Fergus Hume
Come Una Morsa Jonah's Luck © 1906 "Gialli Economici Mondadori" nel 1936 Il Giallo Economico Classico - N° ...
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Fergus Hume
Come Una Morsa Jonah's Luck © 1906 "Gialli Economici Mondadori" nel 1936 Il Giallo Economico Classico - N° 21 - 20 novembre 1993
Personaggi principali Jonah Herries Dottor Browne Michael Gowrie Elisabeth Gowrie Simon Tedder Magdalen Tedder Bruce Kyles Maria Gutzman Judith Narby Pope Narby Ispettore Trent
un giovane sfortunato amico di Jonah professore di Jonah figlia di Michael ricco industriale figlia di Simon amico dei Tedder fidanzata di Bruce locandiera figlio di Judith funzionario di Scotland Yard
1. All'albergo della palude Sotto il grigio cielo autunnale il paesaggio di colline, paludi e fiumiciattoli, le siepi ingiallite, i campi semisommersi, i sentieri fangosi, avevano un aspetto tetro e desolato, tale da rendere cupo e pessimista chiunque li contemplasse. Il viandante solitario che avanzava tra le pozzanghere della strada provinciale sembrava rassegnato alla sua sorte. Camminava con un passo pesante ed eguale, con le mani sprofondate nelle tasche della giacca leggera di lana blu, la testa protesa in avanti per lottare contro il vento gelido che gli frustava il viso. Teneva gli occhi fissi a terra, senza alzarli quasi mai per guardare a destra o a sinistra, colla suprema indifferenza dei nomadi che non hanno alcuna mèta. Fergus Hume
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1906 - Come Una Morsa
Il suo viso emaciato, dall'espressione cupa e scoraggiata, era bello. I capelli tagliati corti e i baffi avevano il colore del grano maturo; gli occhi erano d'un azzurro intenso e profondo. Il naso sottile e leggermente aquilino, e il mento disegnato nettamente denotavano la volontà e la tenacia. Il corpo dell'uomo era agile e vigoroso come quello di un atleta. Al tramonto le nuvole si infittirono, la nebbia divenne più spessa, il paesaggio ebbe un aspetto ancor più triste. A destra della strada si udiva lo sciacquìo del Tamigi contro la riva, a sinistra lo stillicidio della pioggia fra gli alberi nudi; di tanto in tanto il grido di un uccello o il muggito di una sirena di vapore sul fiume invisibile. Negli intervalli di silenzio il viandante udiva il proprio ansare faticoso, il cic ciac molle del fango che schizzava intorno ad ogni passo. Lontana, sulla strada, apparve una luce. L'uomo alzò finalmente la testa e il viso gli si illuminò; macchinalmente fece tintinnare in tasca le monete d'argento che aveva. Quella doveva essere la luce di un casolare, di una fattoria o di un albergo; in un modo o nell'altro sarebbe riuscito ad avere qualche cosa da mangiare e un letto. Aveva avuto, in origine, l'intenzione di arrivare fino a Tarhaven, dove abitava un suo amico al quale avrebbe potuto chiedere ospitalità, ma, poiché la notte era scesa e la nebbia era sempre più fitta, gli mancava il coraggio di andare avanti. Gli ultimi scellini bastavano per procurarsi un rifugio per quella notte e l'indomani avrebbe potuto proseguire. Avvicinandosi, vide che la luce proveniva da un albergo abbastanza grande, ma di aspetto modesto, situato al principio del villaggio. Stava per entrare quando udì una voce stridula che gridava, all'interno: - Va' a prender l'acqua, subito, stupida. Non vedi che Pope sta facendo delle poesie e che ha bisogno del tè? Credi che io ti abbia presa per metterti sotto una campana di vetro? La porta si aprì con tanta violenza che l'uomo fece un salto indietro. Una ragazza piccolina, esile, dal viso pallido e disfatto gli passò vicino correndo senza vederlo. Aveva in mano un secchio enorme e si diresse verso un pozzo che era a pochi passi dalla casa. Finché si trattò di mandar giù il secchio tutto andò bene, ma quando la ragazza provò a manovrare la carrucola per sollevare il secchio pieno, questa si mosse appena di qualche centimetro e poi rimase immobile. Il viandante impulsivamente corse ad aiutare la ragazza. - Non ci riuscirete mai, signorina. Permettete...? - E la spinse garbatamente da parte per prendere la manovella. La ragazza trasalì vedendolo sorgere d'improvviso dalla nebbia, al suo Fergus Hume
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fianco, ma doveva essere abituata a dominare le proprie emozioni, perché non gridò. Nell'oscurità distingueva a malapena lo sconosciuto, ma la voce era così ben modulata e la pronuncia così distinta che ebbe subito fiducia. Due minuti dopo l'uomo staccava dalla catena il secchio pieno e lo portava fino alla porta dell'albergo; sulla soglia la ragazza glielo prese di mano balbettando qualche parola di ringraziamento e di scusa. Strano a dirsi, anche lei si esprimeva correttamente e non aveva né la voce né la pronuncia di una domestica. L'uomo entrò dietro di lei in una saletta dal soffitto basso, dall'aspetto antico, in fondo alla quale, in un gran camino, ardeva un bel fuoco di legna. Sulle panche dall'alto schienale, nel vano del camino, erano seduti due uomini. A destra uno spilungone di vent'anni, magro come un'aringa, coi capelli lunghi e arruffati, che aveva in mano un libro e contemplava con aria meditabonda il soffitto. A sinistra un uomo piuttosto anziano, dal viso rubicondo, calvo e con una barba irsuta, guardava il giovanotto con aria canzonatoria. Manifestava nell'aspetto una certa classe innata, e le sue mani erano bianche e sottili. Era, con ogni probabilità, un uomo istruito e ben educato che la troppa propensione per l'alcool aveva fatto cadere in basso. Quella propensione era resa fin troppo evidente dal naso paonazzo e dall'aria di tenerezza con cui accarezzava il bicchiere di gin che aveva vicino. Un terzo personaggio era nella saletta: la padrona del locale, perfetto tipo di megera. Alta, magra, con un viso da pappagallo di cattivo umore, si fece incontro al cliente. - Cosa volete? - domandò in tono arrogante. - La cena e una camera - rispose laconico il nuovo venuto. - Già... e i quattrini li avete? Non ho voglia di farmi imbrogliare. L'uomo mostrò tre monete da mezza corona. - Voglio la cena, un letto per stanotte e la prima colazione domattina. - Dieci scellini. - Non vi do neanche un soldo di più. Fece il gesto di riprendere le monete che le aveva già lasciato scivolare in mano, ma le dita adunche della donna non se le lasciarono sfuggire. - Va bene. Ma non vi do la camera grande; è già occupata da un signore, un vero signore, non uno straccione! E poi, chi mi dice che siate una persona per bene? - Sono pronto a testimoniare che il signor Jonah Herries è un giovane di Fergus Hume
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buona famiglia e un galantuomo! La voce sonora che veniva dal vano del camino e che aveva fatto voltare di scatto l'ostessa e lo sconosciuto, proseguì in dialetto: - Quand'è che la pianti di maltrattare quel ragazzo, strega? - Gowrie! - balbettò Herries dopo aver fissato a lungo l'ubriacone. Signor Gowrie! - Finalmente ti sei deciso a riconoscermi. Michael Gowrie in persona. Ma potresti anche chiamarmi professore che non ti scorticheresti la lingua. Vieni a sederti e beviamo insieme in ricordo dei bei tempi. Herries si sedette di fronte a lui, accanto allo spilungone che gli gettò un'occhiata sdegnosa e volse subito lo sguardo altrove. - Preferirei mangiare qualche cosa - disse in tono stanco. - Mangerai dopo; prima bevi. Oh! Donzella! L'ostessa protestò furibonda: - Mi chiamo Judith Narby e vengo da una famiglia rispettabile. Non ho l'abitudine di sentirmi chiamare donzella, ha capito? - Scusate, ma donzella non è un'insolenza. Anzi è un termine molto usato dai poeti. Domandatelo a vostro figlio. E Gowrie indicò lo spilungone che stava scribacchiando su un quaderno e alzava di tanto in tanto gli occhi al soffitto con aria ispirata. Pope Narby, il figlio dei proprietari dell'albergo, forse a causa del nome che gli era stato affibbiato da un padrino amante della letteratura, s'era creduto in dovere, fin dalla più giovane età, di darsi alla poesia. La madre, che non aveva che quel figlio e lo viziava terribilmente, l'incoraggiava a proseguire, convinta, nella sua cecità materna, di aver messo al mondo un genio destinato a eguagliare e sorpassare i più grandi poeti del passato. - Zitto! - fece guardando Gowrie con occhi pieni di rimprovero. - Non vedete che Pope sta scrivendo delle poesie? Non voglio disturbarlo mentre lavora. Gowrie alzò le spalle. - Mentre lavora! È fortunato quello lì ad aver papà e mamma che lo coccolano. Se dovesse trarsi d'impaccio nella vita col suo ingegno, morirebbe di fame. Non è facile cavarsela anche quando d'intelligenza se ne ha davvero. Tu ne devi sapere qualche cosa, figliolo; a occhio e croce mi sembri ricco come me. - Ma voi, professore, come vivete ora? - Mah... Mi arrangio come posso! Scrivo articoli per i giornali... studi sulla natura; è un argomento molto di moda. Guadagno poco, Fergus Hume
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naturalmente; ma mi basta per vivacchiare. Eh... tutta colpa del whisky... e tu come hai fatto ad arrivare a questo punto? - Oh, io non sono mai stato fortunato... non me n'è andata bene una... Riapparve la ragazza, con una tovaglia che stese sulla tavola. Herries avrebbe preferito pranzare in un'atmosfera un po' meno affumicata, ma la giovane gli spiegò che il "signore" s'era fatto riservare la camera migliore e la "sala", di modo che non era possibile pranzare altrove. - Sì, sì - fece Gowrie - è vero quello che dice Elisabeth, prova ne sia che io dormo quaggiù stanotte. In conclusione, che cosa viene a fare qua quel signore, figliola? - Non lo so - rispose la ragazza. - Avrà fatto tardi, forse. - Non lo so - ripeté Elisabeth. - È arrivato a Desleigh un'ora fa, tutto imbacuccato in una pelliccia. - Come si chiama? - Non ha voluto dare il suo nome; ha detto soltanto che aspettava una persona alle otto. Credo che riparta domani mattina, poiché ha pagato il conto in anticipo alla signora Narby. - È strano - fece Gowrie con aria pensosa, mentre la ragazza andava in cucina a prendere i piatti. - Si vedono delle cose curiose in questi alberghi di campagna. Come diceva il nostro grande Shakespeare, la povertà ci procura degli strani compagni di letto. Herries, occupato a mangiare una cotoletta mal cotta, non rispose. Elisabeth andava e veniva servendo a tavola. La proprietaria e suo figlio erano scomparsi. - Che cosa fai da queste parti? - domandò Gowrie al suo allievo d'un tempo. - Arrivo da Pierside, dove ho lasciato una nave sulla quale ero imbarcato come medico di bordo. - Già, mi ricordo, hai studiato medicina. - Che cos'è che non ho studiato? - esclamò il giovane amaramente. Forse, signor Gowrie, vi ricorderete che i miei genitori morirono quando ero un ragazzo lasciandomi appena il necessario per finire gli studi e iniziare una qualunque carriera. Dopo aver preso la laurea cominciai a tenere ambulatorio alla periferia di Londra, ma non ebbi successo. Allora tentai la fortuna da un'altra parte e fu lo stesso. Feci un terzo tentativo e un terzo fiasco. Provai il teatro che, come sa, da noi è il rifugio di tutti i Fergus Hume
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"falliti", ma non mi riuscì neanche quello e fui costretto a rinunciarvi. Finalmente m'imbarcai come medico di bordo su una nave che faceva del contrabbando e da quel momento ho errato qua e là da tutte le parti del mondo. L'ultima spedizione è stata nei mari polari da cui son tornato ora. Ma il nostro comandante era di una tale brutalità che mi è stato impossibile rimanere ai suoi ordini. Ora vado a Tarhaven a cercare un medico che conosco e che spero possa procurarmi un impiego. Questa è la mia storia, signor Gowrie; non è molto allegra. Per lo meno, io non bevo. - Figliolo, figliolo, non è gentile ricordarmi questo!... Ognuno ha i suoi difettucci. Sei sicuro di non averne? E ora che cosa fai? - Vado a dormire. - Non vuoi bere un bicchierino con me, prima? Parleremo ancora un po'. - Possiamo parlare domani mattina, se credete. - E che... domattina me ne vado presto; bisogna che vada a uno dei miei giornali per un articolo. Il giovane alzò le spalle e fu per andarsene a dormire egualmente; ma all'ultimo momento qualche cosa lo trattenne. A dispetto dei suoi vizi, Gowrie rappresentava per lui un ricordo dell'infanzia. Per quanto si sia poco comunicativi, giunge nella vita il momento in cui si ha il cuore troppo pieno e si sente il bisogno di confidarsi con qualcuno. Con chi poteva confidarsi Herries se non col suo antico professore? - Signor Gowrie, la disdetta mi perseguita! - esclamò a un tratto, quasi suo malgrado. - Vi giuro che ho fatto tutto quanto era umanamente possibile per guadagnarmi la vita onestamente. Ma, per quanto lotti, non riesco a nulla, eppure sono onesto, lavoratore e... una volta voi mi dicevate che ero intelligente... - Ah, questo sì! Posso dire che eri davvero un buon allievo. - Allora perché questa sfortuna accanita mi perseguita? Devo essere vittima di qualche sortilegio, poiché qualunque cosa faccia, ho un bel cercar di prevedere tutto, lavorare come un cane, lottare contro tutti gli ostacoli; sono sicuro di far fiasco. Il giovane era così assorto nel suo doloroso racconto che non udì che la porta del cortile era stata aperta e richiusa rapidamente come se qualcuno, attratto dagli scoppi di voce, si fosse affacciato per vedere che cosa succedeva e si fosse ritratto subito. Gowrie se n'era reso conto, ma non aveva avuto il tempo di vedere chi era. - Eh, la vita non è una cosa allegra - mormorò con la solennità Fergus Hume
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dell'ubriaco. - La vita! La sopporterei benone la vita! - esclamò Herries. - È la gente con cui si ha a che fare che rovina tutto. Quando ci penso - continuò tergendosi una lagrima che gli era caduta sulla guancia - quando ci penso, piangerei...! - Si interruppe vedendo Elisabeth che era entrata e lo guardava con aria impietosita. Ferito nel suo amor proprio s'alzò d'un balzo e uscì nel corridoio. La giovane lo seguì per mostrargli la sua camera, mentre Gowrie, rimasto solo, chiamava la signora Narby per ordinarle un bicchiere di grog. - Povero ragazzo! - mormorò con un sospirane. - Un ragazzo così intelligente! Eppure quando si hanno delle preoccupazioni non c'è nulla di meglio che un bicchierino; son sicuro che se bevesse ritroverebbe un po' di coraggio. Deve star male a danari come me, ma forse ne ha ancora abbastanza per farmi un piccolo prestito. Portiamogli da bere e vedremo se domattina sarà possibile ottenere uno scellino o due. Il professore si alzò, un po' barcollante, e si fece accompagnare dalla proprietaria dell'albergo alla camera del suo antico allievo. La signora Narby si affrettò a dirgli che la camera era vicina a quella del "signore". - E nel frattempo io sono relegato giù in sala - brontolò Gowrie. - È già a letto il vostro "signore", padrona? - No, è ancora nel salotto. Aspetta un amico per le otto. - Sono le sette e mezzo - fece Gowrie guardando il suo vecchio orologio. - Se volete portare un bicchierino al vostro protetto, fate presto. E dopo toglietevi dai piedi. Il giovane inghiottì il bicchiere di grog senza farsi pregare, era così stanco che ricadde subito sul cuscino e s'addormentò. Fece dei sogni terribili: gli sembrava di fuggire davanti a qualche pericolo tremendo. Senza fiato e col cuore stretto, correva disperatamente su una strada deserta, inseguito da un'ombra che una volta lo raggiunse e lo avvolse in un'oscurità gelida. Ma una mano tiepida e dolce prese la sua e lo trasse fuori dalle tenebre; quando fu al chiaro di luna s'accorse che Elisabeth gli era accanto. Aveva il braccio teso verso oriente e guardando nella direzione che ella indicava s'accorse che era l'aurora e tutto il suo spavento svanì. Gli sembrò di dare un bacio alla ragazza; ma non ne fu certo, perché il sogno da quel momento divenne molto confuso. Quando si svegliò era giorno, e dall'altezza del sole, che intravedeva dalla finestra, rossastro attraverso la nebbia, pensò che dovevano essere le Fergus Hume
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nove circa. Si guardò attorno distrattamente, finché i suoi occhi si fermarono inorriditi sul letto. Sulla coperta c'era un rasoio col manico d'osso, la cui lama era rossa di sangue; anche una manica della sua camicia era macchiata di sangue.
