dalla cassa del mercato●» Lisa la guardò inorridita● «Lo hai rubato? E adesso, che cosa ti faranno?» «Non ci pensare● Prendilo e vattene●» Lisa si vide richiudere la mano intorno a una manciata di monete● «E tu, non vieni?» Susan Stephens
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«Venire con te?» Per un istante gli occhi di sua madre si illuminarono● Ma poi si udirono delle voci● Voci di uomini● Si stavano avvicinando● «Salta dalla finestra!» esortò la bambina● «Corri● E non ti fermare finché non sarai arrivata alla fermata dell'autobus●» Le diede un foglietto● «Qui c'è l'indirizzo di tuo padre●» «E tu●●●?» «Io li terrò impegnati finché non sarai in salvo●» Si scambiarono un'occhiata● Non ci fu tempo per altro● Il responsabile della comune aveva annunciato il rito di iniziazione di Lisa, che quella sera sarebbe diventata donna● «Lisa Bond● Il mio nome è Lisa Bond●» Se lo ripeteva come una nenia mentre, col cuore in gola, correva lungo la stradina buia● Era l'unico modo per zittire la voce del suo cuore che la esortava a tornare nella comune per aiutare sua madre a difendersi da quegli uomini cattivi● E un'altra voce, più razionale, le diceva invece che tornare significava causare altra sofferenza alla donna che l'aveva messa al mondo● Una luce nel buio● I fari dell'autobus, che si accingeva ad arrestarsi alla fermata● Arrivò alla fermata e salì● L'uomo che guidava il veicolo le prese di mano il denaro senza fare commenti● Senza chiedersi come mai una bambina di quell'età fosse salita da sola su un autobus, con la manina stretta intorno a un pezzo di carta● Mentre guardava fuori dal finestrino buio, Lisa avrebbe giurato di sentire la voce di sua madre che la esortava a guardare sempre avanti, al futuro● E, in quel momento, seppe con assoluta certezza che da qualche parte, dentro di lei, esisteva ancora una persona chiamata Lisa Bond● Avrebbe trovato quella persona, l'avrebbe coltivata come faceva con le piantine che curava nel suo angolino segreto del campo abbandonato della comune● Le aveva protette, innaffiate, curate amorevolmente, estirpando le erbacce che rischiavano di soffocarle● A primavera, erano spuntate delle piccole gemme, che si erano aperte dando vita a fiori rigogliosi● Prima o poi, sarebbe sbocciata anche lei●
1 «Eccola●» Susan Stephens
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Constantine Zagorakis rimase impassibile di fronte al commento appena sussurrato del suo assistente, mentre Lisa Bond entrava nella stanza● Il fatto che fosse diventata presidente della Bond Steel era stato un colpo di fortuna: Jack Bond era stato inavvicinabile● Trattare con sua figlia, ora, sarebbe stata una passeggiata● Nella City girava voce che Lisa Bond fosse un osso duro● Doveva esserlo per forza, per prendere il posto di suo padre● Ma era pur sempre una donna● E le donne, si sa, sono creature emotive● Un dettaglio che giocava sicuramente a suo vantaggio● Lisa aveva un incedere sicuro, un piglio deciso mentre si addentrava nella sala riunioni seguita dai dirigenti della compagnia● A Constantine quell'aria altezzosa parve quasi una sfida● Ci avrebbe provato anche più gusto a farla scattare sull'attenti● Se Lisa aveva avuto un'infanzia difficile, quella di Tino non era stata da meno● Aveva tenuto duro e ora era considerato un vincente● Un uomo che non faceva concessioni● C'erano solo due donne al mondo di cui si fidava, e Lisa Bond non era tra queste● La sua era una storia interessante● Prima di entrare nella compagnia di suo padre, da bambina aveva vissuto con la madre in una comune, un posto senza regole, fuori dal mondo e dal tempo● Ora faceva la dura, ostentando una freddezza e un controllo che avrebbe potuto ingannare chiunque● Ma non Tino Zagorakis● Sotto quella facciata imperturbabile doveva nascondersi uno spirito libero, smanioso di venire fuori● Ci avrebbe pensato lui a metterlo a nudo● Poi sarebbe riuscito a farsi cedere la sua compagnia a un prezzo stracciato● Professionalmente parlando, Tino Zagorakis non si faceva scrupoli● Sconfiggere il nemico, sempre● Questo era il suo unico obiettivo● Lisa Bond procedeva verso di lui senza esitazioni● Pur molto più bassa degli uomini in doppiopetto scuro che la affiancavano, sembrava dominarli con la sua presenza● Un'impressione che anche il severo tailleur pantaloni grigio antracite contribuiva a dare● Era più bella che in fotografia: i folti capelli castani erano raccolti in un semplice chignon dietro la nuca● Le belle donne si servivano spesso della propria avvenenza per disarmarlo, ma la signorina Bond era diversa● E non solo perché aveva gli occhi del colore più spettacolare che avesse mai visto, un verde limpidissimo● Questo tuttavia non avrebbe cambiato niente dei programmi di Tino● Una donna lo aveva tradito, alla nascita● Due, e Susan Stephens
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due soltanto, erano invece quelle che, da allora, avevano conquistato la sua fiducia● Non ce ne sarebbe stata una terza● Quotidiani e rotocalchi dipingevano la signorina Bond come una manager dotata dell'abilità e del fiuto di un genio dell'alta finanza, e di un indiscutibile fascino● I seni che si intravedevano attraverso lo scollo della camicia di seta sembravano confermare quella opinione● Aveva lasciato volutamente slacciato quel bottone o se n'era dimenticata? In un caso o nell'altro, Tino non si sarebbe lasciato distogliere dal suo obiettivo● Si concesse qualche secondo per ritrovare la massima concentrazione● Quell'incontro era una pura formalità● L'acquisizione della Bond Steel ormai era cosa fatta● Non doveva far altro che studiare i libri contabili della compagnia ed evidenziare tutte le irregolarità che sicuramente sarebbero saltate fuori● A quel punto, avrebbe sferrato l'attacco decisivo● Mentre Tino rifletteva su queste cose, la mente di Lisa elaborava altri pensieri● Tanto per cominciare era seccata● Seccata, sì, dall'arrivo inaspettato di Zagorakis● La sua agenda era organizzata con la precisione e il rigore di un'operazione militare e qualunque imprevisto la indisponeva● L'incontro con Zagorakis era stato fissato per la tarda mattinata, non per le nove● Lei aveva qualcosa da vendere e Zagorakis poteva essere interessato● Ma nessuno si era aspettato che si presentasse all'appuntamento di persona● Al suo arrivo in ufficio, Mike, il suo assistente, l'aveva informata della presenza del celebre magnate dell'industria, che attendeva di essere ricevuto● Negli uffici amministrativi erano tutti in fermento: Lisa era stata l'unica a mantenere la calma● La Zagorakis Inc aveva fatto un'offerta per rilevare una compagnia satellite della Bond Steel che si occupava di progettazione meccanica● Si trattava di una società minore che Lisa non reputava indispensabile per i nuovi obiettivi della compagnia, perciò era disposta a disfarsene: anche perché i liquidi risultanti dalla vendita le avrebbero permesso di salvare la società madre● La congiuntura era sfavorevole per le imprese del settore● Le quotazioni della Bond Steel erano precipitate● Non c'erano altre offerte interessanti, perciò, se non avesse raggiunto un accordo con Zagorakis, Lisa rischiava non solo di perdere la compagnia, ma di rovinare la vita dei suoi dipendenti e di dover affrontare la derisione dei soliti denigratori che Susan Stephens
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l'avrebbero descritta come un'incompetente per il semplice fatto di essere donna● Insomma, in questo incontro Lisa si giocava tutto● La Zagorakis Inc era una compagnia solidissima e, cosa fondamentale, in grado di sopportare un forte esborso di contanti in tempi brevi● Lisa era ottimista● Ma ancora non si spiegava la presenza del guru greco dell'alta finanza all'incontro col quale si sarebbe definita l'acquisizione di una compagnia secondaria● Per lui, quelle erano solo noccioline● A meno che Zagorakis non fosse venuto a sondare il terreno perché era interessato a rilevare tutta la Bond Steel● Un sospetto più che lecito● Lo sorprese a fissarla e ricordò una voce che circolava sul conto di Zagorakis: si divertiva a guardare la sua preda negli occhi prima di divorarla● Al momento, Lisa ci aveva riso sopra● Ora non le sembrava più così divertente● «Buongiorno, signori●» Non ebbe bisogno di alzare la voce per richiamare l'attenzione dei presenti● Quella di Zagorakis era tutta per lei, sin dal suo ingresso nella sala riunioni● Continuava a trapassarla col suo sguardo più intenso e penetrante● Lisa non poté negare che quell'uomo possedesse una carica di sensualità conturbante● Lei stessa se ne sentì travolgere, ma non fece fatica a ignorarla: dopotutto, era figlia di suo padre● Un sorriso amaro le aleggiò sulle labbra● Grazie a Jack Bond, Lisa aveva visto fino a che punto un uomo può calpestare una donna● Ma lei non aveva intenzione di fare la fine di sua madre● Avrebbe sempre tenuto ben salde nelle mani le redini della sua vita● Tino intercettò immediatamente l'ombra che offuscò per qualche istante lo sguardo di Lisa● Si era aspettato un atteggiamento di sfida nella sua avversaria● Invece quell'espressione quasi sottomessa lo deluse● Che gusto c'era a dare la caccia a una preda già ferita in partenza? Lisa ordinò a se stessa di rilassarsi● Non doveva mostrarsi scossa o turbata, ma qualcosa nell'uomo che aveva di fronte gli ricordava il passato● La sua presenza● La sua prestanza fisica● L'aura di forza che lo circondava● Scosse il capo, come se con quel gesto potesse chiudere la porta a ricordi che preferiva restassero sepolti nella sua mente● Fu mutile● Si rivide davanti il capo della comune in cui aveva vissuto da bambina: un uomo imponente, massiccio● Ma anche un uomo crudele, che aveva Susan Stephens
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accresciuto il proprio potere facendo leva sulle insicurezze della gente di cui amava circondarsi● Un brutto giorno, aveva messo gli occhi su Lisa, accorgendosi che l'acerba ragazzina stava pian piano assumendo le fattezze di una donna● E Lisa ancora oggi ringraziava sua madre, che l'aveva aiutata a scappare prima che quel bruto la costringesse a subire l'oscena cerimonia della sua iniziazione● Si guardò intorno augurandosi che nessuno si fosse accorto che stava tremando● Forse no: erano tutti intenti a rileggere i fascicoli distribuiti da Mike, per prepararsi all'incontro● E ora che il sangue aveva ricominciato a scorrerle nelle vene, Lisa ritrovò la sua consueta compostezza● Il passato non l'avrebbe mai abbandonata, pensò● Ma era un bene: le permetteva di essere sempre vigile● Di non correre rischi● «Signorina Bond●» Si accorse che Zagorakis le stava porgendo la mano per salutarla e non poté non sentirsi minacciata da quel gesto● Pensò a suo padre● A come la sua fredda determinazione e la sua intransigenza avevano stritolato sua madre, spingendola a una fuga rocambolesca verso l'illusoria libertà della comune● «Voglio essere libera» aveva detto la donna alla piccola Lisa, cercando di spiegarle il motivo per cui dovevano lasciare la casa in cui erano vissute fino a quel momento nel cuore della notte● Ma l'unica cosa libera nella comune, per quanto Lisa ricordasse, era la facoltà degli uomini di violentare e di malmenare una qualsiasi delle ragazze quando ne avevano voglia● Le donne lavoravano, spezzandosi la schiena dalla mattina alla sera, mentre gli uomini passavano le giornate a ubriacarsi● Col senno di poi, Lisa aveva capito che sua madre aveva semplicemente cambiato padrone● A lei però non sarebbe mai successo● Aveva smesso di prendere ordini il giorno in cui era scappata dalla comune e non intendeva obbedire più a nessuno● Mentre la mano di Constantine Zagorakis si stringeva intorno alla sua, un lungo brivido le corse lungo tutto il braccio● Toccarlo era come accarezzare il manto di un leone addormentato● Avvertiva la forza dirompente, sotto la pelle● La stessa immobilità che precede lo scatto di un predatore feroce, pronto ad aggredire● «Molto lieta» gli disse con un sorriso di convenienza, che Zagorakis non Susan Stephens
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contraccambiò● Il suo sguardo rimase duro, affilato● Insondabile● A Lisa sarebbe piaciuto avere qualche informazione sul suo conto, prima di incontrarlo● Ma apparentemente la vita di Constantine Zagorakis era avvolta nella più fitta segretezza● Su di lui non circolavano pettegolezzi● Conduceva un'esistenza morigerata, non era mai rimasto coinvolto in nessun genere di scandali, non aveva famiglia● Di Zagorakis si sapeva solo una cosa: viveva in funzione del gigantesco colosso dell'industria da lui creato, che ora aveva filiali in mezzo mondo● A trentacinque anni, Constantine Zagorakis dirigeva una delle più grosse multinazionali del pianeta● Rilevare società per espandere il suo impero era la sua specialità, nonché il suo passatempo preferito● Peccato per lui che la Bond Steel non fosse in vendita, pensò Lisa, sostenendo il suo sguardo senza vacillare mentre sottraeva la mano a quel contatto● «Vogliamo accomodarci?» disse a tutti i presenti● Zagorakis le tenne la sedia, con un gesto cavalleresco che non la ingannò nemmeno per un istante● Anzi: la rese ancora più guardinga● «Grazie, signor Zagorakis» gli disse, mettendosi a sedere al centro del lungo tavolo rettangolare● «Mi chiami pure Tino●» «Perché non si siede di fronte a me?» gli propose, ignorando il suo tentativo di passare a un tono meno formale● Averlo di fronte le avrebbe permesso di studiarlo meglio● E di intercettare qualsiasi sguardo, o messaggio, che lui avesse tentato di inviare ai suoi collaboratori durante le trattative● Notò solo ora che non si era degnato di vestirsi adeguatamente● Giubbotto di pelle, blue jeans e camicia nera, lasciata aperta sul collo● Aveva più l'aria del pirata pronto a saltare su una nave da saccheggiare che di un industriale interessato a una grossa transazione● I folti capelli, naturalmente ondulati, erano troppo lunghi e non si era nemmeno fatto la barba● Lo stomaco di Lisa si aggrovigliò quando i loro occhi si incrociarono● L'espressione di lui non le piacque● Da un punto di vista estetico, Zagorakis aveva occhi intriganti, nerissimi, frangiati da ciglia interminabili che sembravano schermare i suoi pensieri più profondi● E improvvisamente Lisa ebbe la conferma dei suoi timori: Zagorakis non era lì per acquistare la sua piccola impresa di progettazione meccanica, ma per testare la vulnerabilità della società madre● E la sua● Susan Stephens
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Non era la prima volta che grossi industriali venivano a fiutare l'aria● Pensavano tutti la stessa cosa: che una donna al timone fosse facilmente attaccabile● Ma si sbagliavano● E Zagorakis non le faceva più paura degli altri che lo avevano preceduto●●● se non da un punto di vista puramente fisico● Gli imprenditori che Lisa incontrava di solido erano pelati e grassi, perciò se lo era immaginato tarchiato, flaccido e coi denti ingialliti dalla nicotina● Tino Zagorakis non era nessuna di queste cose● Tuttavia Lisa sapeva di dover badare non tanto all'aspetto esteriore quanto al cervello astuto dell'uomo che aveva davanti● C'era in ballo il futuro della Bond Steel● La riunione ebbe inizio e, ben presto, si tramutò in un'educata quanto snervante partita di tennis, nella quale la palla veniva passata da un campo all'altro● A un certo punto, fu chiaro che Zagorakis non era affatto interessato alla piccola azienda che Lisa voleva vendergli: era pronto a comprare tutto● Quando la discussione giunse a un punto morto, Zagorakis si alzò● Era quasi mezzogiorno● «Va già via?» gli chiese Lisa● «Di là stanno preparando un rinfresco● E poi ci sono ancora diversi dettagli da discutere● Non abbiamo ancora finito●» «Io si●» Lisa si sentì raggelare● Non era abituata a essere contraddetta● Di solito, era lei a dettare le regole● Gli altri ci si attenevano e basta● Ma l'atteggiamento di Zagorakis era chiaramente quello di chi non scende a patti con nessuno● «Sono desolato, ma ho un altro appuntamento●» Desolato? Non ne aveva l'aria● Senza nemmeno alzare la voce, Zagorakis si era aggiudicato un punto importante di quella partita decidendo di chiudere la conversazione lì, e minando in quel modo subdolo l'autorità di Lisa● Una mossa tattica● Glielo leggeva negli occhi duri e calcolatori● Spingendo indietro la sua poltrona, Lisa si alzò a sua volta● Non avrebbe permesso che la Bond Steel fosse fagocitata da un avido imprenditore che mirava solo a gonfiare i suoi profitti● Se Zagorakis era sceso dalla sua torre d'avorio per conoscerla e si era fatto di lei l'idea di un'avversaria poco temibile, si sbagliava di grosso: Lisa avrebbe difeso la Susan Stephens
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compagnia con le unghie e con i denti● Dopo la devastante esperienza della comune, la Bond Steel era stata la sua salvezza● Quando tutti i suoi coetanei adolescenti sognavano la libertà, Lisa sognava il rigore e la disciplina che le avrebbero permesso di dormire senza avere paura, la notte● Jack Bond le aveva dato quello che cercava● Prima di assegnarle un incarico nella compagnia, l'aveva iscritta a una scuola severissima, dove non era tollerato il minimo sgarro né dal punto di vista dell'impegno, né da quello della condotta● Lisa era sempre stata la prima della classe● Tornata a casa, suo padre non le aveva concesso privilegi● E lei non se li era aspettati● Aveva cominciato la sua scalata alla vetta della compagnia partendo dalle mansioni più umili● Alla morte del padre, ne aveva automaticamente preso il posto● E aveva finalmente scoperto la chiave del suo successo: impegno e determinazione● Jack Bond non aveva mai permesso alle emozioni di deviarlo dai suoi propositi● «Sembra distratta o sbaglio?» La domanda le era stata rivolta da Zagorakis, che ora la guardava con un guizzo divertito● «No, niente affatto● Immagino che la sua decisione di partecipare a questo incontro sia stata presa all'ultimo momento, perciò non la trattengo● I suoi collaboratori avranno modo di fissare un altro appuntamento per discutere i dettagli che non abbiamo ancora affrontato●» «Vogliamo fare stasera a cena? Così potremo parlare con calma di quei●●● dettagli●» Quella lenta, deliberata pausa fece infiammare le guance di Lisa● Era convinta che Zagorakis avesse qualche secondo fine● «Il mio autista passerà a prenderla intorno alle nove●●●» «No» lo interruppe secca● «Il nostro incontro si conclude qui, signori» disse, ritrovando il suo autocontrollo● «Ci aggiorniamo a domattina alle dieci● Mike, puoi prendere un appunto sulla mia agenda?» Alle nove di quella sera, Lisa si era accoccolata sul divano di morbida nappa del lussuoso attico che chiamava casa● Aveva appena fatto un bagno, ma non si sentiva rilassata● Avvolta in un accappatoio di spugna, aveva abbassato lo stereo al minimo, si era versata un bicchiere di vino rosso e aveva appena cominciato un nuovo libro● Era alla terza pagina, ma non ricordava nemmeno una parola di quanto aveva letto● Sapeva che l'autista di Zagorakis si sarebbe presentato da un momento Susan Stephens
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all'altro● Se lo aspettava● Ma sussultò ugualmente quando sentì il campanello dell'ingresso● Aveva dato istruzioni precise a Vera, la sua fedele governante: se ne sarebbe occupata lei● Come aveva previsto, lo scambio di convenevoli tra Vera e l'autista di Zagorakis durò pochi secondi● La porta venne richiusa● Con un sospiro di sollievo, Lisa riprese a leggere● Ma non riusciva ancora a rilassarsi● Che fosse colpa della musica? Nella sua vasta raccolta di CD di solito non aveva difficoltà a trovare qualcosa di adatto al suo umore● Quella sera, la voce celestiale della divina Callas non le era di nessun aiuto● Nemmeno quella della Kalogeropoulos la ispirava● Quella sera, meglio evitare qualsiasi cantante greco● Alla fine, optò per il jazz● Sì, la tromba lamentosa di Miles Davis forse faceva al caso suo● Era appena tornata ad accoccolarsi sul divano col libro aperto davanti, quando il campanello dell'ingresso trillò● Ebbe un moto di stizza, pensando che Zagorakis avesse avuto la faccia tosta di mandarle nuovamente l'autista, per un secondo tentativo● Vera andò ad aprire la porta, ma la curiosità la spinse ad alzarsi e ad affacciarsi nell'ingresso● E, a quel punto, raggelò● Per la seconda volta nell'arco di quella giornata, Zagorakis aveva la tracotanza di presentarsi senza farsi annunciare● E stavolta persino a casa sua! Vedendo che Vera stava avendo difficoltà a liberarsi di lui, intervenne● «Grazie, Vera● Me ne occupo io●» La governante si tirò indietro, ma non andò via● E Lisa gliene fu mentalmente grata● «Voleva qualcosa?» chiese al nuovo arrivato● Che era vestito in maniera ancora più informale di quella mattina: non aveva nemmeno il giubbotto sopra la camicia nera● «Avevamo deciso di cenare insieme●» «Lei aveva deciso che avremmo cenato insieme, signor Zagorakis●» «Perché non mi chiama Tino?» «È tardi●●●» «Sì, lo so● Ma noi due abbiamo ancora diverse cose da discutere, Lisa●» Lisa? E chi lo aveva autorizzato a chiamarla per nome? Prima regola di sopravvivenza di Jack Bond: tenere tutti a distanza● Lisa si rilassò un tantino notando che Zagorakis aveva in mano la valigetta di coccodrillo nella quale, forse, teneva gli incartamenti● Dunque voleva discutere di Susan Stephens
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affari● Lei però aveva già fissato il loro appuntamento per l'indomani mattina● «Immagino di sì● Ma dovremo aspettare che siano presenti i nostri rispettivi collaboratori●» «Se proprio insiste●●●» «Insisto● Ci vediamo domattina alle dieci●» «Ma stasera dovremo pur mangiare, no?» Così dicendo, lui si addentrò nell'appartamento● «Come dicevo, è piuttosto tardi●●●» Lui continuò senza badarle: «●●● perciò, ho portato qualcosa di pronto● Non volevo costringere la sua governante a mettersi a cucinare»● Lisa guardò Vera, che ora stava rivolgendo a quell'importuno ospite un'occhiata languida● Come se si fosse innamorata all'istante di lui e gli facesse gli occhi dolci● Ma cos'era, una congiura? Be', in fondo Vera non aveva tutti i torti● Zagorakis era un gran bell'uomo● Lo scollo della camicia era aperto su un torace abbronzato e muscoloso e i jeans gli fasciavano le gambe lunghissime● Per non parlare dell'evidente rigonfiamento dei pantaloni, proprio sotto la fibbia della cintura●●● «Allora, posso entrare?» Lisa ordinò a se stessa di alzare gli occhi● E scoprì di essere arrossita● «Non vorrei sembrarle ingrata ma, come le ho detto, è tardi● Sono stanca● Stavo per andarmene a letto●» «Vedo●» Le labbra dell'uomo si allargarono, ricordandole che sotto l'accappatoio non indossava niente● Lisa abbassò gli occhi, per assicurarsi che la cinta dell'accappatoio fosse ben annodata in vita● Quando li rialzò, l'autista di Zagorakis stava entrando nell'appartamento● Spingeva un carrello● «Ehi, dove crede di andare?» Zagorakis indicò l'arco che conduceva nel soggiorno● «Va bene qui?» Lisa si piantò i pugni sui fianchi● «Lei ha proprio una bella●●●» «Basta coi complimenti, la prego●» Lui alzò entrambe le mani, fingendosi imbarazzato● «Meglio che vada a cambiarsi» suggerì Vera a Lisa, a voce bassa● «Altrimenti capirà che sotto●●●» Non dovette finire la frase● Lisa annuì● «Resta a far compagnia ai signori, Vera● Vado e torno●» Un paio di jeans e una maglietta sarebbero stati più pratici, ma gli ampi Susan Stephens
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pantaloni blu e la camicia bianca la avrebbero aiutata a proiettare di sé l'immagine di donna seria e professionale● Vi abbinò dei mocassini bassi e si legò i capelli con un elastico, nel caso Zagorakis si illudesse che fosse così stupida da farsi bella per quella cena● Si concesse solo un tocco di rossetto●●● ma ci ripensò e se lo ripulì subito● Il discorsetto irritato che aveva pensato di fargli una volta tornata da lui le morì sulle labbra nell'attimo in cui entrò nel soggiorno● La stanza era stata trasformata● C'erano candele accese dappertutto● Una bottiglia di champagne era stata sistemata in un secchiello d'argento● E sul tavolino basso, tra i due divani disposti a L, attendeva un vassoio colmo di gamberetti e frutti di mare crudi● Nel cestino di vimini, accanto, c'erano dei crostini ancora caldi● E una coppetta di cristallo colma di riccioli di burro completava il tutto● Lo stomaco di Lisa gorgogliò, suo malgrado● «Posso tentarla, Lisa?» Zagorakis si sporse a prendere il vassoio● «Assaggi un gamberetto, sono ottimi●» Lisa stava ancora decidendo come comportarsi, quando un rumore la indusse a girarsi● Le era parso di udire delle voci, poi lo scalpiccio di passi che uscivano dall'appartamento● Si mosse verso l'ingresso● «Dove va?» Lisa incenerì con gli occhi la mano che Zagorakis le aveva richiuso su un braccio● E lui subito allentò la presa● «Niente● Devo essermi sbagliata●» «Su cosa?» «Mi è sembrato che Vera fosse andata via●» «È così, infatti●» «Impossibile● Sarebbe venuta a salutarmi●» «Forse voleva essere discreta●» «Discreta●●●?» Non ce n'era motivo● «Il mio autista si è offerto di accompagnarla● Passa proprio davanti a casa sua●» Lisa corrugò la fronte● «No, mi faccia capire bene● È stato lei a dire a Vera di andarsene?» «E lei la lascerebbe andare a casa da sola, a quest'ora?» «Le avrei chiamato un taxi●» «Ho pensato di farle un favore●» «Ma quale favore!» «Non vedo dove sia il problema, Lisa●» Susan Stephens
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Lisa un corno! Credeva forse di ammansirla con tutte quelle gentilezze? «Ha ragione, Tino● Non c'è nessun problema●» «Bene●» Compiaciuto al pensiero di aver superato quel piccolo scoglio, lui la prese di nuovo in contropiede afferrandole la mano e baciandola● «Mi rendo perfettamente conto che è tardi●» Simulò un tono contrito● «Mi perdona?» Lisa scostò la mano e chiese a sua volta: «Si presenta sempre a casa delle persone senza essere invitato?»● «Sono mortificato, mi creda● Ma davvero speravo di poter fare due chiacchiere con lei in santa pace●» Lisa non la bevve● Rimase ostinatamente muta● «Ma lei non si rilassa mai?» insistette Tino● «Come no? Ed era appunto quello che stavo cercando di fare stasera: avevo fatto un bel bagno, mi ero infilata l'accappatoio e mi ero seduta qui, sul divano●●● per rilassarmi●» «Touché» mormorò lui, sommesso● Sollevò il vassoio e glielo mise sotto il naso● «Perché non assaggia qualcosa?» Lisa sospirò, un sospiro frustrato● Tecnicamente, Zagorakis era suo ospite● E i suoi soldi potevano salvare la Bond Steel● Non poteva permettersi di essere troppo sgarbata con lui● Inoltre●●● quel vassoio era davvero invitante● «Grazie● Ma non doveva disturbarsi●» «Nessun disturbo● Anzi, è un piacere●» «Perché dice così?» «Perché tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ogni tanto si prenda cura di noi● Ci coccoli● Ci vizi●» Non era la risposta che Lisa si era aspettata, né avrebbe immaginato che Constantine Zagorakis fosse capace di usare un tono così accattivante● Aveva parlato rivolgendole uno sguardo talmente intenso che ne fu soggiogata● Per un istante, quasi dimenticò che quell'uomo era per lei un rivale temibilissimo● «Un po' di champagne?» Lisa tentennò● Per quanto ne andasse pazza, il suo buonsenso le suggeriva di evitare gli alcolici, per restare più lucida possibile● Tuttavia la risposta che venne fuori dalla sua bocca fu: «Volentieri»● Stupida, che stai facendo? Era sul punto di oltrepassare una linea invisibile dalla quale stava sempre ben lontana● Abbassare la guardia con un avversario come Zagorakis poteva costarle molto caro, anche a un Susan Stephens
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livello personale● Ma che danno poteva fare un bicchiere di champagne? Perciò accettò il calice che si vide porgere e lo sorseggiò lentamente, pensierosa● Cercò di farsi un quadro della situazione● Una situazione nuova per lei, per certi versi● Perché di solito era Lisa a dettare le regole del gioco anche coi suoi collaboratori uomini, che si guardavano bene dal ribellarsi● Era abituata così, e così voleva che continuasse a essere● Il rigore, il potere, l'autorità le davano un senso di sicurezza● «Altro champagne?» «Perché no?» Ma sì, avrebbe retto benissimo anche un secondo bicchiere● Tino le si avvicinò per riempirle il calice, l'incedere fluido, aggraziato di una pantera che si muoveva con passo felpato● Poi tornò a posare la bottiglia nel cestello● Mangiarono senza sforzarsi di fare conversazione, seduti a una distanza che avrebbe dovuto tranquillizzare Lisa● Invece, inspiegabilmente, tutti i suoi sensi erano in uno stato di massima allerta● Il cibo era squisito e il vino che lo accompagnava andava giù piacevolmente, sciogliendo le sue inibizioni● A un tratto, si ritrovò a fissare la bocca di Tino che si muoveva, mentre lui masticava un boccone● Ammirò i suoi denti bianchissimi e perfetti● Le labbra decise●●● «Qualcos'altro?» Lisa alzò gli occhi e lo vide sorridere● L'aveva sorpresa a fissarlo? «No, grazie● Basta così●» «Allora è arrivato il momento di cominciare a conoscerci meglio, non trova anche lei?»