2. All'assassino! Con uno sforzo per scuotersi dall'orrore che l'aveva immobilizzato, Herries saltò giù dal letto avendo cura di non sfiorare il rasoio insanguinato. Rimaneva però il sangue sulla camicia; come fare a sbarazzarsene non avendo una camicia di ricambio? Cercò di ragionare e di capire. La porta della camera era chiusa, il letto era scomposto appena appena. S'avvicinò alla finestra, l'aprì e si sporse a guardare. Scorse un piccolo giardino spoglio e più oltre la campagna paludosa attraverso la quale era passato il giorno prima, ovattata da una fitta nebbia. Tendendo l'orecchio udì delle voci nella strada e delle grida di bimbi che giocavano. A quanto sembrava, intorno regnava la calma più perfetta, eppure egli aveva l'impressione che fosse avvenuto qualche cosa di spaventoso. Più che un'impressione era una certezza, e una certezza così completa, assoluta, ossessionante che, d'un tratto, incapace di dominare i propri nervi e tremando come una foglia rientrò nella camera vuota e si mise a gridare con voce strozzata: - All'assassino!... all'assassino!... Spalancò la porta che sbatté con fracasso contro il muro e si precipitò in camicia per la scala senza smettere di gridare. Al pian terreno, a quelle grida spaventose, cessarono tutti i rumori che accompagnano di solito la pulizia mattutina di una casa e regnò un lungo silenzio pieno di spavento. Dopo poco, Herries, aggrappato alla ringhiera, udì un passo pesante che si avvicinava e, conscio a un tratto di essere svestito, scivolò di nuovo in camera sua e si infilò nel letto. I passi si avvicinarono alla porta e un viso barbuto apparve attraverso uno spiraglio di questa. Il marito della signora Narby era alto, d'aspetto arcigno e di carattere abbastanza violento quando si lasciava andare; non era però facile alla collera. In quel momento il suo viso manifestava semplicemente un intenso stupore. - Cosa diavolo vi prende? Perché gridate a quel modo? - domandò in tono burbero guardando il giovane livido e con gli occhi sbarrati. Fergus Hume
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- Hanno assassinato qualcuno! - balbettò il disgraziato che tremava come se avesse la terzana. - Là! Là!... E indicò il rasoio insanguinato. Narby che si era avvicinato al letto prese il rasoio in mano e l'esaminò attentamente. - È insanguinato! - esclamò perplesso. Poi, volgendosi a Herries che batteva i denti: - Ma cosa diavolo avete? Non siete mica morto! Fate tanto baccano perché vi siete tagliato col rasoio nel farvi la barba? - Non mi faccio la barba da due giorni. Non possiedo nemmeno un rasoio. Questo non è mio. Chi è stato assassinato? - Assassinato?... Nessuno, se Dio vuole. Credete forse d'essere in un covo d'assassini? Avrete fatto qualche brutto sogno e il vostro rasoio... - Ma se vi dico che non è mio! L'ho trovato sulla coperta stamattina alle nove quando mi sono svegliato. - Alle nove! Ce n'avete messo di tempo a spaventarvi! Sono le dieci adesso. - Mi sarò sbagliato sull'ora, non ho orologio. Ma quel sangue... - È strano - convenne Narby. - In ogni modo, per ora non è morto nessuno ch'io sappia. Il vecchio Gowrie ha dormito giù in sala e se n'è andato alle sette. Mia moglie e Elisabeth stanno facendo le pulizie. Pope ha fatto colazione con me. Chi volete... - E il signore che è arrivato ieri sera? - Oh, è partito alle otto, come aveva detto. Non ha nemmeno fatto colazione; mia moglie lo ha visto attraversare la sala imbacuccato fino al naso nella pelliccia. Faceva freddo stamattina. - Allora non è avvenuto nulla di anormale? - fece Herries stupefatto. - Proprio niente. Vi avranno fatto uno scherzo; per quanto mi sembri uno scherzo molto stupido. In quel momento si udì nel corridoio la voce della signora Narby. - Cosa c'era da gridare a quel modo? - Niente. Ha avuto un incubo - rispose il marito cercando d'impedirle d'entrare. - Ah! Allora farà bene a levarsi dai piedi e svelto - fece la megera - non abbiamo bisogno di pazzi qua... e tu, Elisabeth, va' a fare la camera grande. Il signore è partito. Fa' presto. I passi leggeri della ragazza si allontanarono lungo il corridoio; un momento dopo la sua voce gridò: - Non posso entrare; la porta è chiusa. - Chiusa?... Storie! Perché vuoi che abbia chiuso la porta se se n'è andato Fergus Hume
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definitivamente stamattina?... Ma... ma è vero! Ha chiuso e ha portato via la chiave! Questa è grossa! Elisabeth, gira dal di fuori e sali dalla finestra. Puoi arrampicarti per il graticcio, è comodo come una scala. - Ci vado io - disse Narby. - Sei troppo pesante. Non voglio che vada tutto in briciole. Elisabeth! - Ho paura... - balbettò la poveretta. - Hai paura? E di che cosa? Oca, fa' presto, se no... - No, non voglio che ci vada - fece Narby energicamente. - Levati di lì! - Se sfondi la porta vedrai cosa ci costerà farla accomodare - fece la donna. Ma le sue proteste furono interrotte da uno scricchiolio violento seguito da un urlo di Elisabeth, da una bestemmia del padrone, poi da un silenzio impressionante. Spaventato, Herries si alzò d'un balzo e si infilò i pantaloni, ma aveva appena fatto un passo verso l'uscio, quando Narby, cogli occhi fuori dalla testa, irruppe nella stanza. Sua moglie entrò dietro di lui urlando. - Mascalzone! L'hai ammazzato tu! - urlò Narby afferrando il giovane per il collo e rovesciandolo sul letto. - Chi? Chi?... - balbettò Herries sudando freddo. - Il cliente di stanotte. Sei stato tu a tagliargli la gola, canaglia. - Oh! - balbettò il giovane annientato. - Il rasoio... - Il tuo rasoio, vorrai dire. - Vi ho detto che non è mio. Lasciatemi andare - urlò Herries dibattendosi per alzarsi. - Lasciarti andare? Non ci penso nemmeno. Tu resti lì finché non viene la polizia. Judith, vieni qua! Herries, conscio dell'orrore della situazione in cui si trovava, cercava di liberarsi a calci e pugni dalla stretta dell'albergatore, ma questi, molto più forte di lui, lo teneva inchiodato sul letto schiacciandolo col suo peso. D'un tratto, mentre i due uomini lottavano, si udì il tintinnio di un oggetto metallico che cadeva in terra. - La chiave!... Accidenti, ecco la chiave che cercavamo! L'aveva nel letto! Assassino! Bandito! Ha disonorato la casa. - Non è vero! Non è vero!... - cercava di protestare Herries con voce afona. Narby, che gli aveva appoggiato un ginocchio sul petto per tenerlo fermo, scoppiò in una risata sinistra. - Questo lo dirai al giudice, bello mio! Fergus Hume
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Il rasoio... la chiave della camera... e, guarda - soggiunse scorgendo le macchie di sangue sul polso della camicia del giovane - il sangue della tua vittima, canaglia! - E lo scrollò rabbiosamente. - Lasciatemi andare - ansò Herries - mi soffocate. - Non aver paura; a quello ci penserà il boia, bello mio! - Io... io... non cercherò di scappare. - Non te lo consiglio - brontolò Narby lasciandolo andare, dato che sembrava sul punto di svenire. - Adesso vestiti e non tentare di uscire dalla camera finché non sarà venuta la polizia. Judith... Judith... Ma Judith non rispose. Si precipitò giù per la scala chiamando il figlio a squarciagola e gridando che andava a bere qualche cosa perché si sentiva male. Poco dopo si udì un brusio di voci che si avvicinavano. I vicini, attratti dalle grida, si affollavano a poco a poco davanti all'albergo e a mano a mano che il gruppo aumentava, il brusio diventava più forte e più minaccioso. - Non sono stato io a ucciderlo - gemeva Herries, annientato dal terrore. - Non lo conoscevo nemmeno, non l'avevo mai visto in vita mia... io... - Smettila - fece Narby obbligandolo a sedersi sul letto. - Ho visto un giorno a San Francisco un uomo linciato dalla folla e non aveva fatto nulla in confronto a quello che hai fatto tu. Scommetto cento contro uno che fra un mese penzolerai dalla forca. E, ricordati bene una cosa - soggiunse agitando l'indice nodoso sotto il naso del giovane. - Se tenti di tagliar la corda, ti impallino come una lepre. - Non domando di meglio che spiegarmi con la polizia - rispose Herries, che si era un po' ripreso. - Riuscirò facilmente a provare la mia innocenza. L'altro sorrise ironicamente e scosse la testa. - Davvero? Nella camera vicina alla tua è stato assassinato un uomo e tu hai nel letto la chiave di quella camera, il rasoio che ha servito a tagliargli la gola, e, se non bastasse, la manica macchiata di sangue. E sei innocente! Va' là, giovanotto, sarà meglio che cominci a recitare le tue preghiere, perché, tanto, ne hai per poco, te lo dico io - e con queste parole uscì chiudendo la porta a chiave. A dispetto della sua promessa, l'accusato, rimasto solo, non seppe resistere al desiderio di recuperare la libertà e si slanciò verso la finestra; ma si rese conto immediatamente che la fuga da quella parte era impossibile. Nulla sarebbe stato più facile che lasciarsi cadere dalla finestra nel giardino e scalare la palizzata per immergersi nella nebbia Fergus Hume
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spessa delle paludi. Ma la palizzata era irta di teste curiose e inorridite. Mai, a memoria d'uomo, una cosa così emozionante era avvenuta in quel pacifico villaggio dell'Essex e tutta la popolazione era in subbuglio. La signora Narby, gesticolando e strillando più forte che mai, mostrava la finestra alla folla che rispondeva con clamori ostili. Herries, spaventato, si ritrasse e chiuse rapidamente la finestra. Si lasciò cadere sul letto e cercò di esaminare obiettivamente la situazione, che era press'a poco questa: uno sconosciuto era stato assassinato nella camera vicina alla sua e tutte le prove erano contro di lui. Esaminando più attentamente la manica della camicia, Herries si accorse che la macchia di sangue partiva dal gomito e scendeva verso il polso come se qualcuno vi si fosse pulita la mano insanguinata. Questa constatazione fu come un raggio di luce. Nessun dubbio possibile, l'assassino, appena commesso il delitto, era entrato nella sua camera e approfittando del suo sonno si era asciugato le mani sulla sua manica e aveva posto sul suo letto le due prove del delitto, in modo da farlo incriminare. Ma chi era l'assassino? E perché aveva cercato di incriminare lui piuttosto che un altro? D'un tratto un nome gli venne alla mente: Gowrie. Lui solo lo conosceva e la sera prima era venuto in camera sua a portargli un grog. Che Gowrie fosse l'autore del delitto e avesse preparato quella trappola per fare espiare la propria colpa a un innocente? Poteva darsi... eppure no. Gowrie era incapace di assassinare un uomo. Non era uno specchio di virtù, sarebbe stato probabilmente capace di rubare per procurarsi da bere, di fare un ricatto o una falsa testimonianza, ma di uccidere no certo; Herries ne era sicuro. Anzitutto non avrebbe avuto il sangue freddo necessario, l'alcool l'aveva fiaccato. Ma allora, se non era stato Gowrie, chi aveva avuto interesse a implicare uno sconosciuto in quel delitto orrendo? A forza di riflettere Herries finì con lo scoprire un altro punto che andava chiarito. L'ostessa aveva detto che il cliente se n'era andato la mattina alle otto imbacuccato nella pelliccia. Ora, se aveva davvero visto un uomo uscire dall'albergo, chi era l'individuo in questione? Il cliente non poteva essere uscito per tornare poi e farsi trovare sgozzato nel letto. In tali condizioni, c'era un modo soltanto di spiegare il mistero: l'uomo che era venuto la sera prima a far visita all'assassinato s'era messo la pelliccia di questo per trarre in inganno i padroni dell'albergo. Di conseguenza l'assassino era lui. Herries ritornò vicino alla finestra e guardò fuori attraverso i vetri. Due Fergus Hume
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contadini erano stati messi di guardia nel giardino. S'avvicinò in punta di piedi alla porta e mise l'orecchio al buco della serratura. C'era un grande andirivieni nel corridoio, ma era impossibile udire quanto avveniva nella camera del morto, poiché l'edificio era molto antico e le mura erano talmente spesse che non lasciavano passare il minimo rumore. D'altra parte, questo spiegava perché egli non avesse udito, la notte precedente, nessun rumore nella camera attigua. Le ore passarono lentamente. Per ingannare l'attesa, Herries si vestì con la maggior cura possibile. Non aveva bagaglio, poiché questo gli era stato sequestrato dal comandante quand'era sbarcato a Pierside. Non gli restavano più che i vestiti che aveva addosso e dieci scellini circa che gli erano rimasti la sera precedente, dopo aver pagato l'albergo. Quel maledetto albergo! Se avesse continuato la sua strada non gli sarebbe accaduto nulla. Oppure, chissà? Nei suoi venticinque anni di vita aveva sempre avuto così poca fortuna che forse gli sarebbe accaduta egualmente qualche disgrazia. Le disgrazie erano, per lui, nell'ordine naturale delle cose. Quando fu vestito, tanto per fare qualche cosa, volle rifare il conto di quanto possedeva; ma ebbe un'altra sgradevole sorpresa. I dieci scellini erano scomparsi. Pure, si ricordava di averli contati la sera prima. C'erano esattamente otto monete da uno scellino e quattro da sei pence; era sicurissimo di aver messo il danaro nella tasca destra dei pantaloni. Addolorato da quella perdita così grave per lui, Herries frugò in tutte le tasche, passò la mano sotto il cuscino e sotto il materasso, ispezionò tutti gli angoli della stanza, ma non trovò nulla. - Come farò per arrivare sino a Tarhaven? - sospirò, preoccupato al punto da dimenticare per un attimo che non era libero. Bussarono leggermente alla porta. - Avanti! - rispose istintivamente. La chiave girò nella serratura e Elisabeth, pallida e con gli occhi rossi, entrò portando un vassoio con un po' di pane e formaggio che depose sulla tavola. La giovane afferrò le mani di Herries con un gesto impulsivo. - Non siete stato voi! - esclamò in tono convinto - è impossibile che siate stato voi! - Ve lo posso giurare e posso provare la mia innocenza e... - S'interruppe conscio della sua terribile situazione. - Non è vero, lo dico per farmi coraggio. Ma in realtà sono in un gran brutto pasticcio. - Voi siete troppo buono - disse Elisabeth, ancora commossa al ricordo Fergus Hume
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della gentilezza del giovane - non potete aver commesso un delitto simile. - Eppure nessuno crederà alla mia innocenza - ribatté lui tristemente tutte le prove sono contro di me. - I padroni stanno parlando proprio di questo - sussurrò la ragazza gettando un'occhiata alla porta, dietro la quale con tutta probabilità qualcuno era in ascolto. - La polizia non può tardare. Hanno mandato a chiamare l'ispettore e il medico a Tarhaven. - Che ora è? - Le tre - rispose Elisabeth. - Scusate, ma bisogna che me ne vada. Sono venuta di nascosto e se lo sapessero... - Grazie, siete molto buona con me... - Ma no, ma no; volevo domandarvi soltanto se potevo esservi utile in qualche cosa. Non conoscete nessuno che possa venirvi in aiuto e che io possa andare a chiamare? - Ho un amico a Tarhaven, il dottor John Browne. Sono più di due anni che non lo vedo. Ma spero si ricordi ancora di me. Se mi portate l'occorrente per scrivere gli mando un biglietto. - È impossibile. - Allora, volete scrivere per me al dottor Browne? Forse cercherà di venirmi in aiuto. - Basta così? Non c'è nessun altro a cui desideriate scrivere? Herries scosse tristemente la testa. - Sì, c'è un'altra persona, ma per nessun motivo al mondo vorrei che sapesse quello che mi succede - disse con voce sorda. - Ah! - fece la ragazza, nei cui occhi passò un lampo di gelosia. - Come si chiama? Andrò a cercarla, se questo vi può far piacere. Arrossì intensamente dicendo queste parole; se Herries avesse avuto più esperienza e avesse conosciuto le donne meglio di quanto non fosse, si sarebbe reso conto che la ragazza nutriva per lui una simpatia tale da esserle insopportabile il pensiero che un'altra donna si occupasse di lui. Ma non si accorse di nulla e le rispose con franchezza: - È Magdalen Tedder. Mia cugina, figlia di Sir Simon Tedder, il ben noto fabbricante di conserve. - Ho visto il nome sui vasi di marmellata. Ha una proprietà a Tarhaven, non è vero? - Sì. Sono andato a trovarlo due anni fa, ma abbiamo litigato e mi ha scacciato. Fergus Hume
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- Per causa di... di vostra cugina? - Sì, gli avevo domandato la sua mano e lui me l'ha rifiutata. - E... e lei?... che cos'ha fatto? - Ha obbedito al volere di suo padre com'era suo dovere - rispose Herries con amarezza. - Del resto, non so perché sto qui a raccontare queste storie del passato... se volete semplicemente... - Zitto - fece Elisabeth - ecco la polizia. Fece appena in tempo a scivolar fuori e un ispettore entrò bruscamente nella stanza. Era un uomo abbastanza simpatico all'aspetto, dal viso rosso e adorno di un paio di mustacchi battaglieri. Prendeva molto sul serio la propria autorità e cercava di darsi un'aria severa che, in generale, non ingannava nessuno. Era scortato da due agenti che restarono nel corridoio. - Il vostro nome e cognome? - domandò brusco. - Jonah Herries - rispose il giovane. E soggiunse rapidamente col desiderio di discolparsi: - Sono innocente. Non conosco la vittima. Dormivo quando il delitto è stato commesso. Ho trovato il rasoio e... - Silenzio! - interruppe l'ispettore con tono imperioso. - Sappiate che tutte le parole che pronuncerete da questo momento saranno messe a verbale e potranno essere usate contro di voi. Seguitemi, vi interrogherò tra poco. Il giovane non insistette e lo seguì in silenzio. L'ispettore, nella speranza che il presunto assassino di fronte alla vittima si tradisse e facesse una immediata confessione, lo accompagnò nella camera del morto, alla porta della quale era di guardia Narby. La camera era fredda, nuda e poveramente ammobiliata. Vi regnava un gran disordine; sulle coperte del letto era stato deposto il corpo di uno sconosciuto coperto da un lenzuolo. L'ispettore alzò il lenzuolo e fece cenno a Herries di avvicinarsi. Il giovane fece un passo verso il letto, ma appena scorse il viso del morto indietreggiò esterrefatto. - Dio mio! - esclamò - E Sir Simon Tedder!
3. Il portafoglio - Sir Simon Tedder! - ripeté l'ispettore Trent stupefatto. - Il miliardario Fergus Hume
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che ha una proprietà a Tarhaven e che ha fatto fortuna fabbricando conserve? - Sì - mormorò Herries lasciandosi cadere su una sedia e nascondendo il viso fra le mani. Trent si voltò a guardarlo e, accorgendosi che piangeva, si eresse sulla persona, con un lampo di trionfo negli occhi. Era troppo poco psicologo per capire lo stato d'animo del giovane e credeva che il colpo di scena avesse dato il risultato che sperava. La realtà era molto diversa. Herries, sfinito dalle fatiche dei giorni precedenti, sconvolto dalle emozioni di quella mattina, non aveva più resistenza per sopportare quell'ultimo colpo. - Dunque, giovanotto - domandò l'ispettore, orgoglioso di poter dirigere un'inchiesta che, data la notorietà della vittima, avrebbe certamente suscitato scalpore, - volete dirmi, ora che vi siete tradito, perché l'avete ucciso? Herries, vergognandosi della propria debolezza, si asciugò rapidamente gli occhi e alzò la testa. - Non l'ho ucciso io! - disse con tutta l'energia di cui fu capace. - È inutile che continuiate a mentire. L'albergatore mi ha detto tutto. - E naturalmente avete concluso che sono colpevole, senza pensare che forse potrei avere anch'io qualche cosa da dire. Da quando la legge inglese condanna gli imputati senza interrogarli? - Sono pronto ad ascoltare le vostre spiegazioni - fece Trent che, benché convinto della colpevolezza del giovane, non poteva non sentirsi un po' impietosito vedendolo così affranto. Mise due uomini di guardia nel corridoio e ordinò all'accusato di seguirlo nel salotto dove Sir Simon aveva trascorso la sua ultima serata. Tirò fuori un voluminoso taccuino e cominciò l'interrogatorio. - Vi chiamate, avete detto?... - Jonah Herries. - Professione? - Medico di marina. Sono sbarcato ieri a Pierside. - Che cosa siete venuto a fare in questo albergo? - Sono partito da Pierside con l'intenzione di andare a Tarhaven da un mio amico; ma poiché la sera mi ha sorpreso non lontano di qua, ho deciso di far tappa in questo albergo e di trascorrervi la notte. Trent annotò scrupolosamente le risposte, poi riprese: - Avete affermato che non conoscevate la vittima. Fergus Hume
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- È vero. Non potevo sapere che si trattasse di Sir Simon, dato che non sapevo nemmeno che avesse pernottato nell'albergo. - Dunque, voi conoscevate già la vittima. - Sì. - Herries esitò un attimo, poi proseguì: - Sir Simon era mio zio. Trent lo guardò sbalordito. Non riusciva a convincersi che il povero diavolo che aveva davanti potesse essere nipote di un milionario. - Cosa diavolo dite? È impossibile che un uomo ricco e rispettabile come Sir Simon lasciasse suo nipote nella miseria. Herries esitò. - Mio zio era in collera con me; avevamo litigato. - Ah, ah! - fece Trent. - Credete che questo equivalga a una confessione? - osservò Herries ironicamente. - In ogni caso basta a provare che avevate dell'animosità contro di lui. - Nemmeno per sogno. - Ma non c'era stata una scenata fra di voi? - E che scenata! - State attento. Sapete che tutto quello che dite in questo momento... Herries balzò in piedi con un gesto di impazienza. - Ho la coscienza tranquilla e non ho nessun bisogno di misurare le parole! - esclamò. Sono un povero diavolo, è vero, ma da questo a essere un assassino, ne corre. - Non capisco come un uomo istruito come voi non riesca a trarsi d'impaccio nella vita. - Quando la sfortuna si accanisce contro un disgraziato come si è accanita contro di me, non è facile trarsi d'impaccio. Sapete che cosa vuol dire tentare tutto nella vita e non riuscire in nulla? Trovar chiuse tutte le porte? Essere abbandonati da tutti, persino dai parenti più prossimi? Vi assicuro, signor ispettore, che ho passato dei momenti orribili... - La miseria è la causa di molti delitti, purtroppo... - Può darsi. Per quanto mi riguarda, posso affermare che, nonostante tutti i guai che mi sono capitati, non ho nulla da rimproverarmi. - Guardò dritto negli occhi l'ispettore che fu costretto ad abbassare lo sguardo. - Non siamo qua per fare delle dissertazioni morali - disse quest'ultimo in tono asciutto. - Che cosa avete da ribattere per difendervi dall'accusa dell'albergatore contro di voi? - Una cosa sola: che sono innocente. - Bisogna provarlo. Fergus Hume
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- Provarlo? Anzitutto non potevo sapere che avrei incontrato qua Sir Simon. In secondo luogo, soltanto dieci minuti fa, vedendolo morto, ho capito che aveva passato la notte nell'albergo. In terzo luogo poi, non avevo nessun motivo d'ucciderlo. - Può darsi. Ma bisogna provare anche questo. - Voi non riuscite a superare la vostra prevenzione contro di me. L'albergatore e sua moglie vi hanno suggestionato. - Sono capace di farmi un'opinione da solo, senza bisogno che nessuno mi suggestioni - fece Trent piccato. - Se avete delle spiegazioni da darmi, datemele, ma siate breve. - Farò il possibile per esserlo - rispose Herries con calma. - Sono l'unico figlio della sorella di Sir Simon Tedder. Questi è stato sempre un uomo molto rigido e ostinato e, poiché la sorella aveva contratto un matrimonio senza la sua approvazione, ruppe ogni rapporto con lei. I miei genitori morirono quando io ero ancora un ragazzo, lasciandomi il necessario per finire gli studi e iniziare la professione. Poiché non mi riuscì di farmi una posizione a Londra, fui costretto a imbarcarmi e da allora ho navigato senza tregua e non ho messo più piede in Inghilterra fino a ieri. - A quando risale l'ultimo incontro con vostro zio? - A due anni fa. Ero allora, come oggi, in una situazione molto precaria e andai a trovarlo per pregarlo di venirmi in aiuto. L'avrebbe fatto senza dubbio se io non fossi stato innamorato di sua figlia Magdalen, che avevo conosciuto in casa di amici comuni a Edimburgo. C'eravamo visti spesso e, poiché ci amavamo, speravamo di poterci fidanzare. Ma quando parlai a mio zio di questo progetto, mi fece una scenata spaventosa e mi mise alla porta. Magdalen, per ordine suo, mi rimandò le mie lettere e da allora non ho visto più né l'uno né altra. Come vede, non avevo alcun motivo di uccidere mio zio, poiché la sua morte non mi avrebbe portato alcun vantaggio. Inoltre sono sbarcato ieri e non capisco come avrei potuto sapere che mio zio si disponeva a passare la notte in questo albergo. Io ero diretto a Tarhaven dove non conosco anima viva all'infuori dell'amico di cui ho già parlato. - Come si chiama? - È il dottor John Browne, che abita in Elgar Avenue. Eravamo amici da studenti. - Lo conosco - fece l'ispettore prendendo nota del nome. - Può garantire della vostra onestà? Fergus Hume