2 Un attimo prima stavano mangiando● Un attimo dopo Tino aveva aperto la sua valigetta e tirato fuori alcuni incartamenti, che aprì sul tavolino● Erano i rendiconti finanziari della Bond Steel degli ultimi tre anni● «Ho riscontrato un paio di problemi» cominciò, serio● «Qui●●● e qui● Piccole imprecisioni, di cui è sicuramente al corrente● Sviste contabili che i nostri esperti di bilanci non avranno difficoltà ad appianare●» Lisa, che stava cominciando a rilassarsi, fu costretta a tornare lucida● Assunse la sua espressione più professionale● «Guardi qui» continuò Tino, passandole un foglio su cui aveva Susan Stephens
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evidenziato alcune voci● «Certe cose non possono non saltare agli occhi●» Insomma, aveva gli incartamenti solo da quella mattina e aveva già trovato alcune delle preoccupanti falle della società! E perché venire a dirglielo? Per potersi offrire di rilevare la Bond Steel a un prezzo stracciato? «In effetti è così» rispose, imperturbabile● «Le lascio tutti i documenti, così potrà darci un'occhiata con calma» disse Tino● E richiuse la valigetta● «Va via?» «Se vuole, rimango●» Un altro repentino cambiamento: il freddo uomo d'affari si era trasformato in qualcosa di diverso● E la reazione di Lisa fu immediata quanto sconvolgente: il cuore le balzò nel petto● Ma tutto questo è sbagliato! E pericolosissimo! Lo sguardo di Lisa si fissò sulla mano di Tino che si era richiusa sul manico della valigetta● «L'accompagno alla porta» si costrinse a dire● Ma la sua voce risuonò distante, indecisa● Era come se, dal di fuori, Lisa stesse guardando la donna che avrebbe potuto essere, se la sua vita fosse stata diversa● Non voleva che Tino se ne andasse● Senza di lui, l'appartamento sarebbe rimasto così vuoto● E lei sarebbe stata di nuovo sola● Tino aveva gettato un sasso nello stagno e aspettava di vedere fino a che punto si sarebbero allargati i cerchi, sulla superficie dell'acqua● Dovette ammettere che la reazione di Lisa lo aveva sorpreso● Non si era aspettato una così pronta capitolazione● Constantine Zagorakis non mescolava mai il lavoro con il piacere, ma per Lisa aveva fatto un'eccezione● Voleva la Bond Steel● Voleva Lisa Bond● E Constantine Zagorakis trovava sempre il modo per prendersi quel che voleva● Lisa si credeva una donna forte? Capace di gestire anche le situazioni più difficili? Bene● Lui l'avrebbe messa alla prova● Il pensiero di riuscire a piegarla, a sottometterla, lo solleticava parecchio● Se poi fosse riuscito a portarsela a letto, e lei avesse avuto il buonsenso di ammettere la sconfitta, avrebbe fatto in modo che non se ne pentisse● Le afferrò un braccio● E Lisa subito si riebbe● «È la seconda volta che lo fa● Non mi piace●» «Davvero? Allora mi perdoni» replicò lui, senza mostrarsi minimamente Susan Stephens
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pentito● E senza lasciarla andare● Ma ora erano vicinissimi, talmente vicini che i loro respiri si fondevano● A un tratto, forse per un caso, un pollice di Tino sfiorò il seno di Lisa● E lei sospirò● Lui la toccò casualmente, una seconda volta, mentre cercava di tirarsi indietro● E Lisa sospirò di nuovo● Avrebbe potuto ritrarsi, ma non lo fece● Tino si compiacque nel constatare che si stava eccitando: sentiva scorrere quel brivido elettrizzante lungo il braccio che ancora stringeva● Abbassò lo sguardo sui seni che ora premevano, ansanti, sotto il tessuto della camicia bianca; ne vide le punte che si inturgidivano contro il pizzo del reggiseno● Risalendo con gli occhi, le vide pulsare la vena sul collo e notò che un evidente rossore cominciava a diffondersi su quella pelle morbida come crema● Lisa stava andando a fuoco● Era in preda a un tormento che lui comprendeva, e condivideva, ma che crudelmente volle prolungare● La vide inumidirsi le labbra con la punta della lingua: Lisa si aspettava che la baciasse● Tino le guardò gli occhi● Si erano tramutati in due pozze scure, ardenti di desiderio● Ora respirava a fatica, sollevando i seni generosi che rischiavano di far saltare i bottoni della camicia● Avrebbe voluto strappargliela di dosso, ma non lo fece● Perché sapeva che a Lisa sarebbe piaciuto● Lisa tremava, in preda a una frustrazione crescente mista all'ansia● Non si era mai sentita così eccitata, in presenza di un uomo● Era sempre stata perfettamente capace di controllare qualsiasi situazione● Perché non questa, allora? E poi, perché Tino non rispondeva al messaggio più che eloquente che gli stava inviando? Perché non la baciava? Si inumidì le labbra, lentamente, cercando di essere più esplicita● E Tino, che pure era deciso a giocare a modo suo, non poté non soccombere● La attirò per la vita e la avvicinò finché le loro labbra non furono a pochi millimetri di distanza, i respiri che si mescolavano● La situazione era esplosiva per entrambi● Una passione incandescente fu sul punto di travolgerli ma, proprio quando Tino pensò di tirarsi indietro per darle una lezione, Lisa si irrigidì e gli piantò entrambe le mani sul torace, spingendo con decisione● Lui la lasciò andare immediatamente● Susan Stephens
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«Fuori di qui» sibilò Lisa● Si coprì la bocca con una mano e continuò, senza guardarlo● «Vattene» ripeté tagliente● Invece di sorprendersi, Tino si indispettì● «E perché? Perché ti ho quasi baciata prima che tu riuscissi a baciare me?» «È questo che pensi?» «Era quello che volevi, non negarlo●» Il viso di Lisa perse ogni traccia di colore● «Ora verrai a dirmi che me l'ero cercata●» «Che cosa? Pensi forse che la passione tra un uomo è una donna sia una sorta di punizione?» Lo sguardo di Tino si fece glaciale● «Questi giochetti cervellotici non fanno per me, Lisa●» «Allora vattene» ripeté, infuriandosi● «Che cosa aspetti?» «Quando imparerai che non tutti sono disposti a scattare ai tuoi ordini?» «O ai tuoi?» replicò lei, pronta● E le parve di sentirlo mormorare qualcosa● «Che cosa hai detto?» «Che per te l'autocontrollo è una fissazione●» E parlava proprio lui, che era stato a un passo dal farglielo perdere! Lisa si impose di mostrarsi calma● «Sarà meglio che tu te ne vada●» «Sì● È la prima cosa sensata che tu abbia detto stasera● Ti saluto●» «Come sarebbe, non è venuta?» Incollandosi il telefono satellitare all'orecchio per ascoltare quanto gli stava dicendo il suo braccio destro, Tino fissava le nuvole che fluttuavano su Stellamaris, la sua isola privata, senza vedere i contorni della lussureggiante vegetazione che faceva da sfondo alla spiaggia di sabbia finissima racchiusa in un merletto di scogli● «Hanno detto che stava poco bene●» «E che cosa aveva?» «Non lo so● Hanno parlato di una lieve indisposizione● Forse un'emicrania● Niente di grave, credo●» «Scopri cos'ha● E richiamami subito●» «Lascia fare a me●» «E, Andreas●●●» «Sì?» «Chiama la Clifton Steel e fagli capire che siamo interessati a rilevarla●» «E l'offerta che hai fatto alla Bond? Non vorrai rinunciare a●●●» «Fa' come ti dico●» «Certo● Il capo sei tu●» Susan Stephens
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Tino non permetteva a nessuno di trattarlo così, tanto meno a Lisa Bond● E poi, perché continuava a pensare a lei? Aveva perso il senno? Dopo quanto era successo tra loro, professionalmente parlando, era pronto a schiacciarla● L'avrebbe costretta a vendere● E poi avrebbe rilevato anche la Clifton, tanto per fargliela vedere● Dopo aver interrotto la comunicazione, si adagiò sulla poltrona su cui viaggiava quando non pilotava il suo jet personale● Socchiuse gli occhi, ripensando agli avvenimenti di quelle ultime quarantotto ore● Non aveva mai conosciuto nessun'altra ragazza come Lisa Bond● Lei lo aveva provocato, facendogli perdere il controllo, per poi tirarsi indietro all'ultimo momento● Ma aveva ventinove anni, e una donna di quell'età di solito non si comporta in quel modo● Alle soglie dei trenta, una donna lancia messaggi chiari● Quelli di Lisa, invece, erano confusi● Anche il suo modo di fare era strano● La descrivevano tutti come un'energica virago, una grintosa e spietata donna in carriera, mentre con lui si era comportata come una ragazzina● E comunque, perché continuava a pensare a lei? Perché non riusciva a vederla solo nelle vesti di un'agguerrita rivale in affari? Non poteva permettersi di trattarla coi guanti bianchi, decise● Sbuffò esasperato mentre si slacciava la cintura di sicurezza, impaziente di riempirsi i polmoni dell'aria purissima di Stellamaris● Presto Lisa Bond sarebbe venuta a cercarlo e lui sarebbe stato pronto● Sì, Lisa sarebbe tornata, come tornavano tutte● Perché tutte volevano la stessa cosa da lui: il suo denaro● Alla fine, tutto si riduceva a questo● «Come sarebbe non si è presentato?» domandò Lisa, rizzandosi a sedere sul letto● «Stai scherzando?» «No» rispose Mike, il suo assistente● «C'eravamo tutti●●● tranne voi due●» Quella deliberata esitazione parlava da sola● «Se stai pensando a quello che credo, ti sbagli● Zagorakis non è qui con me●» «Allora che cos'hai? Sono anni che non ti prendi un giorno di ferie●» Era verissimo● Ci sarebbe voluto un attacco di appendicite acuta o qualcosa di altrettanto grave per costringerla a non andare al lavoro● Anche in questo, Lisa era uguale a suo padre● «Niente di preoccupante: ho Susan Stephens
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solo un po' di mal di gola●» «Mal di gola?» Mike non sembrava convinto● «Mi dispiace●» Lisa lo conosceva dai tempi del liceo e non avrebbe voluto mentirgli● Ma come poteva confessargli che l'incontro avuto con Tino la sera precedente l'aveva scombussolata? «Allora, di cos'altro avete discusso durante la riunione?» «Il grosso, te l'ho detto● Poi ci sarebbero alcune voci di corridoio● Una buona, l'altra un po' meno●» «Comincia da quella cattiva●» «Mi ha chiamato quel mio amico che lavora alla Clifton Steel● E mi ha detto che la Zagorakis Inc ha chiesto un incontro informale col presidente amministrativo● Pare che siano interessati●●●» «●●● all'acquisto della loro compagnia di progettazione meccanica?» lo interruppe Lisa, allarmata● «No● Vogliono rilevare tutta la compagnia●» Lisa raggelò● «Ma come, senza nemmeno concludere le nostre trattative?» «Mi pare di aver capito che Zagorakis non sa che farsene della nostra compagnia satellite● Vuole tutto, o non se ne fa niente● Ha chiesto ai suoi collaboratori di cominciare a fare la corte alla Clifton● Però●●●» «Però, cosa? Continua●» «Vuole comprare anche la Bond Steel●» «Se lo può scordare!» esplose Lisa● «La Bond Steel non è in vendita● Devo solo disfarmi di alcune delle compagnie minori● E il grosso flusso di denaro contante mi permetterà di rimettere in sesto la società madre●» «Potresti non avere abbastanza tempo●» «Non ho intenzione di arrendermi, né di gettare la compagnia in pasto ai leoni●» «Ti riferisci a un leone in particolare?» «Mettiti in contatto con Zagorakis● Voglio parlargli●» «Impossibile● Con un suo collaboratore, magari● Lui non parla mai con nessuno●» «Con me parlerà●» «E se non volesse farlo?» «Cerca di procurarti il suo numero privato●» «Anche se ci riuscissi, è troppo tardi● È partito stamani all'alba per la sua isola privata, in Grecia● E lì non possono contattarlo nemmeno i suoi Susan Stephens
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collaboratori più stretti● Nel caso, è lui a farsi vivo con loro●» «È ridicolo●●●» «Ma è così, purtroppo●» «Come fai a esserne sicuro?» «Me lo ha detto quell'amico che lavora alla Clifton●» Lisa si accorse che Mike aveva cambiato tono● «Ma chi, il direttore finanziario? Quel bel ragazzone alto e biondo, con un fisico da campione di nuoto?» «Proprio lui● È un po' che ci frequentiamo●» Lisa sospirò, avvilita● L'omosessualità del suo più stretto collaboratore non era mai stata un problema per lei● Ma il fatto che tra quei due ci fosse del tenero garantiva la fondatezza delle parole di Mike● E senza i contanti che sperava di ricavare dalla vendita di quella piccola compagnia alla Zagorakis Inc, la Bond Steel aveva i giorni contati● «Posso darti la buona notizia, adesso?» «Dopo quello che mi hai appena detto, ci vorrebbe un miracolo per risollevarmi il morale● Ma sentiamo●» «Hanno ultimato la revisione al jet della compagnia● Può decollare anche subito●» «E quale sarebbe la buona notizia, scusa? Ti sei dimenticato che siamo con l'acqua alla gola e dobbiamo tirare la cinghia? Se la situazione dovesse peggiorare, il jet sarà la prima cosa che dovrà essere venduta●» «Vendilo pure, ma non prima di aver fatto un viaggetto in Grecia» insistette Mike● «L'isola di Zagorakis non è grande: la pista di atterraggio non sarebbe adatta a un volo di linea●» Lisa ebbe bisogno di qualche secondo per intuire che cosa le stava suggerendo il suo collaboratore● E il suo viso si riaccese di speranza● «Sì, hai ragione● Avrò bisogno di almeno un giorno per prepararmi, ma avvisa il pilota● Digli di tenersi pronto per domattina e di procurarsi le autorizzazioni necessarie per fare rotta su Stellamaris●» «Allora, hai deciso? Vai a dare la caccia a Zagorakis?» «No, Mike● Vado a firmare il contratto più importante della mia vita●» Stellamaris era un sogno● Era talmente bella che Lisa provò un nodo di commozione alla gola● Eppure lei non piangeva mai● Da bambina, forse● Ma da adulta non aveva mai versato una sola lacrima●●● A parte quelle che aveva lasciato scorrere il giorno prima, dopo la Susan Stephens
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telefonata di Mike● Ma quelle erano state lacrime di rabbia, dopo l'accesso d'ira durante il quale aveva scaraventato sul muro qualunque cosa le fosse capitata a tiro● E anche quella era stata una prima assoluta● Lisa non perdeva mai il controllo● Lo riteneva un inutile spreco di energie● Ma come reagire di fronte alla tracotanza di un uomo come Tino Zagorakis, che credeva di potersene andare via in quel modo, di poter decidere del destino non solo della sua società, ma anche di tutte le persone che ci lavoravano standosene tranquillamente spaparanzato al sole della sua isola? «Siamo quasi arrivati, signorina Bond● Dopo la curva, saremo in vista della villa●» La villa di Tino● Le sarebbe sembrata un pugno in un occhio, dopo essere rimasta abbagliata dalla distesa di mare turchino e trasparente, dai dirupi di roccia color ocra che scendevano a precipizio su strisce di sabbia finissima e bianchissima● I campi che avevano oltrepassato erano inondati dal bagliore dorato del sole, un'enorme palla arancione che scendeva all'orizzonte, verso il mare● Qualcosa le diceva che Tino viveva in una specie di reggia, una pacchiana ostentazione di opulenza: specchi, pareti dorate, stemmi e stendardi disseminati ovunque● Un posto grottesco e volgare● Sì, sarebbe stato così●●● Oppure no? «È questa?» chiese, sporgendosi verso il finestrino● «Sì, signorina Bond● Questa è Villa Afrodite● Bella, vero?» «Stupenda●» Era una costruzione avvolta in un manto di marmo bianco che si tingeva di delicate sfumature ambrate sotto gli ultimi raggi del sole morente● Sembrava enorme: dentro dovevano esserci ampie sale destinate a ricevimenti formali, ma forse anche stanze private, arredate in modo accogliente, dove il proprietario e la servitù vivevano comodamente per tutto l'anno● Una casa, insomma, all'interno di un palazzo; non la sontuosa reggia che Lisa aveva immaginato● «Constantine sarà sulla spiaggia●» La voce dell'anziano autista interruppe i suoi pensieri● Parlava di Zagorakis con una familiarità e un calore che la sorprese: Tino doveva essere una persona più complicata e più imprevedibile di quel che aveva pensato● «È arrivato ieri, perciò a quest'ora si starà scrollando di dosso lo stress e i pensieri che lo assillano in città●» Lo stress? I pensieri? Be', lei era venuta apposta per aggiungerne degli Susan Stephens
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altri, rifletté Lisa● «È la prima cosa che fa quando arriva a Stellamaris» continuò il tassista● «Tino adora il mare● Come tutti i nostri connazionali, d'altronde●» Lisa rimase ad ascoltarlo, perplessa● Le pareva impossibile che l'uomo stesse parlando dello Zagorakis che conosceva lei● Del resto, anche il pensiero che quell'affamato squalo dai denti acuminati avesse una casa le era sembrato improbabile● Tino Zagorakis viveva volando da un continente all'altro, sempre con la valigia pronta, sempre in cerca di qualche azienda su cui mettere le sue avide mani● Il taxi oltrepassò un cancello di ferro battuto e proseguì lungo un interminabile viale che sembrava dividere in due un giardino traboccante di fiori● «Tra poco è il Primo Maggio: un giorno importante, qui● I giardini sono tutti in fiore●» Il tassista incrociò lo sguardo di Lisa nello specchietto retrovisore● «Abbiamo l'abitudine di raccogliere fiori per abbellire le case● È venuta a Stellamaris nel periodo più romantico dell'anno●» Poiché la cosa non le interessava affatto, Lisa cambiò argomento● «La villa è proprio in cima a quel dirupo● Come si fa a raggiungere la spiaggia?» «C'è una scalinata, scavata nella roccia» spiegò l'uomo● «Ma Tino ha fatto costruire un ascensore funicolare, per permettere ai suoi amici di scendere più agevolmente●» «Amici?» Perché, Zagorakis aveva degli amici? «Sì, specie quelli più in là con gli anni● Ci siamo●» Il taxi si arrestò davanti a una scalinata● Apprestandosi a pagare la corsa, Lisa si ritrovò a chiedersi che diavolo era venuta a fare laggiù● Perché non si era procurata l'indirizzo di posta elettronica di Tino e non aveva comunicato con lui tramite computer? Scese dal veicolo, ringraziò il tassista e lo salutò educatamente● Il sole stava tramontando, ma faceva ancora molto caldo: si sentiva sudata e accaldata● Il tailleur pantalone di lino le si era incollato addosso● Si accorse anche di serrare convulsamente il manico della valigetta che teneva in mano● Era nervosa● Come le capitava di rado● Provò a chiamare Mike per dirgli che era arrivata, ma il cellulare non diede segni di vita● D'altronde, Mike glielo aveva detto: sull'isola non c'era nessuna copertura di rete● Susan Stephens
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Era davvero sola● Ma la missione che era venuta a compiere era troppo importante● Perciò trasse un lungo respiro, si girò su se stessa e cominciò a salire le scale●
3 Era poco più che una ragazza● Doveva avere venti, venticinque anni al massimo● Alta e bellissima, aveva una cascata di capelli corvini che le cadevano ben oltre le spalle nude● Era abbronzata, un'abbronzatura dorata e uniforme, e aveva un'aria fresca e frizzante, come se fosse appena tornata dalla spiaggia● Indossava uno svolazzante vestito di mussolina verde chiaro, sotto il quale si intravedeva un bikini di un verde più deciso● I piedi erano nudi, le unghie laccate di rosso● Tino era proprio alle sue spalle● Confusa dalla presenza di quella splendida ragazza, Lisa ordinò a se stessa di darsi una svegliata e di sostenere il suo sguardo senza vacillare● Notò che cingeva la vita della ragazza con la mano destra● La stessa mano con la quale l'aveva afferrata con fermezza due sere prima, ora era stretta intorno alla vita di un'altra● Perché la cosa le dava tanto fastidio? Ritrovò la voce e parlò direttamente alla ragazza● «Salve● Mi chiamo Lisa Bond● Sono venuta per discutere con Tino di un certo affare●●●» «Arianna sa perché sei qui, Lisa●» Anche Tino era vestito come se fosse appena risalito dalla spiaggia● Pantaloncini corti, camicia lasciata sbottonata, piedi nudi, sporchi di sabbia● Come una coppia di innamorati, che hanno appena trascorso una rilassante giornata sulla spiaggia● Loro due, soli● E chissà cos'hanno fatto su quella spiaggia● Distesi sugli asciugamani●●● Ammesso che così fosse, la cosa non la riguardava, disse a se stessa Lisa● Era venuta per affari: non c'era niente di personale nella sua decisione di recarsi a Stellamaris● Era lì per convincere Zagorakis ad acquistare la sua compagnia di progettazione meccanica e ottenere così il denaro necessario per raddrizzare i disastrati bilanci della Bond Street● Andreas gli aveva detto che era partita, diretta a Stellamaris● Ma così era anche meglio di quanto si fosse aspettato● Vedere Lisa così incerta Susan Stephens
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sulla porta di casa sua era per Tino una bella soddisfazione● Era ora che quella donna capisse che non poteva vincere sempre lei, in una sala riunioni●●● o in camera da letto● Sembrava sorpresa, tra l'altro, di trovarlo in compagnia di una bella ragazza● Bene● Questa era una lezione importante per lei: Lisa Bond era così abituata a far scattare tutti sull'attenti che dava troppe cose per scontato● Nessuno sapeva niente della vita privata di Tino Zagorakis● Nessuno dei suoi conoscenti era in grado di dire se avesse sorelle, o cugine● Quindi Lisa si stava sicuramente chiedendo chi fosse quella Arianna● Si stava rodendo il fegato per la curiosità● Perfetto● L'avrebbe tenuta sulle spine● Lisa abbozzò un sorriso, che rivolse a entrambi● «Scusate se mi presento così, senza preavviso●» Arianna contraccambiò il sorriso● L'espressione di Tino, al contrario, rimase del tutto imperturbabile● E adesso?, si chiese Lisa● Doveva repentinamente modificare la sua strategia, perché la presenza di Arianna cambiava tutto● Si era immaginata di essere ricevuta da un maggiordomo che l'avrebbe accompagnata in una stanza, dove lei avrebbe avuto la possibilità di guardarsi intorno e di capire qualcosa del carattere di Constantine Zagorakis● E questo l'avrebbe aiutata a trovare il modo per convincerlo a concludere il loro accordo● Ma se davvero sperava di non aver fatto un viaggio a vuoto, doveva innanzitutto sbarazzarsi dell'assurda gelosia da cui si sentiva assalire e ritrovare tutta la sua concentrazione● «Qui sei sempre la benvenuta, Lisa●» Un commento, quello di Tino, che la spiazzò● «Andreas ci aveva detto che saresti arrivata oggi●» «Naturalmente non mi tratterrò a lungo●» Lisa guardò Arianna con aria colpevole● «Mi pare di aver capito che al villaggio c'è una dépendance, riservata agli ospiti● Se potessi dormire lì, almeno per stanotte●●●» aggiunse, per non dare l'impressione di voler imporre la propria presenza ai due●●● piccioncini? Lo sguardo di Tino si indurì● Arianna prese la parola● «Lisa dev'essere stanca, Tino● Non vedi com'è pallida?» Susan Stephens
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«Arianna ha ragione● Accomodati, Lisa●» L'ingresso era qualcosa di spettacolare: una sala quadrata disseminata di piante, sovrastata da una cupola composta da minuscoli tasselli di vetro colorato, attraverso i quali il sole filtrava e, infrangendosi, faceva cadere una pioggia di raggi colorati sul pavimento● Girandosi, Lisa si accorse che Arianna si stava allontanando in silenzio● Evidentemente, le donne di Tino sapevano di venire al secondo posto per lui, dopo gli affari● Sotto l'arco creato da una sontuosa scalinata, vide un pianoforte a coda● Se ne sorprese, soprattutto perché non sembrava essere soltanto parte dell'arredamento: sul leggio del pianoforte erano aperti alcuni spartiti● Lesse il nome di Bartòk, di Bach, di Litz e di Brahms● Tutti pezzi impegnativi, cerebrali● Tutt'altro che da dilettanti● «Ti interessi di musica, Lisa?» «Sì● Mi piace molto●» «E sei sorpresa di trovare degli appassionati di musica in questa casa?» «No, certo●» Ma da quel poco che sapeva di Zagorakis, Lisa dubitava che possedesse un animo così sensibile da appassionarsi alla musica● «La tua amica sa suonare il pianoforte?» «Ti riferisci ad Arianna?» Lei fece spallucce● «Sì● Mi chiedevo se quegli spartiti appartenessero ad Arianna●» «Arianna suona di tanto in tanto, ma più che altro per imparare le parti● Fa la cantante lirica●» «Ah, ecco●» Perché la cosa non la sorprendeva? Forse perché c'era qualcosa in quella splendida ragazza bruna che le ricordava il suo idolo, la divina Callas? C'era la stessa passione, la stessa intensità nell'espressione di Arianna● Forse la stessa speranza di fare breccia nel cuore di un potente miliardario greco● «Quindi viaggia molto, immagino●» Tino non le rispose● Le fece strada e le aprì una porta, che conduceva in uno studio● Il suo studio● Una stanza piacevolmente fresca e arredata con gusto● Invitanti divani, illuminazione soffusa● Un caminetto che, sicuramente, non veniva quasi mai acceso● Le tende erano aperte sulle finestre spalancate, dalle quali entrava l'allegro canto delle cicale● «Mettiti comoda●» «Grazie●» Ricordati che sei qui per un motivo preciso● Fargli firmare Susan Stephens
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quel contratto● «Bevi qualcosa?» «Solo un po' d'acqua, se possibile●» Per prenderla, Tino dovette uscire● Rientrò di lì a poco● Aveva in mano un vassoio, sul quale erano posate una caraffa e un bicchiere● Il loro colloquio poteva cominciare● Lisa doveva tastare il terreno, per scoprire a che punto erano le trattative tra Zagorakis e la Clifton● Ma dalla bocca le venne fuori tutt'altro genere di domanda● «Arianna sa che l'altra sera eri a casa mia?» «Non credo che la cosa la interessi●» Che diavolo stava combinando? Quello era un colloquio d'affari, non una conversazione amichevole! E lei se ne usciva con certe domande personali! Si accorse che sul vassoio, oltre all'acqua, c'era un piatto con dei biscotti● Magari fatti a mano● Magari da Arianna● Si ricordò che quel giorno aveva saltato il pranzo e si rese conto di avere un certo appetito● Ma come poteva pensare di assaggiare uno di quei biscotti se si vedeva davanti la piccola Arianna, con tanto di grembiule, che ne infornava amorevolmente una teglia per Tino? Mentre pensava queste cose, lui afferrò un biscotto e lo addentò● «Assaggiane uno● Sono buonissimi●» «No, grazie●» Lisa si costrinse a non guardarli nemmeno● «Posso sapere come mai ti sei fatto avanti con la Clifton?» «Lavoro, sempre lavoro●» Tino scosse la testa● «Non sei divertente●» «Che cosa ne sai? Quando voglio, so anche divertirmi●» «Davvero? Non ci giurerei●» Tino sembrava essersi fatto un quadro preciso di lei● Un quadro non troppo lusinghiero● Ma la cosa non era importante● «Così, sei venuta a farmi delle proposte● Di lavoro, giusto?» puntualizzò lui, del tutto inutilmente● «Se sei ancora interessato, si intende●» «Sono sempre interessato ad ascoltare, quando mi propongono un affare●» «Mi risulta che ti stai muovendo per tirarti indietro con noi e farti avanti con la Clifton Steel● È così?» «Diciamo che sto vagliando altre possibilità●» «Quindi non sei più interessato all'acquisto della nostra società di Susan Stephens
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progettazione meccanica●» «Non ho ancora deciso niente●» «Il fatto è che ho altri potenziali acquirenti, che aspettano una risposta●» «Davvero? E chi è così pazzo da acquistare una compagnia che naviga in cattive acque? Le tue quotazioni sono precipitate●» «Risolverò tutto● È una situazione temporanea●» «E se non facessi in tempo?» «Ce la farò, se riusciamo a raggiungere un accordo●» «E se invece vendessi la tua società satellite a uno di quegli altri potenziali acquirenti, loro sarebbero disposti a sborsare una cifra ingente in tempi abbastanza brevi per permetterti di salvare la Bond Steel?» «Forse no» dovette ammettere Lisa, suo malgrado● Il tempo, data la situazione, era contro di lei● Era davvero con l'acqua alla gola● Tirò fuori dalla valigetta alcuni incartamenti● «Sono i rendiconti che mi hai lasciato l'altra sera● Se interveniamo qui●●● e qui●●●» «Ti sei data da fare, eh?» Tino le prese i fogli di mano● Li studiò per qualche minuto, poi li posò sulla scrivania● Si adagiò contro lo schienale della sua poltrona e allacciò le mani dietro la nuca● «Senza di me, sei finita●» Lisa non era una stupida e capiva di dover essere molto prudente● Non c'erano state offerte interessanti da parte di altri acquirenti● Peraltro, la Zagorakis era l'unica ad avere disponibilità di cassa così ingenti da permettere a Tino di firmarle un assegno per una somma tanto cospicua seduta stante● «Hai visto le cifre● Ora che ne pensi?» «Dovrò studiarle con più attenzione prima di darti una risposta definitiva● Però●●●» tentennò● «Continua● Ti ascolto●» «No●» Tino si raddrizzò● «Sono io che devo ascoltare te, Lisa● Sei tu che devi spiegarmi i motivi per cui avrei qualche vantaggio a comprare la tua compagnia●» «Qui ci sono tutti i rendiconti finanziari di●●●» «Forse non hai afferrato il concetto, Lisa● Tu sei venuta qui, a casa mia, a disturbarmi● Non si parla mai di lavoro sulla mia isola, eppure per te sono disposto a fare un'eccezione● Ma faremo a modo mio● Ti do una settimana di tempo per illustrarmi i vantaggi della tua proposta● Cinque giorni lavorativi● Se riuscirai a convincermi, comprerò la tua compagnia● Altrimenti non se ne fa niente e rimettiamo tutto in discussione: rileverò la Susan Stephens