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- Oh, certo; tanto più che era al corrente di tutti i miei affari e persino del mio amore per Magdalen. - Che cosa ha pensato della scenata che è avvenuta fra voi e vostro zio? - Oh, non si è meravigliato, sa che ho un carattere piuttosto violento. - Davvero? - fece l'ispettore con tono innocente. - Sì - confessò Herries senza rendersi conto della gravità delle sue affermazioni e delle conseguenze che avrebbero potuto avere per lui. Soltanto però quando sono vittima di un'ingiustizia, o quando mi si insulta, e ieri sera non è accaduto nulla di simile. Se avessi saputo in precedenza che mio zio era in questo albergo, avrei proseguito fino a Tarhaven per non passare la notte sotto lo stesso tetto di chi è stato così malvagio con mia madre e con me. Trent scosse la testa. - Tutto questo andrebbe benissimo se non avessimo trovato in camera vostra la chiave della stanza della vittima e il rasoio che è servito a tagliarle la gola. Inoltre, non dimenticate che avevate persino la camicia sporca di sangue. Con un gesto rapido il giovane si levò la giacca e, portandosi in piena luce, mostrò la manica all'ispettore. - Vi prego di guardare questa macchia; è l'impronta di una mano insanguinata. Ora la manica macchiata è la destra e io non sono mancino. Inoltre, appena ho visto il rasoio sul letto, svegliandomi, ho chiamato l'albergatore per domandargli che cosa diavolo significava. In quel momento Narby ignorava il delitto, come me del resto. Credete che se fossi stato colpevole, avrei agito così scioccamente? - Oh, quanto a questo, poteva anche essere un'astuzia. Herries alzò le spalle. - Non ho più nulla da dire - affermò in tono asciutto. - Sì, avete ancora qualche cosa da dire - insisté l'ispettore ostinato. Perché non confessate che Sir Simon vi aspettava ieri sera? - Non so chi aspettasse Sir Simon ieri sera, ma sono ben certo che non aspettava me. Non sapeva che ero sbarcato in Inghilterra; da due anni, vale a dire dal giorno in cui mi cacciò da casa sua, non aveva mie notizie. - Ieri sera nessun altro forestiero è entrato nell'albergo. - Non è vero. La persona attesa è venuta ieri sera e ha probabilmente passato la notte qua. La signora Narby può dirle d'aver visto uscire questa mattina dall'albergo un uomo che ha scambiato per... - Che diavolo dite? - disse l'ispettore stupito. - Questo è quanto mi ha raccontato Narby, prima di scoprire il delitto. Fergus Hume
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Ha affermato che il cliente che aveva occupato la camera e il salotto stanotte se n'era andato alle otto come aveva annunciato. - Come aveva annunciato? - Sì. Aveva pagato il conto in anticipo, a quanto pare. - Ma che cosa dite? Se gli avevano tagliato la gola non poteva uscire dall'albergo. - Credo anch'io... soltanto che la signora Narby si è probabilmente confusa, dato che l'uomo che ha visto uscire aveva addosso la pelliccia di Sir Simon. L'ispettore corrugò la fronte. Tutto l'edificio di prove che aveva costruito a carico di Herries crollava, se le affermazioni di questo erano vere. Il giovane si affrettò ad approfittare del vantaggio acquisito. - Non ci sarebbe da meravigliarsi che lo sconosciuto, dopo aver assassinato mio zio, fosse entrato nella mia camera per lasciarvi delle prove tali da accentrare tutti i sospetti su di me. - Perché proprio su di voi? - Non lo so. Ma la porta della mia camera non era chiusa a chiave e io dormivo d'un sonno di piombo. L'assassino poteva entrare con facilità e far tutto quello che voleva senza svegliarmi. Se fossi in voi, orienterei le ricerche in questa direzione. - Non ho bisogno dei vostri consigli. In ogni modo, interrogherò l'albergatore e sua moglie. - C'è un'altra persona che potreste interrogare. Il signor Gowrie. - Gowrie? - Sì, un mio vecchio professore che ho trovato qui nell'albergo ieri sera. È partito stamattina alle sette per Londra. L'ispettore scoppiò in una risata sarcastica. - Per un individuo che è sceso per caso in un albergo, non si può dire che non vi abbia trovato delle conoscenze. - È strano davvero, ma è così. - È un po' troppo strano. Per conto mio, vi dirò che credo poco alle coincidenze e che tutto quello che dite mi sembra che vi incrimini ancora di più. Quel Gowrie poteva essere benissimo un vostro complice. - In tal caso, non si può dire che si sia fatto in quattro per aiutarmi - fece Herries lasciandosi stancamente cadere su una sedia. - È vero che sono così sfortunato... Trent aveva cercato fino a quel momento di mantenere la granitica Fergus Hume
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impassibilità che le sue funzioni richiedevano, ma, passando vicino al giovane per andare a chiamare la signora Narby, non poté fare a meno di posargli una mano sulla spalla e dirgli, un po' vergognoso della propria debolezza: - Coraggio, non sarà facile, ma può anche darsi che ve la caviate. Pochi secondi dopo, prese a interrogare, alla presenza dell'accusato, la signora Narby che aveva chiamato. L'impresa non fu facile, poiché la donna, abitualmente loquace, si rinchiudeva in un mutismo assoluto. Aveva avuto altre volte a che fare con la polizia e conosceva il valore del silenzio. Fu necessario strapparle le parole a una a una. Sir Simon Tedder era arrivato la sera prima alle sei, a quanto l'albergatrice asserì. Aveva preso una camera e un salotto, poiché aspettava qualcuno. Alle dieci era andato a coricarsi molto contrariato perché il visitatore atteso non era venuto. Quella mattina, alle otto, la signora Narby l'aveva visto o aveva creduto di vederlo uscire tutto imbacuccato nella pelliccia. Non le aveva detto una parola e lei non gli aveva chiesto nulla, poiché il conto era stato pagato largamente la sera prima. Non aveva saputo il nome del cliente assassinato, poiché la sera precedente questi si era rifiutato di dirlo. In ogni modo, l'uomo che era uscito dall'albergo alle otto di mattina non poteva essere il milionario di Tarhaven. - Ma voi, non avete avuto alcun dubbio questa mattina? - obiettò Trent. - No, che dubbi volete che avessi? - fece rabbiosamente la signora Narby. - L'ho appena guardato, era alto come l'altro, aveva indosso la stessa pelliccia, come avrei potuto indovinare che non era lui? - Siete sicura che la pelliccia fosse la stessa? - Sicurissima. L'altra non s'è trovata. Ho cercato in tutti gli angoli della camera di Sir Simon e qua nel salotto. Sarebbe servita, se non altro, a indennizzarmi di tutto quello che ho perduto per colpa di quel bandito lì. - Non sono responsabile di nulla - protestò Herries. - Non siete responsabile, voi che l'avete assassinato? Del resto, era un'occasione troppo bella per uno straccione come voi incontrare un uomo così pieno di quattrini! - Che cosa ne sapete voi? - domandò Trent alzando la testa dal taccuino. - Che cosa ne so? Ieri sera quando gli ho portato il tè era seduto a quel tavolino e aveva davanti mucchi e mucchi di biglietti di banca e di monete d'oro. Appena m'ha visto ha messo in fretta i biglietti di banca in un gran portafoglio di marocchino blu. Cercate quel portafoglio e se non lo trovate Fergus Hume
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potete esser certo che è stata quella canaglia lì a prenderlo. - Potete perquisirmi, ispettore - fece il giovane alzando le braccia. Trent lo prese in parola e lo perquisì coscienziosamente. Poiché non trovò nulla, salì al primo piano con lui e l'albergatrice. Entrarono nella camera del giovane. Herries, stanco, andò a sedersi accanto alla finestra e l'ispettore aiutato dalla donna si mise a frugare in tutti gli angoli. L'ostessa cercava con gran zelo, buttando per aria il letto, spostando l'armadio dal muro, sollevando il tappetino che copriva il pavimento. Finalmente, mentre Trent si chinava per guardare nel camino, si inginocchiò in terra e stese un braccio sotto il letto. Un minuto dopo si alzava con le mani coperte di polvere, brandendo trionfalmente un portafoglio di pelle blu. - L'avete trovato! - fece Trent precipitandosi verso di lei. - Sì, ma è vuoto - fece rabbiosamente la megera. - Ve l'avevo detto io ch'è lui il ladro e l'assassino! - concluse lanciando il portafoglio sulla testa di Herries.
4. Quel che accadde dopo Verso le cinque Trent chiuse di nuovo Herries in camera sua e, lasciando un agente di guardia alla porta, scese al pianterreno per interrogare ancora una volta l'albergatore e prendere informazioni su Gowrie. Nel frattempo, Pope e Elisabeth servivano numerosi clienti che, attratti dalla curiosità, affollavano la sala dell'albergo. Elisabeth andava e veniva incessantemente portando bicchieri colmi di birra; era triste e preoccupata. Credeva fermamente nell'innocenza di Herries; il banale episodio del secchio era bastato a creare una specie di tacita solidarietà fra i due diseredati dalla sorte. Per la prima volta in vita sua Elisabeth aveva trovato qualcuno che le aveva offerto aiuto senza esserne richiesto e questo aveva fatto sì che lei provasse per Herries un'affezione immediata. La voce, la dolcezza dello sguardo, la finezza dei lineamenti di lui avevano completato la conquista di quell'anima femminile e avevano fatto nascere nella ragazza un turbamento che assomigliava molto all'amore. Mentre continuava a servire i clienti, immersa nelle sue riflessioni, la sua attenzione fu attratta da un uomo che entrava allora e che col suo costume pittoresco si differenziava dai contadini che affollavano la sala. Aveva il Fergus Hume
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vestito di gala dei venditori ambulanti londinesi: pantaloni di panno grigio, larghi in fondo, una specie di giacca a falde, un panciotto giallo e al collo un fazzoletto scarlatto. Il tutto punteggiato da una quantità di bottoncini di madreperla cuciti sulla stoffa. Il nuovo venuto aveva inoltre un cappello duro, marrone, guarnito con una gran piuma di struzzo e un paio di scarpe di cuoio sottile a tacco alto, ben poco adatte ai sentieri fangosi dell'Essex. Il suo aspetto insolito fece sì che tutti i contadini si voltassero a guardarlo stupefatti, ma, senza preoccuparsi minimamente dell'attenzione generale, egli si avvicinò a Elisabeth e la salutò levandosi il cappello piumato. - Sweetlips! - fece Elisabeth. - Sweetlips Kind in persona - rispose l'uomo con voce sonora e abbastanza garbata. - Arrivato fresco fresco col carrozzone e con la padrona... che è ammalata. - Oh! - mormorò Elisabeth rattristata - davvero? Rachel è ammalata? Che cos'ha? - Ha la difterite, poveretta... che cosa volete che faccia un povero diavolo come me con una donna ammalata nel carrozzone? Sapete se c'è un medico nelle vicinanze? - domandò poi con voce un po' tremante. - Il più vicino sta a dieci miglia di qua - rispose la giovane - viene a Desleigh il sabato. - Non posso aspettare sino a sabato, figliola. Rachel può andarsene da un momento all'altro se non le levano quel che le chiude la gola. Sarebbe duro perderla adesso dopo aver passato insieme tanti momenti buoni e cattivi. Elisabeth non potreste andar voi da lei mentre io vado a cavallo a cercare il dottore? - Ma... non posso lasciare l'albergo in questo momento - rispose Elisabeth - è successa una disgrazia. - Una disgrazia? - È stato commesso un delitto... - Signore Iddio! Ma è impossibile. - È stato ucciso un vecchio signore... - E l'assassino è di sopra, sotto chiave, - disse beffardamente Pope che passava vicino a loro in quel momento. - Non è vero, non è l'assassino - protestò indignata la ragazza che era impallidita; - non so chi abbia ammazzato Sir Simon Tedder, ma son sicura che non è stato Herries. - Sir Simon Tedder, l'industriale? - esclamò Kind. - È morto? Fergus Hume
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- Gli hanno tagliato la gola - disse Pope tutto contento di dare una notizia sensazionale. - Signor Iddio! - esclamò Kind per la seconda volta. - E pensare che ho proprio dei barattoli di marmellata col suo nome scritto sopra! Dovrei fare dei buoni affari da queste parti in questi giorni. La gente corre sempre dove c'è stato un delitto. Ma prima di tutto devo pensare a Rachel. Elisabeth, venite da lei, ve ne prego, perché io possa andare a cercare il medico. - Ne deve venire uno da Tarhaven per esaminare il cadavere - disse Pope portandogli un bicchiere di birra. - Ne devono venir due, anzi - corresse Elisabeth a cui queste parole risvegliarono un ricordo. - Ho telegrafato al dottor Browne che è un amico del signor Herries. - Avrete delle noie con la polizia - fece Pope. - Non me ne importa nulla della polizia, purché si riesca a provare l'innocenza di quel povero ragazzo - esclamò con impeto la giovane. - In ogni modo non credo che dovrete aspettar molto - soggiunse volgendosi al venditore ambulante - l'uno o l'altro dei due dovrebbe arrivare tra poco. - Purché arrivino in tempo per salvare Rachel - sospirò Kind. - Signore! che colpo sarebbe per me se dovesse mancarmi. - Se avete tanta fretta - fece Pope con un sorriso maligno - domandate al signor Herries di venire a visitare vostra moglie. Ha studiato medicina. - Oh! - esclamò la ragazza arrossendo dall'emozione. - Credete davvero che la polizia l'autorizzi ad andare a curare la moglie di Kind? - Altro che! - sghignazzò Pope tutto contento di mortificarla. L'autorizzerà ad andare a vedere il boia. - Attento alle orecchie, ragazzino! - fece Kind con uno sguardo severo. Ci penso io a fartele diventar lunghe se non tieni la lingua a posto. Pope cambiò colore e scivolò via. - Se quei due medici non arrivano e se la polizia rifiuta di condurre da mia moglie quello che hanno arrestato, non c'è più niente da fare. - Dov'è il carrozzone? - domandò Elisabeth che sembrava riflettere. - Subito fuori dal villaggio, venite con me a cercare l'ispettore. Forse riusciremo a convincerlo. - Non credo, Sweetlips, non conoscete quella gente. - La conosco meglio di voi! - fece l'uomo ridendo. - Non ho fatto sempre il venditore ambulante. Ma la padrona, la padrona - disse con impazienza Fergus Hume
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mentre stiamo qua a parlare può morire. Andate da lei, Elisabeth ve ne prego. La giovane esitò, ma finalmente il suo buon cuore ebbe il sopravvento. - D'accordo - fece in tono risoluto. Poi, colta da un dubbio: - Ma perché dite di conoscere così bene la polizia? - Perché ne ho fatto parte, in altri tempi. Ero incaricato di scovare i delinquenti come il dottor Herries. - Il dottor Herries non è un delinquente - fece Elisabeth indignata. - In tal caso, se salva Rachel, io mi incarico di salvare lui. - Potete salvarlo? - Sì, se è davvero innocente. - Oh, questo posso giurarlo! Aspettate un momento che mi metta il cappello e il soprabito e andiamo a parlare con l'ispettore; dopo andremo dalla signora Kind. - Non andate a raccontare all'ispettore che ho fatto parte della polizia fece l'uomo preoccupato; - se lo si sapesse in giro, nessuno verrebbe più a comprare niente da me. Per guadagnar tempo, mentre la ragazza andava a vestirsi, Kind andò a cercare l'ispettore e gli espose coraggiosamente il suo desiderio. - Nemmeno per sogno - protestò Trent indignato. - Il prigioniero non uscirà alla camera che quando verranno a prenderlo per portarlo in carcere. - Ma mia moglie muore - fece Kind con la voce rotta dal pianto. - È doloroso - fece l'ispettore cambiando tono e con un certo imbarazzo, poiché, se fosse stato per lui, avrebbe accordato quel che gli si domandava. - Ma quello che chiedete è impossibile. Se conosceste la polizia, non insistereste, amico mio. - La polizia? La conosco e so quel che vale. E giacché è così, giacché avete il coraggio di lasciar morire una povera donna per mancanza di cure, ricordate ciò che vi dico: per quanto sta in me, quell'uomo vi sfuggirà. Lo salverò io, non foss'altro che per farvi vergognare! E senza lasciare a Trent il tempo di rispondere, Kind uscì dall'albergo per aspettare Elisabeth sulla strada. La ragazza lo raggiunse poco dopo e, mentre s'immergevano a grandi passi nella nebbia, l'uomo, indignato del rifiuto che gli era stato fatto, si mise a lanciare improperi contro la polizia e i poliziotti. - Davvero cercherete di salvare il signor Herries? - domandò Elisabeth prendendogli una mano. Fergus Hume
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- Potete star tranquilla - fece Kind in tono convinto, - aspettate che mia moglie sia salva e mi impegno a trovare il vero colpevole... sempre, naturalmente, che il vostro protetto sia innocente. - Ne sono sicura. Ora vi spiego tutto... - No, figliola, finché Rachel non sarà fuori pericolo, sarò incapace di pensare ad altro. Facciamo presto, potrebbe essere già morta a quest'ora. Poveretta! E si misero a correre una al fianco dell'altro nella nebbia che diventava sempre più fitta. Dieci minuti dopo la loro partenza il dottor Browne arrivò all'albergo e domandò subito di vedere l'amico. L'ispettore Trent, avvertito, interruppe l'interrogatorio di Narby e ordinò che il medico venisse fatto entrare nel salotto. Browne era un ometto grassoccio, dai capelli rossi e dallo sguardo fermo. Aveva un carattere autoritario e irascibile, che sapeva però dominare quando era necessario. - Signor ispettore - cominciò, - sono venuto a portarle la mia testimonianza in favore del mio amico Herries che, a quanto pare, è accusato d'assassinio... - Come fate a saperlo? - interruppe Trent. - Da questo - rispose Browne traendo di tasca un telegramma e mostrandoglielo. - Ho conosciuto Herries a Edimburgo, quando eravamo studenti tutti e due e, benché l'abbia perduto di vista da due anni, lo conosco abbastanza per sapere che è un ragazzo onesto e incapace di commettere un delitto. - Voi parlate così perché non sapete ancora nulla, ma sono costretto ad avvertirvi che abbiamo delle gravi prove contro di lui. - Nondimeno io sono convinto che è innocente. - Può darsi. Ma la convinzione non basta, ci vogliono le prove. - Chi è l'ucciso? - Sir Simon Tedder. - Sir Simon Tedder? - fece Browne costernato. - Lo conoscete? - Lo conosco benissimo. Era lo zio di Herries. L'ho curato per un'influenza, anzi ho approfittato della circostanza per cercare di farlo riconciliare col nipote, dato che sapevo che erano in disaccordo. - Allora siete al corrente della scenata che ebbe luogo tra loro, due anni fa - fece Trent con aria soddisfatta. Fergus Hume
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- Certo - rispose Browne; - non so perché dovrei negarlo, dato che è una cosa di due anni fa. Se Herries avesse serbato rancore a suo zio al punto da volerlo uccidere non credo che avrebbe aspettato due anni per vendicarsi. - Ammetterete che è abbastanza strano che zio e nipote abbiano passato la notte nello stesso albergo. - Non ammetto proprio nulla, caro ispettore. Non so ancora nulla. - Sia detto fra noi, dottore, non mi fa nessun piacere tormentare Herries. Mi dà l'impressione che abbia sofferto molto. - Povero diavolo! - Purtroppo - aggiunse Trent - non è facile risparmiarlo col cumulo di prove che abbiamo contro di lui. - Volete enumerarmele? L'ispettore Trent lo mise al corrente. Browne l'ascoltò con attenzione senza interromperlo, ma pesando ogni parola. - Ebbene, volete che vi ripeta quello che penso? - dichiarò quando l'altro ebbe finito. - Secondo me, non avete arrestato il vero colpevole. - Davvero? - fece Trent sarcastico. - In tal caso volete dirmi chi avremmo dovuto arrestare? - Non ho il dono della divinazione e non posso dire come si chiami. Tocca a voi, ispettore, scoprire il nome dell'individuo che ha lasciato l'albergo questa mattina. - Credete che sia lui il colpevole? - È evidente. Quell'individuo non poteva essere che quello che Sir Simon aspettava ieri sera. Molto probabilmente è arrivato dopo la chiusura dell'albergo e Sir Simon stesso gli ha aperto; a meno che non sia entrato dalla finestra. - Ma la camera è al primo piano. Browne alzò gli occhi al soffitto che era molto basso. - Credo che per un uomo agile non debba essere una scalata difficile. - Quanto a questo, sotto la finestra della camera di Sir Simon c'è un graticcio che renderebbe la scalata ancora più facile; ma la vostra mi sembra una semplice ipotesi. - Anche la colpevolezza di Herries è un'ipotesi. - Se la chiamate un'ipotesi, con le prove che abbiamo: il rasoio, la camicia macchiata di sangue, il portafoglio della vittima e la chiave della camera! - Può essere una semplice messa in scena per far incolpare quel povero Fergus Hume
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ragazzo. - Perché uno sconosciuto si sarebbe preso quell'impiccio? Non poteva sapere che Herries era nipote di Sir Simon; e gli sarebbe stato facile (se era, come lei dice, l'autore del delitto) andarsene senza darsi il fastidio di incriminare un innocente. A che cosa poteva essergli utile? - A discolparsi, nel caso in cui qualcuno avesse nutrito dei sospetti su di lui, perbacco! - Che prove abbiamo che lo sconosciuto sia riuscito a vedere Sir Simon? - La testimonianza dell'albergatrice. Non l'ha visto uscire con la pelliccia di sir Simon? Naturalmente egli sapeva che questi doveva andarsene dall'albergo stamattina e si è messo due volte al sicuro; prima accumulando le prove nella camera di Herries, e poi facendosi passare per la propria vittima agli occhi della Narby e di tutti quelli che potevano incontrarlo. - È una storia abbastanza inverosimile. Secondo me, il colpevole è Herries. - Nemmeno per sogno! Herries è innocente e e voi dovrete convincervene per forza. - Per tutti i diavoli! Interrogatelo voi! - fece l'ispettore esasperato. Vedremo se non cambierete opinione dopo aver sentito le sue spiegazioni imbrogliate e aver visto il suo atteggiamento sospetto. - No - rispose Browne - mi fido di lui come di me stesso. È un povero diavolo che la vita ha bistrattato in malo modo, ma è un galantuomo. - Venite con me - tagliò corto l'ispettore - darete il vostro giudizio dopo averlo visto. Salirono al primo piano e davanti alla porta di Herries, sempre sorvegliata dall'agente di guardia, Trent estrasse la chiave ed entrò bruscamente come per sorprendere il prigioniero e vedere che cosa stesse facendo. La stanza era immersa nella più completa oscurità. Appena entrato, l'ispettore ebbe una sensazione di umidità gelida e si rese conto che la camera era piena di nebbia. Fu assalito da un sospetto. - Herries... signor Herries! - Chiamò. Non ottenendo risposta gridò a Browne rimasto nel corridoio: - Luce, presto; l'interruttore dev'essere vicino alla porta. L'agente di guardia si precipitò cercando a tentoni lungo lo stipite. La luce si accese e Trent si lasciò sfuggire una bestemmia. Fergus Hume
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- Il prigioniero è evaso! - gridò con rabbia. Com'era uscito dalla nebbia per fare una sua apparizione in quel nefasto albergo, Herries era scomparso, immergendosi ancora nella nebbia opaca che copriva le paludi.