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Clifton e la Bond Steel●●●» «No! La Bond Steel non è in vendita●» «Se non raggiungiamo un accordo, sai bene che sarà costretta a chiudere i battenti●» «Allora è tutta una manovra!» lo accusò Lisa● «Tu non li hai nemmeno guardati, quei rendiconti! Mi tieni qui, in modo che non possa fare assolutamente niente mentre la mia compagnia rischia la bancarotta, così dopo potrai comprarla per una cifra ridicola!» La risposta di Tino fu un'alzata di spalle● «È la dura legge del mercato● Ma non dimenticare che ti sto anche offrendo la possibilità di farmi cambiare idea●» «Stiamo parlando del futuro di tutti i miei dipendenti, ti rendi conto? Come puoi giocare così con la vita delle persone? E non venirmi a dire che nessuno di loro perderà il lavoro, perché è la tua specialità: rilevi le aziende in cattive acque, le smembri e sbatti tutti i dipendenti in mezzo alla strada senza farti il minimo scrupolo●» Lisa scosse il capo● «Pensavo che avessi un briciolo di umanità, ma mi sbagliavo● Non sei capace di provare sentimenti●» Lui non sprecò fiato a negare● «Non me ne starò qui a continuare questa insulsa conversazione● Ho già sentito abbastanza●» Tino non si mosse● «Allora perderai tutto● È questo che vuoi?» Che alternativa aveva? Restare, naturalmente● E piegarsi al suo ricatto● Lisa dovette ingoiare l'orgoglio● «Se rimango, avrò bisogno di potermi collegare a Internet● E di un telefono che funzioni●» «Non hai facoltà di dettare condizioni●» «Ma dovrò pur mettermi in contatto con i miei collaboratori! Noi lavoriamo sempre in squadra●» «Allora i tuoi collaboratori avranno la possibilità di vedere come se la cava il loro presidente senza di loro● Sta a te decidere, Lisa: se torni a casa, il nostro accordo salta● Rimanda indietro il tuo jet, e forse hai ancora una possibilità● Ma non lo saprai mai se non rimani●» «Ma se decidi di rilevare la nostra compagnia, dovremo informare i nostri legali che comincino a redigere tutta la documentazione●» «Vero● Allora ora chiama il tuo assistente e digli di aspettare che Andreas, il mio segretario, si metta in contatto con lui●» Tino prese un telefono da un cassetto e lo spinse verso di lei, sulla scrivania● «È un Susan Stephens
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satellitare» spiegò● «Qui non c'è alcuna copertura per i cellulari●» «Quindi nessuno, oltre te, può mettersi in contatto col resto del mondo?» «È così che funziona qui● Che fai, chiami?» Lisa sapeva di non avere altra scelta● «Va bene● Dammi quel telefono●» Tino poteva ritenersi soddisfatto● Aveva studiato a fondo l'incartamento e sapeva che l'acquisto di quella compagnia di progettazione meccanica sarebbe stato un affare vantaggioso per la Zagorakis Inc, ma era curioso di vedere fino a che punto poteva spingersi● Lisa sembrava agguerrita, pronta a dargli battaglia, come se lui fosse un nemico da sconfiggere● Bene, non sapeva che cosa aveva scatenato● Con Tino era sempre così: le cose si facevano a modo suo● O non si facevano per niente● Tino aveva una sua convinzione profonda: fare una piccola concessione significava rischiare di tagliare un filo della fitta, complicata ragnatela che teneva insieme tutta la sua vita● Nato poverissimo, aveva faticosamente risalito la china● E non aveva intenzione di finire di nuovo in mezzo a una strada● «Grazie» disse Lisa riconsegnandogli il telefono, dopo aver parlato brevemente con Mike● Si alzò per uscire dallo studio● «E ora dove credi di andare?» «Giù, al villaggio● A cercarmi un alloggio●» «Non sarà necessario● Alloggerai qui●» «Qui dove, alla villa?» «Qualcosa in contrario?» «Ma Arianna●●●» «Arianna farà come dico io●» «Sì, ma●●●» «Anche questo fa parte del nostro accordo● Tu resti qui● Se esci da quella porta, non c'è altro da aggiungere●» Ancora una volta, Lisa dovette cedere● C'era in ballo il futuro di troppe persone● «Va bene, rimango● Ma a patto che i nostri incontri siano tutti finalizzati alla discussione di quel contratto●●●» «Te lo ripeto: non puoi dettare condizioni● Questa è la mia isola e decido io dove e quando parleremo di affari●» «E io non avrò voce in capitolo?» Tino le indicò la porta● «Non ti trattengo● Fai sempre in tempo a cambiare idea●» Susan Stephens
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Insomma, avrebbe dovuto rimanere lì, a Villa Afrodite, isolata dal resto del mondo per una settimana● E persino sforzarsi di essere gentile con lui! «Devo tornare al villaggio, a prendere i bagagli● Tanto vale che resti lì, come avevo in programma●» «Non è quello che avevamo stabilito●» «Ma hai detto cinque giorni: una settimana lavorativa● Oggi è domenica, e di sicuro non vorrai metterti a parlare di lavoro prima di domattina●» «Mai dare niente per scontato, Lisa● Nella vita e nel lavoro●» «È una questione di consuetudini● Immagino che ne abbiate anche voi, qui in Grecia●» «Certo● E le conoscerai presto● Nel frattempo, tu resti qui●» «In prigione●» «Su, non essere ridicola! Nessuno ti sta trattenendo contro la tua volontà● Sarai mia ospite per i prossimi cinque giorni e nel frattempo cercherai di convincermi a firmare il tuo contratto● Non mi pare una cosa così terribile●» Un lieve colpo alla porta annunciò l'arrivo di un anziano domestico, che entrò● «Buonanotte, Lisa●» Senza aggiungere altro, Tino uscì dallo studio● «Vuole che l'accompagni delle sue stanze, signorina Bond?» Non volendo spaventare l'uomo, che non c'entrava niente, Lisa addolcì la sua espressione● «Grazie● Molto gentile●» Le stanze che le erano state assegnate erano un vero e proprio appartamento● L'arredamento si ispirava ai colori della bandiera greca: mobili di un bianco candido e tende e tappezzerie in varie tonalità di azzurro● Ma prima di riuscire ad apprezzare l'eleganza della suite, Lisa notò la sua valigia posata sul letto● Ebbe un moto di stizza● Quindi, prima ancora che avesse accettato la sua proposta, Tino aveva già deciso che sarebbe rimasta e aveva mandato a prendere i suoi bagagli! «Il signor Zagorakis ha detto che forse preferisce cenare qui in camera●» Al di là delle tende di mussola, smosse dal venticello esterno, Lisa intravide un balcone illuminato dalla luce fioca di due lanterne; c'era anche una sedia sistemata davanti a una tavola, apparecchiata con un solo coperto● Susan Stephens
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Così, Tino aveva deciso di isolarla dagli altri abitanti della casa● Sorrise al domestico● «Grazie● È proprio così, infatti●» Oltre a decidere arbitrariamente che sarebbe rimasta a Villa Afrodite, Tino aveva dato istruzioni precise al personale della cucina sulla sua cena, scoprì Lisa quando il domestico le indicò un carrello, sul quale erano disposti alcuni coprivivande● «Da qui la vista è stupenda, signorina Bond●» L'uomo le stava indicando un punto in lontananza, verso il largo, dove gli ultimi raggi di sole tramutavano l'azzurro del mare in un insolito rosso ramato● «Mai visto niente di più straordinario» mormorò Lisa, con un'ammirazione sincera● Poi però notò un altro tavolo, poco più grande del suo, sotto il balcone● Era anch'esso apparecchiato con una tovaglia di lino bianco, posate d'argento e bicchieri di cristallo● Nel silenzio incantato di quella splendida sera, udì il suono di una conversazione pacata: frasi indistinte, intervallate da risate● «Vuole mangiare adesso, signorina Bond? Le accendo la candela?» Si girò di scatto, rendendosi conto che il domestico, acceso un fiammifero, attendeva una sua risposta● «No●●● No, grazie● Mangerò più tardi● È stato molto gentile, ma ora può andare●» Dovette fare uno sforzo per usare un tono cordiale col domestico, perché era sconvolta● Si sentiva furiosa e umiliata a un tempo, perché Tino le aveva organizzato la serata, la cena● E non solo aveva deciso di mangiare senza di lei, ma in quel momento era seduto a cena con qualcun altro: probabilmente Arianna● «Sicura che non le occorra altro, signorina Bond?» «Sicura● Grazie●» Lisa sorrise al domestico e attese che fosse uscito● Ma non sarebbe rimasta lì, a cenare da sola, sul balcone, e a subire l'umiliazione che Tino aveva studiato per lei● A uno a uno, spostò nuovamente sul carrello i porta-vivande che il domestico le aveva sistemato sul tavolo, poi spinse il carrello dentro la stanza e chiuse le finestre● Tanto, scoprì, le era passato l'appetito●
4 Dormì più profondamente di quanto non si fosse aspettata e si svegliò al Susan Stephens
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sorgere del sole, sentendosi fresca e riposata● Scivolò fuori dal letto e andò ad aprire la finestra● Era lunedì, il primo dei cinque giorni che aveva a disposizione e non intendeva sprecare un solo minuto● Ma era ancora molto presto, perciò poteva godersi quell'alba spettacolare● Guardando verso l'orizzonte, si accorse che la villa sorgeva su un dirupo circondato dal mare su tre lati● L'acqua che veniva a lambire le rocce sottostanti aveva colori degradanti, dal bianco sfrangiato delle onde che accarezzavano la spiaggia, al celeste chiaro che si tramutava in un azzurro limpido e poi in un blu intenso laddove il fondale si inabissava● I giardini che circondavano la villa erano altrettanto incantevoli: cespugli ben potati si alternavano ad aiuole traboccanti di fiori inselvatichiti, di tutti i colori possibili● Al di là di una veranda coperta, che correva lungo tutta la costruzione, si vedeva una grande piscina● Lisa sarebbe andata volentieri a farsi qualche vasca●●● se qualcun altro non avesse avuto la sua stessa idea● Tino, neanche a farlo apposta● Ricordò però che il tassista le aveva parlato di una scalinata scavata nella roccia, che scendeva fino alla spiaggia● Doveva esserci un modo per arrivare al mare senza dover passare davanti alla piscina● Aprì la valigia e tirò fuori il bikini che ci aveva infilato all'ultimo momento, insieme a un asciugamano e a un paio di ciabatte di legno● La scalinata era ripida, gli scalini non erano ben livellati, perciò Lisa dovette scendere adagio, aggrappandosi al corrimano● La spiaggia, quando vi arrivò, era a forma di mezzaluna● Il mare si era calmato rispetto a prima e aveva cambiato colore: ora era di uno splendido turchese● Filamenti di nuvole fluttuavano in lontananza in un cielo altrimenti tersissimo e l'aria era frizzante● Ma, cosa più importante, non c'era traccia di Tino: poteva rilassarsi● Lasciati l'asciugamano e le ciabatte nella sabbia, Lisa corse a tuffarsi in acqua, sentendosi pervadere da una crescente euforia● Una donna molto più in là con gli anni seguì con interesse tutti i suoi movimenti● Poi, quando Lisa fu uscita dall'acqua, attraversò la spiaggia e le andò incontro● Passandosi le mani tra i capelli bagnati, Lisa chiuse gli occhi e offrì il viso ai raggi del sole● Non aveva mai tempo per prendersi una vacanza, Susan Stephens
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per fare un viaggio o anche solo per concedersi un pomeriggio in piscina● Tutto sommato, Tino le aveva fatto un favore costringendola a restare●●● «Yia Sou●» Poiché pensava di essere sola, Lisa sussultò e si girò di scatto● Ma si riebbe subito e sorrise all'anziana donna che le porgeva l'asciugamano● «Kalimera●» «Una giornata splendida» osservò la donna, alzando lo sguardo al cielo● Per lei, forse● Non per me, che tra poco dovrò incontrarmi con Tino● «Splendida, si●» «Mi chiamo Stella● Vivo lì●» La donna indicò una casa bianca con le imposte e la porta turchese, a una ventina di metri dalla riva● «Nuoti molto bene●» «Grazie●» «Fai colazione con me?» Stella abbassò gli occhi sulla cesta che teneva appesa a un braccio: dentro c'erano delle piccole pagnotte di pane appena sfornato● Il profumino che solleticò le narici di Lisa le fece gorgogliare lo stomaco● «Lei è molto gentile» disse, felice di aver incontrato una persona così aperta e gentile● Qualsiasi cosa sarebbe stata meglio che fare colazione da sola, sul suo balconcino● «Spero l'invito sia valido anche per me, ya-ya●» «Tino!» Lisa indietreggiò, mentre i due si abbracciavano● Si sentì avvampare, come se avesse fatto qualcosa di male● E invece non era così● Era semplicemente l'effetto che Tino aveva su di lei● Ora indossava una camicia di denim a cui erano state strappate le maniche e un paio di pantaloncini corti● «Buongiorno, Lisa● Dormito bene?» «Sì● Grazie●» Lisa guardò Stella, sperando che non avesse intercettato le violente vibrazioni che elettrizzavano l'aria tra lei e Tino● «Ce n'è per tutti● Venite» disse la donna, facendo a entrambi segno di seguirla● «Sei capitato qui per caso, immagino» sussurrò Lisa rivolto a Tino, mentre si incamminavano● «Veramente ero venuto a salutare Stella●» «La conosci bene?» «Da parecchi anni, sì●» Susan Stephens
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Un commento che stuzzicò ulteriormente la curiosità di Lisa● Chi era Stella? E che rapporto aveva con l'uomo più prepotente che esistesse sulla faccia della terra? L'interno del villino era fresco e poco illuminato dalla luce che filtrava attraverso le persiane lasciate chiuse● L'aria profumava di erbe aromatiche e, guardandosi attorno, Lisa si accorse che sul davanzale di ogni finestra erano allineati piccoli vasi di terracotta nei quali spuntavano minuscole piantine● «Carino, qui●» «Grazie●» Stella sorrise● «Sedetevi●» «Posso aiutarla?» propose Lisa● «No, no, ci mancherebbe● Voi due rilassatevi● Penso a tutto io●» Rilassarsi restando sola con Tino era qualcosa di impossibile per Lisa, che pensò bene di andare a sedersi sulla poltrona accanto alla finestra, dalla parte della stanza opposta a quella in cui si era fermato Tino● Guardò attraverso lo spiraglio aperto della persiana● Una mano si materializzò alla sua sinistra● Apparteneva a Tino, che spinse la persiana per permetterle di guardare fuori● «Meglio, no?» Non molto● Lui era troppo vicino per i suoi gusti● «Non ti facevo così mattiniera●» «Mi alzo sempre all'alba quando lavoro●» Con grande sollievo di Lisa, che non aveva voglia di fare conversazione, Stella tornò● Stringeva tra le mani un vassoio colmo di ogni ben di Dio● «Perché non mi hai chiamato? Ti avrei aiutata» le disse Tino, andando subito da lei● «Stavi facendo compagnia alla nostra ospite» rispose Stella, consegnandogli il vassoio● Sorrise a Lisa● «Perdonaci, Lisa● Non sei certo qui per sentirci bisticciare●» Come faceva a conoscere il suo nome? Lisa si accigliò, rendendosi conto di essersi dimenticata le buone maniere● «Mi perdoni, Stella: non mi sono nemmeno presentata● Mi chiamo Lisa Bond● Sono qui per concludere un affare con Tino●» Almeno lo spero● «Un affare? Con Tino?» Stella fece un gesto con la mano, come per dirle che stava perdendo tempo● «È questione di poco, ormai» replicò Lisa, fiduciosa● E guardò Tino, come per dirgli che non aveva dubbi: sarebbe riuscita a spuntarla lei● «E che cosa fate di bello, oggi?» chiese ancora Stella, riempiendo i piatti di pane fresco e miele● Susan Stephens
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«Dobbiamo definire i termini di un contratto●» «Porto Lisa a fare un giro in barca●» Parlarono tutti e due contemporaneamente, e Lisa subito si rabbuiò● Non intendeva perdere il primo di cinque preziosi giorni di trattative per andare a fare un giretto in barca● «Ti porto del pesce fresco per cena» aggiunse Tino, rivolto a Stella● «Ah, bene● Ci conto●» Lisa fissò torva Tino, che aveva cominciato a mangiare● «Non ci penso nemmeno●» «A fare cosa?» «A venire in barca● Abbiamo cose ben più importanti da fare, mi pare●» «Non ti piace il mare?» domandò Stella, stupita● «Non è questo● È che●●● sono qui per firmare un importante contratto e non sono abituata a discutere d'affari●●●» «Come facciamo qui in Grecia?» suggerì Stella● Tino non parlò● Aveva già chi lo spalleggiava egregiamente● «I greci sono tutti un po' pescatori» spiegò Stella● «Ti conviene adattarti al loro modo di fare affari●» «Forse ha ragione» mormorò Lisa● Non volle contraddire la padrona di casa per non offenderla● «Come hai detto, scusa?» chiese Tino, che se la rideva sotto i baffi● «Se ti sforzassi di ascoltare gli altri quando parlano, avresti sentito anche tu!» sbottò Lisa● E subito si pentì di aver alzato la voce, perché Stella sbarrò gli occhi, esterrefatta● Ci fu un lungo, imbarazzato silenzio● Tino non fiatò● E Lisa capì di doversi in qualche modo giustificare● «Mi perdoni, Stella● Non so che cosa mi è preso●» «Non ci pensare, cara● È naturale che gli animi si infiammino quando ci sono di mezzo delle passioni forti●» Passioni? Quali passioni? Qualunque cosa stesse pensando Stella su loro due, si sbagliava! «Con Tino è sempre così: riesce a suscitare passioni molto forti negli altri●» «Non sempre, mi creda» replicò Lisa, decidendo che ne aveva abbastanza● «Non c'è nessun pericolo che Tino riesca a scombussolare il mio equilibrio● È solo che●●●» Susan Stephens
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«Solo che cosa, Lisa?» si intromise Tino, in tono zuccherino● E non appena lei ebbe aperto la bocca per replicare, vi infilò dentro un pezzetto di pane intinto nel miele● «Assaggia● Un po' di dolce ti farà bene●» E Lisa non poté fare altro che masticare● Lisa procedeva a passo di marcia, fumante di rabbia● Appena fu certa di essersi allontanata dal villino e che Stella non potesse sentirli, si bloccò sui suoi passi ed esplose● «Io di qui non mi muovo●» Tino continuò senza rallentare● «Il porto è laggiù, in fondo a questa strada●» «Non è la distanza che mi preoccupa●» «Cosa, allora?» Lui si arrestò e si girò a trapassarla con un'occhiataccia● «Non ci vengo in barca con te● Mi hai messo con le spalle al muro e sono rimasta sull'isola● Ora però potresti usarmi la cortesia di venire alla villa con me per cominciare la nostra trattativa●» «Non ora●» «Che significa non ora?» «Significa che stamattina non mi va di discutere di affari●» «Ma prima definiamo il nostro accordo, prima potrò tornare a casa mia● E tu potrai tornare a goderti la tua vacanza● Non è questo che vuoi?» «Quale accordo, scusa? E chi ha detto che sarà mai definito?» Sulle labbra di Tino apparve un sorriso strafottente● «Sembri molto sicura di te●» «Sono sicura di poterti proporre un contratto molto vantaggioso, questo sì●» «Cioè, ora avresti a cuore i miei interessi?» Tino rise● «Ma fammi il piacere!» «E va bene!» Lisa dovette corrergli dietro quando lui riprese a camminare● «Ne trarremmo dei vantaggi entrambi● Ci faremmo un favore a vicenda●» «Io non ho bisogno di chiedere favori a nessuno●» «Allora perché i tuoi collaboratori fanno offerte a destra e a manca, cercando di arraffare tutto quello che possono?» Quell'uscita lo indusse a fermarsi● «Forse perché so di potermelo permettere●» «Mi fa piacere per te, ma la mia vita è un po' più complicata● Ho delle responsabilità, io●» Susan Stephens
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«E soprattutto un ego grande quanto una casa●» «Senti chi parla!» «Dimmi una cosa: se le nostre posizioni fossero invertite, tu mi tratteresti diversamente? Non credo● Non mi faresti nessuna concessione, quindi ora non pretendere che te ne faccia io●» Si rimise in marcia● «Ma mi avevi dato la tua parola che in questa settimana avremmo continuato le trattative!» «Alle mie condizioni» le ricordò lui, senza rallentare● «E va bene!» sbuffò Lisa, stanca di corrergli dietro● Si fermò a riprendere fiato● «Va bene che cosa?» Lisa si concesse un paio di secondi per ritrovare la calma● Non ci riuscì più di tanto● «Immagino che Arianna farà salti di gioia, quando saprà del nostro giro in barca●» «E che cosa c'entra Arianna? Non capisco perché ti preoccupi per lei●» «Perché mi fa pena●» «E per quale ragione?» «Lo sai benissimo●» «No, invece● Dimmelo tu●» «Tu invece dimmi che diavolo ci facciamo qui, quando dovremmo essere seduti a discutere del nostro accordo●» «Decido io dove e quando parleremo di affari● E oggi non mi va●» «Cioè stai venendo meno alla tua parola●» «Non ricordo di avere mai detto che in questi cinque giorni avremmo parlato d'affari●» «Non con queste esatte parole, forse● Ma era sottinteso» sbottò Lisa● «Andiamo, piantiamola con questa sceneggiata e torniamo alla villa● Voglio farmi una doccia: sono piena di salsedine● Dopo di che, avremo almeno un paio d'ore per discutere●●● Ehi, ma che stai facendo?» Fissò la mano di lui che l'aveva afferrata per un braccio● «Come ti permetti?» Sordo alle sue proteste, Tino cominciò a trascinarla● «Questa è la mia isola e sono io che decido● Oggi ho deciso che non si parla di affari● Mi hai sentito quando ho detto a Stella che le avrei portato del pesce fresco per cena? Gliel'ho promesso e lo farò●» «Quindi vai a pesca?» «Esatto● E tu vieni con me» la informò● Poi la sollevò di peso● «Ora hai capito chi comanda qui?» Susan Stephens
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«Soprattutto ho capito che sei un bruto! Mettimi giù! Altrimenti●●●» «Altrimenti che cosa?» Tino non accennò a rallentare● «Chiami il tuo avvocato e gli dici di farmi causa? Non te lo consiglio, Lisa● A meno che, tra un paio di mesi al massimo, tu non voglia venire strisciando da me a chiedermi un lavoro●» «Che tu non mi daresti●» «Questo è da vedere●» «Mi lasci andare o vuoi che mi metta a urlare?» «Urla pure quanto vuoi● Tanto qui non ti sente nessuno● Non puoi spuntarla con me: rassegnati●» Lisa provò a scalciare● «Se è uno scherzo, non lo trovo divertente, Tino●» «Si può sapere qual è il tuo problema? Sei preoccupata per Arianna? O hai paura di restare sola con me?» Lisa rise, una risatina di scherno● «Sì, mi dispiace per Arianna●» Lo guardò con disprezzo● «Di te, invece, non me ne frega niente●» «Una signora non dovrebbe mai usare un linguaggio volgare●» «Con te, è inevitabile●» «E se ti dicessi che io e Arianna non stiamo insieme?» «Ne sarei immensamente felice● Per lei, si intende● Ma vorrei comunque tornare alla villa● Ti avevo detto espressamente che restavo qui solo per discutere di quell'accordo, ricordi?» «Cioè, questo non dovremmo farlo●●●» Tino chinò il viso● E qualcosa esplose in Lisa● Non tanto perché lui la stava baciando, quanto perché le piacque da morire● Si sporse istintivamente verso di lui, lasciandosi abbracciare● E lo odiò per questo: perché riusciva ad accenderle dentro quel desiderio folle, capace di annientare ogni sua resistenza● Si riebbe subito● Il futuro della Bond Steel dipendeva da lei● Non poteva comportarsi in quel modo● Tino l'aveva trattenuta sull'isola per allontanarla da Londra, dove in quel preciso istante i tanti sciacalli che frequentavano la City tentavano di fagocitare la sua compagnia● Provò a respingerlo, a staccare la bocca da quella di lui, a cercare di parlare per fargli capire che doveva smetterla● Ma lui la teneva stretta, impedendole qualsiasi movimento● E continuava a baciarla, chiudendole la bocca● La lasciò andare solo per permetterle di respirare e fece un passo indietro● «È così che vorresti ammorbidirmi? Respingendomi?» «Mi sembra più onesto che subire le tue brutali aggressioni●» Lisa si Susan Stephens
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portò una mano alla fronte● «Sapessi quanto ti odio!» «Non è me che odi, Lisa, ma la facilità con cui ti faccio perdere il controllo● E l'odio, si sa, è un'emozione molto forte●» «Se ti illudi che provi qualcosa per te●●●» «Non mi illudo● È così e basta●» Lisa contò fino a dieci● «Non ti azzardare mai più ad avvicinarti, chiaro? E non mi guardare in quel modo● Parlo sul serio●» «Sì, come no?» Tino però sapeva di avere in pugno il destino della Bond Steel ed era certo che Lisa sarebbe stata pronta a qualsiasi sacrificio, per non rischiare di perdere tutto● La scrutò a lungo● «Sai che cosa ti ci vorrebbe?» «No● Ma sono sicura che me lo dirai●» «Qualcuno capace di dirti di no, Lisa● Qualcuno capace di domare la tua testardaggine●» «E tu pensi di essere abbastanza uomo per riuscirci?» «Ne sono convinto●» Il sorrisetto sardonico che accompagnò quella frase procurò a Lisa un fastidioso brivido● Doveva tenere duro● Lottare con tutte le sue forze contro quell'individuo● «Ne ho abbastanza● Voglio tornare indietro●» «Troppo tardi● Le nostre trattative continueranno secondo le consuetudini in vigore qui in Grecia●» «E cioè, come?» «Prima di sedersi a tavolino, le parti in causa devono conoscersi adeguatamente●» E che cosa significava quell'adeguatamente? «Spiacente, ma sono contraria●» «Ti rifiuti? Allora puoi dire addio alla tua compagnia●» Tino tornò a incamminarsi● «No, aspetta un momento!» Lui si fermò e si girò● «Allora, siamo d'accordo? Oggi non si parla di lavoro●» «D'accordo» borbottò Lisa, contrariata● «Ecco, vedi? Non è difficile assecondarmi●» L'occhiataccia di lei gli strappò un'odiosa risatina● «Sappi che non firmerò nessun contratto se non ti sforzi di essere più docile●» «Cos'è, un ricatto?» «Niente affatto● Non sto ricattando nessuno, Lisa● Se ti comporti bene, Susan Stephens
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troveremo più facilmente un accordo● Ma, se ti ostini a restare su certe posizioni e a contrastarmi, sarò costretto a domarti●» «A domarmi? Mi piacerebbe proprio vedere come faresti●●●» «E questa cos'è, una sfida?» Senza darle il tempo di capire le sue intenzioni, l'attirò con forza e se la distese sulle ginocchia a pancia in giù● Sollevò una mano, come per sculacciarla● Ma si fermò all'ultimo momento● «Maledizione, vuoi proprio farmi perdere la pazienza!» E la lasciò rotolare per terra● Si passò una mano sugli occhi, come se non riuscisse a credere a quanto era stato sul punto di accadere● Anche Lisa, quando si rialzò, aveva un'espressione incredula● Non sapeva se mettersi a urlare o scoppiare a ridere● «E se ci dessimo tutti e due una calmata?» propose, lasciandosi sfuggire una risatina● Tino rimase serissimo● Non aveva mai perso il controllo in quel modo, e il fatto di esserci andato così vicino lo turbava● Era sempre deciso a dare una lezione a Lisa● Ma il pensiero di usare la forza per sottomettere una donna lo ripugnava● «Stai bene?» le chiese● «Se sto bene?» Tino si preparò all'esplosione che sicuramente sarebbe seguita; ma quando lei lo guardò, nei suoi occhi balenò qualcosa di diverso dalla rabbia● Era●●● desiderio? Possibile? Mantenne un'espressione neutra, ma aveva la mente confusa● Era un sollievo scoprire di non averla spaventata, ma questo per lui non era più un gioco● E se lo era, forse era il caso di cambiarne le regole● Perché ora il suo obiettivo era portarsi a letto Lisa● La voleva● Più di qualsiasi altra cosa avesse mai desiderato in vita sua●
5 Tino non era stato il solo a lasciarsi trascinare: Lisa era abbastanza obiettiva da ammetterlo● Lo aveva provocato● E doveva ammettere anche un'altra cosa: il pensiero di uno scontro fisico con un uomo dotato di tanta forza e prestanza, e che magari finisse in modo tutt'altro che violento, l'avrebbe tenuta sveglia per molte notti a venire● Se si fosse fidata degli uomini, se fosse riuscita a fidarsi di Tino●●● Ma non era così● Lisa non era mai andata a letto con nessuno● Aveva troppa Susan Stephens