5. La caccia all'uomo - Evaso! - ripeté Trent sbalordito e furente. - Sì, se l'è svignata dalla finestra - rispose Browne che dentro di sé si rallegrava della cosa. - Lo vedo! - rispose sgarbatamente l'ispettore. - Holl! Fairburn! Così fate la guardia? I due agenti protestarono in coro che non ne avevano nessuna colpa. Fairburn, di guardia davanti alla porta di Sir Simon, fece osservare che il cadavere che aveva l'incarico di sorvegliare c'era ancora e Holl giurò di non aver udito alcun rumore sospetto. - Perché non avete messo un agente di guardia sotto la finestra? domandò Browne all'ispettore. - Era sorvegliata da due contadini - rispose asciutto l'altro, - vado a interrogarli subito. Due minuti dopo era nel giardino, completamente deserto. Fece allora il giro della casa ed entrò nella sala comune dove scorse i due guardiani seduti che bevevano della birra. - Perché avete lasciato il posto che vi avevo assegnato? - domandò in tono imperioso. - Eravamo stanchi - gli rispose uno dei due - e l'umidità ci faceva venire i dolori reumatici. - Era vostro dovere restare dove vi avevo messo. - Non siamo ai vostri ordini e, del resto, non siamo stati pagati. Trent fremeva di collera, ma era costretto a riconoscere d'aver avuto torto. - Siete qui da molto tempo? - domandò. - Da una mezz'ora circa - rispose uno dei due asciugandosi la bocca con la manica dopo aver deposto il bicchiere vuoto - ma se ci pagate, possiamo tornarci. - Troppo tardi, il prigioniero è evaso. In un batter d'occhio la sala fu in subbuglio e tutti i visi espressero la costernazione. Era ben poco rassicurante sapere che un assassino batteva la Fergus Hume
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campagna. - Non può essere andato molto lontano con una nebbia simile fece Narby. - La nebbia lo aiuterà, se mai... - rispose Browne - tanto meglio. - Naturalmente! Dato che non è colpevole... - Non è colpevole! - strillò l'albergatrice. - Siete matto. - Basta con le discussioni - interruppe Trent spazientito - ascoltatemi tutti: venti sterline di ricompensa a chi riesce ad acciuffarlo. Non ebbe bisogno di ripeterlo due volte. Tutti gli avventori si alzarono come un sol uomo e si precipitarono verso la porta. Qualche minuto dopo si cominciarono a vedere qua e là delle lanterne. - È entrato qualcuno nella camera del prigioniero? - domandò. - Signor no, nessuno. L'avevate chiusa a chiave; soltanto, la cameriera e indicò Elisabeth - è venuta a pregarmi e a supplicarmi di lasciarla entrare, ma le ho risposto che era impossibile. - Siete sicuro che non abbia parlato con lui attraverso la porta? - Sicurissimo, ma lui ha potuto sentire quello che diceva la ragazza a me. Trent fece chiamare Elisabeth. - Che cosa volevate dal prigioniero? - le domandò. La ragazza aveva già pronta la risposta. - Volevo avvisarlo che, secondo il suo desiderio, avevo telegrafato al suo amico di Tarhaven. - Ah! - esclamò Browne sorridendo, - siete stata voi allora a telegrafarmi. - Sì, dottore. Il signor Herries mi aveva detto che voi avreste potuto aiutarlo. - Non avevate il diritto di telegrafare senza il mio permesso - fece Trent. - Il signor Herries era stato molto gentile con me; il meno che potessi fare, era rendergli a mia volta quel piccolo servigio. - Inoltre Herries aveva tutto il diritto di manifestare il desiderio di vedermi - osservò Browne. L'ispettore non insistette e tornò a rivolgersi a Elisabeth. - Che cosa sapete di questa storia? Ditemi la verità. - Non so nulla. Sono salita un'ora fa con l'intenzione di avvertire il signor Herries che il telegramma era stato fatto. Poi sono ridiscesa e sono uscita per accompagnare Sweetlips Kind al suo carrozzone. - Per quale motivo? - Per andare a trovare sua moglie che è molto malata. Se vi ricordate, signor ispettore... Fergus Hume
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- Sì, sì - l'interruppe bruscamente Trent. E volgendosi a Browne, con un'aria un po' imbarazzata: - È venuto poco fa un venditore ambulante che cercava un medico per sua moglie. Il suo amico Herries è medico, a quanto dice. Ma naturalmente, non potevo autorizzarlo a recarsi... - È molto malata la donna? - l'interruppe bruscamente Browne. - Oh, sì, molto malata, ma adesso sta meglio - rispose Elisabeth; - l'ho curata come ho potuto e mi sembra che non sia in pericolo di vita. - In tal caso procederemo all'esame del corpo della vittima - dichiarò il medico. - Salite con me, ispettore? Trent annuì. Elisabeth rimase sola accanto al fuoco a riflettere e a interrogare il proprio cuore. Da quando era al mondo nemmeno lei aveva conosciuto la felicità, e forse per questo, si sentiva attratta verso quel giovane col quale la vita era stata così poco clemente. Ma l'avvenire prometteva di essere triste come il passato e la povera ragazza, scossa da tante emozioni e sopraffatta dalla tristezza, cominciò a piangere in silenzio. Le sue amare riflessioni furono interrotte dall'arrivo di Pope, rosso e con gli occhi lucidi, evidentemente sovreccitato. Era coperto di fango e aveva in mano una lanterna. - L'hanno trovato? - domandò Elisabeth con ansia. - Non ancora, ma non tarderanno a trovarlo. Io ho rinunciato, perché sono stanco; ma spero che mio padre o mia madre ci riescano: con le venti sterline della ricompensa potrò pubblicare i miei versi. - Allora, Pope, per venti sterline siete capace di vendere quel disgraziato? - Perché no, dal momento che è un assassino? - Non è un assassino, ve l'ho detto cento volte. - Non sapete in che direzione sia andato? - Credete che se lo sapessi ve lo direi? - È vostro dovere, siete la serva di mia madre. - Non è vero, Pope, - esclamò la ragazza con collera. - Sapete benissimo che abitavo qui col signor Gowrie e che, poiché non aveva più danaro per pagare, mi ha lasciata per così dire in pegno. - Il signor Gowrie è vostro parente, non è vero? - Sì - rispose Elisabeth volgendo altrove il viso, confusa. - Il vostro cognome qual è? - Non ve lo posso dire. - La mamma lo sa? Fergus Hume
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- No. Sa che mi chiamo Elisabeth e non ha bisogno di saper altro. Perché mi fate tutte queste domande? - Perché - fece Pope - mi è venuta l'idea che se foste vestita bene sareste una bella ragazza. - E con questo? - domandò Elisabeth guardandolo sbalordita. - E allora ho pensato che potreste essere anche una mogliettina desiderabile. - Per voi no davvero - esclamò la ragazza arrossendo dall'indignazione, preferirei morire che sposare un cretino come voi. - Ah, sì? - sibilò Pope con la strana voce di falsetto che gli era caratteristica quando andava in collera. - Lo dirò alla mamma e vedrete che ci penserà lei a mettervi a posto. Ma Elisabeth era troppo abituata agli accessi di rabbia e alle minacce di Pope per spaventarsi e, udendo l'ispettore e il medico che scendevano la scala, scivolò nel corridoio per cercar di sorprendere qualche parola dei loro discorsi. I due uomini erano entrati subito nel salotto. Vergognandosi di quel che stava per fare, ma decisa a farlo egualmente, poiché si trattava della salvezza di Herries, la ragazza si avvicinò alla porta e appoggiò l'orecchio alla serratura. - Finché non avrà avuto luogo l'autopsia non potrò dire nulla di preciso diceva il dottor Browne, - ma credo di poter affermare che il delitto è stato commesso verso la mezzanotte... non si è udito qualche grido? - No. Almeno secondo le dichiarazioni della padrona. Probabilmente Sir Simon è stato assassinato nel sonno. - È probabile, infatti! Vedremo che cosa dirà il mio collega di Tarhaven dopo le constatazioni ufficiali. L'inchiesta avrà luogo qua? - Credo che sia meglio. Ora dovrò recarmi a casa Tedder per annunciare alla signorina Magdalen la morte del padre. - Posso incaricarmene io - fece il medico - la conosco da lungo tempo e so quindi come darle la notizia col maggior riguardo. - Oh, quanto al tatto... - cominciò Trent un po' indispettito. Ma delle grida che venivano dalla strada l'interruppero. Si alzò per andare a vedere che cosa accadeva. Elisabeth fece appena in tempo a correr via. La porta d'ingresso si aprì e la signora Narby, tutta fremente, apparve con un grosso fagotto tra le braccia. - L'ho trovato! L'ho trovato! - urlava. - Chi, Herries? - domandò l'ispettore febbrilmente. Fergus Hume
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- No, il pastrano foderato di pelo - rispose l'albergatrice asciugandosi il sudore. - La pelliccia di Sir Simon! - disse l'ispettore. - Che cosa ne dite, dottore? - È come dicevo io. L'assassino l'ha indossata per uscire dall'albergo senza ostacoli e se n'è sbarazzato poi, perché poteva servire a farlo riconoscere.
6. Il carrozzone Tutte le ricerche furono inutili. Herries era scomparso, come se la terra l'avesse inghiottito. Poiché non conosceva il paese e la nebbia fitta rendeva impossibile l'orientamento, poteva benissimo esser caduto nel fiume o in qualche stagno. Ma benché questa fosse l'opinione di tutti, Trent non ne era convinto. - Herries ha navigato molto - fece osservare a Browne - di conseguenza è abituato alla nebbia e non credo che gli sia capitato nulla. - Nemmeno io - rispose Browne - ma se lo trovassi gli consiglierei di costituirsi. - Non credo che sarà così stupido. - Perché no? Dal momento che è innocente... - Non sarebbe scappato se fosse innocente. - Avrà perduto la testa. Ma vedrete che col tempo verrà a costituirsi e sarà in grado di provare la propria innocenza. - Ah, sì? Sarei curioso di sapere come. Nel frattempo non ho più nulla da fare qua. Se ci sarà qualche cosa di nuovo, gli agenti mi avviseranno. Torno a Tarhaven, facciamo la strada insieme, dottore? - No, io rimango. Voglio andare a visitare la moglie di quel venditore ambulante. - Bravo. Forse per la strada incontrerete il vostro amico Herries - fece l'ispettore ironico. - In tal caso ve lo farò sapere, ispettore. - Ne dubito. - Avete torto. Arrivederci, ispettore. Mezz'ora dopo Browne, servito da Elisabeth, pranzava nel salotto ove Sir Simon, la sera prima, aveva consumato il suo ultimo pasto. La ragazza, Fergus Hume
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sapendo che Browne era amico di Herries e che era venuto a Desleigh apposta per aiutarlo, avrebbe voluto attaccar discorso per discutere con lui sui mezzi per salvare il giovane, ma non osava. - Dite un po' - domandò d'improvviso il dottore quando la ragazza gli portò il caffè - che cosa c'è? Volete domandarmi qualche cosa? - Oh, dottore, che cosa vi fa credere... - Lo indovino. E indovino anche che volete parlarmi di Herries. Sapete che sono un amico per lui e dal canto vostro (non so perché, ma ne sono certo, altrimenti non mi avreste mandato il telegramma) vorreste aiutarlo. Siate franca, che cosa volete dirmi? - Che so che è innocente. - Quanto a questo ne sono sicuro anch'io. Ma finché non sarà possibile averne le prove, gli altri, a cominciare dalla polizia, saranno sicuri del contrario. - Sweetlips Kind s'incarica di trovare le prove, me l'ha promesso. - Chi è? - Un merciaio girovago che conosco da tempo. E' stato nella... s'interruppe bruscamente e scrutò il viso attento del dottore. - Parlate senza paura, sapete bene che sono amico di Herries. - È stato nella polizia e mi ha assicurato che cercherà di trovare il colpevole. - Ma come mai si interessa tanto a Herries? Lo conosce? - No, lo fa per me, perché mi è riconoscente di aver curato sua moglie. - E voi perché v'interessate tanto a Herries? Il viso della giovane diventò scarlatto. - Il signor Herries è stato molto buono con me - e raccontò la storia del secchio. - Hum! Hum! - fece Browne, quando ebbe finito - come sono esagerate le donne! Che cosa ha fatto di straordinario, Herries? Soltanto quello che qualunque uomo che non fosse un bruto avrebbe fatto al posto suo. - È che... vedete, dottore, io finora ho incontrato soltanto dei bruti. - Davvero?... Ma voi siete istruita, mi pare. - Sono stata educata in una buona scuola. Ne sono uscita diciotto mesi fa. - Quanti anni avete? - Diciotto. - Voi ragionate come una donna fatta. Ma torniamo al vostro merciaio. Come si può fare per vederlo? Fergus Hume
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- Sta curando sua moglie. Browne si alzò d'un balzo. - La malata grave di cui mi avete parlato? E io sto qua a parlare. Bisogna che mi sbrighi. Si diresse verso la porta, ma la giovane lo fermò. - Non è più così urgente - disse precipitosamente. - Rachel sta meglio. L'ho curata bene e ora dorme tranquilla. - Lo credo benissimo; ma voi non conoscete la medicina ed è molto meglio che io la visiti. Elisabeth non rispose, era facile però rendersi conto che avrebbe fatto qualunque cosa per impedire al medico di andare. Aprì la bocca per parlare, ma al momento stesso la porta si aprì a metà e una testa coperta da un cappello duro guarnito da una piuma di struzzo apparve nel vano. - Elisabeth! La ragazza si voltò e spalancò la porta. - Entrate, Sweetlips, il dottor Browne, qui presente, stava per venire a visitare vostra moglie. - Il dottor Browne? - ripeté il merciaio un po' allarmato. - Chi è? - Sono amico di Herries - spiegò Browne provando una simpatia immediata per quell'uomo dal viso aperto e intelligente. - Mi aveva fatto chiamare perché testimoniassi in suo favore. - Ne ha bisogno, è in un gran brutto pasticcio. - Credete di poterlo aiutare? - Io? Un povero diavolo come me? - Ho spiegato al dottore che siete stato nella polizia - fece Elisabeth. - Oh, figliola! E io che vi avevo tanto raccomandato... - Andiamo! Andiamo! - interruppe il medico bonariamente - perché complicare le cose? Abbiamo tutti lo stesso scopo: salvare Herries. Non è meglio cercare di aiutarci reciprocamente? - Avete ragione - fece Kind girando e rigirando il cappello fra le grosse mani - mettiamoci subito all'opera e, se avete davvero intenzione di fare qualche cosa per lui cominciate col mostrarmi la stanza del delitto. - Perché? - domandò Browne stupito. - Perché il colpevole può aver lasciato delle tracce che sono sfuggite alla polizia. Da quanto ho sentito dire, voi avete già esaminato la salma; non vi sarà difficile ritornare nella stanza col pretesto che dovete verificare qualche altra cosa e che avete bisogno del mio aiuto. - È una cosa fattibile - rispose il dottore, dopo aver riflettuto - ma non è meglio che andiamo a vedere vostra moglie, prima? Fergus Hume
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- Dorme in questo momento. - Andrò a vegliarla io, nel frattempo - fece Elisabeth. - E la vostra padrona? - obiettò Kind. - Oh, non verrà a saperlo, è già a letto e se ci sono dei clienti da servire ci penserà Pope, una volta tanto. Appena la ragazza se ne fu andata, Browne si mise alla ricerca dell'agente Fairburn che Trent aveva lasciato di guardia all'albergo e che aveva la chiave della camera del morto. L'agente non fece nessuna difficoltà a farlo entrare; giudicò anzi inutile accompagnarlo, lasciò che entrasse solo con Kind e aspettò i due uomini nel corridoio sbadigliando di noia. Poiché però l'agente gettava un'occhiata nella camera ogni volta che passava, Browne, per salvare le apparenze, alzò il lenzuolo che copriva il cadavere e disse a Kind di portargli dell'acqua, degli asciugamani e altri oggetti vari, in modo che questi potesse circolare per la stanza senza destar sospetti. Kind si fermò per qualche momento davanti al lavabo che era vicino alla finestra e osservò che lo specchio e il tavolo erano stati spostati. A un tratto si chinò per raccogliere qualche cosa. Esaminò attentamente anche un tavolino coperto da un tappeto rosso sul quale c'era l'occorrente per scrivere. Finalmente si avvicinò al letto e osservò il cadavere, il cuscino e il pesante tendaggio. Quand'ebbe passato in rivista tutto quello che gli interessava, fece un cenno impercettibile al dottore e uscì con lui. - Ecco - disse Browne rendendo la chiave all'agente. - Il medico legale verrà domani. Ditegli da parte mia che ho esaminato il corpo due volte. - Va bene, signore - rispose l'agente e se ne andò. - E la camera di Herries? - domandò Kind. - Oh, per quella la cosa è facile; me l'hanno affittata per stanotte. Volete vederla? - Sì... non si sa mai... aspettatemi qua un momento. Quando Kind tornò nel corridoio il dottore gli si precipitò incontro. - Avete scoperto qualche cosa? - domandò ansiosamente. - Parecchie cose. Ma non so ancora tutto quello che mi occorrerebbe sapere, - rispose Kind scuotendo la testa. - Vi spiegherò la mia idea quando saremo nel carrozzone, se... Esitò, scrutò la fisionomia del dottore, poi, senza aggiungere una parola, scese la scala correndo. Elisabeth, che era già di ritorno, gli si avvicinò e gli sussurrò qualche cosa all'orecchio. L'uomo annuì. - Rachel è sveglia Fergus Hume
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disse a Browne che appariva sulla porta. - Volete venire? - Volentieri. - Andiamo, allora. Per tutta la strada il merciaio non aprì bocca, immerso nelle sue riflessioni. La nebbia era sempre molto spessa e rendeva l'oscurità impenetrabile, ma Kind sembrava orientarsi con facilità e camminava rapido e sicuro come se l'aria fosse completamente limpida. Dopo un breve tragitto sulla strada maestra, tagliò per una prateria umida. Fatti pochi passi, si fermò e il suo compagno capì che dovevano essere vicini al carrozzone. Nello stesso tempo l'uomo si mise a fischiettare una canzonetta popolare, probabilmente per avvertire la moglie che era lui che si avvicinava, ed evitare che lei si spaventasse al rumore dei passi. Due minuti dopo Browne scorse una leggera luce che filtrava sotto la porta del carrozzone e che illuminava leggermente i gradini della scaletta di legno. Kind bussò tre volte e la porta si aprì. Il medico fu abbagliato dalla luce, poi a poco a poco vi si abituò. In un angolo scorse l'ammalata stesa sul letto, quindi il suo sguardo cadde verso un altro angolo della stanzetta. Sbarrò gli occhi dallo stupore. Davanti a lui stava Jonah Herries.
7. Le opinioni di Sweetlips Kind - Tu qua! - esclamò il medico. - Parla piano - rispose il giovane gettando una rapida occhiata alla porta per assicurarsi che fosse chiusa - bisogna esser prudenti. - Oh, non abbiamo nulla da temere qua - fece Kind; - i paesani hanno smesso di batter la campagna, inoltre non penseranno a venire in questa palude. - Sono molto contento di vederti, Herries - disse Browne - però... - Però non sarei dovuto fuggire, secondo te? - Certo che agli occhi del mondo questo peggiora la situazione. - Anche tu credi che io...? - No, no davvero. Non sarei qua se lo credessi. Sono accorso da Tarhaven appena ricevuto il telegramma, perché sono fermamente convinto della tua innocenza. - Siamo tutti qua per aiutarlo - affermò Kind - io per primo, dopo quello Fergus Hume
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che ha fatto per me. Ha salvato la vita a Rachel, lo sapete, dottore? Se non ci fosse stato lui, sarebbe già morta a quest'ora - poi volgendosi a Herries: Ho esaminato la camera di Sir Simon e la vostra, signor Herries, e ho scoperto alcuni indizi che potranno esserci di grande aiuto. - Che indizi? Dite, dite presto. - Un momento - interruppe Browne, - vorrei visitare la signora Kind. - Oh! Credo di aver già fatto quanto occorreva. Starà molto meglio quando si sveglierà - disse Herries; - le ho pulito la gola: è difterite. - Che cura hai applicato? Herries glielo spiegò in poche parole e Browne approvò gravemente. - Kind ha ragione, le hai salvato la vita. Ma come hai fatto a fuggire? - Grazie a Elisabeth - rispose Herries. Stava per aggiungere altre spiegazioni quando il merciaio fece loro cenno di avvicinarsi alla porta e porse loro due sgabelli. - Parliamo piano disse - non si sa mai, e poi non dobbiamo disturbare Rachel. Andò a prendere una bottiglia di whisky e dei bicchieri. - Un po' d'alcol non fa male dopo avere respirato quell'aria umida - disse. - Ma non avete paura che perquisiscano il carrozzone e che scoprano Herries? - Nulla da temere da quel lato. Abbiamo un nascondiglio nel quale non riuscirebbero a scovarlo. Guardate. Impugnò un uncino che sorreggeva l'asse mobile che serviva da tavolo e lo fece girare lentamente. Il pavimento della roulotte s'aprì scoprendo una stretta cavità nella quale un uomo disteso poteva stare abbastanza comodamente. - È un nascondiglio che è stato fabbricato secondo le mie indicazioni per mettere al riparo dai ladri le mercanzie più preziose. L'ho vuotato, perché, in caso d'allarme, il signor Herries possa rifugiarvisi. - Molto ingegnoso... - fece Browne mentre Kind richiudeva la botola. Ma tutto questo non mi spiega come ha fatto Herries ad arrivare fin qua. - Quando Elisabeth ha visto che Trent rifiutava di lasciarmi venire, sia pure sotto buona scorta, è andata da Kind e gli ha comunicato la sua intenzione di accompagnarmi egualmente dall'ammalata. Appena di ritorno all'albergo è salita in camera mia. - Ma non è riuscita a vederti... - Infatti non m'ha visto. Ha finto di pregare e supplicare l'agente di lasciarla entrare; si è persino buttata ai suoi piedi... e ne ha approfittato per lasciar scivolare un biglietto sotto la porta. Nel biglietto m'avvertiva che Fergus Hume
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avrebbe fatto in modo di allontanare entro mezz'ora i due contadini che montavano la guardia sotto la finestra. Io non avevo che da lasciarmi scivolare nel giardino e vicino alla palizzata avrei trovato Kind che mi aspettava. Tutto andò come Elisabeth aveva previsto. Uscito dal giardino, Kind mi prese per mano e mi accompagnò fino al carrozzone dove, dopo aver prestato alla signora Kind le cure necessarie, io mi nascosi. Ecco perché ha zufolato prima di entrare. Eravamo d'accordo che se zufolava quella canzone non c'era alcun pericolo e potevo uscire tranquillamente dal nascondiglio. - Sapevi che sarei venuto? - Elisabeth è venuta a domandarmi se ti volevo vedere. Naturalmente ho risposto di sì. - I miei complimenti, te la sei cavata molto bene. Però, Herries, sono egualmente convinto che hai avuto torto a fuggire. - Era la mia unica probabilità di salvezza. Trent, con tutte le prove che aveva raccolto, non mi avrebbe lasciato la possibilità di discolparmi davanti alla giuria. E' fermamente convinto della mia colpevolezza. - E molto ottuso, poveretto; in fondo, però, ti compiange e ha capito che sei stato molto disgraziato; ma è ostinato nella sua idea. - Appunto. In queste condizioni che cosa volevi che facessi? - Puoi provare... - Provare che cosa? Tutto congiura contro di me. - Ma non c'è nessuno che possa testimoniare in tuo favore? - Michael Gowrie, forse. - Hum!... Sì, so che abitava nell'albergo. Mi ricordo benissimo di averlo conosciuto a Edimburgo. Era un bel mascalzone, anzi; e mi domando se non... - Oh! Quanto a questo, no, Gowrie sarà un mascalzone, ma non lo credo capace di un delitto. - Mah!... Il danaro è causa di molte cattive azioni. Non siete del mio parere, Kind? Il merciaio, che sembrava assorto in una profonda meditazione, trasalì. - Non conosco personalmente l'uomo di cui parlate - dichiarò, - ma vi assicuro che non è colpevole. - Come fate a saperlo? - Lo so, perché Sir Simon è stato ucciso dall'uomo che è uscito dall'albergo con la sua pelliccia. Fergus Hume
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- Avete delle prove? - domandò Herries ansiosamente. - Anzitutto l'uomo è entrato dalla finestra. - Ma non potete provarlo. Sir Simon può avergli aperto lui stesso, ieri sera a tarda ora. - No, poiché Sir Simon (che aveva delle buone ragioni per tener segreto l'appuntamento) sapeva che Gowrie dormiva nella sala a pianterreno. - Può aver dato del danaro a Gowrie per comperare il suo silenzio insinuò Browne che si ostinava a credere che il vecchio professore fosse implicato nel delitto. - Non è così - insistette Kind, - e vi spiegherò perché: ho trovato un fazzolettino di seta rossa attaccato alla finestra di Sir Simon. - Un segnale? - Sì. Secondo me, Sir Simon deve essere andato all'Albergo della Palude per vedere qualcuno che lo ricattava da tempo. - Oh, caro Kind, v'ingannate - protestò Herries, - mio zio aveva molti difetti, ma era un uomo onesto e non credo che abbia mai commesso delle azioni che potessero esporlo a un ricatto. - Sir Simon era milionario - ribatté Kind; - i milionari usano spesso dei mezzi illeciti per arricchirsi. - Vi ripeto che mio zio era un galantuomo. - Il difenderlo vi fa onore, signor Herries, tanto più che lui era stato molto duro con voi. Ma, se non si trattava di un ricatto, perché Sir Simon non ha ricevuto quel tale in casa sua? Perché si è recato in un piccolo albergo di paese, con tanto danaro in tasca? Perché ha messo un segnale alla finestra per indicare allo sconosciuto la camera che occupava? - E' strano infatti - mormorò Browne pensosamente. - Tanto strano che c'è una sola ipotesi possibile. L'uomo che doveva venire alle otto ha tardato, per un motivo o per l'altro, ed è arrivato all'albergo un po' prima di mezzanotte... - Perché non più tardi? - domandò Herries. - Perché, a quanto afferma il dottor Browne, Sir Simon è stato assassinato verso mezzanotte. - Non affermo - rettificò Browne, - ho fatto un esame superficiale della salma e suppongo che sia così. - Se non era mezzanotte, sarà stato poco dopo. Dunque, se l'assassinio è stato commesso a mezzanotte circa, l'uomo deve essere arrivato prima, poiché il delitto deve essere stato preceduto da una discussione. Fergus Hume
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- Impossibile - protestò Browne; - la posizione del corpo e lo stato in cui era il letto provano che Sir Simon è stato assassinato nel sonno. - Va bene - fece Kind; - ad ogni modo l'uomo ha scalvalcato la finestra che Sir Simon ha lasciato aperta, e lo ha ucciso. - La scalata non è difficile - fece Herries, - c'è un graticcio, a quanto mi ricordo. - L'assassino doveva essere leggero e agile - osservò Kind. Il lavabo era stato spostato. Non so se l'avesse spostato Sir Simon o se l'abbia spostato lui entrando. Una volta nella camera ha trovato il danaro (sempre che la vittima dormisse) o sul tavolo oppure ha immaginato che fosse nel portafoglio. - Che cosa ve lo fa supporre? - Sul tavolo vicino al letto c'era l'occorrente per scrivere e alcuni pezzi di carta stracciati sui quali erano state annotate delle cifre. In ogni modo, l'uomo ha scorto il danaro e ha fatto per prenderlo. In quel momento Sir Simon si è svegliato e il ladro, per impedirgli di gridare, gli si è buttato sopra e gli ha tagliato la gola. - E poi? - E poi, fatto il colpo, lo sconosciuto, sapendo che Sir Simon doveva lasciar l'albergo la mattina dopo, ha aspettato che si facesse giorno, vicino alla sua vittima, ed è uscito tranquillamente alle otto con la pelliccia del milionario. - Ma perché non è fuggito dalla finestra? - Questa è una delle cose che devo ancora scoprire. - E perché ha cercato di far incriminare Herries? - Fumate sigarette voi? - domandò Kind volgendosi bruscamente verso Herries. - Sì... qualche volta. - Avete fumato quella sera in camera vostra? - No, non ero abbastanza ricco per comprare sigarette. Fumavo la pipa. - E Sir Simon fumava? - No. Non ha mai fumato in vita sua. - In tal caso - rispose il merciaio estraendo una sigaretta consumata a metà - ecco che cosa ho trovato in camera vostra, signor Herries. Come può vedere, c'è la marca "Tangeri". Può darsi che questa sigaretta sia stata comperata in Francia o in Algeria. In tal caso, quello che l'ha fumata era tornato da poco da un viaggio, poiché non si conservano a lungo le Fergus Hume
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sigarette, a meno di non averne una grossa provvista. Non escludo che l'assassino fosse un marinaio, data anche l'agilità con cui ha scalato la finestra. - Sì. Ma queste sono semplici ipotesi - osservò Browne. - La sigaretta non è un'ipotesi. - È vero. Mi sembra però un indizio assai debole per riuscire a pescare il colpevole. - Voi potrete aiutarmi, dottore. - Io? - Conoscete la signorina Magdalen, la figlia del milionario, non è vero? - Allora potete andare a farle visita e interrogarla abilmente su suo padre. Sono sicuro che nel passato di Sir Simon c'è qualche cosa che potrà condurci a scoprire il motivo dell'assassinio. - Ma se si trattava di un ricatto e se l'appuntamento all'albergo era clandestino, la signorina Tedder non saprà nulla. - Si possono trarre delle indicazioni anche dalle persone che non sanno nulla. Poiché voi avete libero ingresso dai Tedder, dottore, potete svolgere un'inchiesta che per me sarebbe impossibile. Nel frattempo, io avrò il mio da fare qua e non tarderò, spero, a trovare qualche pista interessante. - Farò del mio meglio - promise Browne. - Domani andrò a trovare la signorina Tedder... - Dille in che situazione mi trovo - fece Herries. - Trent l'avrà già fatto. L'ami ancora? - Oh, no, mi ha trattato troppo male. - Questo non mi meraviglia. È una sventata e, quel che è peggio, una vanitosa che non ha altro in testa che abbagliare il mondo intero. Potrà fare una bella vita con l'eredità di suo padre. Credo che avrà circa cinquantamila sterline di rendita. Speriamo che ti venga in aiuto, almeno in ricordo dell'amore di un tempo. E frattanto tu che cosa farai? - Per il momento è meglio che resti qua - intervenne Kind, - poi, quando avremo in mano gli elementi della difesa, potrà costituirsi. In questo momento sarebbe come mettersi la corda al collo. - Allora, arrivederci, Herries. Bisogna che torni all'albergo. Se tardassi, potrebbero sospettare qualcosa. E Gowrie? - Lo troverò - disse Kind energicamente, - può esserci molto utile e dovrà aiutarci. Del resto, Elisabeth saprà costringerverlo. - Elisabeth? Fergus Hume
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- Sì. Mi ha confessato che Gowrie è suo padre - rispose Kind. - Ecco perché conto su di lei per riuscire a trovarlo.
8. Magdalen Tedder Il Castello dei Fossi, antica residenza feudale di proprietà di Sir Simon Tedder, aveva conservato il suo nome perché era ancora circondato dagli antichi fossati e sorgeva su una collina nei pressi di Tarhaven. Dopo aver oltrepassato gli alti cancelli e percorso il largo viale fiancheggiato da olmi, faggi e querce, il dottor Browne arrivò nella grande corte d'onore in mezzo alla quale si ergeva l'imponente edificio rosso. Un solenne valletto, dal viso austero, lo fece entrare in un immenso vestibolo dal pavimento bianco e nero intorno al quale figuravano le copie in marmo dei più grandi capolavori di scultura dell'antichità. Di fronte all'ingresso era l'antico scalone coi gradini coperti da un ricco tappeto. Sul primo pianerottolo splendeva una meravigliosa vetrata decorata con magnifici stemmi. Quando il domestico l'ebbe fatto entrare nel salone, Browne, che frequentava la casa da molto tempo, gli domandò: - Dite, Parker, la signorina Tedder è senza dubbio al corrente di tutto. - Il signore vuole parlare dell'assassinio di Sir Simon? Sì, la signorina sa tutto, anzi è rimasta tanto scossa dalla disgrazia che non so se potrà ricevere il signore. - Ditele che devo vederla per cose importanti. Pochi secondi dopo la porta s'aprì bruscamente e Magdalen Tedder irruppe nella stanza tendendo tutte e due le mani al dottore. - Oh! Dottore, dottore! - esclamò con voce rotta. - Come son contenta di vedervi! Ho bisogno di parlare con qualcuno della morte del povero papà. Se voi non foste venuto vi avrei mandato a chiamare. - Ma la signora Mountford non... - Oh, quella non è buona a nulla. Non fa altro che piagnucolare. E pensare che il povero papà è morto, è spaventoso! L'ispettore Trent (un uomo odioso) è venuto qua ieri sera e mi ha raccontato tutto. Certo ero molto sorpresa che papà non fosse tornato e temevo che gli fosse successo qualche cosa; ma non avrei mai potuto pensare a una cosa così terribile. Fergus Hume
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- Che cosa farete, ora? - domandò Browne quando gli riuscì di interrompere quel diluvio di parole. - Il signor Trent ha detto che l'inchiesta avrà luogo domani, all'Albergo della Palude. Poi ci saranno i funerali e il notaio mi dirà che cosa debbo fare del danaro. Quando tutto sarà finito, partirò per la Svizzera con la signora Mountford. Povero papà! Browne guardava sbalordito la ragazza che si asciugava gli occhi col fazzoletto. Non avrebbe mai creduto che quella creatura bella e frivola potesse essere così fredda e previdente. Ma ciò che lo colpì soprattutto fu l'egoismo che traspariva da ogni sua parola; egli si era reso conto immediatamente che quel gran dolore era simulato. Inoltre, la ragazza non aveva neanche una parola di pietà per il cugino che aveva tanto amato due anni prima. E poiché il buon Browne non sapeva nascondere i propri sentimenti, le domandò in tono burbero: - E' vostro cugino, signorina? Magdalen emise un gemito e tese le mani come a respingere uno spettacolo orribile. - Oh, vi prego, non parlatemi di quel miserabile! esclamò con un singhiozzo. - Quando penso che ha ucciso il povero papà... - Non è vero! - protestò Browne indignato. - È verissimo! - esclamò Magdalen arrossendo intensamente. - Vorrei che non fosse vero, poiché Jonah sembrava un buon ragazzo. Purtroppo l'ispettore Trent mi ha spiegato che... - So tutto. Sono riusciti ad accumulare un mucchio di prove contro quel povero Herries. Nondimeno è innocente. - Vorrei che aveste ragione, dottore. Sarebbe terribile per me avere un cugino condannato a morte. Bruce non mi sposerebbe più se accadesse una cosa simile. - Bruce? Chi è? - Credevo che lo conosceste, dottore - disse Magdalen spalancando i grandi occhi azzurri. - Il capitano Bruce Kyles era molto amico di papà. - Ah. sì - fece Browne, - è quel tale che comandava una nave da guerra in una di quelle repubblichette da quattro soldi dell'America del Sud. - È ufficiale della Marina di Indiana - rispose Magdalen indispettita. - Sì, sì, mi pare... - fece il dottore senza batter ciglio - quello Stato lillipuziano vicino alla Patagonia. La sua Marina, se ben ricordo, si compone di cinque navi di terz'ordine. - Non so perché parliate con un tono così sprezzante, dottore. Bruce è venuto in Inghilterra per comprare delle altre navi per la Marina da guerra. Fergus Hume
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Papà, anzi, aveva intenzione di trattare degli affari con lui. - E papà aveva anche l'intenzione di darvelo per marito? - domandò Browne con tono del tutto innocente. - Chi vi autorizza a parlarmi così, dottore? Io vi considero come un amico di casa e come un amico di papà. Non siamo però così intimi da... - Va bene, va bene - interruppe il dottore spazientito, - allora mi permetterete di domandarvi se Sir Simon approvava il vostro matrimonio col capitano Kyles. - Oh sì. Sapeva ch'io l'amo e Bruce appartiene a un'antichissima famiglia scozzese, una famiglia buona come la nostra. - Browne represse un sorriso. - Bruce potrebbe essere un giorno presidente della repubblica di Indiana. Papà si proponeva di annunciare ufficialmente il fidanzamento tra pochi giorni, ma ora... - scoppiò in singhiozzi. - Hum! E voi amate quel Kyles? - Con tutto il cuore. Ma perché me lo domandate? - Dovete scusarmi - fece Browne in tono asciutto, - ma io sono molto amico di Jonah Herries la cui vita è in pericolo in questo momento, e credevo che l'amaste. - Amarlo? Io? Nemmeno per sogno. L'ho conosciuto a Edimburgo due anni fa e, naturalmente, poiché è un bel giovane e siamo cugini, avevo della simpatia per lui. Ma papà non permise questa unione, Jonah era povero, quindi io... - Avete obbedito a vostro padre e avete rotto ogni rapporto con Herries, non è vero? - Che volete, dottore? Era un amoretto da ragazzina. L'uomo che amo è Bruce e lo sposerò. - Per essere chiamata un giorno "signora presidentessa"? Con le vostre cinquantamila sterline di rendita, credo che il capitano Kyles potrà comprarvi tutta la repubblica. In ogni modo questo non è affar mio. - Pare anche a me - fece Magdalen furibonda. - Ma c'è una cosa che mi interessa invece ed è il pericolo che corre Herries. E' riuscito a fuggire, ma può venir catturato da un momento all'altro. Quali sono le vostre intenzioni, signorina? - Offrirò cento sterline di ricompensa... Browne sussultò. - A chi faciliterà la cattura? - Oh, dottore! - gemette Magdalen tappandosi le orecchie. - Come potete gridare a quel modo davanti a me che sono affranta dal dolore? L'ispettore Fergus Hume
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Trent mi ha consigliato d'offrire... - Cento sterline... Mi meraviglio che non vi abbia consigliato di offrirne mille, dato che è deciso a intascarle lui. Ma spero che non arriverete al punto di desiderare che vostro cugino venga impiccato. - Evidentemente no. Soltanto, se è colpevole... - Vi ripeto che non lo è. - Allora chi ha ucciso papà? - Molto probabilmente un individuo che è andato a un appuntamento con lui all'Albergo della Palude. Sir Simon vi aveva detto che doveva veder qualcuno laggiù l'altro ieri sera? - No. Papà è partito nel pomeriggio dicendomi soltanto che sarebbe tornato l'indomani. Non sapevo nemmeno dove fosse andato. - Sapevate a che scopo vostro padre avesse portato con sé una forte somma di danaro? - No, non sapevo nulla. Che somma era? - Non lo so, ma la padrona dell'albergo afferma di aver visto sul tavolo, davanti a lui, una quantità di biglietti di banca e di monete d'oro di cui non si sono trovate tracce. - Il danaro è scomparso insieme con Jonah. - Questo non vuol dir nulla. A quanto vedo, non vi accontentate di accusare vostro cugino di assassinio, ma anche di furto. Grazie al cielo, quel povero ragazzo non ha commesso né l'uno né l'altro. Ma lasciamo andare. Potreste fare qualche ipotesi sui motivi che hanno condotto vostro padre all'Albergo della Palude? - Vi assicuro, dottore, che non so nulla e che papà non mi ha dato alcuna spiegazione. - Arrivederci, allora, signorina. Spero che in avvenire vi mostrerete più caritatevole verso coloro che non hanno fatto nulla di male. - E con queste parole il dottore le voltò le spalle e si diresse verso la porta. - Aspettate, aspettate, dottore - fece Magdalen correndogli dietro e afferrandolo per un braccio. - Non voglio che ve ne andiate con una così cattiva opinione di me. Non auguro alcun male a Jonah e vorrei avere la certezza che non è colpevole. Se potete dirmi dov'è... - Come volete che faccia a saperlo? - domandò Browne diffidente. - Credevo che lo sapeste, dato che siete stato all'albergo. - Ci sono stato, ma Herries aveva già preso la fuga quando sono arrivato. Perché mi domandate questo? Dovete comunicargli qualcosa? - domandò Fergus Hume
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con la curiosità di conoscere fino in fondo i pensieri di lei. - Sì, vorrei fargli sapere che sono pronta a versargli una somma di danaro purché consenta ad espatriare. - ... il che equivarrebbe per lui a confessarsi colpevole. Grazie della vostra generosità! Magdalen strinse i piccoli pugni e si morse le labbra. - Che cosa volete che faccia? Troppe cose accusano Jonah e, secondo me, sarebbe molto meglio che fuggisse all'estero. - Perché lo desiderate tanto? - Perché non voglio che sia impiccato! - esclamò lei pestando i piedi con rabbia. - Crede che sia una storia piacevole questa per me? Bruce è troppo orgoglioso per sposare una donna imparentata con uno che è morto sul patibolo. - Ma se quella donna ha cinquantamila sterline di rendita... - Non conoscete Bruce... - L'ho visto una volta sola, è vero, ma mi è bastato per rendermi conto che è un avventuriero. È il vero tipo dei soldati di ventura di cui l'Europa medievale era piena. - E come tale potrà un giorno conquistare un regno. - Può darsi, dato che ai nostri giorni il danaro è tutto. E quanto siete disposta a versare a Herries perché vada in esilio? - Mille sterline. - Questa volta non è stato l'ispettore Trent a consigliarvi la cifra. - Naturalmente. Poiché non gli ho parlato di questo. Del resto, Trent ha dichiarato che appena venga trovato l'agente, s'impegna a provare la. colpevolezza di mio cugino. - Quale agente? - Mi pare che si chiami Armour; era incaricato della sorveglianza di Desleigh e di altri due villaggi dei dintorni. Dopo il delitto è scomparso. - Ma non c'è niente di straordinario. Il suo giro d'ispezione è piuttosto lungo, credo. - Sì, ma a quanto dice l'ispettore, ha la consegna di passare da Desleigh almeno una volta al giorno. E poiché da due giorni non lo si vede, l'ispettore Trent crede che... - Che Herries, non contento di assassinare Sir Simon, abbia assassinato anche l'agente! - esclamò Browne scoppiando in una risata. - Bravo! Quel Trent ha sempre delle trovate straordinarie!... Ebbene, signorina Tedder, vi Fergus Hume
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presento i miei omaggi, insieme ai miei più sinceri auguri di felicità nel matrimonio. E con un inchino si diresse di nuovo verso la porta. La giovane non lo trattenne, ma lo accompagnò nel vestibolo. - Desidero davvero aiutare Jonah - ripeté, - e sono sicura che Bruce farà quello che potrà per me. - Che cosa c'entra il capitano Kyles in questa storia? - L'ho pregato di prestare il suo aiuto per scoprire l'assassino. - Il che significa che l'ha incaricato di dar la caccia a quel povero Herries. - Al contrario... io... oh! ecco Bruce - esclamò voltandosi verso la porta e sorridendo. - Bruce!... Un uomo di alta statura si avvicinò rapidamente. Aveva in mano un telegramma che tese alla ragazza. - Un telegramma dell'ispettore, credo. Magdalen lo scorse rapidamente, poi lo porse a Browne. - Questo potrà servire a salvare o a condannare mio cugino - fece con la sua vivacità abituale. - L'agente Armour è stato trovato legato in un fosso vicino al fiume lesse Browne. - Hum! Che cosa diavolo significa? - A parer mio potrebbe benissimo significare che è stato quell'agente a uccidere Sir Simon - risposte Kyles con voce grave e con la massima calma.