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paura● Certo, con Tino la tentazione era grande● «Io vado a pesca» annunciò lui● «Tu che fai, vieni?» Lisa non disse subito di no● E Tino diede per scontato che si fosse arresa● «Sbrighiamoci● Dobbiamo passare dal porto a prendere alcune cose●» «Tipo?» «Crema solare, un cappello●●● Forza, abbiamo già perso abbastanza tempo●» «E in barca potremo parlare del contratto?» «Tu non ti arrendi mai, eh?» «No●» Tino le si parò di fronte● «Quante ore ti ci vogliono per convincermi? Quaranta?» «Molte di meno●» «Allora di che cosa ti preoccupi?» «Io non mi preoccupo affatto●» «Ah, no? Avrei giurato il contrario●» «Gran figlio di●●●» sibilò lei tra i denti, rassegnandosi a seguirlo● Nei pressi del porticciolo, allineati lungo la costa, c'erano alcuni negozietti● Entrati nel primo, Tino scelse per lei un cappello di paglia a falda larga e due flaconi di crema solare a protezione altissima● «Hai la pelle chiara» le disse, ficcandoglieli in mano● «Meglio abbondare●» Scoccandogli un'occhiata rancorosa da marinaio pronto all'ammutinamento, lei si mise sull'attenti● Mentre Tino pagava gli acquisti, si girò a guardare lo splendido yacht attraccato lungo il porticciolo, in mezzo alle altre barche● Ovviamente doveva essere di Tino● «Bel giocattolino» commentò, quando uscirono● «Sono contento che ti piaccia●» Lisa non gli disse che non aveva mai messo piede sul panfilo di un milionario né che, stupidamente, si sentiva eccitata come un'adolescente all'idea di salirci adesso● Con un'impazienza a stento mascherata, vide Tino che entrava in un secondo negozio● Ne uscì di lì a poco con una cesta sotto il braccio● «Il nostro pranzo» annunciò● Lisa si sorprese● Aveva pensato che a bordo del panfilo ci fosse uno chef e un equipaggio formato da una mezza dozzina di uomini● Susan Stephens
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Quando Tino procedette lungo il molo, oltrepassando lo Stellamaris Odyssey, si arrestò perplessa all'altezza dello yacht● Tino si girò● «Perché ti fermi lì?» «Veramente pensavo●●●» «Delusa?» In effetti, doveva avere l'aria di una bambina a cui avevano soffiato il gelato di mano● «Oh, no● Tanto non ci volevo venire a pesca●» «E quello ti sembra un peschereccio?» «No● Ma avevi detto che mi avresti portata a fare un giro in barca, così●●●» «Non so tu, ma io quello non lo definirei nemmeno una barca●» «Be', scusa tanto● Sarà che non ho molta dimestichezza con i gingilli che vi divertite a collezionare voi miliardari●» «Tu invece possiedi un jet, o sbaglio?» «Non è mio● È della compagnia●» «Sai com'è, pensavo che la Bond Steel fosse tua●» «Possiedo il pacchetto di maggioranza, sì» dovette ammettere lei, a denti stretti● «Comunque passare una giornata sul panfilo non è il mio massimo● Quello lo uso per far colpo sui miei clienti● E su di te non devo fare colpo, dico bene?» «Dici benissimo●» «Perfetto● Perché per te avevo in mente qualcosa di diverso●» Fece ancora qualche passo e si girò davanti all'ultima imbarcazione attraccata sul molo, una barca a vela con lo scafo bianco e azzurro● «Vuoi dire quella?» fece Lisa● «Perché, non è adatta a sua Altezza Reale?» scherzò Tino● Lisa scoccò un'ultima occhiata sognante in direzione dello Stellamaris Odyssey● Tino se ne accorse e rise● «Oh, andiamo, su quel colosso ti distrarresti● E, quando si parla di affari, è sempre meglio non avere distrazioni● Perché vuoi ancora fare affari con me, o sbaglio?» «Certo che voglio●» «Allora salta a bordo● Che cosa aspetti?» Dal giorno in cui era andata a stare con suo padre, Lisa aveva vissuto nel lusso e ci si era abituata: appartamenti eleganti, alberghi a cinque stelle, Susan Stephens
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ristoranti raffinati● Ma il lusso può diventare noioso● Invece quell'esperienza fu diversa● Il sole sulla faccia, il vento nei capelli, gli schizzi d'acqua salmastra sulla pelle●●● Dopo aver riposto le vettovaglie nella stiva, Lisa raggiunse Tino, che era al timone● «Ora mi dici dove siamo diretti o è un segreto?» «Nessun segreto● È un posto speciale● Dove non va mai nessuno●» «E chi vuoi che ci sia, in giro? Quest'isola è tua, no?» «Aspetta e vedrai●» Tino aveva ragione● L'insenatura verso la quale diresse la barca era deserta: l'unico rumore, a parte lo sciabordio dell'acqua sullo scafo che solcava le onde, era il fruscio delle ali di uno stormo di uccelli che si sollevò per aria, al loro arrivo● Erano ancora a un centinaio di metri dalla riva quando Tino ammainò le vele● «Di qui, dovremo procedere a nuoto●» «E la cesta col pranzo?» «Dove l'hai lasciata?» «Sotto coperta●» «Vai a prenderla● Nel mobile, sotto in cucinino, troverai una borsa termica a chiusura ermetica● Sistemaci dentro le provviste e annodaci intorno la corda che troverai sulla mensola● Appena avrai fatto, chiamami, così la porto di sopra●» «Posso farlo io●» «Ho detto di chiamarmi» insistette lui, fissandola con durezza● «Vado a controllare la cesta delle aragoste, per vedere se ne ho presa qualcuna● Poi vengo giù e ti aiuto con la borsa●» Così fece● Pochi minuti più tardi, sporgendosi oltre il bordo dell'imbarcazione, Tino adagiò la borsa termica sulla superficie dell'acqua● Quindi scavalcò la balaustra● «Coraggio, buttati●» Lisa tentennò● «Devo proprio gettarmi in acqua?» «A prua c'è una scaletta, se preferisci●» «No● Dicevo per dire●» Scavalcò a sua volta la balaustra● E per evitare di essere sbalzata in acqua dal dondolio dell'imbarcazione, fu costretta ad accettare la mano di Tino● «Non è meglio che ti tolga questo?» chiese Tino● E le sfilò l'asciugamano che lei teneva ancora avvolto sotto le ascelle● Lisa sussultò e cercò di non perdere l'equilibrio● «Qui si scivola●» Susan Stephens
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«Non importa● Tanto dobbiamo gettarci, no?» Così dicendo, Tino si tuffò in acqua● Riemerse dopo pochi secondi● «Ora tocca a te● Non avere paura: ci sono qua io●» «Non è che la cosa mi consoli» borbottò Lisa● Chiuse gli occhi e staccò i piedi dal bordo della barca● «Bel tuffo» si complimentò Tino poco dopo, afferrandola per la vita e tirandola in superficie● «Sai com'è, non potevo certo sfigurare davanti a te●» «Giusto●» Lui aveva già afferrato la fune a cui era legata la borsa termica● «Ce la fai a nuotare fino a riva?» «Penso di sì●» Ci misero poco più di dieci minuti● Lisa non aveva nemmeno il fiatone quando, trascinata la borsa frigo sulla sabbia, la aprì● Tirò fuori la crema solare e il cappello● «Noto con piacere che non te li sei dimenticati a bordo» osservò Tino● «Come vedi, sono molto meno stupida di quanto pensi» gli rispose, aprendo il flacone di crema● «Te la spalmo sulla schiena?» «No» replicò asciutta● «Grazie» aggiunse, con qualche secondo di ritardo● Perché non aveva pensato che sarebbero finiti insieme su una spiaggia assolata, praticamente nudi? Soli, come due naufraghi su un'isola deserta● E ora, per colmo della sventura, doveva passare un'intera giornata con Tino, che ci avrebbe provato un gusto sadico a provocarla● A prenderla in giro● Si guardò intorno per non soffermarsi su quel pensiero deprimente● Superata una striscia di sabbia farinosa, la spiaggia veniva interrotta da cespugli di frondose tamerici e spinosi cespugli di ginepri● Sparsi qua e là, tra le dune sabbiose, spuntavano alcuni fiori selvatici: licnidi rosa e minuscole lavande● «Ti piace?» «È uno dei posti più belli che abbia mai visto● Del resto, è quel che ho pensato anche quando ho visto Villa Afrodite● Sei un uomo fortunato●» «La fortuna non c'entra●» La voce di Tino si era indurita● Le ricordò quella di suo padre● E quello era proprio il tipo di commento che avrebbe fatto Jack Bond● Mangiarono in silenzio e bevvero un vino bianco asprigno in due Susan Stephens
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bicchieri di terracotta● Oltre a un vasetto di olive nere, il negoziante aveva sistemato nella cesta grossi chicchi di uvetta sultanina da mangiare col pane cotto a legna e morbide fette di feta● Terminarono il pasto aprendo un sacchetto nel quale c'erano saporitissime mandorle zuccherate● Tino svuotò parte del sacchetto nella mano di Lisa, poi ci aggiunse dell'uvetta● «Il dolce e l'aspro● Proprio come la vita● Piena di contrasti●» Lisa, che cercava uno spunto per prendere un certo argomento, credette di averlo trovato● «Mi chiedevo se Arianna●●●» Tino si rannuvolò● E non la lasciò finire● «È la figlia di Stella● E questo è quanto●» «Ma●●●» «Ma cosa? Che altro vuoi sapere di lei?» Che cosa c'è tra voi, per esempio● «Dipende●» «E da cosa?» Tino rimase a studiarla, pensieroso● Poi credette di capire● «Pensi che ti abbia portata qui per saltarti addosso?» «Non ti abbasseresti a tanto● Sarebbe un'indecorosa caduta di stile, per un●●● gentiluomo come te●» «Grazie per la dimostrazione di fiducia● E, per tua informazione, conosco Arianna dal giorno in cui è venuta al mondo● Potrebbe essere mia sorella●» «Tutto qui?» «Non intendo aggiungere altro● Ne vuoi ancora?» le chiese, sollevando il sacchetto con le mandorle● «Sì, grazie●» Lisa rimase pensierosa● Quel poco che aveva appreso sul conto di Tino serviva solo a stuzzicare ulteriormente la sua curiosità● «E quel bellissimo pianoforte a coda che hai alla villa?» «Che cosa vorresti sapere?» «Sei tu che lo suoni?» «Sì●» Sì e basta? «Non per ficcare il naso●●●» «Ecco, brava● Se mai avrò bisogno di un investigatore privato, te lo farò sapere●» «Ti piace suonare?» «Molto● Qualcos'altro?» «Se non ti va di parlarne●●●» «Scherzi? Parlare è il mio passatempo preferito» replicò lui, sarcastico● «L'ho notato●» Susan Stephens
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«Comunque, ero già grande quando ho imparato a suonare●» «Devi essere bravo» commentò Lisa● «Sul leggio c'erano pezzi di una certa difficoltà●» «Me la cavo●» «È il tuo hobby, immagino●» «È una domanda? Dovrei rispondere con un sì o con un no, o vuoi sapere altro?» «Be', ecco●●●» «Suonare il piano è sempre stato il mio sogno● Contenta?» «E non potevi prendere lezioni da bambino?» «No●» Tino si stava spazientendo● «Non me le potevo permettere●» Lisa sapeva di non essere stata l'unica bambina al mondo ad aver desiderato cose che non aveva potuto avere fino al giorno in cui aveva preso in mano le redini del suo destino, ma l'ammissione di Tino lasciava intendere che le sue ferite erano state anche più profonde● Nessuno sapeva nulla del suo passato e questo solleticava la sua innata curiosità● Forse Tino voleva dimenticare esperienze terribili, che lo avevano segnato profondamente● Il pensiero che loro due potessero condividere qualcosa, e che quel qualcosa li avesse resi ciò che erano diventati, le insinuava nel cuore un sottile turbamento● Perché creava tra loro un legame● Un legame che Lisa non avrebbe voluto condividere con un uomo da cui dipendeva il futuro della sua compagnia● «Ero ancora un bambino quando conobbi Stella● Lei aveva un pianoforte● E mi piaceva sentirlo suonare●» Lisa cercò di mascherare la propria sorpresa● Tino aveva cominciato a parlare, stavolta di sua iniziativa● «Quando nacque Arianna, avevo sette anni●» «Quindi siete cresciuti insieme?» tirò a indovinare● «Diciamo così● Mettiamo a posto gli avanzi» decise Tino● Si alzò e si mise a riempire la borsa● E Lisa comprese che non sarebbe riuscita a cavargli altro di bocca● Lo capì perché era la stessa tecnica che usava lei per gettare fumo negli occhi a chiunque le chiedesse del suo doloroso passato● Tornarono sulla barca e salparono● Non si parlarono per tutto il tragitto● Il silenzio immobile di quell'incantevole pomeriggio era interrotto solo dallo schiocco delle vele che si riempivano di vento● Susan Stephens
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Seduta a poppa, Lisa credette di capire perché Tino amava quell'isola e perché si sforzasse tanto di difendere la propria privacy● Riuscire a lasciarsi alle spalle i ritmi frenetici della sua professione per tuffarsi nella serena solitudine di Stellamaris doveva essere qualcosa di infinitamente prezioso● Eppure il mistero in cui era avvolto il suo passato la incuriosiva● Perché tutti quei segreti? Le aveva fatto qualche accenno al pianoforte, al suo rapporto con Stella e con Arianna● Ma c'era qualcos'altro da scoprire●●● «Che programmi hai per cena?» La domanda di Tino la colse in contropiede● Lisa si accorse che la barca era entrata nel porticciolo● «Non lo so ancora● Ma mangerò più tardi● In camera mia, credo●» «Potrebbe essere l'occasione buona per parlare●» «Per parlare?» Subito Lisa rizzò le antenne● «Del nostro contratto?» «Può essere●» Certo, non della mia vita privata, era il muto messaggio che sembrò volerle comunicare con gli occhi● «Allora? Ti va?» «Oy, Tino! Opa! Siga●●● Siga!» Nel sentirsi chiamare, Tino si girò di scatto verso alcuni uomini che, in piedi sul molo, gesticolavano● Virò bruscamente, evitando all'ultimo momento l'impatto con lo scafo dello Stellamaris Odyssey● «C'è mancato poco» mormorò Lisa, che si era presa un bello spavento● Ma Tino riprese subito in mano la situazione e, con un'abile e rapida manovra, scivolò con la barca nella sua solita postazione● «Potevamo andarci a schiantare sul tuo yacht» disse ancora Lisa● Tino non disse nulla● Aveva uno sguardo annebbiato, perplesso, come se non riuscisse a credere a quanto era appena accaduto● Poi gettò gli ormeggi all'uomo che attendeva sul molo● Appena la barca fu sufficientemente vicina, saltò sulla terraferma e aiutò l'uomo a sistemare le cime intorno alla bitta, muovendosi in perfetta sincronia con lui● Lisa lo guardava ammirata● Se c'era un posto che Tino Zagorakis poteva chiamare casa, quel posto era Stellamaris, decise● Ma se le cose stavano davvero così, qual era la molla che lo guidava? Quale demone del suo passato lo spingeva ad allontanarsi da quel paradiso in cerca di nuovi mondi da conquistare? Di nuovi nemici da sconfiggere? Di nuove aziende da fagocitare per espandere il suo enorme impero? Lisa capì anche un'altra cosa: che lei e quell'uomo avevano in comune Susan Stephens
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qualcosa di molto più importante del semplice fiuto per gli affari, qualcosa che in pochi erano in grado di cogliere● Entrambi avevano un passato che volevano tenere nascosto● E, sebbene Lisa non avesse idea di cosa fosse accaduto a Tino, sarebbe stata pronta a scommettere che proprio da quel passato entrambi avessero tratto la forza e la grinta necessarie per raggiungere i loro ambiziosi traguardi● Temeva, tuttavia, che quello stesso passato fosse stato per tutti e due una fonte d'immensa sofferenza●
6 Ripercorsero a piedi la strada verso Villa Afrodite, ancora una volta senza parlare● Tino sembrava perso nei suoi pensieri, quali che fossero● Raggiunto il cancelletto che si apriva sul giardino della casa di Stella, si arrestò● «Mi fermo a lasciare le aragoste● Tu torna alla villa» le disse● E quel mezzo invito a cena? Se n'era dimenticato? «Ci vediamo domattina alle otto?» propose Lisa● Ma non ebbe risposta● «Andrà a finire che la spunterai tu, visto che non hai mai il tempo per discutere con me di quel contratto●» «La spunterò io comunque, Lisa●» «Non farti troppe illusioni● Aspettiamo domani e vediamo●» Inaspettatamente, lui le concesse uno dei suoi rari sorrisi● «Va bene● A domani●» «Buonanotte●» Mentre si incamminava, Lisa si augurò che Tino la richiamasse● Aveva fatto solo due passi e già le mancava● Camminare con Tino● Rilassarsi con lui● Scambiare due chiacchiere●●● Le mancava tutto di Tino● Ridicolo! Avevano trascorso insieme solo una giornata● Eppure●●● era qualcosa che non aveva mai fatto con nessuno● Alla comune, da bambina, si stava sempre tutti insieme● Non c'erano spazi privati, né oggetti personali● Il periodo vissuto lì l'aveva resa più egoista, ne era consapevole● Ma oggi era stato diverso● Oggi Lisa aveva sperimentato un'alternativa● E le era piaciuta● Mentre entrava nella sua camera da letto, sorrise ripensando al momento in cui Tino aveva rischiato di andarsi a schiantare contro lo yacht con la barca a vela● Anche per lui era stata una giornata particolare● Anche lui Susan Stephens
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era stato distratto● Dalla sua presenza●●●? Forse● Si sfilò il cappello, lo gettò sul letto e cercò di sistemarsi un po' i capelli: erano un groviglio di nodi● Avevano bisogno di una bella dose di shampoo e di balsamo● Quello in cui entrò di lì a poco era un bagno diverso dalla stanza moderna e superaccessoriata che aveva nel suo appartamento● Lo stile di Tino era più tradizionale, come se dietro ogni oggetto ci fosse una storia da raccontare● Sotto lo specchio, una lunga collezione di vasetti di terracotta e di vetro trasparente; in un angolo, una sedia antica rivestita con un tessuto damascato● Ogni singolo dettaglio era stato scelto con cura● O era stato ereditato da qualche parente facoltoso? Ricordò la paccottiglia di oggetti disseminati ovunque, nella comune● Le avevano sempre dato un senso di sporcizia e di disordine● Ora Lisa si circondava solo di poche cose, ma raffinate e preziose● E le teneva in bella mostra, come pezzi da museo, da conservare per puro piacere● Era come se avesse bisogno di ricordare a se stessa che ora non era obbligata a dividere niente con nessuno● Quando uscì sul balcone, dopo aver fatto il bagno, vide Tino intento a chiacchierare con uno dei giardinieri● Si pentì di essere uscita all'aperto avvolta solo in un telo di spugna, ma era stata attirata da uno splendido tramonto● La luce rossastra del sole inondava tutto il giardino, circondando in una sorta di alone i due uomini, e non solo● Anche i petali dei fiori che stringevano in mano sembravano illuminati da una fiammella dorata● Si ricordò che il tassista, al suo arrivo a Stellamaris, le aveva parlato del Primo Maggio, una festa per la quale tutte le case dell'isola venivano riempite di fiori● Forse Tino stava parlando di questo col giardiniere● Il Primo Maggio era venerdì● Ed era festa● Tino lo sapeva quando l'aveva costretta a fermarsi una settimana: anche quel giorno non avrebbe avuto tempo da dedicare alle loro trattative● Tornò dentro, pensando di vestirsi● I pantaloni di lino che aveva indossato il giorno prima, per il viaggio, o la gonna blu? Non aveva altre alternative: in valigia aveva infilato solo quelli, biancheria intima di ricambio e un pigiama, oltre al costume da bagno● Anche perché era partita pensando di fermarsi una, due notti al massimo● Apri il guardaroba●●● e spalancò gli occhi● Non era affatto vuoto come lo aveva lasciato: dentro ci trovò quattro vestiti stupendi, tre gonne e un Susan Stephens
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numero imprecisato di camicie● Diede per scontato che fossero di Arianna● Ma quando vi fece scorrere sopra una mano, notò che avevano ancora i cartellini attaccati● Corrugò la fronte● Un'idea di Tino? Un regalo per lei? Non poteva accettarli● E non lo avrebbe fatto● Tuttavia, se doveva fermarsi a Stellamaris fino a venerdì, doveva pur mettersi addosso qualcosa● Doveva già rimborsarlo dei soldi spesi per le creme solari e il cappello: avrebbe messo in conto anche questi● Il domestico, quando lo chiamò, le confermò che i vestiti erano per lei● Tino aveva anche indovinato la sua taglia, segno che l'aveva guardata con estrema attenzione, rifletté sentendosi avvampare● Il suo sguardo si spostò sulla cassettiera● Con un senso di elettrizzante anticipazione, andò a controllare anche lì● Aprì il primo cassetto e guardò dentro● Biancheria intima● Slip, reggiseni e camiciole di seta, raso e pizzo● Disposti in pile ordinate, nelle varie tonalità di colore● Naturalmente Lisa avrebbe potuto permettersi di comprarli tutti, ma non spendeva mai cifre esorbitanti per vestirsi● Alla comune, gli indumenti passavano da un bambino all'altro, a mano a mano che si cresceva● Lei non si era mai tolta di dosso lo stesso logoro vestitino di panno, liso sui gomiti e sui polsini● Certe abitudini sono dure a morire● Ora i vestiti di Lisa non erano più logori, ma il suo guardaroba era ancora ridotto all'essenziale● Nelle rare occasioni in cui suo padre le dava dei soldi per comprarsi qualcosa di presentabile, per non sfigurare con i suoi colleghi di lavoro, Lisa spendeva il meno possibile● E riportava il resto a quell'uomo che aveva sorriso della parsimonia di sua figlia● Concedersi qualche piccolo capriccio? Sprecare i soldi di suo padre? Per Lisa era stato inconcepibile● E anche adesso che i soldi erano suoi, non li spendeva con avventatezza● Perciò ritrovarsi col guardaroba e con la cassettiera colmi di capi stupendi era come festeggiare tutti i suoi compleanni in una volta sola● Mentre frugava nel cassetto, le capitò tra le mani un minuscolo slip nero● Di pizzo● Trasparente● Chi si era dato tanta pena per acquistare quella montagna di capi così sofisticati, raffinati e intriganti? Avrebbe tenuto tutto, decise● Anche quelli● Anzi, li avrebbe indossati subito● Avrebbe cenato da sola, ma si sarebbe messa in ghingheri● Scelse la gonna di seta a balze lilla lunga fino ai piedi, a cui era abbinato Susan Stephens
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un top dello stesso colore, sovrastato da una camiciola di chiffon allacciata sul davanti● Si raccolse i capelli e, mentre cercava una forcina, in uno dei cassetti della toeletta trovò un paio di orecchini di ametista● Non portava mai gioielli, ma questi erano stupendi● Se li infilò e si guardò allo specchio● Non le stavano affatto male● Forse doveva cominciare a fermarsi davanti alle vetrine delle gioiellerie, invece di tirare dritto● Qualcuno bussò alla porta● Lisa andò ad aprire e rimase abbagliata alla vista della splendida composizione floreale che era venuta a portarle Maria, una delle cameriere● «Per lei, signorina Bond●» «Sicura?» La cameriera la guardò come se volesse dirle: E per chi altri dovrebbero essere? «Glieli sistemo sul tavolo?» «Grazie● Molto gentile●» «Vengono dal giardino della villa●» «Oh●» «E c'è anche un biglietto●» Lisa lo prese● Ma attese che la domestica fosse andata via prima di aprirlo● Il cuore le si arrestò nel petto mentre leggeva● Sarei davvero felice se stasera cenassi con me● Tino Non se n'era dimenticato! Il suo cuore riprese a battere a un ritmo forsennato● Si sentiva eccitata, ma anche un po' intimorita● Una parte di lei avrebbe desiderato trascorrere una serata romantica, ma non poteva permettersi il lusso di dimenticare il motivo principale per cui era lì● E poi, l'invito di Tino poteva avere un secondo fine● Forse stava cercando di ammorbidirla● Tutti descrivevano Zagorakis come un uomo d'affari che non si fermava davanti a niente● Questa era una delle tattiche a cui ricorreva per mettere in ginocchio i suoi avversari? Un altro colpetto alla porta● Andò di nuovo ad aprire● Era la stessa cameriera di prima● «Scusi se la disturbo ancora, signorina Bond, ma il signor Zagorakis vorrebbe subito una risposta● Cena con lui o preferisce restare in camera?» «Gli dica●●●» Lisa guardò in direzione del balcone● Quali che fossero le motivazioni di Tino, non aveva voglia di chiudersi in camera● «Gli dica che scendo tra poco●» Un minuto● Non perse altro tempo● Si spazzolò i capelli fino a farli risplendere, un goccio di profumo dietro le orecchie, un velo di rossetto●●● Ecco, era pronta● Susan Stephens
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Tino si girò nell'attimo stesso in cui si affacciò nella veranda, dove la stava aspettando● «Sei bella come un sogno●» «Grazie● Anche tu sembri●●● diverso●» «Sì, be', mi sono messo di impegno●» Indossava una giacca da smoking, che lo faceva sembrare più affascinante del solito● Come se fosse possibile! Il bianco della camicia, lasciata aperta sul collo, creava un magnifico contrasto con la sua abbronzatura, notò Lisa● E si accorse che lo stava fissando sfacciatamente● Ma era più forte di lei● Non poteva impedirselo● Era talmente bella che sarebbe stato facilissimo, quella sera, dimenticarsi di parlare del lavoro● Dimenticare la cena● Dimenticare tutto quanto● Tino non si era mai sentito così irresistibilmente attratto da una donna● E perché, poi, avrebbe dovuto frenare certi istinti? Avevano solo pochi giorni a disposizione● E Lisa gli stava sorridendo● Stava andando tutto anche meglio di quanto avesse previsto● La giornata trascorsa fuori, in barca, era servita a farle cambiare atteggiamento, a farle rivedere tutti i preconcetti che aveva nei suoi confronti● E la trovata dei vestiti che aveva fatto arrivare apposta dall'atelier di un noto stilista ateniese aveva funzionato● Lisa sembrava averli graditi, altrimenti non ne avrebbe indossato uno● Infine, gli orecchini: un dettaglio importante● Le due ametiste scintillavano, riflettendo la luce delle candele accese, dando luce a tutto il suo viso appena arrossato dal sole● La prossima volta, pensò, le avrebbe comprato due smeraldi, per richiamare il colore incredibile dei suoi occhi● Lisa continuava a sorridere mentre gli andava incontro● Si sentiva addosso gli occhi di Tino che la sottoponevano a un attento esame● Sembrava stregato, come in preda a un incantesimo paralizzante● «Sei stupenda» le disse● Prendendole la mano, se la portò alle labbra● Un brivido la percorse da capo a piedi e Lisa si affrettò a ritirare la mano● Ma era già troppo tardi● Non ci fu bisogno di parole● Come per un tacito accordo, Tino la sollevò di peso tra le braccia● Tutti i domestici sembravano essersi dileguati mentre attraversava la casa e saliva le scale; Tino la sorresse senza sforzo apparente anche quando, giunti di sopra, aprì una porta● Entrò, la richiuse con un calcio e Susan Stephens
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la posò per terra● La fissò per alcuni secondi, come se avesse bisogno di leggerle negli occhi una qualche conferma● Lisa non avrebbe saputo dire chi dei due si era mosso per primo● Avvertiva solo un bisogno disperato di avvinghiarsi a quel corpo virile, di sentire quella bocca bramosa sulla sua● E venne accontentata● Si scambiarono un bacio urgente, appassionato● Lisa si gettò tra le braccia di Tino con l'avidità di chi ha trascorso tutta la vita a privarsi dei piaceri più semplici● Niente aveva più importanza, in quel momento: sperava solo che Tino non fosse così crudele da deluderla, perché adesso voleva tutto di lui, senza limiti, senza condizioni● C'era nell'aria una carica di sensualità che li avviluppava, proiettandoli in un posto in cui non era più possibile formulare un pensiero coerente, dove potevano solo sentire● Godere● Saziarsi● «Ti desidero» gemette Lisa● «Anch'io●●●» Tino tornò a sollevarla e la portò verso il letto● La adagiò sul materasso● «No!» protestò Lisa, vedendo che lui si apprestava a strapparle di dosso la blusa● «Non rovinarla●» «Allora toglitela● Toglila per me●» Lisa non ebbe tentennamenti● Sollevandosi a sedere, si slacciò la camiciola di chiffon, se la lasciò scivolare sulle spalle e la lasciò cadere● «Continua» la esortò Tino● «No● Non è giusto che sia solo io a spogliarmi●» Tino si sbarazzò velocemente della giacca● «Ora siamo pari● Continua●» Lentissimamente, Lisa si abbassò prima una, poi l'altra bretellina del top di seta, che le cadde intorno alla vita● Sotto non indossava niente● «Non provi nessun imbarazzo?» mormorò Tino, divorandola con gli occhi● «Dovrei?» «Me lo auguravo●» Così dicendo, Tino cominciò a sbottonarsi la camicia● «Toglitela, presto» lo esortò lei● E quando Tino l'ebbe accontentata, gli si avvicinò e gli si premette addosso● Avvertì un contatto deciso e, abbassando gli occhi, notò il rigonfiamento dei pantaloni di lui● «E tu, non provi nessun imbarazzo?» Susan Stephens
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«Dovrei?» Con un sorrisino malizioso, Lisa si tolse la gonna● «E ora anche il resto» le ordinò Tino● «No● Ora tocca a te●» «E chi lo dice?» «Io●» Invece di assecondarla, Tino si distese meglio sul letto e si stirò, allungando le braccia verso la spalliera del letto di ottone● Lisa colse al volo quella che le parve un'occasione unica● Raccolse la blusa di chiffon e si sporse verso la testata del letto● «Che fai?» «Ti lego● Così poi potrò farti quello che voglio●» «Fossi in te, non ci conterei●» Con un movimento repentino, Tino l'afferrò per la vita e invertì le loro posizioni sul letto, inchiodandola con le spalle sul materasso● «Sono io che comando qui, schiava●» «E io devo solo subire, giusto?» finse di protestare lei● «Tu devi solo abbandonarti al piacere● Ma alle mie condizioni, non alle tue●» Lei smise di sorridere● «Anche a letto?» «Voi donne siete fatte per dare e ricevere piacere» sussurrò Tino, roco● «E se non riuscissi a dartene?» Tino non perse tempo a rispondere● «Dimmi solo una cosa● Mi desideri?» «Sì● Più di qualsiasi altra cosa al mondo●» Tino lottò contro l'emozione che gli gonfiava il cuore● Non doveva provare niente● Voleva solo dare a quella donna tutto il piacere possibile, un piacere che lei avrebbe ricordato fino alla fine del suoi giorni● Rivolse la sua attenzione agli slip di Lisa● Infilò un dito nell'elastico, come per abbassarli● E la sentì tremare di passione● «Che cosa vuoi che ti faccia?» «Lo sai●» «Voglio sentirtelo dire» le sussurrò● «Voglio che tu●●●» «Cosa? Ti ascolto, coraggio●» Lisa esitò● «Tino, io sono●●●» Non completò la frase● La sua titubanza era fin troppo eloquente● «Sei ancora vergine?» «Non proprio●» Susan Stephens