9. Il notaio Il capitano Kyles era il ritratto vivente di uno di quei terribili filibustieri che terrorizzavano i mari nei secoli passati. Era un bellissimo giovane e non vi era da meravigliarsi che la frivola Madgalen se ne fosse innamorata. Browne fu stupito di sentirgli presentare l'ipotesi che il colpevole fosse altri che Herries. - Credevo che avreste accusato Herries come fanno tutti osservò un po' ironico. - L'ispettore Trent si accanisce troppo contro di lui e questo mi spinge a crederlo innocente - rispose Kyles; - inoltre sono convinto che un giovane intelligente, come pare sia Herries, se avesse davvero ucciso Sir Simon, avrebbe preso un po' meglio le sue precauzioni per distogliere da sé i Fergus Hume
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sospetti. - Forse ha perduto la testa - insinuò Magdalen malignamente; - è una cosa che accade anche ai delinquenti più furbi. - Cara amica - rispose Kyles in tono asciutto, - vi ho già detto e ripetuto che, secondo me, vostro cugino è innocente. - Ah! Sapete allora che Herries è cugino della signorina Tedder - fece Browne. - Conosco tutta la storia della famiglia - rispose Kyles tranquillamente, -è naturale, dato che devo sposare la signorina Magdalen. - Ed era mio preciso dovere fargliela conoscere - disse una voce profonda e cavernosa che veniva dal fondo del vestibolo. Una donna alta e dall'aspetto maestoso s'avvicinò lentamente: era la signora Mountford, l'antica governante di Magdalen, che era rimasta presso di lei come dama di compagnia. La signora Mountford aveva un viso austero, uno sguardo glaciale e la mascella prominente. Sempre vestita di nero, dalla testa ai piedi, non portava come gioielli che orecchini e collane di giaietto ed aveva un aspetto così funereo che le mancava soltanto un pennacchio nero per assomigliare a un cavallo da carro funebre. Browne, che era di carattere gioviale, tremava sempre al pensiero d'incontrarla e si domandava come mai Magdalen Tedder, così leggera e capricciosa, potesse sopportarla. - Ad ogni modo - disse il capitano Kyles quando Browne ebbe salutato la governante - vi confermo, dottore, che sono della vostra opinione riguardo all'innocenza di Herries e che se posso fare qualche cosa... - Non potrete far nulla - interruppe Magdalen che continuava ad accanirsi contro il cugino; - io mi baso su quanto ha detto l'ispettore Trent e... - Ma - interruppe Browne rivolgendosi a Kyles - io conosco Herries da molto tempo ed è giusto che sia convinto della sua innocenza, ma voi... - Io sono pronto ad aiutarlo, se non altro perché tutto si accanisce contro di lui. Mi è capitato di trovarmi in circostanze analoghe, negli Stati Uniti. Per un pelo non fui linciato come ladro di cavalli. Anch'io avevo tutto contro di me e se un caso provvidenziale non mi avesse salvato all'ultimo momento, non sarei qua a raccontarvi la storia. - Ma, signori, non dimostrate molto tatto a parlare di queste cose nella dimora di Sir Simon - intervenne la signora Mountford. - Avete ragione, signora, - fece il medico - ora me ne vado, ma vi prego, Fergus Hume
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se avete un po' d'influenza sulla signorina Tedder, cercate di far sì che sia meno crudele. - Lasciatela fare, lasciatela fare - protestò Kyles allegramente. Nell'Indiana non piacciono le donne che non hanno sangue nelle vene. Browne scoppiò in una risata; quel Kyles gli stava diventando decisamente simpatico. - Arrivederci, capitano, - disse - sono contento d'aver incontrato un uomo d'idee un po' più larghe degli altri. Assisterete all'inchiesta domani? - Sì, sì, Bruce deve accompagnarmici - fece Magdalen. Browne se ne andò molto preoccupato domandandosi il motivo della strana animosità di Madgalen verso il cugino. Appena fuori dal parco si trovò d'un tratto faccia a faccia con Sweetlips Kind. Il merciaio passeggiava mordicchiando un filo d'erba e sembrava aspettasse il dottore. - Buon giorno. Brutto tempo, oggi, non è vero? - disse. - È per dirmi questo che siete venuto sin qua? - fece il medico alzando macchinalmente gli occhi al cielo nuvoloso. - No, volevo vedervi a proposito di quell'agente che... - Sono già al corrente - rispose Browne mettendosi a camminare a fianco di Kind. - Chi vi ha dato la notizia? - Mentre parlavo con la signorina Tedder è arrivato un telegramma di Trent che annunciava che Armour era stato trovato in un fosso, legato mani e piedi. - Sì, Trent è sempre laggiù e si accanisce alla ricerca di Herries. - Non l'avrà trovato, spero. Kind si mise a ridere. - Vi pare? Il nascondiglio è troppo palese perché Trent lo scopra. Al posto suo, io, per prima cosa, avrei perquisito il carrozzone. - Perché? - Perché un uomo che evade e incontra un carrozzone, con tutta probabilità domanda il permesso di nascondervisi. Ma Trent pensa che Herries sia troppo furbo per rifugiarsi in un luogo così sospetto. Che ne dite? - Ragionate come il capitano Kyles. - Chi è? - Un ufficiale della Marina di Indiana che è venuto in Inghilterra per comprare delle navi e si è messo in rapporto con Sir Simon (a quanto pare, Fergus Hume
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Sir Simon non commerciava soltanto in marmellata) e poiché il capitano Kyles è un bel giovanotto, la signorina Tedder se n'è innamorata. - Perché dite che quel capitano ragiona come me? - Perché afferma che ci sono troppe prove contro Herries perché questi possa esser colpevole. - Ah! - fece Kind, - davvero ha detto così? Questo gli fa onore, ma... che interesse può avere a difendere così Herries? - È quello che mi sono domandato anch'io. - Lo conosce? - Affatto. Non l'ha mai visto. - È strano... - osservò Kind - vorrei vedere che tipo è quel capitano. - Lo vedrete domani all'inchiesta. - Da che parte andate, dottore? - domandò Kind, poiché erano arrivati in città. - Vado dal notaio Ritson che era il consulente legale di Sir Simon. Vorrei domandargli se sa perché il suo cliente era andato all'albergo di Desleigh. - Non credo che lo sappia - fece Kind scuotendo la testa. - Se Sir Simon avesse messo il suo avvocato al corrente della cosa, avrebbe scelto lo studio di questi come luogo d'appuntamento. Ma poiché si è recato all'Albergo della Palude, non ha voluto dare il suo nome e aveva con sé una grossa somma di danaro, e poiché hanno rapito Armour, si tratta certamente di un ricatto. - Hanno rapito Armour?... - ripeté Browne stupito. - Ah, è vero, voi sapete soltanto che Armour è stato trovato legato nel fosso. È stato un impiegato delle ferrovie che l'ha trovato questa mattina mentre tornava a casa. L'hanno trasportato a Desleigh dove abita e hanno mandato a chiamare Trent. Ma poiché la signora Armour è una mia vecchia amica, io ho potuto parlare con l'agente prima che l'ispettore arrivasse. - E come spiega l'accaduto, l'agente? - Finito il suo giro, Armour era tornato a Desleigh, verso l'una di notte, e poiché era stanchissimo si era seduto un momento sulla panchina che è davanti all'albergo. Parecchi uomini, non sa esattamente quanti fossero, uscirono dalla nebbia, lo imbavagliarono, gli legarono le mani e i piedi, gli fasciarono la testa in uno scialle e lo trasportarono in quello stato nel fosso vicino alla stazione. Era mezzo soffocato quando lo trovarono. Fergus Hume
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- Ma il motivo dell'aggressione?... - Ecco quello che vorrei sapere - rispose Kind, - ma voi mi avete dato un'indicazione. - Io? - Vi spiegherò la cosa dopo l'inchiesta - rispose Kind lasciandolo. Quando fu a qualche passo di distanza si voltò e disse: - Andate a trovare l'avvocato Ritson, dottore, e venite da me dopo l'inchiesta. E si allontanò a grandi passi, mentre Browne si dirigeva pensieroso verso lo studio dell'avvocato e notaio Ritson. Con sua grande sorpresa, Ritson, uomo austero e abitualmente freddo e riservato, lo accolse con una cordialità esuberante che rivelava un'insolita agitazione. - Sono molto contento di vedervi, dottore. Stavo per telefonarvi per pregarvi di venire da me. - Oh! oh, - fece Browne ridendo - sono diventato un personaggio importante, a quanto pare. Voi mi accogliete esattamente come mi ha accolto la signorina Tedder poco fa. - Ah, siete già stato dalla signorina Tedder? - Sì. Ci sarete stato anche voi, immagino. - Per che motivo? - domandò Ritson. - Ma a motivo della morte del padre, del testamento e... - Il testamento? - interruppe nervosamente l'avvocato - è proprio a causa del testamento che non voglio vederla. - Perché? - Sentite dottore. Un giorno in cui si parlava del patrimonio di Sir Simon, voi avete affermato di conoscere il nipote. - Infatti. È quel povero ragazzo che è accusato di aver ucciso Sir Simon. - Ah! - sospirò Ritson tergendosi col fazzoletto la testa calva, - ecco quel che mi preoccupa. Posso parlarvi come a un amico, dottore? - Perbacco! - Quello che vi dirò resterà fra noi, non è vero? - Potete stare tranquillo. Ritson si sedette alla scrivania e si mise a cercare tra gli incartamenti. Browne lo guardava, stupito. L'emozione di quell'uomo, così calmo ed equilibrato, gli sembrava inspiegabile. Senza dubbio la morte tragica di Sir Simon doveva essere stata un colpo per lui. Ma nello stesso tempo il dottore si rendeva conto che il turbamento del notaio non derivava soltanto Fergus Hume
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da quello, che ci doveva essere qualche altra cosa... qualche cosa che aveva attinenza col testamento. - Dunque? - finì col domandare con impazienza vedendo che Ritson continuava a frugare fra gli incartamenti e taceva. - Dunque... sapete, naturalmente, che non ho l'abitudine di parlare ad alcuno degli affari dei miei clienti. - Lo so - fece Browne, - tutti sanno che siete la discrezione fatta persona. - Allora vi meraviglierete non poco se vi dico che sto per tradire... No, non è la parola, per... prevenire la lettura del testamento redatto la settimana scorsa da Sir Simon. - Ritenete che sia una cosa necessaria? - Sì, è necessaria per la tranquillità della mia coscienza. - Ma... non capisco. - Perché Sir Simon ha fatto un testamento simile? - fece Ritson parlando a se stesso. - Avevo già trovato strana la cosa allora. Ma ora che suo nipote l'ha assassinato... - Herries non ha assassinato suo zio - fece Browne per la centesima volta in quei due giorni. - Sì, l'ha assassinato. L'ha assassinato per avere il suo patrimonio. - Il suo patrimonio? - fece Browne guardando con meraviglia il viso sconvolto del notaio. - Il suo patrimonio, precisamente. Sir Simon ha diseredato sua figlia a vantaggio di Jonah Herries, il quale eredita cinquantamila sterline di rendita.
10. L'inchiesta - Ma è impossibile... - balbettò il medico. - È la verità. La settimana scorsa ho redatto il testamento di Sir Simon, che era laconico quanto esplicito. Sir Simon diseredava sua figlia Magdalen Tedder e legava il suo patrimonio e beni annessi a suo nipote Jonah Herries. - Bontà divina! - sospirò Browne. - Cinquantamila sterline! Herries milionario! Che cosa ne farà? - Gli serviranno ad acquistare la libertà - rispose freddamente Ritson. Fergus Hume
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- Che cosa intendete dire? - Inoltre - proseguì Ritson come se non avesse udito - il signor Herries potrà entrare in possesso del danaro soltanto quando sarà riuscito a scoprire chi è l'assassino di suo zio. - Ci riuscirà. - Voi sapete dove si nasconde Herries? - No - fece Browne col massimo sangue freddo; - ma se avrà bisogno di qualcuno credo che si rivolgerà a me che sono un amico per lui e che sono fermamente convinto della sua innocenza. - Davvero? Anche ora che sa del testamento? - Naturalmente. Herries ignorava che suo zio era all'albergo quella notte ed ignorava pure, ne sono certo, di essere l'erede universale di Sir Simon. Ritson tossicchiò giocherellando nervosamente con un tagliacarte. - Hum! Hum! Insomma, dottore - fece poi protendendosi verso Browne con aria confidenziale, - credete che tutte le prove siano state accumulate contro di lui per implicarlo in un delitto nel quale non ha avuto parte alcuna. - Ne sono certo. D'altra parte, l'ispettore Trent è pieno di prevenzioni e si è costruito una versione molto soggettiva della cosa. Permettete, signor Ritson, che io vi esponga la mia che è molto diversa e, a mio parere, molto più esatta. - Sono tutt'orecchi - fece il notaio. Browne gli raccontò allora tutto quanto aveva visto e udito nell'albergo. Omise però di far menzione del rifugio di Herries e di dire che Kind, ex investigatore, aveva giurato di scoprire ad ogni costo il vero autore del delitto. Ritson ascoltò senza mai interrompere e non fece alcun commento quando il dottore ebbe finito il suo racconto. Dopo un breve silenzio gli rivolse una domanda su tutt'altro argomento. - Allora avete visto la signorina Tedder? - Sì e Trent ha fatto tanto che è riuscito a convincerla che suo cugino è un assassino. - Che cosa penosa per lei! - Oh, non tanto quanto crede. Sembra che non abbia altro desiderio che di vederlo impiccato. - Come? Come? Che cosa dite? - disse Ritson tutto agitato. Browne riferì allora il suo colloquio con la ragazza. - E' semplicemente sbalorditivo! - fece Ritson che cascava dalle nuvole. Fergus Hume
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- Non è vero? Neanch'io ci capisco nulla. - Che la signorina Tedder abbia saputo che suo padre l'ha diseredata nel testamento e cerchi di far sparire suo cugino per non essere spogliata del patrimonio paterno? - Ma il patrimonio tornerebbe nelle sue mani se suo cugino scomparisse? - Sì, perché ho cercato di difendere la ragazza presso suo padre. Sembra che Magdalen volesse per forza sposare il capitano Kyles e Sir Simon fosse contrario al matrimonio. - Aveva ragione, Kyles è un avventuriero. - È quel che diceva Sir Simon. Ma!a ragazza aveva perduto la testa e si rifiutava di ascoltare i consigli di suo padre. Sir Simon allora minacciò di diseredarla se non rompeva immediatamente ogni rapporto con Kyles e, poiché ella non obbedì, mise in esecuzione la minaccia facendo un testamento in favore del nipote. Cercai di fargli capire che aveva il dovere di lasciare a Magdalen almeno di che vivere, ma non voleva intender ragione. Dopo molte discussioni finì col cedere in parte. - E... - E aggiunse due clausole al testamento. La prima stabiliva che Herries doveva corrispondere alla signorina Tedder una pensione annua di mille sterline, vita natural durante. La seconda che in caso di morte di Herries, tutto il patrimonio sarebbe passato di diritto a Magdalen. - Di modo che, secondo voi, Magdalen cercherebbe di far condannare suo cugino per ereditare subito. - Ma... non è facile farsi un'opinione in proposito - osservò il notaio dopo un momento di esitazione. - Ecco perché mi sono permesso di consultarvi e perché ho tradito il segreto professionale. - Sapete bene che con me potete stare tranquillo - fece il dottore. - In conclusione, che cosa mi consiglia di fare? - Vi confesso che sono molto imbarazzato. Ci sono tanti particolari che ancora mi sfuggono. A proposito, perché dicevate che Herries dovrà pagare la propria libertà col suo patrimonio? - Perbacco, se è colpevole! - Non lo è! - Va bene. Ma, ammettendo per un momento che lo sia, avrebbe due cose da fare: o assicurarsi l'appoggio del miglior avvocato d'Inghilterra, oppure... Ritson esitò. - Sentite, dottore - riprese poi nervosamente, - so benissimo Fergus Hume
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che non dovrei dire quello che sto per dire. Ma... ma... sia detto fra noi, il signor Herries potrebbe far uso del suo danaro per acquistare il silenzio di coloro che potrebbero consegnarlo alla giustizia, fino a che non si sia messo al sicuro. - Non lo credo capace di fare una cosa simile - protestò energicamente Browne; - sono sicuro che riuscirà a provare la propria innocenza in un modo o nell'altro. Non è uomo da accettare passivamente l'obbrobrio di una accusa così orribile e ingiusta. - Non è stato fortunato nella vita, quel ragazzo. - Lo dice sempre, poveretto. - Questa volta però sembra che la fortuna voglia sorridergli, poiché eredita. - Una fortuna discutibile. E, anzitutto, come mai Sir Simon ha messo fra le clausole dell'eredità che Herries dovesse far ricerca del suo assassino? Temeva di essere assassinato? - Sì. - Ma non vi ha detto da chi temeva di essere ucciso? - No. Gliel'ho chiesto, ma mi ha risposto evasivamente. - Non conoscete nulla del suo passato? - Nulla. Quello che è ancor più strano, del resto - soggiunse poi dopo un attimo di riflessione - è che mi ha fatto scrivere una lettera nella quale annunciava che faceva di Herries il suo erede universale. Browne fece un balzo sulla sedia. - Come? - Proprio così - rispose Ritson con calma. - Una volta redatto il testamento, mi ha chiesto di scrivere una lettera. - Ne avete tenuto copia? - Beninteso. Sir Simon avrebbe preferito il contrario, ma gli ho dichiarato nettamente chiaramente che non avrei firmato nessuna lettera se non potevo serbarne la copia e avevo tanto più il diritto di esigere questo, dato che il destinatario mi era sconosciuto. - Non avete potuto leggere l'indirizzo? - No, benché l'abbia scritto sotto i miei occhi. Ho intravisto soltanto una parola. - Potete dirmela? - Sentite, dottore, non credo che quella parola possa servire a gran che. Inoltre, non ho diritto di divulgare un segreto di un mio cliente. - Si tratta di una cosa grave, è necessario mettere da parte questi scrupoli Fergus Hume
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di coscienza - fece Browne scandendo le parole. - Herries è in pericolo di morte. Ditemi, vi prego, che parola avete visto. - "Tarabacca". - Che cosa vuol dire? - domandò il dottore perplesso. - Non saprei. Non mi ricordo nemmeno l'ortografia giusta, ma sono sicuro che era qualche cosa di simile, perché mi ha fatto pensare a "tabacco". - Ha tutta l'aria di una parola straniera, forse è il nome di una città. - Può darsi. Di una città inglese no, certo. Ecco la lettera - soggiunse Ritson aprendo una cartella - non è molto lunga, come vedete. Il dottore si curvò sulla scrivania e scorse la copia sbiadita della lettera. Signore, ho l'onore di informarvi che il mio cliente, Sir Simon Tedder, ha legato tutti i suoi beni, mobili e immobili a suo nipote Jonah Herries, a detrimento di sua figlia, Magdalen Tedder, alla quale verrà corrisposta soltanto una rendita annuale di lire sterline mille. Distinti saluti. J. Ritson. - Non capisco - fece Browne scuotendo la testa. - Nemmeno io. Che fare? - Nulla. Aspettare. Ci vedremo domani a Desleigh; arrivederci, signor Ritson. Ma era destino che Browne non assistesse all'inchiesta. L'indomani, mentre si disponeva a partire per Desleigh, ricevette una telefonata dalla famiglia di una delle sue più ricche clienti, che chiedeva la sua presenza immediata. Non poteva rifiutarsi di andare e poiché trovò la signora molto sofferente, non riuscì ad arrivare a Desleigh prima delle tre. Alle prime case del villaggio incontrò una corrente di veicoli di tutte le specie che andavano in senso contrario al suo. L'inchiesta doveva essere finita e giornalisti e curiosi tornavano a casa o si precipitavano al treno. Cosa strana, non gli venne nemmeno l'idea di domandare a qualcuno quale fosse stato il verdetto. Era così sicuro che il suo povero amico fosse stato rinviato in Assise! Mentre passava sull'orlo del prato sul quale era il carrozzone di Kind, vide davanti a sé una figuretta che riconobbe subito. - Siete voi, Elisabeth? - chiamò. - Dove andate? La giovane si voltò immediatamente; era pallidissima e aveva gli occhi pieni di lacrime. - Vado a trovar Rachel che è ancora ammalata - disse guardandosi nervosamente intorno, - è sola - soggiunse alzando la voce con intenzione e con un'occhiata d'intesa al dottore. - Sweetlips è andato a bere Fergus Hume
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all'albergo. - Il verdetto? - domandò Browne con ansietà, pur sapendo la risposta che avrebbe ricevuta. - Il verdetto è stato quello che si temeva. I giurati hanno dichiarato che il signor Herries ha assassinato suo zio. Anzi, c'è una taglia per chi faciliterà la cattura. - Offerta dalla signorina Tedder? - Sì. Cinquecento sterline. Magdalen era dunque ben decisa a causare ad ogni costo la rovina del cugino. - L'ispettore Trent ha ricevuto le congratulazioni per lo zelo col quale ha condotto le ricerche - spiegò Elisabeth con voce di pianto. - Ma è stato biasimato per essersi lasciato sfuggire il prigioniero. - Mi meraviglio soltanto che abbia ricevuto delle congratulazioni. Non le meritava davvero, dopo tutte le sciocchezze che ha fatto. Ora si accaniranno più che mai a cercare Herries, con una taglia così forte. - Potete immaginarlo. Molti forestieri hanno persino deciso di restar qua nella speranza di trovarlo battendo i dintorni. Sono venuti anche tre investigatori, tra i quali uno che Sweetlips conosce. - Che cosa pensano dell'opinione di Kind? - Kind ha detto loro di essere convinto anche lui che Herries... Browne capì al volo che il merciaio si era finto ostile a Herries per poterlo aiutare meglio. - E Kind cercherà a sua volta di guadagnare la ricompensa - concluse Elisabeth con un pallido sorriso. Il dottore fece fatica a restar serio. A dispetto della gravità della situazione l'atteggiamento di Sweetlips Kind aveva un lato innegabilmente comico. - Venite con me sino al carrozzone, dottore? - domandò Elisabeth. - La signora Kind è ancora molto debole. - Volentieri - rispose Browne. Ma, un attimo dopo, si lasciò sfuggire un'imprecazione e afferrò per un braccio la ragazza per trarla da parte, poiché un'automobile aperta, che andava fortunatamente a velocità moderata, li sfiorò inondandoli di fango. - Il diavolo vi porti! - esclamò il dottore con rabbia; - non potete stare attento? C'era una sola persona nella vettura, oltre all'autista: una giovane donna bruna dall'aria aristocratica e altera. Il colorito pallido, i grandi occhi Fergus Hume
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vellutati e languidi facevano pensare a una straniera, probabilmente una spagnola. In tal caso, però, essa capiva benissimo la lingua inglese, poiché quando sentì insolentire il proprio autista, si voltò verso il dottore e gli buttò in faccia la sigaretta che stava fumando. Quindi la vettura aumentò di velocità e filò rapidamente verso la stazione mentre Browne la minacciava col pugno. - Avessi almeno preso il numero della targa - brontolò, - le farei prendere una contravvenzione... - S'interruppe e si lasciò sfuggire un'esclamazione di stupore: aveva raccolto la sigaretta e l'aveva esaminata macchinalmente: - Questo è strano. "Tangeri." E' proprio Tangeri...! - Che cosa c'è? - domandò Elisabeth che non capiva nulla. - C'è che questa sigaretta porta la marca "Tangeri" come l'altra. - Quale altra? - Quella che Kind ha trovato nella camera di Herries. Quella donna è... è... Ferma! Ferma!! - gridò d'improvviso il dottor Browne brandendo furiosamente l'ombrello. E, senza rendersi conto dell'inutilità dei suoi sforzi, si allontanò correndo nella direzione presa dall'automobile sconosciuta.,
11. Una pagina d'amore Elisabeth seguì con gli occhi il dottore per qualche momento, poi si avviò verso la palude in mezzo alla quale stazionava il carrozzone. La nebbia era scomparsa e cadeva la sera. Quando fu a portata di voce del carrozzone, la ragazza si mise a cantare per avvertire Herries del suo arrivo. Saliti i tre gradini, bussò tre volte e aspettò, col cuore che le batteva forte, che lui le aprisse. La porta si aprì con precauzione e si richiuse rapidamente dietro di lei. Herries saltò al di là del nascondiglio che lasciava costantemente aperto per potervisi rifugiare in caso di bisogno; poiché, in qualunque momento, qualcuno poteva capitare, sia per fare acquisti, sia per curiosare con la scusa di una visita all'ammalata. Ma l'ammalata cominciava a rimettersi e quel giorno aveva potuto alzarsi per la prima volta. - Come sono contenta di rivedervi - disse tendendo a Elisabeth la mano coperta di anelli d'argento secondo l'uso delle gitane. - La gola non mi fa quasi più male e posso parlare un po', grazie alle cure del dottor Herries. Fergus Hume
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Nessun altro sarebbe stato capace di guarirmi così in fretta. State tranquillo, dottore. Sweetlips farà tutto quello che potrà in suo favore. Vedrete che tra poco potrete andare e venire liberamente e senza paura. - Hanno emesso un verdetto di condanna, non è vero? - fece Herries con ansia, rivolto a Elisabeth. La giovane annuì tristemente e s'appoggiò alla parete; aveva il cuore troppo stretto per poter parlare. La signora Kind cercò di consolare Herries. - Non dovete disperarvi. In fin dei conti, la situazione non è peggiore di quella di ieri. - A me pare di sì, purtroppo - fece Elisabeth, - c'è un premio di cinquecento sterline per chi lo farà catturare. Herries trasalì. - Chi l'ha offerto? - La signorina Tedder. - Mia cugina!... e diceva di volermi bene! Oh! E' troppo! E' troppo! E si lasciò cadere sopra una sedia, completamente demoralizzato. - Vostra cugina non le ha mai voluto bene - dichiarò Elisabeth, pallidissima, con voce tremante. - Che cosa ne sapete voi? - L'ho vista. È una bambola, una donna senza cuore, un'egoista. E' incapace di amare chicchessia. Ho mai dubitato io della vostra innocenza, signor Herries? Ho mai... S'interruppe di colpo rendendosi conto che stava per rivelare il proprio segreto e nascose il viso ch'era diventato scarlatto. Herries, con l'aria di un uomo che si sveglia da un sogno, la guardava fissamente in silenzio. E la giovane sentiva gli occhi di lui che la scrutavano come se cercassero di penetrare sino in fondo all'anima sua. Quanto a Herries, soltanto ora si rendeva conto della nobiltà di cuore della povera ragazza. Come aveva potuto essere così egoista da non apprezzare quanto aveva fatto per lui? Continuava a fissare Elisabeth per studiarne la fisionomia, come se gli fosse sconosciuta, come se d'un tratto e per la prima volta, avesse la rivelazione della personalità di lei. Sentiva che sarebbe bastato un po' d'amore, un po' di cure affettuose, un po' di benessere per mettere in valore tutti i tesori nascosti in quell'anima, per far sbocciare quell'umile creatura e trasformarla in una donna bella e ammirata. Come poteva essere stato tanto cieco? La signora Kind, con l'intuizione propria del suo sesso, aveva indovinato subito il segreto di Elisabeth e aveva cercato di aprirgli gli occhi. Ma lui non aveva capito Fergus Hume
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nulla fino a che, un momento prima, non aveva avuto l'abbagliante rivelazione di quell'amore, non aveva capito che era amato, sinceramente, profondamente amato, lui, il paria, abbandonato da tutti, perseguitato sempre da una sfortuna ostinata e, in quel momento, inseguito come una bestia selvaggia, per un delitto che non aveva commesso. - Elisabeth disse alzandosi e avvicinandosi a lei, - è la prima volta che leggo negli occhi di una donna tanta dolcezza e tanta bontà. - Oh, tacete, vi prego!... - implorò la ragazza arrossendo e tendendo le mani in atto supplichevole. Ma con un gesto spontaneo il giovane si protese e afferrò le piccole mani. - Lasciami parlare, te ne prego! - disse con tenerezza. - Elisabeth, non avrei mai sperato tanta felicità. Ora so che tu mi ami e so di amarti. Rachel batté le mani e disse gioiosamente: - Questo è il miglior medicamento per me. Lo sapevo io di aver indovinato! Ah! Questi uomini che non capiscono mai nulla di noialtre donne! - Ma è impossibile! - esclamò Elisabeth liberando bruscamente le mani da quelle di lui. - Voi non potete amarmi. Mi conoscete appena e... - Non ho bisogno di conoscerti di più per sapere quello che vali, Elisabeth. Bastano i tuoi occhi a dirmelo. Lo so che tutto questo è strano; sembra strano anche a me. Credevo che fosse impossibile amarsi il primo giorno in cui ci si conosce, credevo che fosse una cosa da romanzi. Ma ora so che può accadere. Ora so che non sono più un diseredato e che... In quel momento bussarono alla porta. Rachel spaventata si lasciò ricadere sui cuscini. Herries e Elisabeth si guardarono atterriti. Non avevano udito fischiare né cantare la musica convenuta per gli amici, né erano stati bussati i tre colpi consueti. Non poteva trattarsi che di uno sconosciuto o di un nemico. Fortunatamente Elisabeth non perdette la testa e, facendo segno di tacere, indicò a Herries di rifugiarsi nel nascondiglio. Appena il giovane vi si fu allungato, lei si precipitò a chiudere la botola. In quel momento bussarono alla porta ancor più imperiosamente di prima.
12. La strana parola - Eccomi, eccomi! Chi è? - gridò Elisabeth aprendo la porta. - Non fate Fergus Hume
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tanto baccano, c'è un'ammalata qua. - Sono io - disse Pope Narby salendo l'ultimo gradino della scaletta. Sono venuto a cercarvi, Elisabeth. Mia madre vi cerca e ha detto che vi picchia se non tornate subito. E poi io ho bisogno di carta da lettere. In casa non ce n'è più e il cartolaio l'ha finita. - Non è un buon motivo per bussare così forte - fece Elisabeth. - Potete vantarvi di avermi fatto spaventare, figliolo - fece l'ammalata per assecondare la ragazza. - Che cosa volete da Elisabeth? E' qui a farmi compagnia, non poteva lasciarmi sola. - Vostro marito è all'albergo - fece Pope. - All'albergo mentre io sono qua ammalata? - gridò la signora Kind fingendo una gran collera; - potete dirgli da parte mia che lo aspetto e che si sbrighi, altrimenti l'avrà a che fare con me. - Va bene, signora, glielo dirò. Andiamo, Elisabeth. Ah, un momento, la carta da lettere. La signora Kind indicò una mensola. - La scatola è lassù. È carta da lettere di prima qualità, e la do per poco o niente. E Rachel tutta felice di trovarsi nel suo elemento cominciò a mercanteggiare. Ma Pope non conosceva il valore del danaro e non discusse gran che. Ciononostante Elisabeth pensando a Herries che soffocava nel suo nascondiglio, si rodeva d'impazienza. - Venite? Spicciamoci! - Non avreste tanta fretta se sapeste a che cosa andate incontro! sogghignò Pope seguendola. - Sapete, Elisabeth, vorrei guadagnare quelle cinquecento sterline riprese poi, deciso a far conversazione; - mi basterebbero per pubblicare quante poesie voglio. Se sapeste i sentimenti che animano un poeta... - I sentimenti di un poeta sono più caritatevoli dei vostri - ribatté Elisabeth. - Una somma di danaro che rappresenta la morte di un uomo non può portar fortuna. Soprattutto se quell'uomo è innocente. - Chi è il colpevole, secondo voi? - L'uomo della pelliccia. - La pelliccia l'ha mia madre ed è decisa a fare il possibile per non consegnarla alla polizia... Ora che mi ricordo, il dottor Browne vi cercava poco fa. - È all'albergo? Fergus Hume
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- Sì. È arrivato un'ora fa. Scarmigliato e coperto di fango dalla testa ai piedi. - Ha scoperto qualche cosa? - Non credo. L'ispettore Trent è andato a interrogare Armour, prima di ripartire per Tarhaven. - Ah, e che cos'ha detto Armour? - Ha detto che è stato assalito da alcuni individui; sostiene che erano marinai. - Marinai? E come può saperlo? - Sembra che, prima che gli avvolgessero la testa nello scialle, abbia fatto in tempo a vedere che uno di loro aveva una giacca coi bottoni dorati. L'ispettore Trent ha concluso che dovevano essere dei marinari di Pierside e ha detto che si recherà domani laggiù per svolgere un'inchiesta. Erano arrivati davanti all'albergo. Elisabeth tese la mano per aprire la porta, ma questa si spalancò e apparve l'albergatrice. - Ah sei qua, principessa! Hai finito di andare a zonzo? Vieni un po' qua che ti insegno a stare al mondo. Alzò una mano, ma Elisabeth parò rapidamente il colpo e si slancio come una freccia nella sala comune. Arrivata in mezzo ai tavoli si voltò e, guardando fisso la megera, gridò: - Non toccatemi. Se mi toccate vi faccio arrestare dall'agente che è di sopra. La signora Narby non si aspettava una risposta simile dalla povera ragazza e si fermò per un momento interdetta. Il dottor Browne, che parlava sottovoce con Kind, in un angolo, si voltò e sorrise alla ragazza con aria di approvazione. Quanto agli altri, Narby compreso, erano rimasti tutti a bocca aperta in attesa di quel che sarebbe avvenuto. - Mi avete dato il permesso di andare a trovare la signora Kind - riprese Elisabeth - e non mi avete fissato l'ora in cui dovevo tornare. Ma poiché la prendete in questo modo, domani me ne vado. E se non mi lasciate in pace, me ne vado stasera stessa. - Brutta... brutta... canaglia! - urlò l'albergatrice con voce strozzata dalla collera. - E cercate d'esser cortese, se vi riesce. Signor Narby, finché resterò qua, vi prego di proteggermi. - Andiamo, andiamo, Elisabeth, non vi arrabbiate - fece l'albergatore, contrariato di quella scena che poteva nuocere alla reputazione del suo locale. Fergus Hume
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- Aspetta... te lo do io... - urlò l'albergatrice che aveva finalmente ripreso fiato. Attraversò la sala come un razzo e schiaffeggiò Elisabeth. E' impossibile dire quello che sarebbe accaduto poi, perché la megera era talmente inferocita che non sapeva più quello che si facesse. Ma Sweetlips Kind si alzò e, afferrandola per un braccio, la fece girare su se stessa. - Lasciatemi andare! Lasciatemi andare! - urlò la donna cercando di svincolarsi. - Judith, Judith, calmati! - gridava l'albergatore a cui nessuno badava. - Elisabeth, passerete la notte nel carrozzone con mia moglie - disse Kind alla ragazza che, spaventata, si era rifugiata in un angolo. - Elisabeth non se ne va! - gridò l'albergatrice. - Non ha diritto d'andarsene. L'ha messa qui suo padre a servizio e... - A servizio?... No, signora - protestò Elisabeth, - mio padre mi ha lasciata qua perché pagassi col mio lavoro otto giorni di pensione che le doveva. Sono invece dei mesi che sono qua come una schiava e credo che non abbiate proprio più nulla da pretendere da me. E si diresse verso la porta. - Dove volete andare con un tempo simile, figliola? - fece Narby. - Questo non vi riguarda e, in avvenire, se volete che la gente resti al vostro servizio trattatela un po' meglio. - Vi denuncerò - gridò l'albergatrice. - Fate come volete, signora Narby, ma badate che il giudice, dopo avermi ascoltata, non condanni voi. Elisabeth aprì la porta e usci nella strada, nonostante piovesse ormai a dirotto. La signora Narby voleva correrle dietro, ma suo marito la trattenne. - Lasciala andare. Hai già fatto abbastanza scandali. Vai in cucina o... La prese per un braccio e la spinse fuori dalla sala. - Venite con me, dottore - disse a bassa voce Kind a Browne. - Bisogna che mi occupi di quella figliola. Non possiamo lasciarla sola e con un tempo simile in mezzo alle paludi. - Che cosa contate di fare? - domandò Browne alzandosi. - Potete venire con noi col carrozzone fino a Colchester. Partiamo domani. - Come! Rinunciate a... Fergus Hume
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- Zitto, parlate piano. Non rinuncio a nulla; soltanto che prima di tutto devo mettere al sicuro il nostro amico. - Credo che farebbe meglio a costituirsi... soprattutto ora che ha ricevuto quell'enorme eredità. - Non l'ha ancora, l'eredità, e può star sicuro che non avrà un soldo finché non sarà riuscito a dimostrare la propria innocenza e a fare impiccare l'assassino di suo zio. Ma spicciamoci o la ragazza ci sfuggirà. - Andrà direttamente da vostra moglie, immagino. - Può darsi... no, guardi, eccola! Kind indicò una sottile figura che si intravedeva in una via traversa. - Ehi! Ehi! Elisabeth! - chiamò. La ragazza si fermò. - Dove andate? - domandò il merciaio. - Credevo che vi sareste diretta da mia moglie. - No, non posso cercare asilo da voi, Kind. Dimenticate che c'è già il signor Herries. - Che cosa importa? - Non è possibile. Ora che il signor Herries ed io ci siamo detti... - Che cosa? Elisabeth abbassò la testa e disse in un soffio: - Che ci amiamo. - Come? - esclamò Browne sbalordito. - Zitto! Zitto! - protestò Kind. - Parlate piano. Non si sa mai, qualcuno potrebbe udire. - Ma non è possibile - fece il dottore abbassando la voce. - Vi conoscete appena. - Lo so, dottore, eppure è così. - Ma come volete che faccia a prendere moglie se non ha nemmeno di che vivere? - Dimenticate l'eredità - obiettò Kind. - E voi dimenticate di aver detto poco fa che non avrà un soldo finché non avrà dimostrato la propria innocenza. Assorti nella discussione non si erano accorti che Elisabeth aveva voltato loro le spalle e si era rimessa a camminare di buon passo nella stessa direzione di prima. - Dove andate? - le domandò Kind correndole dietro appena si accorse che la ragazza non era più con loro. - A casa di Armour. La moglie è mia amica e non rifiuterà di ospitarmi. - Hum! Forse avete ragione... almeno per il momento. Ma, ora che ci penso, anch'io ho bisogno di vedere Armour. Venite anche voi, dottore Fergus Hume
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soggiunse rivolgendosi a Browne che li aveva raggiunti. Browne assentì di buon grado, poiché era curioso di parlare con l'agente. Poco dopo arrivarono davanti a una casetta di mattoni, un po' isolata e circondata da un piccolo giardino ben tenuto. - Chi è? - domandò la signora Armour socchiudendo la porta al richiamo della ragazza. - Sono io, Elisabeth. Ho litigato con la signora Narby e sono scappata. Potete ospitarmi per stanotte? - Certo, certo, povera figliola! - fece la buona donna aprendo la porta. Ma con chi siete? - Col dottor Browne di Tarhaven e con Sweetlips Kind, il merciaio ambulante. Mi hanno accompagnata fin qua. - Io ho bisogno di parlare con Armour - fece Kind. - A che proposito? - fece la moglie dell'agente con un po' di diffidenza. - Ve lo dirò quando saremo entrati. La signora Armour esitò. - Entrate - finì per dire, - se c'è il dottore con voi potrà ordinare a mio marito una medicina che lo rimetta un po' in sesto. - Ben volentieri - fece Browne entrando nella casa. Nel tinello trovarono l'agente vestito in borghese e con la testa fasciata, sdraiato su un divano. - Che cosa c'è? - domandò in tono lamentoso. - È la piccola Elisabeth dell'Albergo della Palude che è stata licenziata e che vorrebbe passare la notte qua - rispose la moglie, - e poi c'è il dottore di Tarhaven che viene a vedere come stai. - Sto molto male - brontolò l'uomo, - mi hanno dato certi colpi sulla testa... - Vediamo - disse il dottore avvicinandosi e cominciando a svolgere le fasce. - Venite in cucina, Elisabeth - sussurrò la signora Armour alla ragazza, non avrete certamente pranzato. Avete fatto bene a venire da me. E sono contenta che abbiate piantato in asso quella megera. - Buona notte, Sweetlips - disse Elisabeth con voce stanca, - buona notte, dottore. Il dottor Browne rifece la fasciatura all'ammalato che smise di lamentarsi e dichiarò di sentirsi già meglio. - Mia moglie è una brava donna - osservò - ma ha le mani molto pesanti. Volete parlarmi? domandò poi vedendo che i due non accennavano ad andarsene. - Sì - rispose Kind facendo cenno al medico di tacere, - volevo Fergus Hume
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domandarvi alcuni particolari intorno all'aggressione. - Perché? - fece Armour con aria sospettosa. - Il dottore è amico di Herries e mi ha pregato di indagare - rispose Kind indicando Browne. - Indagare, voi? Un merciaio ambulante? - E che... non ho sempre fatto il merciaio ambulante. Una volta facevo parte della polizia di Londra. - Davvero? - fece Armour illuminandosi in viso; - in tal caso potreste aiutarmi a trovare l'uomo che cerchiamo; potrei guadagnare la taglia. - Preferirei intascarla io - rispose freddamente Kind, - ma se mi date le informazioni che desidero saprò ricambiarvi. - Ma non capisco che cosa abbia a che fare la mia aggressione col delitto. - Lo capisco io. Sentite. L'uomo che ha ucciso Sir Simon ha dato la scalata alla finestra verso la mezzanotte. - A quell'ora ero ancora lontano - si affrettò a precisare Armour. - Lo so. Però quando siete arrivato, l'assassino non se ne era ancora andato e, seduto sulla panchina, gli avreste impedito di fuggire. - Ma, Kind - interruppe il medico, - sapete benissimo che l'assassino è uscito dall'albergo la mattina dopo. - È vero. Gli autori dell'aggressione però non sapevano evidentemente che aveva cambiato programma. Essendo incaricati di garantire la ritirata del complice, quando videro che Armour gli impediva di fuggire, gli saltarono addosso. - Mi saltarono proprio addosso - esclamò Armour che non chiedeva di meglio che raccontare le sue disgrazie. - Ero seduto tranquillo sulla panchina a fumare la pipa, e mi si precipitarono addosso. Uno mi picchiò, gli altri mi afferrarono, mi gettarono uno scialle sulla testa e poi... - E lo scialle dov'è? - interruppe Kind. - Eccolo! - rispose Armour tirando fuori di sotto il divano uno scialle giallo a righe rosse. - Poi mi portarono non so dove, mezzo svenuto. Quando ho ripreso i sensi mi sono trovato in un fosso pieno di fango, con la testa ancora avvolta nello scialle e legato come un salame. Sono rimasto là ore e ore... - Sentite, amico mio - interruppe Browne, - ci sono venti sterline per voi se mi promettete di non dire a nessuno che mi avete raccontato questa storia. Fergus Hume
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Armour si grattò la testa perplesso. - ... dal momento che non è cosa contraria ai regolamenti... - Va bene, va bene - interruppe Kind lasciando cadere lo scialle e guardando Browne in modo da fargli capire che aveva scoperto qualche cosa d'importante, - sappiamo ormai tutto quello che volevamo sapere. Ma state tranquillo, il dottore vi darà il danaro egualmente. Del resto sarà una buona azione da parte vostra aiutarlo a provare l'innocenza del suo amico. - Ma l'ispettore dice che Herries è colpevole. - L'ispettore non capisce niente. - Questo è vero - approvò l'agente con energia, - figuratevi che dice che mi sono lasciato sorprendere perché dormivo. Cosa potevo fare da solo contro una banda di marinai? - Siete sicuro che fossero marinai? - Credo. Ho visto che uno di loro aveva una giacca coi bottoni dorati. - Erano stranieri? - domandò vivacemente Browne. - Può darsi. Ma non li ho visti in faccia e non hanno detto una parola. - Va bene. Buona notte allora - disse Kind. - Mi raccomando le mie venti sterline, dottore - pregò Armour. - Sì, sì. Venite a Tarhaven uno di questi giorni e ve le darò. Ma a condizione che non parliate. Naturalmente. - State tranquillo. - Ebbene - domandò Browne a Kind quando furono per la strada - che cosa avete scoperto? . - Vi ricordate della parola "Tarabacca" che il notaio ha visto sulla busta che Sir Simon scrisse nel suo studio? - Sì. - Ho trovato la stessa parola tessuta sullo scialle. - Sullo scialle? - Sì. È uno scialle che deve venire dal Marocco o dall'Egitto, o forse da Tangeri. - Ma allora, Kind, voi credete che... - Credo che il cerchio si chiuda sempre più intorno alla donna dell'automobile. Le costerà cara quella sigaretta che vi ha buttato in faccia! Scommetto che lo scialle è suo. Progrediamo, dottore, progrediamo. Bisogna ritrovare quella donna. - Credete che sia stata lei a uccidere Sir Simon? - Perché no? Una persona snella come lei non avrebbe avuto nessuna Fergus Hume
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difficoltà ad arrampicarsi lungo il graticcio. Comunque, discuteremo di tutto questo col signor Herries e gli diremo quello che abbiamo scoperto. Forse saprò se suo zio conosceva quella signora dal viso olivastro. Herries non ne sapeva nulla. Ma quando il dottor Browne giunse col suo racconto alla parola scritta sulla famosa busta, trasalì ed emise una esclamazione. - "Tarabacca"! - esclamò stupito, e impressionato. Perbacco! Che cosa strana! È il nome del panfilo a vapore che era attraccato di fianco al mio battello nel porto di Pierside!