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«Come sarebbe a dire non proprio? Lo sei o non lo sei● Non ci sono mezze misure●» «È che non sono mai andata a letto con un uomo●» «Eppure non si direbbe●» Lui le sollevò il mento con un dito● «E non è così male, non trovi?» «Per niente● Solo che tra i miei mille impegni, il tempo non è mai abbastanza● Ma mi arrangio da sola● A casa ho un cassetto con●●●» «Non aggiungere altro●» Lui simulò un'espressione preoccupata● «Allora è vero●» «Cosa?» «Che presto voi donne potrete fare a meno di noi uomini●» «Fossi in te, non mi preoccuperei●» «Ah, be'● Se lo dici tu●●●» Scoprendo di non poter aspettare oltre, le si distese sopra e la baciò, finché non la sentì inarcarsi● A quel punto, si rigirò in modo da averla addosso e si riempì le mani delle sue natiche sode, accarezzandole● «Fermati» mormorò Lisa● «Perché?» «Perché è troppo bello●» «Motivo di più per continuare, no?» Lei gemette di piacere e si strofinò contro l'erezione di Tino● «Troppo bello●●● sì, continua●» Incoraggiato, Tino le afferrò i polsi e tornò a invertire le loro posizioni, distendendola sul materasso● Lisa non lo aveva mai permesso a nessuno● Non si era mai fidata di nessuno● Ma con Tino era diverso● Quando lui la toccava, anche quando la imprigionava come stava facendo adesso, non aveva paura● Era come se sapesse come stringerla, come accarezzarla, e quando era il momento di tirarsi indietro● Sapeva dosare la sua forza straordinaria, controllarla● E questo le infondeva un senso di sicurezza● Uno strano calore si diffuse nel suo cuore e le riempì gli occhi di lacrime● Un fuoco divorante la inondava completamente al pensiero di quanto stava accadendo, ma c'era qualcosa di più sconvolgente che le cresceva dentro● Tenerezza, forse? O era amore? Era qualcosa che non aveva mai provato, perciò non poteva esserne sicura●●● Poi però Tino le catturò un seno tra le labbra, e non riuscì più a pensare● Non aveva mai immaginato che si potesse provare un piacere così Susan Stephens
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sublime● Quando Tino si staccò da lei per guardarla in viso, dalla sua gola proruppe un gemito di protesta● E subito lui si abbassò a baciarle anche l'altro seno● «Sì, così va molto meglio» sospirò Lisa● Tino si sollevò su un gomito● «Come vedi, anche noi uomini serviamo a qualcosa●» «Direi proprio di sì●» «Non credi che questi siano di intralcio?» Tino le stava sfiorando l'elastico degli slip● Lisa gli allontanò la mano● «Faccio io●» Se li strappò letteralmente di dosso, con un gesto audace che lo eccitò ancora di più● «Mettiti giù» la esortò● «E apriti per me●» Per nulla scandalizzata, Lisa fece quanto le era stato detto● Dovette chiudere gli occhi e mordersi il labbro per restare perfettamente immobile mentre le mani di Tino esploravano quel corpo voluttuoso● Quando lui si fermò, spalancò gli occhi● «Così non vale●» «Perché?» «Sei crudele●» Rotolando su un fianco, Lisa lo guardò● «Ma mi piace●» «E ti piace solo questo di me o qualcos'altro?» Per tutta risposta, lei allungò un mano verso il cavallo dei suoi pantaloni● Tino le bloccò il polso● «Queste cose non si fanno● Sei una bambina cattiva●» «E le bambine cattive vanno punite, giusto?» Tino ricordò che quella mattina era stato sul punto di sculacciarla e la luce malandrina che scintillava negli occhi di Lisa gli comunicava un chiaro messaggio: lo stava invitando a farlo davvero! «È questo che vuoi?» «Se riesci a prendermi●●●» «Perché, hai intenzione di scappare?» «Le bambine cattive non sono così arrendevoli●» «Ah, no?» «No● Sono ribelli, furbe, sgusciano come anguille●●●» Lisa lanciò un gridolino quando Tino l'agganciò per la vita● Mentre tentava di dimenarsi, rotolarono più volte sul materasso●●● fino a cadere dal letto● Lisa scoppiò in una risata divertita● «Tutto a posto?» le domandò Tino● «Niente di rotto» lo rassicurò Lisa● Si sollevò sulle mani e sulle Susan Stephens
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ginocchia, come una gatta, e lo guardò, gli occhi ridotti a due fessure scintillanti come smeraldi● Sollevò appena il fondoschiena e prese a dimenarlo● «Potrei prenderla come una provocazione» la ammonì Tino● «Forse lo è● Che aspetti?» Spostandosi alle sue spalle, Tino le diede un primo colpo sulle natiche, leggero ma deciso● Lisa, invece di lamentarsi, lo esortò a continuare● Ancora un colpo● E un altro ancora● Ma quelli successivi si tramutarono in carezze sensuali, che le strapparono dalla gola rochi gemiti di piacere● Quando la sollevò in piedi, Tino le accarezzò le braccia● «Hai avuto la punizione che meritavi● Sei proprio una bambina cattiva●» «Cattivissima, sì» confermò Lisa● «Hai paura di me, Tino?» Non rispose subito, perché non lo sapeva● Lisa gli faceva provare sentimenti che non aveva mai provato prima● Non si era mai spinto fino a certi eccessi con nessun'altra● «E tu, hai paura di me, Lisa?» «Di te, no● Ma di lui, forse●●●» Così dicendo, lo toccò attraverso i pantaloni● «In effetti, dovresti averne●» «Mi fa piacere che tu capisca●» «Capisco eccome●» Tino si apprestò ad abbassarsi la lampo● «Permetti? Faccio io●» Lui tirò indietro le mani● E Lisa trafficò con la lampo, per poi accompagnare la discesa dei pantaloni, che vennero gettati via● «E ora avrai la tua ricompensa●» «No●» Tino le bloccò le mani● «Non prima che io ti abbia dato la tua●» «Se proprio insisti●●●» «Insisto●»
7 Tino si sedette sul letto e, mentre lei gli scivolava a cavalcioni sulle ginocchia, lo baciò sulla bocca● «Ora non potrai più sbarazzarti di me●» «Ci contavo● Vogliamo cominciare?» «Non vedo l'ora●» Ma invece di penetrarla subito, come Lisa aveva sperato, Tino prese tempo: le solleticò con la lingua la pelle sensibile sotto un orecchio e, quando lei cercò di baciarlo, scostò il capo all'indietro● «Cos'è, una tortura che hai escogitato per me? Hai deciso di farmi Susan Stephens
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impazzire?» «No● Ti voglio solo eccitata al punto giusto●» «Più eccitata di così●●● Stringimi, Tino● Toccami●» Parole che lo accendevano, che scatenavano in lui una passione accecante● Ma se voleva darle tutto il piacere possibile, Tino doveva dominarsi● «Non farmi aspettare● Non ce la faccio più» insistette Lisa● Afferratele i polsi, lui la distese sul letto● Glieli bloccò sopra la testa, usando una mano sola● «Quindi ti arrendi?» «Non ho detto questo● Ma se hai deciso di usare la forza, come posso combatterti?» La lasciò andare immediatamente● Lisa si rizzò a sedere e rotolò sull'altra metà del letto● Lo guardò con aria di sfida● «Sono una bambina cattiva● O te ne sei già dimenticato?» «No che non l'ho dimenticato● Ma prima di darti quello che vuoi, devi accettare la mia superiorità●» «Credi davvero di riuscire a sottomettermi?» «Prima rispondi alla mia domanda: vuoi che andiamo fino in fondo?» «Mi sembra chiaro, no?» «Allora devi ammettere di essere pronta a sottometterti a me●» «Questo mai» rispose Lisa, con uno sguardo che era un'aperta provocazione● Un invito che Tino non poté non accettare● «Visto che con le buone non funziona●●●» L'afferrò per la vita e la rigirò su se stessa, distendendosela a pancia in giù sulle ginocchia● I due colpetti che seguirono ebbero su Lisa l'effetto che aveva sperato: l'eccitarono ancora di più● Quando la sua mano si abbassò per la terza volta, fu per scivolarle adagio su una natica e scendere fino al punto in cui lei desiderava essere toccata● «Sei crudele» si lamentò Lisa● «Come puoi provocarmi così?» «Ti ho forse dato il permesso di protestare?» Continuò ad accarezzarla, senza nessuna pietà● «Allora? Hai imparato la lezione?» «No!» gemette Lisa, il viso affondato nel cuscino, le mani che artigliavano le lenzuola mentre cercava di arginare l'ondata di piacere che stava per travolgerla● «Ancora● Continua●●●» Si muoveva a sua volta, strofinandosi contro quella mano che le stava donando sensazioni meravigliose● Non si era mai sentita così eccitata● Ed era tutto merito di Susan Stephens
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quell'uomo● Doveva averlo● Sì, al più presto● «E va bene● Hai vinto tu, Tino● Mi arrendo●» Lui la rigirò e l'adagiò sui cuscini● «Deve essere una dichiarazione formale● Di': Io, Lisa Bond●●●» «Io, Lisa Bond●●●» «Mi arrendo incondizionatamente e accetto di fare tutto quello che mi chiederai●» «Non basta un semplice mi arrendo?» Per una volta, Tino volle essere magnanimo● E quando la baciò, non riuscì più a controllarsi● Le si distese addosso, donandole il calore della sua pelle nuda● Avvolgendola tra le sue braccia forti, la baciò con trasporto e con tenerezza allo stesso tempo● «Oh, Tino, io ti●●●» La zittì con un altro bacio, timoroso di sentirla fare certe dichiarazioni, spaventato dalla profondità del sentimento che gli stava gonfiando il cuore● Non doveva provare niente, se non il bisogno di dare piacere a entrambi● Ed era ansioso di perdersi in quel piacere, di alleviare il dolore che sempre accompagnava la consapevolezza di non meritare niente di buono dalla vita● «Tino?» L'espressione dei suoi occhi sconcertò Lisa● Vi era, in quel momento, un vuoto immenso che la indusse a distogliere lo sguardo● Perdersi negli occhi di Tino era come guardarsi in uno specchio● Tutti e due avevano paura di soffrire ancora, come se non avessero già sofferto abbastanza, da bambini● «Vuoi fare l'amore con me?» Lui cercò di sorridere● «È un mio preciso dovere● Non c'è bisogno che me lo ricordi●» «Un dovere●●● e basta?» In quel momento Tino ricordò che per Lisa sarebbe stata la prima volta● E voleva che fosse qualcosa di speciale● «Devi essere sicura che sia davvero quello che vuoi●» «Sono sicura● Cos'altro devo fare per fartelo capire?» aggiunse, prendendolo in mano● Quel contatto gli mozzò il respiro● «Sei stata chiarissima●» Vide che lei gli si avvicinava● E la lasciò fare● Non era mai stato così controllato, così tenero con una donna, così deciso a frenare i propri impulsi● Ma capiva che con Lisa doveva essere paziente: abituata ad avere sempre il controllo della situazione, forse si Susan Stephens
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sarebbe sentita più a suo agio se avesse seguito i suoi tempi● Lisa trattenne il respiro mentre lo prendeva dentro di sé● Si irrigidì un attimo, poi si rilassò● Non voleva che lui, temendo di farle male, si arrestasse● Tino era decisamente molto dotato, ma il timore di non riuscire ad accoglierlo si rivelò infondato e fu presto superato● Una sensazione indescrivibile si impossessò di lei● Non aveva mai immaginato che potesse essere così meraviglioso● «Oh, Tino, è così bello●●●» Senza mai smettere di accarezzarla, lui scivolò più a fondo, penetrandola completamente● Si sentì avvolgere dal meraviglioso calore di quella valle vellutata● «Sicura di voler continuare?» «Sì● Ma soprattutto voglio che sia bello anche per te●» «È meraviglioso, Lisa, non devi dubitarne●» Lui cominciò a muoversi ritmicamente, ad affondare in quel corpo incredibilmente accogliente● E intanto vedeva alternarsi sul viso di Lisa lo stupore, la meraviglia, l'estasi● «È incredibile●●● Oh, ti prego, ti supplico, non ti fermare mai●●●» Lisa parlava e intanto gli percorreva la schiena con le unghie● Senza avvertire il minimo dolore, Tino cercò di rallentare, per prolungare il piacere di entrambi● Ma ben presto la tensione sul viso di Lisa, la fame divorante che le leggeva negli occhi, divenne qualcosa di insostenibile● Ancora una spinta decisa● E le palpebre di Lisa si abbassarono, mentre dalle sue labbra fuoriusciva un lunghissimo gemito● Tutto il suo corpo venne percorso da spasmi violenti, che non accennavano a placarsi● Tino continuò a stringerla finché non sentì che le forze l'abbandonavano● Lisa si concesse solo qualche secondo, per riprendere fiato● Poi tornò a dimenarsi sotto di lui● «Non sei ancora soddisfatta?» «No● Non ne avrò mai abbastanza di te●» «E che altro avresti in mente, adesso?» C'era una cosa che le sarebbe piaciuta● Audacemente, Lisa decise di osare● «Per esempio, domarti●» Si rizzò e gli si mise sopra● «È così che si fa coi cavalli selvaggi, no?» «È l'unico modo, a quanto mi risulti●» «Posso?» Susan Stephens
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«Sono tutto tuo●» Lisa cominciò a scivolargli addosso lentamente, si strofinò adagio contro la dura virilità di Tino● E quell'intimo contatto le accese dentro mille sensazioni esaltanti● «No, non così● Aspetta, ti aiuto●» Insinuando una mano tra i loro corpi, Tino cercò e trovò un punto molto sensibile di lei● Cominciò a solleticarla● «Se continui così, non riuscirò più a muovere un muscolo» sussurrò Lisa● «Allora mi fermo● Perché voglio proprio vedere se riesci a domarmi●» Lisa ricominciò a muoversi e lo prese dentro di sé; poi si tirò indietro e si fermò, lasciandolo col fiato sospeso● Ma Tino non aveva intenzione di subire quell'estenuante tortura● Perciò riprese il controllo della situazione: l'agganciò per la vita e la penetrò a fondo● Presero a muoversi insieme, convulsamente, al ritmo imposto da lui, finché non raggiunsero un orgasmo violentissimo● Dopo, addormentarsi tra le braccia di Tino fu ancora più bello● Questo fu l'ultimo pensiero di Lisa mentre scivolava in un sonno leggero● Si destò nel cuore della notte● Allungò una mano per tracciare con un dito il contorno delle labbra di Tino, che le stava disteso di fronte● Sorprendentemente, lui le catturò il dito nella bocca● «Non dormi?» «No» rispose lui● «È sempre così: dormo pochissimo●» «Buono a sapersi●» E così dicendo, Lisa si sporse in avanti● Sollevò un ginocchio, agganciò Tino per un fianco e lo invitò a schiacciarsi contro il suo calore● Lui fu pronto a scivolarle dentro● «Sei una donna incredibile» le sussurrò, più tardi, mentre giacevano allacciati e ansanti● Lisa farfugliò qualcosa di incomprensibile e gli tuffò il viso nell'incavo del collo● «Sei speciale» mormorò ancora lui, accarezzandole i capelli● Ma il respiro di Lisa si era fatto leggero, regolare● Si era addormentata● Non lo aveva sentito● Meglio così●
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La stanza era inondata dall'argenteo chiarore della luna quando Tino, piombato in un sonno profondo, fu destato dal suo solito incubo● Schizzò fuori dal letto, inquieto● Raggiunse la finestra e guardò fuori, senza vedere niente● Era pazzesco● Sebbene fosse un adulto, un uomo ricco e potente, quei sogni orribili lo tormentavano ancora● Avrebbe dovuto sbarazzarsene da un pezzo● Sentì Lisa che si muoveva nel sonno● Per non svegliarla, aprì la finestra e uscì sul balcone, andando a posare le mani aperte sulla balaustra● Il suo sguardo si perse verso l'orizzonte mentre inseguiva i propri pensieri● Stella Panayotakis era la cosa più simile a un'amica che avesse mai avuto, ma nemmeno a lei aveva raccontato tutte le cose che gli erano accadute nell'orfanotrofio● Quel passato di cui si vergognava aveva fatto di lui l'uomo che era adesso, e Tino lo riconosceva: era stata la molla dell'ambizione che lo aveva portato a comprare quell'isola, a diventare un uomo d'affari straordinariamente ricco e stimato in tutto il mondo● Ma quello stesso passato lo aveva privato di una cosa preziosissima: la capacità di amare● Si guardò alle spalle, in direzione della stanza, del letto sul quale Lisa giaceva addormentata● Il suo viso era sereno, i tratti addolciti dal sonno, come quelli di un bambino adorante e fiducioso● Il desiderio di schiacciarla, di sottometterla, lo aveva completamente abbandonato● Se fosse stato capace di amare, avrebbe amato Lisa Bond● Ma amare, provare dei sentimenti, era un lusso che Tino non si poteva permettere● Perché aveva intrapreso un viaggio che non poteva condividere con nessuno; un viaggio che lo avrebbe tenuto impegnato tutta la vita e che assorbiva ogni sua energia, fisica e mentale● Un viaggio che lo spingeva a concludere sempre nuovi contratti, a mettere in ginocchio i suoi avversari per rilevare nuove compagnie da aggiungere al suo impero, a guadagnare sempre più soldi per finanziare i suoi sogni, i suoi ambiziosi progetti● E ora l'avversario da mettere in ginocchio era Lisa● Tutto sommato, non aveva davvero bisogno di toglierle la Bond Steel● Quella era una vittoria di cui poteva fare a meno● Poteva essere indulgente e fare qualcosa per tacitare la sua coscienza: avrebbe comprato la sua azienda di progettazione meccanica, dandole il denaro che le serviva così disperatamente● Avrebbe rinunciato a una vittoria schiacciante, per una Susan Stephens
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volta● Ma solo per una volta● E solo per Lisa● Gli sarebbe piaciuto poter fare di più per lei, ma nella sua vita non c'era posto per le questioni personali● Alzò gli occhi al cielo, che quella sera era tempestato di stelle● Tino era un uomo invidiato, un uomo che poteva comprarsi tutto ciò che desiderava● Ma in realtà era un poveraccio, perché non aveva niente da dare● Niente da offrire a Lisa, se non i suoi soldi e qualche notte di sesso sfrenato● E Lisa meritava qualcosa di più di questo● Meritava un uomo migliore di lui● Lisa non dovette far altro che aprire gli occhi per avere la certezza che quella che l'aspettava sarebbe stata una bellissima giornata● Si stirò nel letto di Tino e si accorse subito che il materasso, alla sua destra, era vuoto● Anche la stanza era vuota● Tino doveva essere andato a fare qualche bracciata in piscina, pensò● Si sollevò sui gomiti e guardò con curiosità la stanza, che la sera prima non aveva avuto il tempo di ammirare● Era più o meno come se l'era aspettata● L'arredamento rispecchiava i gusti di un single: pavimento di marmo, una cabina armadio di fronte al letto, un unico, coloratissimo dipinto appeso su una delle pareti bianche, per il resto completamente disadorne● Questa, dunque, era la stanza di Tino● La stanza in cui lui l'aveva lasciata dormire● Tra le sue braccia● Una sensazione unica, stupenda, indescrivibile la inondò● Per la prima volta in tutta la sua vita, tra quelle braccia, Lisa si era sentita preziosa● Amata● Coccolata● Inevitabilmente, ripensò a ciò che era stata la sua vita fino a quel momento● Del tutto priva di affetto● Non aveva mai ricevuto un gesto gentile, uno sguardo amorevole da qualcuno che davvero le avesse voluto bene● E poi Tino aveva fatto l'amore con lei● Ed era stato davvero amore, non sesso● Tino doveva per forza provare qualcosa per lei, anche se non glielo aveva detto a parole● Era stato un amante focoso, straordinario● Capace di darle tanto, ma anche capace di scherzare! Avevano riso e giocato insieme come due Susan Stephens
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bambini● Lisa non aveva mai immaginato che il sesso tra due persone potesse essere anche divertente● E poi si erano amati ancora● E ancora● Selvaggiamente● Appassionatamente● Fino a quando non era subentrata la più struggente tenerezza● Si accorse di avere le guance bagnate e se le asciugò● Non aveva mai pensato di essere capace di commuoversi fino alle lacrime: aveva passato tutta la vita a nascondere le proprie emozioni, a fare finta di non provarne● Invece era bastata una notte con Tino per costringerla a tirare fuori la parte più emotiva di sé● Quello che provava per lui era così meraviglioso, così imprevedibile, che non avrebbe saputo descriverlo: si sentiva leggera, ubriaca di gioia, ma anche confusa, allo sbando● Non sapeva come orientarsi in quel groviglio di sensazioni da cui si sentiva sopraffare● Scivolò fuori dal letto e si infilò nel bagno● Anche quello era favoloso: marmo nero, una doccia nella quale avrebbero potuto entrare dieci persone e un'invitante vasca idromassaggio● Fece una rapida doccia● Frugando nei cassetti, trovò un paio di pantaloni di cotone, che si strinse in vita con una cinta, e una polo azzurra: le stava enorme, ma non le importava● Aveva fretta di scendere, di uscire in giardino a fare una certa cosa● Quella stanza aveva bisogno del tocco di una donna● Mezz'ora più tardi, con l'aiuto del giardiniere e con quello di Maria, la domestica, faceva ritorno nella stanza di Tino con un magnifico vaso colmo di fiori● Li aveva scelti apposta negli stessi colori del quadro di Hockney che era appeso alla parete: rosso vivo, arancione e rosa● Li sistemò proprio sotto il dipinto e fece due passi indietro, per ammirare l'effetto● «Perfetto» disse tra sé● Ora doveva solo andare a cercare Tino● Era curiosa di vedere che faccia avrebbe fatto, vedendosi regalare dei fiori da una donna! Tino ripose il ricevitore con la fronte corrugata● Lisa non era in camera sua● Nessuno, in casa, sembrava sapere dove fosse andata● Forse era scesa in spiaggia; in questo caso, non sarebbe rientrata subito● Chiamò uno dei domestici e gli chiese di mandare qualcuno a cercarla● La cucina era in subbuglio: erano tutti indaffarati a organizzare le cose al meglio, per la riunione che lui aveva indetto all'ultimo momento● Susan Stephens
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Ma il suo era un equipaggio perfettamente addestrato, sempre pronto ad affrontare qualsiasi, improvvisa bufera in mare aperto● Sarebbe andato tutto per il meglio● Come sempre●
8 Tino balzò in piedi quando la porta si spalancò e Lisa si affacciò nella sala riunioni● Lei impallidì, sentendosi stupida e in disordine mentre si guardava intorno nella stanza in cui Maria le aveva detto che Tino la stava aspettando● Gli uomini seduti intorno al grande tavolo erano tutti in giacca e cravatta● Tranne Tino che, essendo il padrone di casa, poteva permettersi di essere in jeans e camicia● La fissarono in silenzio● Erano tutti uomini, tutti dirigenti● I suoi collaboratori● Seduti in trattativa col consiglio di amministrazione di Tino● Senza trucco, con i capelli scompigliati e a piedi nudi, Lisa si sentì orribilmente fuori luogo● Tino la raggiunse sull'uscio● «Scusate, signori● Sono subito da voi●» La accompagnò fuori e richiuse la porta alle loro spalle● «C●●● che significa?» balbettò Lisa, confusa● «Dove diavolo ti eri cacciata? Ti abbiamo cercata dappertutto●» «Ero in giardino● E poi sono passata un attimo in cucina, prima di tornare in camera tua●» «Allora non ti hanno vista● Ho provato a cercarti per avvisarti che avevo indetto questa riunione●» «Quale riunione? Che cosa ci fanno qui i miei collaboratori?» «Ci tenevi tanto a concludere quell'accordo, così ho pensato di farli venire qui per riavviare le trattative● Volevo cercare una soluzione che andasse bene per tutti e due● I miei collaboratori avevano già contattato la Clifton ed eravamo molto propensi a concludere con loro● Ma questo lo sai già●» «Tino●●●» cominciò Lisa● Aveva un'aria ferita● Ancora confusa● «Vai a cambiarti, coraggio●» Tino sembrava così freddo adesso● Così logico e distante● «Faccio preparare un caffè, così li tengo impegnati●» «Ma mi hai guardata o no? Sono impresentabile! E loro mi hanno vista Susan Stephens
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in queste condizioni● Che figura●●●» «Stiamo parlando di professionisti venuti qui apposta per concludere un importante accordo● Tra dieci minuti avranno dimenticato quello che hanno visto●» Sembrava talmente distante, notò Lisa● La luce che gli aveva visto brillare negli occhi solo poche ore prima, mentre erano insieme, si era spenta● Ma l'aveva scorta davvero o se l'era solo immaginata? Meglio non illudersi, decise● E indurì la propria voce, la propria espressione, il proprio cuore● Doveva tornare a essere la grintosa manager tutta d'un pezzo● La figlia di Jack Bond● «Avrò bisogno di dieci minuti, un quarto d'ora al massimo» gli disse, asciutta● «Fai preparare quel caffè●» Lisa trascorse il resto della giornata con gli occhi incollati su conti, bilanci di previsione e rendiconti finanziari● Era ciò che faceva per vivere● Ed era brava● I suoi collaboratori lo sapevano, perciò nessuno di loro si azzardò a fare commenti sulla sua fugace apparizione di prima● Tutti si concentrarono sulla discussione, che andò avanti per diverse ore● Era ancora china su un rendiconto quando si accorse che tutti, intorno a lei, stavano radunando gli incartamenti● La riunione si era conclusa● Si irrigidì quando Tino si rivolse ai presenti● «Sarei onorato di avervi tutti quanti ospiti a cena a casa mia● Diciamo intorno alle nove● Per voi va bene, signori? Lisa?» Il semplice cenno di assenso di Lisa si unì al mormorio di approvazione degli altri● Radunò anche lei le sue carte e le infilò nella valigetta● «Lisa●» Sussultò, sentendosi chiamare● Ma era solo Mike, il suo braccio destro● Si sentiva ancora un fascio di nervi tesi, ma si sforzò di sorridergli● «Si può sapere che cos'hai?» Mike la conosceva troppo bene● Lisa poteva ingannare chiunque, ma non lui● «È così evidente?» gli chiese, preoccupata● «È successo qualcosa? Come posso aiutarti?» Mike era davvero un tesoro● Premuroso, intelligente, intuitivo● Sensibile●●● come un uomo raramente sa essere● Omosessuale dichiarato, Mike non si era mai vergognato di esserlo● E Lisa non si era mai pentita di averlo preso con sé● Susan Stephens
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Il fatto poi che lui riuscisse a scorgere il suo turbamento la commosse● Si sentì salire le lacrime agli occhi● Che diavolo le stava succedendo? Si vide passare un fazzoletto, col quale si tamponò gli occhi per evitare di combinare qualche disastro col mascara● «Posso fare qualcosa per te?» continuò Mike● «Lisciamo a prendere un po' d'aria?» «Sì, magari●» Le fece strada, procedendo davanti a lei in modo da coprirle il viso arrossato e marciando impettito come se fosse la guardia del corpo della regina di Inghilterra● «Va già meglio» disse Lisa, una volta usciti● Davanti all'ingresso di Villa Afrodite c'erano alcuni taxi, pronti a riportare gli ospiti di Zagorakis nel centro abitato, ai piedi del dirupo su cui era abbarbicata la casa● «Ti trema ancora la voce» osservò Mike● «E hai una faccia●●●» «Grazie, ma non c'era bisogno di farmelo notare●» «Qualcuno deve pur dirti la verità, anche se indigesta●» «Hai ragione● Un amico sincero è un bene prezioso in questo mondo di squali● E di te so di potermi fidare● Lo sai, vero?» Mike sorrise● «È sempre un piacere sentirtelo dire●» «D'ora in poi, te lo dirò più spesso● E cercherò di essere diversa●» «Non troppo, però● Così continuerò a vantarmi di essere il fido collaboratore di una delle imprenditrici più toste che bazzicano il mondo dell'industria britannica●» «È questo che dicono di me?» «Più o meno●» Lisa annuì, pensierosa● «Ora che ci penso, una cosa per me potresti farla●» «A disposizione●» «Stasera, a quella cena, non mi mollare nemmeno per un minuto● Ne ho fin sopra i capelli di Zagorakis e dei suoi tentativi di manipolarmi●» «Non c'è problema●» Il sorriso di Mike era rassicurante● «Conta pure su di me●» Lisa scelse un vestito molto appariscente che trovò nell'armadio: un abito corto di seta fantasia, che lasciava scoperta una spalla● Spazzolò a lungo i capelli e si truccò con molta cura●●● forse esagerando un pochino● Susan Stephens
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Mentre si guardava allo specchio, le parve di udire la voce di suo padre● «Tua madre si truccava sempre come una prostituta quando era sconvolta●» «E chi era a sconvolgerla, papà?» borbottò, prendendo il flacone del latte detergente● Si ripulì il viso e si tolse il vestito, che venne gettato sul letto● Decise di rimettersi il suo tailleur pantalone di lino, ma cambiò idea quando vide, nell'armadio, una gonna di seta color avorio, a cui era abbinato un top azzurro semplicissimo● Faceva molto caldo: la giacca del tailleur le si sarebbe incollata addosso● E la sua camicia era già stata gettata nella cesta della biancheria sporca● Raccolse i capelli dietro la nuca con un fermaglio di tartaruga e sul viso ora privo di trucco passò un po' di tonico● Una spennellata di terra, per dare colore, un filo di rossetto● E una spruzzatina di profumo● Quando Mike venne a bussare alla porta, era pronta● Mike era elegantissimo, come sempre● Ci teneva a seguire le ultime tendenze della moda● Nel vederla vestita in quel modo anonimo, storse il naso● «Che disastro!» esclamò● «Appena torniamo a casa, ti porto a fare shopping●» «Sto così male?» «Hai presente un magnifico leopardo travestito da gatto spelacchiato?» «Allora va bene●» Lo scopo era proprio quello: Lisa non voleva che Tino credesse che si fosse presa la briga di farsi bella per lui● «Vogliamo andare?» Tino la degnò appena di uno sguardo vedendola uscire in giardino al braccio di Mike, poi si girò in un'altra direzione● Gli altri presenti, tutti uomini, avevano un drink in mano e non si accorsero di lei● Tutti, indistintamente, erano in smoking, compreso Tino● «Visto?» le sussurrò Mike in un orecchio● «Che cosa?» «Sei più fuori luogo adesso che stamattina, quando ti sei presentata alla riunione conciata in quel modo● Torniamo in camera e troviamo qualcosa di decente●» «Non dirai sul serio?» Ma Mike era serissimo, perché la trascinò letteralmente in casa e poi nella stanza di Lisa● Quando aprì il guardaroba, gli occhi gli schizzarono Susan Stephens
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fuori dalle orbite● «E questi da dove saltano fuori? Che meraviglia! Prendiamo questo●●● e anche questo, sì●» Lisa dovette rassegnarsi● Tanto non sarebbe uscita dalla stanza finché Mike non l'avesse rivestita da capo a piedi● Quando ebbero finito, stentò a riconoscere la giovane donna avvolta nell'evanescente abito di voiles e seta color corallo che vide nello specchio● «Oh, Mike, mi sento come Cenerentola dopo la magica apparizione della farina buona!» esclamò, trasfigurata● «E la fatina buona sarei io?» ridacchiò Mike● «Allora, che ne pensi?» «Dimmi cosa ne pensi tu●» «Be', ora sfido chiunque a ignorarti● A cominciare da quell'antipatico del tuo amico greco●» Stavolta, quando uscirono sulla veranda esterna, si girarono tutti● Mike le aveva sollevato i capelli in un'acconciatura che la slanciava, lasciando libera qualche ciocca arricciata che le incorniciava il viso, truccato sapientemente per dare risalto al colore degli occhi● Il risultato? Sembrava uscita dalle pagine di Vogue● Naturalmente Lisa non si vestiva mai così, ma Mike non conosceva mezze misure● I sandali che l'aveva costretta a infilare avevano tacchi vertiginosi, e aveva scelto il vestito più elegante e più sexy del guardaroba insistendo poi perché sotto non indossasse né reggiseno né slip, perché così le sarebbe scivolato meglio addosso● Vedendo che Tino deglutiva a fatica, Lisa gongolò● «Beccati questa, Zagorakis» mormorò Mike, con aria di trionfo● Lisa non poté non sorridere● «Signori» esordì, salutando con un altero cenno del capo ora l'uno, ora l'altro ospite● Si aprì una specie di gara a chi per primo le portava un drink, una tartina, una sedia per mettersi comoda● Solo Tino rimase in disparte, a fissarla con aria insondabile● La serata fu piacevole, la cena deliziosa● Questa, per lo meno, sarebbe stata la versione apparsa su un comunicato stampa, rifletté Lisa con una punta di sarcasmo● Tino, al momento di mettersi a tavola, aveva scelto il posto più lontano da lei e ora chiacchierava fitto fitto col suo direttore commerciale● «Fatica sprecata●» Lisa si voltò verso Mike, che sembrava contrariato● «No, dico, io mi sono fatto in quattro per farlo schiattare, e tu continui a Susan Stephens
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fissarlo con quegli occhi da pesce lesso● Se non fosse bello come un dio greco, giuro che me la prenderei a morte●» «Hai ragione, Mike● Scusami● Ma dimmi, sono così trasparente?» «Per tua fortuna, non credo che lui se ne sia accorto● È troppo intento a parlare di lavoro●» «Già● Come sempre●» La cena poteva dirsi conclusa● Dopo il caffè, era stato servito il brandy● Mike si apprestò ad alzarsi● «Posso venire con te al villaggio?» gli domandò Lisa● «Perché me lo chiedi?» «Sai, finora sono stata sua ospite qui, alla villa● Ma adesso●●●» Mike alzò una mano● «Non dire altro● Per me va bene●» Guardò brevemente in direzione di Tino● «Ma qualcun altro potrebbe non essere d'accordo● Vieni» la esortò● «Stanno andando via tutti● Magari riusciamo a svignarcela●» Ma c'erano cose che nemmeno Mike poteva evitare● «Dove credi di andare?» La domanda perentoria di Tino, che era uscito sotto il portico per salutare i suoi ospiti, era rivolta a Lisa, ovviamente● «Scendo al villaggio con Mike●» Invece di mettersi a discutere con lei, Tino prese Mike per un braccio e lo tirò in disparte● Parlottò con lui per un paio di minuti, sempre tenendolo saldamente per un gomito● Dopo di che, con grande disappunto di Lisa, Mike, il suo fido collaboratore, il suo caro amico, si allontanò senza nemmeno tornare a salutarla● E quando cercò di corrergli dietro, Tino la bloccò● «Che cosa diavolo credi di fare?» chiese Lisa, guardando furibonda la mano con cui lui la tratteneva● «Potrei farti la stessa domanda●» «È chiaro che qui la mia presenza non è gradita, perciò vado dove qualcuno sembra apprezzarla●» «Ora parli come una ragazzina capricciosa e viziata, Lisa●» Tino la tirò dentro la casa e chiuse la porta● «Che bisogno c'era di fare questa sceneggiata?» «E che bisogno c'è di stritolarmi il braccio in questo modo?» Lui allentò subito la presa● «Seguimi● Nel mio studio potremo parlare senza essere disturbati●» «Parlare? Non credo ci sia più niente da dire●» Susan Stephens
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«È questo il modo in cui mi ringrazi?» «Ringraziarti? E di cosa?» replicò, incredula● «Per avermi ignorata per tutta la sera?» Di nuovo cercò di raggiungere la porta● E di nuovo venne bloccata● «Io ho fatto tutto questo per te!» «Senza nemmeno dirmi che avevi chiamato i miei collaboratori?» «Volevo farti una sorpresa●» «Be', ci sei riuscito●» «Ti ho fatta cercare, per avvisarti● Ma nessuno sapeva dov'eri●» «Forse perché stavo facendo una cosa per te●» «Cosa?» «Lasciamo perdere●» Lo oltrepassò, sperando di afferrare la maniglia della porta● Inutilmente● «Fammi uscire di qui, Tino●» «Altrimenti, che cosa farai?» «Chiamerò la polizia● Non puoi trattenermi contro la mia volontà●» «A Stellamaris, l'unica polizia sono io●» Ah, già● Se n'era dimenticata● Lui era il padrone, il re indiscusso dell'isola● «Allora vuoi per favore chiamarmi un taxi per farmi accompagnare al villaggio, o preferisci che lo faccia io?» Invece di risponderle, Tino tornò ad afferrarla per un braccio, marciò fino al suo studio e, una volta che furono entrati, richiuse la porta sbattendola rabbiosamente● «Ora mi spieghi o no che cosa significa questa pagliacciata?» Fece un gesto ampio, indicando prima i capelli acconciati, poi il viso truccato di lei● «Che bisogno c'era di pavoneggiarsi in quel modo davanti a tutti i miei ospiti?» «Che cosa c'è, sei geloso, Tino?» «Geloso di cosa? Di una sgualdrina?» Lo schiaffo partì senza che Lisa potesse fermarlo● Lo colpi in pieno viso● Fu così improvviso e violento che Tino dovette massaggiarsi una guancia per lenire il dolore acuto● Lisa sbarrò gli occhi, incredula● Era da sempre contraria alla violenza● Sicuramente Tino si era meritato quel ceffone, ma non era da lei perdere le staffe● «Io●●● non so che cosa mi è preso●» Lui continuava a massaggiarsi la guancia● «Gran bel colpo, davvero●» «Scusami● Sono imperdonabile●» Non si riconosceva più● E non le piaceva la persona che era diventata● «Anch'io ti devo delle scuse● Per averti definita in quel modo●» Susan Stephens
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Tino●●● che si scusava con lei? Che ammetteva di aver sbagliato? Questa, poi! «Rimani●» «Che cosa?» «Rimani qui a Villa Afrodite, come avevamo stabilito● Non abbiamo ancora terminato le trattative● E la casa è grande: hai la mia parola che non ti starò tra i piedi● E ti assicuro che tu non mi sarai di nessun intralcio●» Allora era proprio così● Tra loro c'era solo questo: una trattativa da definire● Nient'altro, ricordò Lisa a se stessa● Tino lo aveva appena confermato● Perciò, perché non sarebbe dovuta restare? Tutta la passione, tutta la tenerezza di quella notte erano come svaniti alla luce del giorno● Se questo era tutto ciò che ci si poteva aspettare da una storia d'amore, poteva benissimo farne a meno● Il cuore stretto in una morsa dolorosa, Lisa rivide se stessa al funerale di sua madre● E le tornarono in mente le parole che Jack Bond aveva pronunciato gettando la prima manciata di terra sulla bara della moglie● «Non aspettarti troppo dalla vita● Altrimenti rimarrai delusa●»
9 Sollevandosi sui cuscini il mattino dopo, appena sveglia, Lisa si ritrovò davanti, al di là della finestra aperta, la vista mozzafiato di un'immensa distesa azzurra● Sospirò, pensando che non sarebbe mai più riuscita a guardare il mare senza ricordare la giornata trascorsa sulla barca a vela di Tino● Per un giorno, uno soltanto, erano stati così vicini●●● Stupida lei a illudersi che potesse essere l'inizio di qualcosa● Un colpetto alla porta● Era Maria, la cameriera● Veniva a chiederle se voleva fare colazione sul balcone● Il suo primo impulso fu di rispondere di sì● Ma perché continuare a restare agli arresti domiciliari? Tra l'altro, se fosse scesa in sala da pranzo e avesse incontrato Tino, ne avrebbe approfittato per discutere con lui di alcuni punti dell'accordo prima della riunione con gli altri dirigenti, già fissata per la tarda mattinata● Disse quindi alla cameriera di non disturbarsi a portarle la colazione in camera, e Maria la informò che avrebbe aggiunto subito un coperto a Susan Stephens
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tavola: avevano già apparecchiato in veranda, vista la bella giornata● A tavola Tino non c'era, scoprì Lisa di lì a pochi minuti con una punta di delusione● Ma non avrebbe mangiato da sola● «Kalimera, Lisa●» «Stella! Che bella sorpresa● Non mi aspettavo di vederla qui●» «Nemmeno io mi aspettavo di vedere te●» Il sorriso di Stella era aperto● «Accomodati●» Mettendosi a sedere, Lisa si accorse che la tavola era apparecchiata per due● Dunque Tino non sarebbe nemmeno arrivato più tardi, a fare colazione● «Tino non è dei nostri, oggi» spiegò Stella, quasi leggendole nel pensiero● «Un impegno urgente● E' dovuto partire●» «Capisco●» Altro che impegno urgente! Dopo l'acceso scontro della sera prima, la stava evitando● «Non ti ha avvisata?» «No● Ma avevamo un'importante riunione stamattina●» «Sono sicura che non sarebbe partito così, se non fosse stato urgente●» «Sì, me lo immagino● Il fatto è che●●● So che non è colpa sua, Stella, ma dovevamo discutere di questioni della massima importanza● E la presenza di Tino è indispensabile● Non possiamo decidere niente senza la sua approvazione●» «Non te la prendere, Lisa● E non hai bisogno di scusarti con me: capisco che per te sia importante●» Stella la contemplò in silenzio per alcuni secondi● «I tuoi dipendenti sono fortunati ad avere te alla guida della compagnia●» I suoi dipendenti● Tutte le persone che lavoravano per la Bond Steel, verso le quali Lisa aveva delle pesanti responsabilità● «Come posso fare a mettermi in contatto con lui? Per caso sa dov'è andato?» «Temo di non poterti aiutare●» Non poteva o non voleva? Stella sembrava usare con estrema cautela le parole, come per proteggere Tino● «A che ora era fissata questa riunione?» «Alle dieci●» «Sono solo le otto● Perché nel frattempo non vieni a fare due passi con me, sulla spiaggia? Magari Constantine riesce a sbrigarsi e a rientrare in tempo●» Lisa sospirò● Una passeggiata sulla spiaggia● Perché no? C'era tutto il Susan Stephens
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tempo, prima della riunione● Scesero in spiaggia con l'ascensore funicolare● «Che meraviglia! Di qui, puoi goderti la vista● Scendendo dalla scala, invece, devi stare sempre attenta a dove metti i piedi» osservò Lisa, incantata dal panorama● «Quella scala è molto ripida» confermò Stella● «È adatta solo alle capre● E alle teste dure come quella di Tino!» Stella sembrava conoscerlo davvero bene, e Lisa invece sapeva ancora molto poco di lui● «È tanto che vi conoscete?» «Da sempre●» L'espressione della donna divenne subito guardinga● Indicò un punto nel mare● «Guarda: i delfini!» Voleva distrarla, cambiando argomento● La sua evidente riluttanza a parlare di Tino non faceva che confermare a Lisa il sospetto che quell'uomo avesse qualcosa da nascondere● Appena misero piede sulla sabbia, Lisa vide una coppia● Sembravano giovani, molto presi l'uno dall'altro: a piedi nudi, si tenevano mano nella mano● Il viso di lei era rivolto verso quello del suo compagno, di cui Lisa riusciva a vedere solo i capelli neri● Una fitta di gelosia la trapassò● Possibile che fosse Tino? Che non fosse andato da nessuna parte? Che avesse mentito a Stella, dicendo di dover partire improvvisamente? Se davvero le cose stavano così, e quell'uomo era Tino, non voleva vederlo● Non voleva saperlo● Si bloccò sui suoi passi● «Ho fatto male a venire● Sarà meglio che torni alla villa● Devo prepararmi per la riunione●» «Tu lavori troppo, Lisa● Dovresti cercare di ritagliarti un po' più di tempo per te stessa●» Suo malgrado, Lisa continuava a fissare la coppia ferma sulla riva● Stella dovette percepire la curiosità che trapelava dalla sua espressione perché la prese sottobraccio e disse: «Vieni● Ti presento mia figlia»● «Arianna? La conosco● Ci siamo incontrate brevemente l'altro giorno, quando sono arrivata●» «Vieni» insistette Stella● «Te la presento come si deve●» A mano a mano che si avvicinavano ai due, Lisa si sentì sollevare un macigno dal cuore● Si era sbagliata● Arianna era con Giorgio, anche lui un cantante lirico: un tenore italiano di una certa fama● Insieme ad Arianna, avrebbero cominciato a giorni le prove per una grossa produzione che avrebbe debuttato al Covent Garden, a Londra● Questo spiegava come mai Stella era ospite alla villa: aveva lasciato la Susan Stephens
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sua casa a disposizione dei due innamorati● «Stella, devo chiederle una cosa●» A parlare era stato il compagno di Arianna● «Non ora, Giorgio» rispose Stella, gli occhi sereni illuminati da una luce vivissima● «No» convenne Arianna● «Aspettiamo Tino●» Aspettare Tino? E perché?, si domandò Lisa● Che c'entrava lui? Possibile che non si potesse firmare un contratto, o che due giovani non potessero amarsi senza la sua approvazione? «Arianna ha ragione, Giorgio» continuò Stella● «Devi essere paziente● Aspettiamo Tino●» Ogni volta che veniva pronunciato quel nome, suo malgrado, Lisa provava un lungo brivido: nascondere i suoi sentimenti le riusciva sempre più difficile● «Dovrebbe rientrare non appena avrà sbrigato quell'altra importante questione●» Sulle labbra di Arianna si delineò un sorriso enigmatico● «Ah, quindi è andato a●●●» «Arianna!» Stella zittì sua figlia con un'occhiata● «Ne riparliamo dopo●» E ora, perché tutti si erano girati verso di lei?, si domandò Lisa● Perché non volevano metterla al corrente degli spostamenti di Tino? Non si fidavano? Un tantino risentita, decise di tornarsene alla villa● «Mi ha fatto piacere conoscerla, Giorgio● E anche rivedere te, Arianna● Ma ora devo scappare●» «La prossima volta, vieni a fare colazione da noi» la invitò Arianna● «Volentieri● Grazie» rispose Lisa● Ma non ci sarebbe stata una prossima volta, pensò● Salutò anche Stella e tornò verso la cabina della funicolare affrettando il passo, senza voltarsi indietro● Come aveva temuto, nel corso della riunione si arrivò presto al punto in cui la presenza di Tino si rivelava indispensabile● Nessuno della Zagorakis Inc era autorizzato a prendere la benché minima decisione senza la sua approvazione● Tanto valeva aggiornare la riunione● «Direi che per oggi possiamo fermarci qui, signori●●●» «Scusate tutti● Spero che ve la siate cavata anche senza di me●» Susan Stephens
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Lisa si girò esterrefatta● Tino era appena entrato nella sala, come se si fosse allontanato solo per qualche minuto● «Come no? Benissimo» gli disse, senza riuscire a contenere una punta di cinismo● «Allora per oggi è tutto» confermò lui● «Ci rivediamo domani, alla stessa ora●» Aveva ripreso il controllo della situazione, quando era stata lei a presiedere l'incontro! Che faccia tosta! «Sì, grazie a tutti» sibilò Lisa a denti stretti● I dirigenti uscirono● E Tino indicò la poltrona da cui Lisa si era alzata due secondi prima● «La riunione è finita, Tino●» «E io voglio sapere di cosa avete discusso●» «Puoi sempre chiederlo a uno dei tuoi collaboratori●» Presa la valigetta, Lisa si accinse a uscire● «Ma si dà il caso che voglia saperlo da te●» Lisa rimase dov'era, mentre lui andava a chiudere la porta● «Non ti sei neanche degnato di essere presente, perciò come mai questo improvviso interesse per l'esito della riunione?» «Improvviso non direi● Il mio interesse nei confronti di un nostro eventuale accordo non ha mai vacillato●» «A differenza del tuo interesse per il nostro●●● accordo privato●» «Questo è un altro discorso● Comunque, ti faccio notare che sono stato io a convocare questa riunione●» «Quindi avresti dovuto degnarti di prendervi parte● Invece non c'eri, perché avevi qualcosa di più importante da fare altrove, a quanto pare●» «Ieri avevamo stabilito di restare a debita distanza l'uno dall'altro, o sbaglio?» «Restare a distanza? E l'altra notte, allora? Cos'è stato per te, un diversivo? Un modo come un altro per passare il tempo? Non credi che potrebbero esserci delle conseguenze?» «Quali conseguenze? Ho preso le mie precauzioni, se ben ricordi●» Si preoccupava solo di questo? Dei risvolti pratici di quanto era accaduto? Lisa si sentì infiammare di rabbia e di umiliazione● Dunque, Tino aveva trascorso qualche ora piacevole in sua compagnia, ma per lui non significava niente● Del resto, chi era lei per giudicarlo? Si era lasciata andare, aveva perso il suo proverbiale autocontrollo● Non era migliore di lui● E ora pagava per il suo errore● La sua voce vibrava di indignazione Susan Stephens
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quando riprese la parola● «Dovrai cercarti qualcun altro che ti spieghi di cosa abbiamo discusso●» Lui si spostò per lasciarla passare● Ma all'ultimo momento sembrò ripensarci e la bloccò sulla porta● «Ceniamo insieme stasera?» «No● Stasera devo cominciare a preparare i bagagli●» «Immagino che avrai un bel daffare, con tutta quella roba da sistemare● Se vuoi, ti presto un paio di valigie●» Lisa arrossì, capendo a scoppio ritardato la battuta di lui● «E chiaro che ti restituirò tutto il denaro che hai speso per quella roba● Sono tutti vestiti●●●» «●●● scelti con cura» la anticipò● Non era vero● E Lisa lo sapeva● «Sì, come no?» «Ci vediamo domattina, allora●» Stavolta Tino non solo si fece indietro, ma le aprì la porta● E per ricambiarlo della cortesia, Lisa decise di dargli una piccola anticipazione● «Forse riusciremo a concludere prima di venerdì● La riunione di oggi è andata meglio del previsto●» «Davvero? Ne chiederò conferma ai miei collaboratori●» Perché, la sua parola non era sufficiente? La voce di Lisa si indurì● «E io andrò via subito dopo che avremo firmato il contratto●» «Abbiamo fatto un patto, noi due●» «Un patto a cui tu sei venuto meno●» «Ora sono qui●» «Non è questo il punto● Sei tu quello che voleva essere informato su ogni singolo dettaglio della trattativa●» «La mia presenza era indispensabile altrove●» Segreti● Sempre segreti● «Be', non puoi venir meno alla parola data ogni volta che ti fa comodo!» «Però hai detto tu stessa che le cose procedono per il meglio e che forse riusciremo a concludere prima del previsto●» Lisa non seppe cosa rispondere● «A domani, Tino●» Lui le si parò davanti● «Vorrei uscire, se non ti dispiace●» Invece di spostarsi, Tino chiuse la porta e girò la chiave nella serratura● «Ho un'altra proposta da farti●» «Troppo tardi● Ho già avuto tutto quello che volevo da te●» «Non credo● C'è qualcosa che ancora non ti ho dato● Questo●» Prima che lei potesse capire le sue intenzioni, l'afferrò● Lisa scostò prontamente Susan Stephens
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il viso, quando lui tentò di baciarla● «Questa non ti serve●» Le tolse di mano la valigetta e la gettò su una sedia● «Che cosa stai cercando di fare? Lasciami andare! Voglio uscire di qui! Adesso!» «Se pensassi che è davvero questo che vuoi, ti avrei già lasciata andare●» «Tu non puoi sapere quello che voglio!» Lisa cercò di divincolarsi● «Non posso crederci●●●» «Non credi neanche a questo?» Tenendola ferma con una mano, con l'altra le afferrò il viso e le sfiorò le labbra con la bocca● «Tu non te ne vuoi andare, Lisa● Non ancora● Ammettilo●» Lisa tremava mentre lui le tracciava il contorno delle labbra con la punta della lingua● E poi, perché lo desiderava, perché non aveva la forza di frenarsi, lo abbracciò, in preda a una brama che annullava ogni altro pensiero● Con un unico movimento, Tino le abbassò i pantaloni e gli slip● Lisa lo sentì strappare un involucro di alluminio● «Oh, sì● Fai presto●●●» Non aveva mai fatto nulla di così audace, di così erotico● Le finestre erano spalancate, le tende aperte● Chiunque fosse passato avrebbe potuto vederli● Un pensiero che la eccitò ulteriormente● Tino la spinse sul tavolo delle riunioni e le sollevò le gambe, allacciandosele intorno alla vita● «È una follia●●●» mormorò Lisa● «Sì» le rispose, solleticandole il collo col respiro caldo● «Ma è questo che vuoi, non è vero? È quello che desidero anch'io●» «Mi sembra di impazzire●» «Sì●» Tino le solleticò l'interno delle gambe con la sua erezione● «Sei pronta, vero?» La vide reclinare il capo e abbassare le palpebre● «Sei così bella●●●» Si tirò crudelmente indietro● «●●● che quasi quasi rimango qui a guardarti●» «No, ti prego! Non ce la faccio●» «Be', in questo caso●●●» Un lento gemito fuoriuscì dalle labbra di Lisa mentre la penetrava● «Meglio?» «Decisamente» sussurrò lei, avvolgendolo nel suo calore● «Non avere fretta● Rilassati● Goditi questo momento●» Tino parlava come se avessero tutto il giorno a disposizione, come se fossero soli sull'isola● Susan Stephens
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«Ma se dovesse vederci qualcuno●●●» «Ci siamo solo tu e io● Nessun altro●» L'inflessione della sua voce però era asciutta, tesa● La possibilità di essere scoperti da qualcuno lo eccitava, dedusse Lisa● «Parli così perché se ci scoprissero tu avresti molto meno da perdere●» «Dici?» Ancora una spinta decisa, che le strappò un urlo● «Certo» gemette Lisa● «Tu saresti considerato un dongiovanni● Io invece●●●» «Tu parli troppo●» Tino la zittì trascinandola in una danza selvaggia, che presto condusse entrambi a un violento orgasmo● Quando fu tutto finito, Lisa scoprì di non avere molta voglia di lasciare la calda sicurezza di quel corpo saldo, la sensazione di protezione e di forza che sempre le infondeva● «Come va adesso?» Tino le strofinava il mento sul collo● «Un po' meglio●» «Ma non sei ancora sazia●» «E tu?» Tino sorrise mentre scivolava fuori dal suo corpo accogliente● Poi guardò verso la finestra● «Appena in tempo●» Si spostò davanti a lei, per coprirla● Lisa sentì delle voci e, sollevando il capo, vide alcuni uomini che si dirigevano verso la spiaggia● «Lo sapevi! Sapevi che sarebbero passati di qui●» «Sì● Ma la possibilità di essere scoperti eccitava anche te, vero?» Lisa non poté negarlo● «Sei un pazzo incosciente, Tino●» «Forse● Ma credi che avrei costruito tutto questo se non fossi una persona che ama il rischio?» «No, certo●» Tino aspettò che lei si rivestisse● «Allora? Sei sempre decisa a ripartire subito dopo aver firmato quel contratto?» Non era quello che Lisa desiderava realmente● Pur sapendo che, per il suo bene, avrebbe dovuto stare alla larga da quell'uomo, era in preda a una smania che non riusciva a controllare● «Devo tornare in sede al più presto, per tranquillizzare tutti i miei collaboratori●» Era una scusa perfetta● «Puoi metterti in contatto con loro da qui● O puoi rimandare a casa Mike, per informare tutti che abbiamo raggiunto un accordo●» «Ma perché dovrei restare qui?» «Perché lo desideri●» «E tu come fai a esserne così sicuro?» «Quarantotto ore di sesso sfrenato● Direi che è una tentazione troppo Susan Stephens
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forte per resistere●» E in effetti, Lisa era tentata! «È una situazione ideale, Lisa● Un piacevole interludio per entrambi● Non posso offrirti una relazione a lungo termine● Ma non è questo che vuoi, giusto?» In quel momento, qualcosa morì dentro Lisa● «Io●●● non sono sicura di poter restare●» «Sì che puoi● Pensaci: andranno via tutti● Resteremo solo noi due, sull'isola●» «E i tuoi domestici?» «Sanno essere discreti● Potremo approfondire la nostra conoscenza e sperimentare tutto quello che ci va: un'avventura erotica senza precedenti●» Le sorrise, un sorriso pieno di promesse● «Siamo fatti della stessa pasta● Quando ti guardo, è come se mi vedessi allo specchio● Non sempre è piacevole, ma almeno so a cosa stai pensando●» Il sesso con Tino era davvero qualcosa di elettrizzante, una sorta di droga di cui aveva un bisogno disperato● Ma Lisa desiderava anche qualcos'altro da quell'uomo: qualcosa che, forse, lui non le avrebbe mai dato● «Allora, Lisa? Che cosa decidi?» Guardandolo in quell'istante, Lisa vide che i suoi occhi si erano tramutati in due pozze scure, scintillanti e ardenti di un desiderio feroce● «Va bene● Rimango●»
10 Una bestia● Ecco cos'era: non era meglio di un animale che fiutava l'aria, in cerca dell'odore inconfondibile di una femmina con cui accoppiarsi● In questo lo aveva trasformato Lisa● Ma poi, perché dare la colpa a Lisa per le sue debolezze? Non doveva fare altro che guardarla, e ogni suo pensiero veniva spazzato via dal desiderio di portarsela a letto● Tino non riusciva a rilassarsi, a godersi Stellamaris, a concentrarsi sulle sue mille responsabilità, perché pensava a Lisa in ogni momento della giornata● Desiderava trascorrere con lei ogni minuto, ogni secondo del tempo che avevano a disposizione prima di tornare alle loro fredde, Susan Stephens
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frenetiche vite di sempre● Un'avventura erotica● Questo le aveva proposto, sperando che quella scorpacciata di sesso lo aiutasse a saziarsi di lei● Il sesso con Lisa era stato qualcosa di esplosivo, di sorprendentemente coinvolgente● Ma c'erano stati anche momenti di tenerezza, in cui aveva sentito riaccendersi dentro emozioni dimenticate● Indesiderate● Avrebbe fatto meglio a trattarla come un'ospite qualunque, rifletté angosciato● Lui meglio di chiunque altro sapeva quanto potesse essere pericoloso giocare coi sentimenti● Sapeva, tra l'altro, che Lisa portava nel cuore ferite profonde quanto le sue● Allora perché farle quella proposta indecente? Voleva causarle altra sofferenza? Non capiva che se davvero voleva aiutarla doveva starle lontano? Un favore, però, glielo aveva fatto● Per la prima volta da quando era al timone della Zagorakis Inc non aveva dato ascolto ai suoi consulenti, al suo fiuto o alle cifre che emergevano dagli incartamenti ancora chiusi sulla sua scrivania● Aveva tenuto conto di un unico dato: la compagnia di Lisa aveva bisogno di liquidi● E lui glieli avrebbe dati● Sarebbe stato pronto a darle molto di più, ma Lisa da lui voleva solo la possibilità di salvare l'azienda per poter assicurare un futuro ai suoi dipendenti● Le aveva detto che loro due erano fatti della stessa pasta, ma non era così: Tino Zagorakis era ancora un uomo che pensava prima di tutto a se stesso, che nascondeva, negava, soffocava i suoi veri sentimenti● Con tutti● Ripensò a tutti i vestiti che aveva ordinato per Lisa● Non si era preso la briga di andarli a scegliere● Certo che no! Bastava pagare - e lui poteva permettersi di farlo - per ottenere la collaborazione di qualcuno che si occupasse di certe seccature in sua vece● Lo shopping? Un'incombenza che aveva sempre delegato, anche quando si trattava di rinnovare il proprio guardaroba● Eppure quel giorno aveva fatto qualcosa di insolito● Aveva pensato di fare un regalo speciale a Lisa● E di sceglierlo personalmente● Qualcosa di prezioso e di unico● Qualcosa che, lo sperava, sarebbe servito a ricordarle di lui● Si guardò allo specchio e cercò di ridere, ma quella che venne fuori non suonava affatto come una risata● Tino Zagorakis era un uomo che si disprezzava● E che provava disgusto per se stesso●
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«Entra pure» disse Lisa, sentendo bussare alla porta● Si girò per accogliere la domestica con un sorriso● «Oh, Maria, che bel vestito!» «Sa, giù al villaggio sono già cominciati i festeggiamenti per il Primo Maggio» spiegò la donna, lisciandosi l'ampia gonna dell'abito lungo fino alle caviglie● Sul corpino, anch'esso di tessuto leggero a fiorellini, indossava un corto bolerino nero e una coroncina di fiori freschi tratteneva sulla fronte un fazzoletto bianco che scendeva sui capelli● «Stasera indossiamo i costumi popolari●» «Sono stupendi● Dovete essere fieri delle vostre tradizioni●» «Anche lei è molto elegante, signorina Bond●» Lisa si alzò dalla toeletta e si guardò l'abito di chiffon verde giada● «Grazie● Spero lo pensi anche il signor Zagorakis● È stato lui a regalarmi questo vestito●» «Vengo da parte sua●» Maria si addentrò nella stanza● «Il signor Zagorakis mi ha chiesto di portarle questi● Vuole che li metta stasera●» Lisa guardò corrucciata l'astuccio di velluto che le veniva offerto● «Lascialo lì» disse, indicando il comò● «Grazie● Riferisci al signor Zagorakis che lo raggiungerò tra poco●» «Bene●» La giovane tornò alla porta● «Le auguro buona serata, signorina Bond●» Rimasta sola, Lisa afferrò l'astuccio e se lo rigirò tra le mani come se fosse stato un serpente velenoso● Aveva tutta l'aria di contenere un gioiello● C'erano gioiellerie sull'isola? O era stato portato fin lì in aereo? Oppure Tino teneva una piccola scorta di regali di quel genere per ogni evenienza, di maggiore o minor valore, a seconda di quanto fosse soddisfatto delle prestazioni delle sue conquiste? Sentì il sangue defluirle dal viso al pensiero che questo potesse essere un modo per ricompensarla dei suoi servigi● Guardò ancora l'astuccio● Si augurò che si trattasse di un dono spontaneo, fatto senza motivazioni particolari● Qualcosa che potesse restituire a chi glielo aveva regalato senza offenderlo● Aveva visto Tino cinque ore prima● Quindi lui avrebbe avuto tutto il tempo di prendere il suo jet privato per recarsi ad Atene a fare shopping, in qualche gioielleria esclusiva● Ma non era da Tino● Lui ordinava tutto per telefono e se lo faceva recapitare con la stessa facilità con cui una persona normale ordinerebbe una pizza a domicilio: gioielli, accessori● I vestiti che le aveva comprato● Susan Stephens
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Gli orecchini di ametista● Scese, decisa a restituirgli l'astuccio, pur sapendo che in quel modo rischiava di provocare una scenata● Ma quando si affacciò nel salone, le parve di capire che c'era un festeggiamento in atto: al centro della stanza, Arianna e Giorgio si tenevano per mano, raggianti● Evidentemente Tino aveva dato loro il suo consenso● «Lisa!» Arianna le corse incontro● Non stava più nella pelle● «Io e Giorgio ci sposiamo!» «Congratulazioni!» Lisa abbracciò la futura sposa● Al giovane, invece, disse: «Sei un uomo fortunato»● «Lo so●» Andò a fare gli auguri a Stella, che aveva le lacrime agli occhi● «Questo è il giorno più felice della mia vita» confessò la donna, stringendole le mani● «E ora, mi resta soltanto un ultimo compito da portare a termine per conto di Cupido●» «Cioè, quale?» Era stato Tino a parlare● Stella si girò verso di lui● «Quello di trovare una donna disposta a sposare te, è chiaro!» «Lascia perdere● È tempo sprecato●» Stella lo guardò con un'espressione sorniona Poi disse: «Perché non ci accomodiamo?»● E indicò a Lisa il posto accanto a Tino● Subito dopo essersi seduta, con un gesto discreto Lisa posò l'astuccio sul divano, accanto alla mano di Tino● Questi si sporse verso di lei● «Vuoi che te li metta io?» «No● Anche se non so nemmeno di che cosa si tratta●» «Che significa? Non hai guardato dentro l'astuccio?» Tino aveva alzato la voce, attirando su di sé l'attenzione di Stella e dei due fidanzati● «Scusate● Non volevo interrompervi●» «Cos'è, un regalo per Lisa?» domandò Stella, curiosa● «Che cosa aspetti? Daglielo, no?» «No, abbiate pazienza●●●» Impacciata, Lisa fece per alzarsi● La mano di Tino la trattenne● Non poteva andarsene, rovinando la serata ai due fidanzati● «Scusatemi● È che non sono mai stata brava ad accettare i regali●» «Forse perché non te ne hanno fatti abbastanza» commentò Stella● «Che cos'è, Tino? Che cosa le hai comprato?» si intromise Arianna, con aperta curiosità● «Per tua informazione, Giorgio, io adoro i regali● E li Susan Stephens
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accetto sempre molto volentieri●» Risero tutti della battuta● E Arianna incalzò● «Be', si può vedere o no che cosa c'è lì dentro?» Fu Tino ad aprire l'astuccio e a girarlo verso gli altri● Dentro c'erano due orecchini: enormi smeraldi quadrati circondati da brillanti montati su oro bianco● Rimasero tutti abbagliati dal loro scintillio e ammutoliti dalla certezza che valessero un patrimonio● Tino li sfilò dall'astuccio● «Quelli di ametista ti erano piaciuti●» Scostò i capelli di Lisa, per poterglieli infilare● «Ma ho pensato che questi ti sarebbero stati meglio, perché richiamano il colore dei tuoi occhi●» Le prese il mento e le girò il viso, in modo che lei fosse costretta a guardarlo● «E avevo ragione, no? Sono perfetti●» Lisa non poté in nessun modo mascherare le lacrime che le salirono agli occhi● E si odiò per questa sua debolezza● «Grazie● Sono davvero stupendi●» «Bene!» Stella batté le mani● «Perché non scendiamo al villaggio a festeggiare con gli altri?» «Con permesso●» Lisa si alzò● «Io rimango qui● Mi è venuto un leggero mal di testa●» Non riuscì a inventarsi una scusa meno banale● Ma Stella la assecondò● «Certo, cara● Devi essere esausta● Tutte queste riunioni sfinirebbero chiunque● Hai bisogno di riposo, di tranquillità● Cose che non troverai sicuramente al villaggio, stasera● Tino, pensa tu a Lisa● Assicurati che vada a letto con una bella tazza di latte caldo, magari●» «Certo● Lascia fare a me●» Rimasero tutti e due immobili come statue finché Stella, Arianna e Giorgio non furono andati via● Poi Tino la rivolse un'occhiata allusiva● «La tazza di latte caldo non è necessaria, credo●» «Tino, per favore● Non mi va●» «Che cosa non ti va?» chiese lui, rabbuiandosi● Lisa si sfilò gli orecchini e glieli restituì● «Tanto per cominciare, questi non posso accettarli●» «Sono un regalo● Un'espressione di●●●» «Di che cosa, Tino? Di possesso? Una specie di marchio di proprietà?» Aveva usato un tono sferzante● E, a giudicare dall'espressione scioccata di lui, forse aveva colpito nel segno● «Riprenditeli, Tino● Non so che Susan Stephens
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farmene● Se volessi dei gioielli nuovi, andrei a comprarmeli da sola●» «Ma così mi privi del piacere di farti un regalo● Di comprare qualcosa per te●» Lisa sorrise, un sorriso amaro● Tino parlava come un bambino viziato che non riesce a spuntarla● E, in fondo, lo erano entrambi: due bambini viziati e capricciosi, talmente ricchi da potersi comprare tutto quello che desideravano● Anche cose molto preziose, che però non significavano niente● Oggetti che, si illudevano, forse sarebbero riusciti a riempire il vuoto che avevano nel cuore● «Vuoi dire che li hai comprati tu? Che sei stato tu a sceglierli?» «Certo● Ho preso il mio jet privato e sono volato ad Atene●» «Quindi●●● li hai scelti tu●» «Esatto●» Tino riaprì il pugno e fissò le due preziose gemme● «Ero sicuro che ti sarebbero piaciuti●» «E mi piacciono, infatti● Però●●● se volevi farmi un regalo, perché non sei andato a raccogliere due fiori in giardino, come hai fatto l'altro giorno? Mi avrebbero fatto altrettanto piacere●» «Volevo regalarti qualcosa di speciale●» «A maggior ragione potevi regalarmi dei fiori● Dei gioielli così preziosi●●● Non lo so, è come se stessi cercando di comprarmi● Di ripagarmi delle mie prestazioni●» «Quali prestazioni!? Oh, andiamo!» Le porse di nuovo gli orecchini● «Accettali, Lisa●» «Ti ho detto che non posso● E non voglio» insistette perentoria● «Mi spiace, ma stamattina hai fatto un viaggio a vuoto●» «Non credo●» «Credi quello che vuoi, ma riprenditi gli orecchini e restituiscili al tuo gioielliere● Non voglio regali da te● Non di questo genere● Non condivido questo tuo atteggiamento, anche se in fondo non posso condannarti● Anch'io, come te, non so cosa fare, non so come comportarmi al di fuori di una sala riunioni, in situazioni che non riguardano il lavoro●» «È così che definiresti quello che c'è tra noi, Lisa? Una situazione?» «In un paio di giorni sarò di nuovo a Londra● Tempo quarantotto ore e quello che c'è tra noi, comunque tu lo voglia chiamare, sarà finito● Perciò, per favore, niente gesti plateali●» «Cioè, dovrei prometterti di non sparire più per volare ad Atene dal mio Susan Stephens
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gioielliere di fiducia?» Tino sembrava aver ritrovato il suo senso dell'umorismo, ma Lisa non rise della battuta● «Sarai sfinito, dopo tutte quelle ore di aereo●» «Sono stanco, sì, ma non tanto da non desiderarti nel mio letto●» Se l'attirò tra le braccia● «Perciò noi due faremo come dico io● Puoi anche non accettare quegli orecchini, ma ti ricordo che hai ancora un accordo da rispettare con me●» Così detto, la sollevò di peso e la portò di sopra, nella sua suite● Ne aprì la porta con una spallata e andò dritto verso il letto, dove la posò● Cominciò a togliersi la camicia● «Tino, no●●●» «Perché sprecare tempo, quando ne abbiamo così poco a disposizione?» «Non posso● Ma non capisci come mi sento? Se lo facessimo adesso, mi sentirei sporca, in vendita● Mi sentirei una●●●» Lui non la lasciò finire● Si inginocchiò su un lato del letto, le prese una mano e se la posò sulla fronte● Chiuse gli occhi● «Hai ragione, Lisa● Non ho scusanti per il modo in cui mi sono comportato● Potrai mai perdonarmi?» «Restituirai gli orecchini al tuo gioielliere?» gli domandò lei● «Se è questo che vuoi, lo farò● Sai che puoi chiedermi tutto●» Sì, ma solo per questi due giorni, pensò Lisa avvilita● Poi Tino le sorrise● E quel sorriso ebbe il potere di sciogliere ogni amarezza● Dal canto suo, Tino dovette accorgersi che era riuscito a persuaderla e si rizzò in piedi● «Non ce la fai a resistermi, eh?» celiò, ammiccando● «Ti ha mai detto nessuno che sei un tantino troppo arrogante, Tino Zagorakis?» «Veramente no● Per lo meno non qui, in casa mia●» Fece un cenno con una mano, includendo tutta la stanza● «E certo non nella mia camera da letto●» «Comunque è verissimo●» «Che sono arrogante?» «No● Che non ce la faccio a resisterti●» Lisa allargò le braccia● «Che fai, vieni?» Lisa giaceva appagata tra le braccia di Tino, che si era appena addormentato● Doveva essere esausto, poverino, dopo quella giornata piena di impegni● Prima il volo di andata e ritorno ad Atene● E poi●●● e Susan Stephens
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poi le due ore incredibili appena trascorse insieme● Sorrise tra sé e sé e allungò una mano per scostargli una ciocca di capelli dagli occhi● «Credo proprio di amarti, Tino Zagorakis» mormorò, sicura che lui non potesse sentirla● Ma era davvero così● Lo scopriva adesso, una scoperta che le riempiva il cuore di una gioia immensa● Tino era tutto quello che avesse mai desiderato● Gli appoggiò il viso sul torace, posandovi sopra un bacio leggero● Lui dovette accorgersene perché si irrigidì e, nel sonno, la respinse● «No●●● ti prego●●● non farlo●●●» «Che cosa, amore mio?» gli sussurrò● «No! Mi●●● fai●●● male» farfugliava● Parole indistinte, confuse● Lisa si sollevò su un gomito● «Tino●●●» Vide che aveva gli occhi chiusi● Era ancora addormentato● «Tino, svegliati!» Ma lui la scostò bruscamente● «No!» urlò ancora, la fronte imperlata di sudore● «Tino!» Provò a scuoterlo per un braccio● «Lasciami! No, non ti avvicinare!» Non parlava con lei● Stava sognando● Era come prigioniero di un incubo orribile, forse un'eco spaventosa del suo passato● Inevitabilmente, Lisa ripensò alla comune in cui aveva vissuto parte della sua fanciullezza● Possibile che anche Tino avesse vissuto un'esperienza traumatica? Ora sembrava che qualcuno lo stesse costringendo a fare qualcosa a cui lui voleva opporsi● «No! No!» continuava a urlare● Si dimenava, disperato● Imprecò addirittura● Lisa attese col fiato sospeso, finché non lo vide acquietarsi● Tornò allora ad accoccolarsi di fianco a lui e lo abbracciò per la vita● Rimase a lungo sveglia a chiedersi se Stella sapesse di quegli incubi● «Lisa?» Sollevò gli occhi e gli sorrise● Era sveglio● E sembrava lucido, almeno così le parve● «Perché mi guardi così?» Tino si girò verso di lei● «Perché non mi baci, invece?» «Fino a un minuto fa dormivi● Stavi sognando?» azzardò lei● «Oh, sì● Ho fatto un sogno fantastico●» Tino se la attirò addosso● «E c'eri anche tu●» Susan Stephens
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«Davvero? È strano, perché ho avuto l'impressione che●●●» Non finì la frase, perché lui le scivolò dentro● «Ecco● Era questo che stavo sognando● Ma la realtà supera qualsiasi fantasia, credimi●●●»
11 La mattina seguente si svegliarono tardi● Avevano poco più di venti minuti per prepararsi alla riunione, ma non vollero rinunciare al piacere di fare la doccia insieme● Lisa fece un salto in camera sua, per vestirsi, e dovette inventarsi una scusa da propinare a Mike che la guardò di traverso, notando i capelli ancora bagnati che aveva raccolto e fermato dietro la nuca con un pettinino● Non si era nemmeno truccata● «Vengo ora dalla spiaggia● Ho fatto una bella nuotata●» «Ah, ecco» replicò Mike, tutt'altro che convinto● «Signori, scusate il ritardo» esordì Tino, che arrivava in quel momento● Si accomodò senza dare altre spiegazioni● «Vogliamo cominciare?» La riunione durò poco meno di due ore, al termine delle quali tutti i punti in sospeso erano stati affrontati e le controversie appianate● «Allora possiamo procedere con la stesura del contratto» concluse Tino● «Dopo di che, non ci resta che firmarlo● Naturalmente se non hai nulla in contrario» aggiunse, rivolto a Lisa● «No, è tutto a posto●» Gli intervenuti si scambiarono una stretta di mano● E Tino si alzò● «Propongo un brindisi, per suggellare il nostro accordo● Se volete seguirmi in veranda●●●» Andarono via tutti nel primo pomeriggio● Lisa, come d'accordo, si sarebbe trattenuta ancora● Tino le aveva detto che quella sera avrebbero cenato al villaggio, per partecipare alla festa del paese● Una prospettiva che la eccitava, curiosa com'era di conoscere la cultura e le tradizioni di quel mondo così diverso dal suo● D'altro canto, però, avrebbe voluto restare a quattr'occhi con Tino, per fargli qualche domanda su quell'incubo● Qualcosa le diceva che lui si sarebbe rifiutato di risponderle, ma qualcuno doveva pur provare ad aprire una breccia in quel muro impenetrabile che si era costruito intorno● Tutto il paese si era riversato nella piazza principale del villaggio, al Susan Stephens
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centro della quale era stato montato un palco di legno● Un uomo dai capelli argentati, con il viso solcato di rughe e un magnifico paio di baffi, aveva appena preso in mano un microfono quando Lisa e Tino arrivarono● «Takis Theodopoulus» spiegò Tino● «Uno dei più apprezzati cantanti di musica folk● Basta sentirlo cantare per sapere tutto quello che c'è da conoscere sulla Grecia e sulla mia gente●» «Ma se canta in greco, come faccio a capire cosa dice?» «Ascolta e vedrai●» Tino aveva ragione● La voce del cantante sembrò toccare le corde più profonde del cuore di Lisa e ipnotizzare tutti coloro che la ascoltavano: quella musica magica sembrava avvicinarli l'uno all'altro● Molti tenevano in mano dei fazzoletti e li agitavano per aria, seguendo la melodia delle varie canzoni● Lisa sarebbe rimasta lì per ore se Tino, a un certo punto, non l'avesse tirata delicatamente per una mano● «Ora capisci perché sono così legato a questo posto» le disse, dopo che ebbero trovato un angolino tranquillo● «Qui si vive meglio● La gente è libera di esprimersi come preferisce●» Le tuffò gli occhi negli occhi● E Lisa capì che stavano pensando la stessa cosa: il passato aveva privato entrambi di quella libertà● «Tino, c'è una cosa che vorrei chiederti●» «Non ora●» «Perché no?» Lo sguardo di lui si era infiammato● «Perché non posso più aspettare●» «Ma dove●●●» Lo vide entrare in un negozio di fiori● «No, Tino● Non possiamo●●●» «Perché no? Non c'è nessuno● Sono tutti in piazza●» La porta era aperta● Dentro non c'era anima viva● Lisa respirò a fondo, riempiendosi le narici del profumo inebriante di tutti quei fiori● Il negozio era buio, perciò era come se qualcuno le avesse bendato gli occhi, acutizzando tutti gli altri suoi sensi● E all'improvviso, Tino la abbracciò, cominciando a baciarle il collo● «Tino, no●●● E se tornasse il proprietario?» Lui non perse tempo a spiegarle che tutti i negozi di Stellamaris appartenevano a lui● «Tino, ti prego● Volevo chiederti una cosa●●●» «Dopo●» La sollevò tra le braccia● «Qui è meglio» decise, spingendo Susan Stephens
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una porta interna con una spallata● Doveva essere il retrobottega● L'adagiò su un grande tavolo da lavoro cosparso di foglie● «Speriamo che non ci siano spine●» «No● Non ce ne sono● Ma●●●» Tino non l'ascoltava● Le stava sfilando gli slip di raso color prugna● «Anche questi sono bellissimi» commentò● «Ho scelto proprio bene●» «Perché, li hai scelti tu?» «Be', ecco●●●» «Tino, non mi sento a mio agio● Se entrasse●●●» Lui le chiuse la bocca con un bacio● «Basta parlare● Dobbiamo concentrarci, visto che abbiamo un tavolo prenotato per cena per le nove●» «Cioè abbiamo i minuti contati?» «Dieci, per l'esattezza● Ma basteranno, vedrai●» Piegandosi appena sulle gambe, Tino si abbassò i pantaloni e le affondò dentro● «Non è bello?» «Oh, sì●●● stupendo●●●» Lisa si sentì sciogliere tutta● «Non ti fermare●» Si abbandonò alle mille sensazioni che la travolgevano● E Tino l'accompagnò in quel volo straordinario con spinte decise, sempre più incalzanti, finché non si irrigidì a sua volta, avvicinandosi alla meta● La reazione di Lisa fu immediata● Lanciò un urlo acuto e si abbandonò agli spasmi violenti che le sconquassarono il corpo, spingendola oltre la soglia della realtà tangibile● Tino la tenne stretta per tutto il tempo, continuando a muoversi per prolungare all'infinito il piacere di entrambi● «Ora possiamo andare a mangiare» decise, quando il mondo smise di girare attorno a loro● Guardò Lisa negli occhi appannati● «Tutto bene?» «Non lo so● Mi sento●●●» «Esausta? Sazia? Soddisfatta?» «Non lo so●» Esausta sì, sicuramente● Ma sazia no: non si sarebbe mai saziata di Tino● Soddisfatta invece●●● non lo sarebbe stata finché non avesse svelato il mistero che avvolgeva il passato di lui● Gli posò una mano su una guancia● «Tino, io●●●» Dopo averle afferrato la mano, lui ne baciò il palmo● «Se non ci sbrighiamo, daranno via il nostro tavolo●» «Non oseranno● Il tavolo prenotato da Tino Zagorakis●●●» «Non ricevo trattamenti preferenziali, qui a Stellamaris● E mi offenderei Susan Stephens
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se mi facessero dei favori●» «E se te li facessi io?» «Be', per te potrei fare un'eccezione●» Lisa accettò il bacio languido che seguì● Ma lo trattenne ancora quando lui provò a tirarla verso la porta● «Senti, c'è una cosa che voglio chiederti●●●» «Più tardi● Prima mangiamo● Ho una fame che non ci vedo●» La avvolse in uno sguardo caldo come un raggio di sole● «Ed è anche colpa tua●» Ma a tavola Lisa non poté affrontare l'argomento● Non c'era l'atmosfera giusta: erano circondati da decine di persone che conoscevano Tino e si fermavano in continuazione a salutarlo● La taverna era illuminata a giorno, gremita di clienti chiassosi che, lasciati a casa i bambini con gli anziani, sembravano intenzionati a godersi la serata● Le tavole erano apparecchiate con tovaglie bianche e azzurre lunghe fino al pavimento, ben distanziate l'una dall'altra● In quell'atmosfera gaia e festosa, Lisa faceva fatica a rilassarsi● Non poteva impedirsi di desiderare che la vita fosse un po' meno complicata● «Come mai quel sospirane?» Lisa non si era nemmeno accorta che era uscito dalla sua bocca● «Sono felice●» «Non sembrerebbe il sospiro di una persona felice●» A volte, la straordinaria capacità di Tino di sintonizzarsi sui suoi stati d'animo la spaventava● E mentre la fissava, adesso, con un'intensità sconvolgente, Lisa scoprì che moriva di nuovo dalla voglia di fare l'amore con lui● «Ah, ecco● Ora so cosa stai pensando» mormorò lui● E cominciò ad accarezzarle una gamba, sotto il tavolo● «Tino, no!» provò a protestare Lisa, sentendo che la mano risaliva lungo la coscia● «Non qui!» «Scivola appena in avanti e non te ne pentirai●» Agganciandole una caviglia con la sua, Tino le schiuse le gambe● E un istante più tardi, la sua mano arrivò a destinazione● Cominciò ad accarezzarla intimamente● «Ti avevo promesso un'avventura erotica● E io mantengo sempre le promesse●» Susan Stephens
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Suo malgrado, Lisa scoprì che l'ingannevole impassibilità di Tino la eccitava da morire: lui guardava in direzione della pista da ballo come se niente fosse, mentre le faceva quelle cose incredibili● Naturalmente godeva anche lui, ma non quanto lei che, di istinto, lo assecondò in ogni movimento● «Te la farò pagare» sibilò● «Ci conto● Ora concentrati● Hai di nuovo i minuti contati● Stanno per servire il caffè●» Dopo il caffè, Tino la invitò a ballare● Fecero un paio di lenti, i corpi incollati che si infiammavano sempre di più, finche lui non poté più resistere a quell'estenuante tortura● «Andiamo via» suggerì● Ma mentre si accingevano a uscire dalla taverna, uno degli uomini presenti fermò Tino e gli parlò brevemente nella loro lingua● «Stanno per suonare il Kalamatianos» spiegò a Lisa, scusandosi● «Mi hanno invitato a ballare con loro● Se rifiutassi, si offenderebbero●» Ancora una volta, Lisa si rassegnò a rimandare a un altro momento ogni spiegazione riguardo all'incubo● Tornò a sedersi mentre Tino raggiungeva gli altri uomini, che si erano radunati al centro del locale● Si trattava di un ballo tradizionale molto ritmato, che diventava via via più aggressivo● Lisa lo trovò inquietante● Le altre donne presenti, notò, non ne sembravano turbate quanto lei: al contrario, addirittura incitavano i loro uomini● Era solo un ballo, in fondo, eppure nelle orecchie di Lisa quel ritmo incalzante evocava qualcosa di primitivo, quasi il richiamo primordiale e feroce di una fiera che vuole accoppiarsi con una femmina, deciso a sottometterla● L'espressione che scorse negli occhi di alcuni dei ballerini le ricordò gli uomini della comune● E un terrore antico, mai dimenticato, tornò ad affiorare in lei● Non riuscì a restare seduta fino alla fine del ballo● Schizzò in piedi e corse verso l'uscita● «Lisa!» Tino le corse dietro● La raggiunse che era già in strada● «Dove vai?» «Lasciami!» Lei cercò di strattonare il braccio, inutilmente● «Non mi toccare!» «Si può sapere che cosa ti prende? Stai tremando!» «Non è niente● Sto bene●» «Allora perché sei scappata in quel modo? Guardami in faccia, Lisa●» La inchiodò con le spalle contro un muro e piantò un pugno a lato del suo viso● «Guardami negli occhi●» Susan Stephens
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«Credi di farmi paura, vero? Vuoi spaventarmi con questi modi da bruto incivile?» Tino impallidì● «È questo che pensi di me? No, Lisa● No●» La lasciò andare e si voltò● Lo aveva ferito● Lo aveva accusato ingiustamente, per paura● Sì, la paura aveva fatto di lei una creatura fragile, insicura● Per la prima volta in vita sua, Lisa aveva perso il controllo con un uomo e aveva il terrore che lui la usasse, come era capitato a sua madre● Sapeva che non si sarebbe mai potuta scrollare di dosso quella sgradevole, angosciante sensazione● Ma Tino aveva bisogno di una persona forte, di qualcuno che fosse capace di aiutarlo come lei non era in grado di fare, per superare i traumi del suo passato● «Forse hai ragione» disse Tino, prima che lei potesse parlare● «Non sono mai stato bravo a trattare con le persone● Ti riporto a casa●» Non era ancora spuntata l'alba e Lisa aveva finito di fare le valigie● Lei e Tino avevano dormito separati, quella notte● Non c'era stato il tempo di parlare● Di spiegare● Il ballo in quella taverna l'aveva svegliata bruscamente, facendole capire che la loro storia non poteva avere un futuro● Erano tutti e due troppo segnati da un passato che volevano dimenticare● «Disturbo?» Sgranò gli occhi, sorpresa nel vedere Tino che si affacciava dalla finestra del balcone● «Accomodati» lo invitò, simulando un tono casuale● Lo vide entrare e scansare le scatole vuote di scarpe e le grucce dei vestiti, disseminate nella stanza● «Fammi sapere quanto ti devo per●●●» Lui la zittì con un gesto della mano● «Ieri volevi dirmi una cosa●» «Ora non è più importante●» No, ora le sue paure più recondite avevano la precedenza sugli incubi di Tino● Poiché lo amava, doveva andarsene prima di causare altro dolore a entrambi● «A che ora vai via?» «Intorno a mezzogiorno●» «Allora abbiamo il tempo di fare colazione insieme●» «No» replicò, più bruscamente di quanto avrebbe voluto● «Non ho fame●» «Volevo proporti di venire a fare colazione con Stella● Lei ci teneva a salutarti●» Susan Stephens
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Lisa sospirò● Come poteva andare via da Stellamaris senza dire addio a Stella? Ancora una volta, Tino aveva trovato il modo per convincerla a fare a modo suo● «Questo si chiama giocare sporco●» «Lo so●» «Dammi cinque minuti●» «Fai con comodo● Abbiamo tutto il tempo●» «Allora facciamo dieci● Ci vediamo vicino alla piscina●» «D'accordo●» Tino non accennò a muoversi● Rimase ancora qualche secondo a contemplarla, senza dire niente, come se avesse tacitamente accettato l'idea che tra loro fosse tutto finito● Era inevitabile● «Tra dieci minuti●»
12 Andò a finire che Lisa dovette recarsi da sola a fare colazione con Stella● Non avevano fatto in tempo ad incamminarsi verso la veranda, dove era stata approntata la tavola, che Tino era stato richiamato da uno dei domestici● «Abbi pazienza» si era scusato, dopo aver parlottato in greco con l'uomo● «Un piccolo imprevisto●» Con lui, c'era sempre qualche imprevisto, qualche intoppo● «Non fa niente● Conosco la strada●» «Vi raggiungo tra poco●» «Fai con comodo●●●» Ma lui si era già allontanato● Era già con la mente altrove, pensò Lisa tristemente● Aveva ancora un'aria delusa quando Stella uscì dalla cabina dell'ascensore funicolare● E l'anziana donna non poté non notarlo● «Che cos'hai? È successo qualcosa?» «Ma no, niente●» «A guardarti non si direbbe● E Tino?» «Lo hanno chiamato all'ultimo momento● Un imprevisto●» «Ah» commentò Stella● «E cos'è quella faccia rassegnata? Hai già rinunciato a lottare?» «E che cosa dovrei fare, mettermi i guantoni e stenderlo al tappeto?» «Tino è abituato a fare sempre di testa sua● Non devi permetterglielo●» «La prossima volta, magari» mormorò Lisa● «Ci sarà una prossima volta, quindi» indagò Stella, speranzosa● Susan Stephens
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«No, Stella● Oggi torno a Londra●» L'altra donna la prese sottobraccio● «Tino è un uomo molto impegnato● Non essere impaziente●» «E non lo sono●» Sono solo furiosa con me stessa, per essermi illusa che potesse essere diverso● Raggiunsero insieme la veranda e si sedettero a tavola● Fecero colazione godendosi la vista del mare● Finito di mangiare, fu la stessa Lisa a riprendere l'argomento● «Non sono delusa» mentì● «Solo che Tino mi ha invitata a fare colazione e poi●●● Dico, potrebbe almeno presentarsi, no?» «Tino è una persona migliore di quanto non credi●» Lisa guardò altrove● Quelle parole dette da Stella le procuravano un profondo turbamento● «Non dire così, altrimenti mi metto a piangere●» «Anche se fosse, non ci sarebbe niente di male● Non bisogna vergognarsi delle proprie emozioni●» La donna si sfilò un fazzoletto dalla tasca e glielo porse● «A me basta poco, per commuovermi● A volte mi basta guardare questo mare stupendo● Altre volte mi perdo nei ricordi● Oppure mi capita di piangere quando sono felice, come il giorno in cui Giorgio ha chiesto ad Arianna di sposarlo● Ma non mi vergogno di quello che provo: sono anche queste emozioni a rendere la vita degna di essere vissuta● Forse perché sono greca● E tutti i greci amano le emozioni forti● Amiamo la vita● Viviamo tutto con passione●» «Anch'io credo di avere tutte queste emozioni dentro di me●» La voce di Lisa era poco più che un sussurro● «Solo, non so come farle venire fuori●» «Forse posso aiutarti●» «No, nessuno può farlo●» «Quanti greci conosci?» «Non molti● Ma sicuramente uno di troppo●» «Cioè Tino?» «Sì» ammise Lisa● «Sebbene non possa dire di conoscerlo davvero●» «Che cosa vuoi sapere di lui? Che è la persona più straordinaria che abbia mai incontrato? Perché scuoti la testa? Non mi credi? E se ti dicessi che ha sostenuto lui tutte le spese per far studiare Arianna in conservatorio? Che senza di lui mia figlia non avrebbe potuto mettere a frutto il suo straordinario talento? Che mi ha regalato un appartamento ad Atene e la casa al mare? Sì, me li ha comprati lui, perché è un uomo Susan Stephens
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straordinariamente generoso● Mi ha dato tanto, e non parlo solo di soldi● Constantine è il figlio che non ho mai avuto●» Le toccò la mano● «Sei ancora scettica? Non mi credi?» «Faccio fatica a credere che stiamo parlando della stessa persona, Stella● Non capisco● Ma tu forse puoi aiutarmi● Dici di conoscere Tino da sempre● Allora forse conoscevi la sua famiglia, l'ambiente da cui proviene● Aiutami a capire●» L'espressione di Stella mutò all'istante● Fu come se un pesante sipario fosse calato sui suoi occhi● «Tino non ti ha parlato della sua infanzia?» «No●» «Allora mi dispiace, ma solo lui può dirti certe cose●» E non lo farà mai, rifletté Lisa● «Sono davvero desolato, signore● Eccomi qua●» Tino era spuntato dal nulla● «Scusate, ma dovevo controllare una cosa●» «Abbiamo già mangiato» gli disse Stella● «Non sapevamo quando saresti arrivato●» «Avete fatto bene●» Prima di sedersi, Tino baciò la donna su entrambe le guance● «Scusami ancora per il contrattempo, ya-ya●» «Si sarà trattato di una cosa importante●» «Importantissima, sì» confermò lui● «Non avrai avuto qualche ripensamento sul contratto» azzardò Lisa, preoccupata● Tino le sorrise● «Che tu ci creda o no, capita anche a me di pensare a qualcosa di diverso dal lavoro●» «Non troppo spesso, purtroppo» si intromise Stella● «Ma ora scusate, vado a fare due passi in giardino per scegliere i fiori per stasera●» Lisa annuì● «Mi hanno detto che a Stellamaris avete l'usanza di riempire le case di fiori per questa festa di Maggio●» «È una cerimonia molto sentita, qui● Nel tardo pomeriggio, c'è una processione che si snoda per tutto il villaggio, poi addobbiamo le case con i fiori● E la serata si conclude con una festa in piazza●» «Un'altra festa!» «La vita spesso è amara● Perciò qui in Grecia non ci lasciamo mai sfuggire l'occasione di divertirci●» Stella posò una mano sul braccio di Lisa● «Anche tu dovresti ritagliarti un po' di tempo per farlo●» Un nodo improvviso le serrò la gola● «Ci salutiamo qui?» «Non è necessario● Sono sicura che ci rivedremo●» E con un ultimo Susan Stephens
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sorriso, la donna si allontanò, lasciandoli soli● «I tuoi bagagli sono ancora in camera tua?» Lisa annuì● «Sì, scusa● Ho dimenticato di portarli giù●» «Non c'è problema● Andiamo a prenderli insieme●» Aspettò che Lisa si alzasse e si incamminò con lei● Gli parve assorta● «Stai ancora pensando al contratto?» «Veramente pensavo che mi piacerebbe cambiare vita●» «Cambiare vita?» Tino corrugò la fronte● «Così, su due piedi?» «Non proprio● È che Stella è una persona talmente profonda●●● Parlare con lei mi ha aperto gli occhi● Mi ha fatto vedere la mia vita sotto una luce diversa● Siete parenti?» «Non proprio●» «Tu la chiami ya-ya●» «Che significa nonna● Lo so●●● Così, vorresti cambiare vita●» Tino le tenne aperta la porta● «Ma cambiarla in che modo?» «Be', non cederei mai la presidenza della Bond Steel» cominciò Lisa, pensando ad alta voce● «Ma ho tanti collaboratori validi a cui potrei delegare alcune delle mie mansioni●●● Insomma, ho capito che il lavoro non mi basta più●» Fece spallucce● «Se devo essere sincera, non so esattamente cos'altro voglio● Diciamo che venire qui mi è servito a scoprire che nella vita ci sono tante altre cose da assaporare● Ma non ti agitare» aggiunse, asciutta● «Quello che voglio, tu non puoi darmelo●» «E sarebbe?» «Stabilità● Una visione più completa della vita● Una famiglia, magari● Ma non smetterò mai di lavorare●» «Mi fa piacere sentirtelo dire●» «Voglio solo ritagliarmi un po' di tempo per fare altre cose●» «Eccoci arrivati●» Tino aprì la porta della suite● «Dove hai lasciato le valigie?» Lisa si bloccò sulla soglia della stanza e sbarrò gli occhi, esterrefatta● «E questi?» «Sono fiori● Non ti piacciono?» Ogni superficie della stanza era coperta di mazzi e composizioni floreali● A Lisa avrebbe fatto un piacere immenso se fossero stati per lei, ma ricordò la tradizione dell'isola● «Ah, sì● La vostra festa●» Rivolse a Tino un sorriso appena accennato● «Dicevi●●●? I bagagli, sì● Sono lì, accanto a quella sedia●» Susan Stephens
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Tino non si mosse● Non fiatò● Sul suo viso non c'era traccia di emozione● «Il taxi dovrebbe arrivare a momenti●» Presa con sé la borsa, Lisa tornò ad avviarsi verso la porta● Ma Tino l'afferrò per un braccio e la strattonò bruscamente● «Che cosa ti prende?» reagì Lisa, accalorandosi● «Sei impazzito?» «E tu, allora? Ti sembra normale questa reazione?» «Quale reazione? Di che parli?» «Di questi fiori!» Tino guardò la stanza● «Non significano niente?» «Sono stupendi● Penso che dobbiate essere fieri di questa vostra tradizione● Che cos'altro dovrei dire?» «Tradizione?» Tino imprecò● Sembrava fuori di sé● E Lisa capì di aver frainteso: i fiori erano davvero per lei! Qualsiasi altra donna avrebbe intuito subito che Tino aveva voluto offrirle un gesto gentile● Ma lei era troppo abituata a pensare al peggio, a essere diffidente nei confronti di tutti● «Oh, Tino, scusami tanto●●●» «Non era questo il genere di regali che volevi? Avevo capito male?» «No! Ma io avevo pensato●●●» Non le permise di terminare la frase● «Sei come tutte le altre! Mi dici che non vuoi gioielli, che i fiori sono un regalo molto più speciale, e quando poi ti porto dei fiori, rimani lì impalata e tratti il mio regalo con disprezzo●» «Tino, ti prego, lasciami spiegare●●●» «Il taxi ormai sarà arrivato» la interruppe lui, senza guardarla● «Non farlo aspettare●» Lisa chiuse gli occhi mentre l'aereo si tuffava nelle nuvole che sovrastavano Stellamaris● Mentre si recava nel piccolo aeroporto, aveva visto carretti carichi di fiori trainati da asinelli e bambini che sfilavano in processione, gettando petali e boccioli alla folla assiepata lungo le stradine● Facce sorridenti, persone felici● Quanto avrebbe voluto far parte di tutto questo●●● con Tino● Maria, quando era passata a salutarla, le aveva detto che Tino si era alzato prestissimo quella mattina, per andare a scegliere i fiori in giardino● Che li aveva portati personalmente nella sua stanza mentre lei faceva colazione con Stella: era questo l'impegno importante che lo aveva Susan Stephens
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trattenuto● E ora lei andava via per sempre●●● Meglio così● Se c'era una cosa nella quale Lisa Bond sapeva essere insuperabile era ferire le persone che amava● Sua madre, che aveva rinunciato a tutto per lei● E persino Jack Bond, un uomo che ancora faceva fatica a chiamare padre, era stato in realtà una persona alla ricerca di un affetto che nemmeno la figlia aveva saputo dargli● Lisa lo capiva adesso con sconcertante chiarezza● E non voleva rischiare di ferire qualcun altro● Amava troppo Tino per restare●●● ammesso che lui avesse voluto che restasse, e non era così● Le aveva detto chiaro e tondo che non c'era posto per lei nella sua vita● Ripensandoci, c'era un'altra cosa in cui sapeva cavarsela: il mondo degli affari● Lisa Bond era venuta a Stellamaris per concludere un contratto e ci era riuscita● Poteva dirsi soddisfatta● Doveva solo accettare e digerire una realtà ineluttabile, per quanto penosa: c'erano cose che non poteva avere● L'amore era solo una delle tante● Il rumore assordante del jet che gli passava sulla testa sorprese Tino nel suo studio, dove si era barricato a far sbollire la rabbia● Una rabbia feroce, che non avrebbe dovuto provare● Non era mai stato un uomo incline ad abbandonarsi alle emozioni e aveva commesso un errore imperdonabile, consentendo a se stesso di provarne in quel particolare frangente● Ripensò alla reazione di Lisa alla vista di quei fiori● Era rimasta impalata lì, fredda come il marmo● Non un sorriso, non un ringraziamento● E all'improvviso gli fu tutto chiaro● Lisa gli aveva mentito● Lo aveva usato● Era andata a letto con lui solo per ammorbidirlo e convincerlo a firmare quello stramaledetto contratto● Ma sì, era stato questo il suo piano sin dal principio● E lui la lasciava andare così? No, non poteva● La partita, tra loro, non si era ancora conclusa● Stavolta non suonò il campanello● Rischiò di sfondare la porta a suon di pugni e urlò il suo nome a gran voce● «Ho capito, arrivo●●●» Lisa spalancò la porta e Tino entrò, senza aspettare di essere invitato● Guardò il calice di champagne che lei aveva in mano e ringhiò: «Che cosa si festeggia di bello?»● Susan Stephens
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Il tono che aveva usato irritò Lisa● «Ti spiace urlare un po' più forte? Non ho sentito●» «Ho detto che cosa festeggi di bello?» Era la serata libera di Vera e Lisa aveva il morale sotto i piedi● Soprattutto a causa di Tino● Stupidamente, aveva pensato che ubriacarsi l'avrebbe aiutata a sentirsi meglio● Ora Tino era lì● Avrebbe dovuto esserne felice● Ma l'espressione che lui le opponeva non era delle più incoraggianti● Era ancora furioso con lei● E Lisa lo capiva● Ora capiva tante cose● Per esempio, che le ferite che entrambi si portavano nel cuore non si erano mai rimarginate● Che erano ancora due bambini spauriti, incapaci di gestire in modo maturo le emozioni, un mondo che a nessuno dei due era stato dato di esplorare● Anche il fatto che Tino, dopo averla messa alla porta, si fosse precipitato a casa sua e la aggredisse in quel modo era una conferma: nemmeno lui sapeva come comportarsi● Se davvero comprendeva la sua difficoltà, doveva essere lei a fare il primo passo● «Sono contenta che tu sia venuto» esordì, precedendolo in soggiorno● «Speravo di avere presto l'opportunità di scusarmi con te, per quei fiori●» «Scusarti?» ripeté lui● E fissò ancora il calice di champagne● Lisa lo sollevò appena● «Stavo facendo un brindisi alla mia nuova vita●» Gli occhi di Tino si socchiusero mentre ricordava che, in occasione della loro ultima chiacchierata, lei aveva accennato a qualcosa del genere● «Hai già voltato pagina? Non hai perso tempo, eh?» Il tono era ancora ostile, ma uno dei due doveva mantenere la calma● «Quante domande●●● Perché invece non bevi un goccio di champagne e non mi dici il motivo di questa tua improvvisata?» Lui si irrigidì● «Sono venuto a dirti che ho capito il tuo gioco●» «Quale gioco?» «Credi davvero di potermi usare a tuo piacimento?» Quell'accusa ingiusta la indignò● «E in che modo ti avrei usato, sentiamo?» «Lo sai benissimo! Che cosa sono stato per te, un burattino di cui ti sei servita per esorcizzare i fantasmi del tuo passato?» «I fantasmi?» ripeté lei● Continuava a non capire il motivo di quella visita● E di tutta quella rabbia● A meno che●●● «No, aspetta: ho Susan Stephens
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dimenticato di firmare qualche clausola● Tira fuori il contratto, coraggio● E facciamola finita●» L'espressione di Tino divenne glaciale● «È questo che pensi di me?» «A questo punto, credo di aver capito di che pasta sei fatto●» «Tu non hai capito un bel niente!» esplose Tino, perdendo di nuovo la calma● Era quello che aveva temuto, ma non poteva farci niente: Lisa riusciva a scatenare in lui certe reazioni incontrollabili, a ridestare emozioni sconcertanti● Emozioni che nelle altre circostanze della sua vita era allenato a tenere a distanza● «Allora dimmelo tu: che cosa sei venuto a fare?» Non poté risponderle, perché non sapeva nemmeno questo● «Quella è la porta, Tino● Vattene● E non tornare mai più●» Un sospetto orribile gli si insinuò nel cuore● «C'è un altro uomo?» «Che cosa?» «Mi stai mandando via perché c'è già qualcun altro, non è così? Devi solo dirmelo●» Mentre si fissavano, Lisa si accorse che l'espressione di Tino era cambiata● Non aveva più davanti lo spietato uomo d'affari, né l'amante focoso: quelli erano gli occhi del bambino rimasto prigioniero di un orribile incubo che ossessionava i suoi sonni● Per una manciata di secondi, fu come se le barriere che Tino aveva innalzato contro il mondo si fossero sgretolate; ma subito tornò a opporle la sua espressione più fiera e irraggiungibile● Era un uomo ferito● Un uomo che aveva molto sofferto● Che aveva indurito il suo cuore, per impedire a se stesso di soffrire ancora e forse per questo non sarebbe mai stato capace di dare amore● Né di provarlo● «Non c'è nessun altro, Tino● Non potrà mai esserci nessun altro» gli rispose● «E la nuova vita che volevi?» «Ho capito che è meglio così● Sarei un'irresponsabile se mi legassi a qualcuno, quando non ho nulla da offrire●» Tino andò col pensiero a Stella● Ad Arianna● «Ti sbagli● Anche tu hai avuto una vita vuota, priva di affetti● Ma non è detto che sarà sempre così●» «Credi davvero che potrei imparare a provare affetto per qualcuno? Tu ci sei riuscito?» C'era una nota di cinismo della voce di Lisa, che Tino sapeva di Susan Stephens
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meritare● «Ammetto di avere ancora molta strada da fare, ma mi sono sforzato di fare il primo passo● E ti assicuro che non è così difficile●» «Allora sei un uomo fortunato● Perché io so che non riuscirò mai a instaurare un legame serio, profondo con nessuno●» «Eppure un minuto fa stavi brindando alla tua nuova vita●» «Mi riferivo a nuovi passatempi, a nuovi modi di tenermi impegnata● Non certo a nuovi legami, nuove relazioni che sarebbero destinate a finire male●» «E quali sarebbero questi nuovi passatempi?» Lei fece spallucce● «Non saprei dirtelo di preciso●» «È ancora valida l'offerta di prima? Posso bere qualcosa o devo andarmene?» Tino aprì la vetrinetta in cui erano allineati i calici, ne prese uno e se lo riempì● «Sai com'è, mi era venuto in mente di fare un brindisi● A noi●» «A noi» ripeté Lisa● E bevve● Si accomodò sul divano e lo invitò a fare altrettanto● «A proposito dei fiori che mi hai fatto trovare in camera, a Villa Afrodite●●● Non mi sono ancora scusata con te●» Tino, che prima non l'aveva lasciata parlare, ora si era calmato e la ascoltò con la massima attenzione● «Quei fiori erano speciali, Tino● Non tanto per il loro valore, ma per il pensiero carino che avevi avuto nei miei confronti● Non so come ho fatto a non capire subito che erano per me● Forse●●● perché non avrei mai pensato che potessi fare una cosa del genere● Nessuno aveva mai fatto niente di simile per me●» Si interruppe e prese tempo, per cercare le parole giuste● Anche per lei era difficile parlare, confrontarsi su un terreno instabile come quello delle emozioni● Era come camminare sulle sabbie mobili● «Poco fa, quando ho fatto con te quel brindisi a noi due, in realtà intendevo brindare a te e a me, separatamente●» «Certo, certo» si affrettò a confermare Tino● «Separatamente●» Un lungo silenzio ammantò la stanza● Era incredibile come fossero bravi a trovare frasi efficaci e ben costruite in una sala riunioni, e quanta difficoltà avessero invece ad affrontare certi argomenti a quattr'occhi! «Non voglio soffrire ancora, Tino●» Nessuna risposta● «Devo cercare di difendermi●» «Da cosa? Da chi? Da me?» Lei guardò altrove● «Tu puoi anche non crederci, Lisa, ma so cosa stai cercando di dirmi● Susan Stephens
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Fidarsi di qualcuno non è facile: la fiducia è una cosa che si conquista poco a poco● Ed è così per tutti, non solo per noi due●» «Non c'è nessun noi due, Tino● Non potrà mai esserci niente tra noi● Siamo troppo uguali, lo sai● Tu hai bisogno di avere accanto una persona forte●» «E tu come fai a esserne così sicura?» «L'altra notte urlavi nel sonno● Stavi avendo un incubo● E non occorre una laurea in psicologia per capire che non sei stato un bambino come gli altri●» «Un bambino come gli altri? E che accidenti significa?» «Non pretendo di sapere cosa ti è successo, ma so quello che vedo davanti a me, quello che ho sentito l'altra notte, quando urlavi come un bambino terrorizzato da qualcosa di orribile●» Gli occhi di Tino si rabbuiarono● «Nessuno mi aveva mai detto che urlo nel sonno●» «Forse perché non lo avevi mai fatto prima●» «O forse perché mi tenevo tutto quanto dentro● Non avevo il coraggio di tirar fuori quella paura, prima di conoscere te●» «Non lo dirò a nessuno●» «Non ho mai pensato che lo avresti fatto●» Tino abbassò gli occhi e si passò una mano tra i capelli, il gesto di un uomo tormentato, dilaniato● «Dici che noi due non siamo fatti l'uno per l'altro● Ma secondo me ti sbagli●» «Certo● Tu invece hai sempre ragione» mormorò Lisa, con un sorriso amaro sulle labbra● Si alzò e andò a sedersi accanto a lui● Richiuse le mani a pugno e se le batté sul petto● «Il problema è che qui dentro non c'è niente, Tino●» «Che sciocchezze!» Istintivamente, lui la prese tra le braccia● «Tino, per favore, lasciami finire● Non c'è niente dentro di me● Non ho niente da darti●» «Ti dico che ti sbagli! Io riesco a vedere dentro di te, e quello che vedo è stupendo●» Le sorrise teneramente● «Non lo capisci, Lisa? Io posso salvare te e tu puoi salvare me!» «Lo pensi davvero?» «Non lo penso: lo so●» Straziato dai dubbi che ancora annebbiavano quegli occhi di un verde incredibile, Tino le sollevò il mento con un dito● «Lo so perché ti amo, Lisa● Non puoi immaginare quanto●» La baciò● E Susan Stephens
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fu come se non si fossero mai baciati prima● Fu una rivelazione per entrambi● Fu come tornare finalmente a casa●
13 Avevano appena fatto il bagno● E non solo quello: farlo in una vasca traboccante di schiuma poteva essere un'esperienza incredibilmente erotica● «È stato bello, eh?» sussurrò Lisa, quando Tino smise di baciarla● «Bello mi sembra un termine molto riduttivo● Direi piuttosto stupendo●» Se avesse seguito il suo istinto, Lisa avrebbe voluto dirgli le tante cose che le sgorgavano dal cuore● Ma poi●●● perché frenarsi? «Ti amo, Tino●» «Come, scusa? Temo di non aver capito●» Lei gli afferrò il viso e parlò scandendo bene le parole● «Io●●● ti●●● amo● Afferrato il concetto?» Per tutta risposta, Tino la sollevò tra le braccia e si spostò con lei in camera da letto● Si sbarazzò dell'asciugamano che teneva annodato in vita, fece altrettanto con quello di Lisa e si infilò con lei sotto le lenzuola● Prese a baciarle gli occhi, la guancia, un sopracciglio● «Mmh●●● che meraviglia● Stare a letto con te è la cosa più bella del mondo●» «Di sicuro è più comodo del tavolo da lavoro di un fioraio● O del tavolo di una sala riunioni●» «La tua o la mia?» «La mia dobbiamo ancora sperimentarla, mi pare●» «Lo faremo presto» mormorò Tino● «E hai la mia parola che lo faremo dovunque● In tutti i modi più imprevedibili●» «Non vedo l'ora» gemette Lisa, mentre Tino scivolava sul materasso baciandola dappertutto● Lui scostò il lenzuolo in modo che la luce dell'abat-jour danzasse su quel morbido corpo di donna● «Sei bellissima● Vorrei mangiarti tutta●» «Che aspetti?» Affondando la nuca nel cuscino, Lisa schiuse le gambe in un invito fin troppo esplicito● La lingua e le mani di Tino si mossero abilmente sul suo corpo voluttuoso, donandole un piacere immenso● E proprio mentre Lisa si Susan Stephens
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accingeva a raggiungere l'apice di quell'onda montante di piacere, Tino si tirò indietro● «No●●● non farmi aspettare●●●» protestò● «Altrimenti, che cosa mi fai?» «Sarò costretta a punirti, lo sai●» I loro occhi si incrociarono e Tino capì che stavano pensando alla stessa cosa: tutti e due avevano sperimentato la violenza, ma insieme potevano riuscire a superare le loro paure e a instaurare un legame saldo come pochi● Perché si amavano● Si fidavano l'uno dell'altro● «Come va, meglio?» chiese a Lisa, più tardi● «Non●●● non riesco a parlare● Non ho più forze●» «E le ombre sono sparite?» «Le ombre●●●?» «Le ombre del tuo passato● Le vedo, perché anch'io ho trascorso tutta la vita a convivere con le mie●» Girò la testa sul cuscino per guardarla negli occhi● «So della comune, Lisa● So come hai vissuto lì● So cosa ti ha spinto a scappare da quel posto orribile per andare a stare con tuo padre● Hai fatto bene a fuggire● E tua madre fece la scelta migliore per te, spingendoti a scappare● Ti ha salvata da un destino orribile● Lo sai questo, vero?» «Chi ti ha raccontato tutte queste cose?» «È importante?» Doveva essere stato Mike● Era l'unica persona al mondo a cui Lisa avesse fatto certe confidenze● «Non essere arrabbiata con Mike» continuò Tino, leggendole nel pensiero● «Lo ha fatto per il tuo bene●» «Non sono arrabbiata● È solo che non ho mai parlato a nessuno di queste cose: penserebbero tutti che lo faccio per essere compatita● E non voglio la compassione di nessuno●» «Se invece di compassione usassi il termine comprensione, forse scopriresti che lì fuori c'è tanta gente che ha patito come te● Divideresti il tuo dolore con gli altri, Lisa● Con qualcuno che come te sta cercando di lasciarsi alle spalle un passato doloroso●» «E pensi che quel qualcuno potresti essere tu?» «Perché no? Il fatto che tua madre abbia incontrato l'uomo sbagliato e sia stata infelice non significa che tu, per reazione, debba essere così severa e categorica con te stessa, negandoti l'amore●» «Non so se l'hai notato, ma da quando ti conosco sto mollando i freni● E Susan Stephens
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va già molto meglio●» «Va meglio perché sai di poterti fidare di me, e sai che come te detesto ogni genere di violenza● A parte quelle sculacciate» aggiunse, intercettando un guizzo divertito negli occhi di Lisa● «Ma quelle sono un'altra cosa● Siamo due persone adulte e vaccinate, capaci di giocare e di divertirsi anche a letto● E comunque, se certe cose non ti piacciono e non ti va di farle, devi soltanto dirmelo●» «Con te mi piace tutto» lo rassicurò Lisa● «Anzi, se vogliamo sperimentare qualcos'altro●●●» «Non ancora● Prima parliamo●» «Ora tocca a te parlare●» Lisa si sollevò su un gomito● «Dici di sapere tutto della mia infanzia, ma io non so ancora niente dei tuoi incubi●» Tino rimase a lungo titubante● Poi sospirò● «Non è una bella storia● Dunque, vediamo●●●» Andò a ritroso nel tempo● «Cominciamo da Stella● Lei è stata la prima persona che si sia presa cura di me●» «E tua madre?» «Non l'ho mai conosciuta● Mi abbandonò davanti alla porta di una chiesa●» «Oh, Tino, che tristezza! Non lo sapevo●» «Non lo sa nessuno● Eppure è così: Tino Zagorakis, il magnate greco, non sa nemmeno se è davvero greco● Il nome Zagorakis era quello scritto sul furgoncino dell'impresa di pulizie che veniva all'orfanotrofio ogni settimana●» «Quindi sei cresciuto in un orfanotrofio?» mormorò Lisa, inorridita e incredula● «Sì● Ma di quel posto grigio e tetro ho un ricordo vago, indistinto, fino al giorno in cui Stella venne a lavorare lì● Lei mi insegnò che la vita, fuori da quel postaccio, poteva essere diversa● Eccitante● Entusiasmante● Mi parlò di quel mondo vivo e vibrante che si muoveva fuori da quelle mura e che aspettava solo che io ne facessi parte● Mi mise in testa dei sogni e mi convinse che potevo realizzarli, se davvero ci credevo● Non è stato facile, ma ci sono riuscito● E devo tutto a Stella●» «Perciò, quando sei diventato ricco, le hai comprato una casa e un appartamento●» «Te lo ha detto lei?» «Stella ti adora●» «E io adoro lei● Ora però ho altri progetti, molto più ambiziosi●» Susan Stephens
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«Cioè?» «Uno in particolare: voglio costruire altri posti come Stellamaris●» «Comprare altre isole, quindi?» «No, non proprio● Ma tu non puoi capire●» «Che cosa?» «Stellamaris è solo un inizio● Il punto di partenza di un mio progetto● Giù, al villaggio, ho portato un gruppo di giovani e degli anziani● Persone in difficoltà, o gente che non riesce più a dare un senso alla propria vita● Li porto lì perché possano ritrovare se stessi● Ricominciare tutto daccapo● Molte di quelle persone sono cresciute in un orfanotrofio: io do loro un'occupazione, un aiuto concreto● E poi c'è Stella, che è stata la mia guida● E ora è il punto di riferimento di tutta quella gente●» «Ora capisco perché sei così legato ad Arianna●» «Stella era una ragazza madre● Ha dovuto fare tanti sacrifici per tirare su una figlia da sola● Ma lei per me ha fatto molto più di quello che sto facendo io●» «E questi tuoi nuovi, ambiziosi progetti?» «Te l'ho detto● Voglio utilizzare parte delle ricchezze che ho accumulato aiutando gli altri, come Stella ha aiutato me● Creare altre isole, altri posti come Stellamaris● Ma per farlo, avrò bisogno di aiuto● Dell'aiuto di una persona speciale, qualcuno che condivida i miei desideri, i miei sogni● Qualcuno che sappia cosa significa vivere in una realtà cupa, senza speranze, e dover lottare per tirarsene fuori con le unghie e con i denti● Credi di poter essere quella persona, Lisa?» «Mi stai offrendo un lavoro?» Tino finse di soppesare la domanda● «Conosci qualcuno che possa essere più adatto a un incarico del genere di una manager di successo che ha appena capito di poter delegare alcune delle sue mansioni ai suoi collaboratori? Di una donna che ha appena scoperto di avere un cuore? Di una donna di saldi principi, ma anche ambiziosa quanto lo sono io? Una donna che qualche giorno fa ha deciso di dare una svolta alla sua vita?» Lisa lo guardò, sognante● Ma non rispose subito● «E se questa donna volesse qualcosa di più di un lavoro? Se non si accontentasse di aiutarti a mandare avanti questo tuo progetto?» Corrugò la fronte, vedendo che Tino si allungava verso i suoi pantaloni● «E ora che cosa fai?» «Cerco una cosa●●●» Tirò fuori dalla tasca un astuccio di velluto, che Susan Stephens
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Lisa riconobbe subito● Gli orecchini! «Non li dovevi riportare indietro?» «Ho cambiato idea● Ma aspetta●» Tornò a frugare nella tasca, estraendone un secondo astuccio● Glieli porse entrambi● «Scegli●» «Quante volte devo dirti che non voglio regali?» «È più forte di me: comprarti dei regali è un impulso che non riesco a controllare● Allora, scegli?» Lisa prese l'astuccio quadrato, che era più piccolo dell'altro● Lo aprì adagio● Dentro c'era un anello con uno smeraldo che si abbinava perfettamente agli orecchini● «E questo che cosa sarebbe, un anticipo sul mio primo stipendio?» «Neanche per sogno●» Prendendole la mano sinistra, Tino le fece scivolare il gioiello sull'anulare● «La misura è giusta● Ah, e c'è un'altra cosa● Un'altra regoletta che ti chiedo di rispettare●» «Una●●● regola?» Lisa non riusciva a staccare gli occhi dall'anello che le scintillava al dito● «A letto noi due non parleremo mai più di contratti, di lavoro o di soldi● Quando siamo da soli, parleremo solo di noi due e del nostro amore●» «Il nostro amore?» «Se non ci amassimo, non potremmo sposarci, no?» «Sposarci?» «Si tratta di apporre la propria firma su un pezzo di carta, in fondo● È un contratto come un altro, che dovremo firmare insieme●» «Un contratto come un altro? Non direi proprio!» obiettò Lisa● «Be', è pur sempre un contratto● E, se sei d'accordo, potremmo suggellarlo con una stretta di mano, come fanno tutti i manager che si rispettino●» «Preferisco un bacio» propose Lisa, allacciandogli le braccia intorno al collo● «Come tutti gli innamorati che si rispettino●●●» FINE
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