13. Bellezza messicana L'indomani mattina Samuel Kind si recò a Tarhaven dal dottor Browne. Nonostante avesse fretta di allontanarsi da Desleigh e dai suoi pericolosi dintorni, aveva comunicato al dottore e a Herries l'intenzione di recarsi prima di tutto a Pierside per indagare sull'equipaggio del "Tarabacca . Herries infatti non sapeva dare alcuna notizia del panfilo straniero, del quale il nome soltanto l'aveva colpito a causa della sua stranezza. Browne credeva quindi che Kind fosse partito per Pierside e fu stupito quando se lo vide comparire davanti la mattina alle nove. Il merciaio riprese, senza alcun preambolo, la conversazione della sera prima, come se non l'avesse mai interrotta. - Strana parola "Tarabacca" - fece. - Sembra un nome indiano. - Sarei piuttosto propenso a credere che sia un nome dello Stato dell'Indiana. - Può darsi. Ma che cosa ve lo fa pensare? - Vi ricordate, dottore, che il giorno in cui ci siamo incontrati ai cancelli del Castello dei Fossi vi ho detto che mi avevate dato, senza saperlo, un'indicazione? - Sì. - Quando mi diceste che quel Kyles prendeva le parti di Herries, la cosa mi parve strana. A parer mio doveva esservi una ragione e quella ragione doveva essere connessa col delitto. - Non vorrete dire che Kyles ha messo uno zampino in quell'affare? - Perché no? E' ufficiale di marina e quelli che hanno aggredito Armour erano marinai. Fergus Hume
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- Questo lo dice Armour. - Ma poiché Armour è sicuro di aver visto che uno degli uomini indossava una giacca coi bottoni dorati... per me l'uomo in questione comandava un gruppo di marinai che avevano l'incarico di proteggere l'assassino. Se è così, Kyles non è estraneo alla cosa. - Non capisco... - Vi spiegherò il mio punto di vista: la figlia unica di Sir Simon era fidanzata col capitano Kyles contro la volontà paterna. Sir Simon, prima di essere assassinato, aveva scritto in segreto a qualcuno a bordo del panfilo "Tarabacca" per informarlo di aver diseredato sua figlia. Ammettendo che il panfilo appartenga allo Stato dell'Indiana, non ci resta che un passo da fare per concludere che Kyles, che è al servizio di quella repubblica, sia immischiato nel delitto. Lo scialle che ci ha mostrato Armour e la lettera segreta coll'indirizzo del panfilo, sono gli anelli della catena che ci conduce fino al capitano. - Hum! - fece Browne - cominciamo col vedere la faccenda del nome. Ho un atlante, proviamo a consultarlo. Si curvarono tutti e due su una carta dell'America del Sud, scrutando attentamente la minuscola macchia gialla, situata verso l'estremità meridionale, che rappresentava la repubblichetta; ma non trovarono nulla. - Aspettate - disse Browne; - ora guardo l'indice. Vi sono catalogati molti nomi che non si trovano sulla carta... Ta... Tag... Tap... Tar... ci siamo, Kind. "Tarabacca", carta quarantacinque, latitudine 44° longitudine 73°6 est. Sì, - soggiunse tornando alla carta - è proprio nella repubblica di Indiana. La parola Tarabacca non c'è sulla carta. Si tratterà o di una cittadina, o di un lago, o di una montagna col cui nome è stato battezzato il panfilo. Ma questo non prova che il capitano Kyles sia complice del delitto. Non dimenticate che c'è anche la donna dell'automobile, sulla quale pesano dei sospetti. - Ma il capitano Kyles conoscerà probabilmente la donna. Può darsi che siano complici. - Perché non interrogare il capitano Kyles, dato che è a Tarhaven in questo momento? - No, non subito. Non sono abbastanza sicuro delle mie ipotesi e, naturalmente, lui negherebbe tutto. Preferisco andare a fare un giro a Pierside col pretesto di vendere la mia mercanzia e vedere un poco che cosa accade intorno a quel panfilo. Se incontro la signora che sapete, le Fergus Hume
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metterò lo scialle sotto il naso. - Lo scialle? Ma non ce l'avete. - Sì, me lo sono fatto dare da Armour. - Non aveva il diritto di disfarsene. - E' vero, ma poiché si aspetta che Trent gli faccia passare dei guai e voi gli avete promesso del danaro per lavorare in favore di Herries, è disposto a tutte le concessioni. - Allora - disse Browne con un'occhiata all'orologio - se avete bisogno di me avvertitemi, che farò il possibile per raggiungervi. - Non è necessario. Trovate piuttosto un pretesto per tornare al castello e vedere che cosa combinano Kyles e la signorina Tedder. - Il mestiere di spia non mi entusiasma. - Si tratta di salvare Herries, dottore. Non dimenticate che quei due faranno tutto quanto potranno per impedirgli di ereditare. Arrivederci, dottore. Munito di un fagotto di merci che si proponeva di vendere, sia per rifarsi delle spese, sia per mascherare le sue vere intenzioni, Kind prese il primo treno e, appena arrivato a Pierside, si diresse verso il porto e si fece indicare il molo al quale era attraccato il "Tarabacca". Il panfilo aveva una stazza di trecento tonnellate; la sua armatura, la chiglia affinata e la doppia elica, lo rendevano particolarmente adatto alla velocità. Gli uomini dell'equipaggio avevano un aspetto losco; erano vestiti bizzarramente, coltello alla cintura, anelli alle orecchie. Erano quasi tutti uomini di sangue misto, indo-spagnoli, ma c'era anche qualche inglese biondo e qualche scozzese rosso. Un piccolo motoscafo era ormeggiato dietro il panfilo, e Kind si domandò se non fosse quello che era servito a portare a terra gli aggressori dell'agente. Nel frattempo, Kind aveva esposto le mercanzie sulla banchina e aveva incominciato il suo imbonimento. I marinai vennero subito ad appoggiarsi al parapetto, contenti di avere una distrazione. Non capivano probabilmente una parola di quello che diceva, ma, attratti dagli smaglianti colori delle collane e delle carte, cominciarono a fargli dei gesti per invitarlo a salire a bordo. Kind non domandava di meglio e si affrettò ad obbedire. Qualche minuto dopo, vedendo un marinaio inglese che passeggiava sulla passerella gli domandò bonariamente: - Di', giovanotto, c'è una signora a bordo? - Cosa vuoi da lei? - brontolò l'uomo. Fergus Hume
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- Ho da venderle qualche cosa d'interessante. - Non vale la pena. La chincaglieria da poco prezzo non le interessa. - Chincaglieria da poco prezzo? - fece il merciaio, deciso, ora che sapeva che la sconosciuta era sul panfilo, a provocare un litigio, nella speranza che il baccano la attirasse sul ponte; - vieni giù sul ponte e ti farò vedere se è robaccia la mia. Il marinaio si protese fuori della passerella e sogghignò. - Va' al diavolo con le tue cianfrusaglie. Se continui a seccarmi, ti butto fuori bordo e ti faccio fare un bagno. Non fece in tempo a finire l'ultima parola che Kind, agile come un gatto, saltò in due balzi sulla passerella e l'afferrò alla vita. Era un gesto audace, poiché il merciaio non conosceva la forza dell'avversario e rischiava inoltre d'essere arrestato per disordini. Ma giocò il tutto per tutto nella speranza di raggiungere il suo scopo. Come aveva previsto, il fracasso della lotta e le grida dell'equipaggio che incoraggiava il compagno e insultava l'intruso, non tardarono a far accorrere un ufficiale e la straniera incontrata da Browne sulla strada. - Cosa diavolo succede? - fece l'ufficiale. Kind raccolse tutta la sua energia e mandò a gambe levate il suo avversario, poi saltò sul ponte. Avrebbe potuto farsi male, perché la passerella era molto alta, ma era così abile e aveva calcolato così bene il salto che ricadde a piedi uniti a un passo dalla straniera. - Avevo domandato cortesemente di poter vedere la signora per mostrarle la mia mercanzia - disse levandosi il cappello e riprendendo fiato, - ma mi hanno risposto male e allora... - Avanti, avanti, andate fuori dai piedi - fece l'ufficiale. Kind, a cui non sfuggiva nulla, si accorse che i marinai avevano approfittato della rissa per impadronirsi della sua merce, si slanciò in mezzo a loro e arrivò appena in tempo per acchiappare un mulatto che scappava col famoso scialle. - Signorina... signora - disse tutto ansante stendendo lo scialle davanti alla sconosciuta, - desideravo vedervi... arrivo da Desleigh. La donna si voltò e disse qualche parola in spagnolo all'ufficiale il quale fece appena in tempo ad afferrare il mulatto che stava per colpire Kind con un coltello. - Venite con me - disse la straniera in inglese avviandosi verso le cabine. E una volta sola con lui: - Che cosa c'è? Vi hanno incaricato di consegnarmi una lettera? Fergus Hume
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- No, signora. Ho trovato una cosa che vi appartiene e ve l'ho riportata. Kind voltò lo scialle e mostrò il nome tessuto nell'orlo. - È il nome del vostro panfilo, signora, e ho pensato che lo scialle fosse vostro. La donna non rispose subito e fissò attentamente l'interlocutore come se volesse leggere fino in fondo i suoi pensieri. Ma Kind ci teneva a non destare sospetti e cominciò a guardarsi intorno con aria indifferente. La cabina era ammobiliata con lusso. I rivestimenti erano di legno prezioso, il pavimento era coperto da un magnifico tappeto, i mobili erano ricchissimi, divani e poltrone erano coperti di rarissime sete. La straniera appariva intonata a quella sontuosa cornice. Alta e snella, con un viso perfettamente regolare illuminato da due occhi neri meravigliosi, aveva una distinzione e un'armonia di atteggiamenti innate che denotavano una nascita elevatissima. Lo sguardo era insistente e dominatore. Kind decise di mantenersi sulla difensiva e continuò tranquillamente, come se fosse stato solo, ad esaminare quanto lo circondava. Contro la parete che aveva di fronte era appoggiata una mensola d'ebano con ornamenti dorati sulla quale si trovavano parecchie fotografie in cornici d'argento. Su tutte spiccava quella del capitano Kyles. - Che cosa avete? - domandò la straniera vedendolo trasalire. - Ho visto quel signore a Desleigh, all'inchiesta... - Avete visto anche me? - Sì, signora. - Dove avete trovato lo scialle? - In un fosso vicino alla stazione - fece Kind preferendo tacere la verità. - Ah, benissimo! - rispose la donna con tono di sollievo - sarà caduto dalla mia vettura quando sono andata all'inchiesta. Mentiva anch'ella, dunque. Kind esitò; era indeciso se metterla con le spalle al muro e domandarle che cosa fosse andata a fare all'inchiesta e perché i suoi marinai avessero assalito Armour. La straniera s'incaricò di risolvere il problema rispondendo alla prima delle domande senza che le venisse fatta. - Ero andata a Desleigh per sapere se era stato scoperto l'assassino di Sir Simon Tedder. - Perché, signora? - Perché avevo degli affari con Sir Simon, per conto della repubblica d'Indiana, e con la mediazione di... - I suoi occhi si volsero verso il ritratto. - Del capitano Kyles? - fece Kind a bruciapelo. - Lo conoscete, allora? - fece la giovane in tono duro. Fergus Hume
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- L'ho visto all'inchiesta, ve l'ho detto. - Sono stata io a pregarlo di venirci. Mi sembrate un uomo intelligente e vi ringrazio di avermi riportato lo scialle. Sono scialli di fabbricazione indiana e costano cari. Appartiene al panfilo ed ecco perché è marcato "Tarabacca". Kind si domandava perché la donna desse tante spiegazioni a un semplice merciaio. La straniera parve capire il suo stupore, poiché gli domandò: - Siete meravigliato che vi racconti tutto questo? - Dio mio, signora, io non sono che un povero diavolo che si guadagna da vivere a fatica e... La giovane si sedette e, appoggiando il mento su una mano, lo guardò pensosamente. - Mi sembrate un giovanotto intelligente - disse per la seconda volta - e poiché capitate al momento opportuno, vi pregherò di fare qualche cosa per me. - Sono ai vostri ordini, signora. - Naturalmente sarete ricompensato come meriterete, purché però sappiate tenere la lingua a posto. - Non sono un chiacchierone, signora. - Tanto meglio. Ecco di che cosa si tratta: la morte di Sir Simon ha provocato una sosta nei miei affari. Io sono donna Maria Gutzman, figlia del presidente della repubblica d'Indiana. Ero venuta in Inghilterra per acquistare alcune unità che dovevano rinforzare la nostra flotta, in vista di un possibile conflitto con una repubblica vicina. Il capitano Kyles, che comanda questo panfilo, doveva concludere il contratto con Sir Simon. Sono convinta che questi sia stato ucciso da qualche emissario di un partito politico avverso a mio padre. - Ma allora quell'Herries è innocente! - esclamò Kind con un finto stupore. - Evidentemente. Ero appunto andata all'inchiesta per vedere se lo avrebbero assolto. Purtroppo è avvenuto il contrario e, poiché sono sicura che non è colpevole, vorrei aiutarlo, se è possibile. Sapete dov'è? - No, signora; è scomparso. - Pensavo che forse voi potreste trovarlo. - Mi dispiace, signora; ma come volete che faccia a trovarlo, se la polizia che lo cerca dappertutto non vi riesce? - Provate egualmente. Se trovate Herries e me lo portate qua, farò tutto quanto sta in me per salvarlo. Fergus Hume
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- Ma voi sapete chi ha ucciso Sir Simon, signora? - Purtroppo no! - esclamò la straniera alzandosi; - è un affare talmente imbrogliato. - Ragione di più, signora, perché un povero diavolo come me non se ne immischi. - Oh..., credo che siate molto più furbo di quanto volete sembrare. Prova ne sia che avete trovato un sotterfugio molto abile per riuscire a parlare con me. - Ma... - Non protestate. Avete provocato la rissa soltanto per attirarmi sul ponte, e questo dimostra che siete un uomo pieno di risorse. Lavorate per me e sarete pagato bene. Soltanto, badate - soggiunse protendendosi verso di lui con aria minacciosa - non siete il solo che lavori per me, e se avete la disgrazia di dire una parola di più, un colpo di coltello s'incaricherà di farvi tacere. - Dimenticate che siamo in Inghilterra, signora, e non in un paese rivoluzionario come il vostro. - Vi ho avvertito - fece donna Maria tranquillamente. - Prendete soggiunse porgendo a Kind due sovrane - questa è la ricompensa per avermi portato lo scialle. Ed ora mettetevi alla ricerca di quell'uomo. Mi auguro di tutto cuore che venga riconosciuta la sua innocenza, ma non posso far nulla per lui finché non mi avrà raccontato, di persona, quel che è accaduto quella notte. Kind fu sul punto di dire che Herries non le avrebbe potuto dare nessuna informazione perché non sapeva nulla, ma si morse le labbra e tacque. Tuttavia, c'era ancora una cosa che voleva sapere: donna Maria amava il capitano Kyles o no? E se lo amava, sapeva che era fidanzato con Magdalen Tedder? - Devo comunicare il risultato delle mie ricerche al capitano Kyles? domandò con aria innocente. - No, no, no certo. Perché proprio al capitano Kyles? - Perché comanda il panfilo... - È vero, ma la politica dell'Indiana riguarda me soltanto - rispose donna Maria con tono altero. - Benissimo, signora, benissimo; forse è meglio così, il capitano ha in questo momento delle occupazioni più piacevoli... - Più piacevoli? Cosa volete dire? - domandò imperiosamente donna Fergus Hume
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Maria aggrottando le sopracciglia. - Un signore di Desleigh, un dottore che è anche amico di Herries, dice che la figlia di Sir Simon deve sposare... - Che cosa dite? - esclamò la straniera con voce strozzata afferrandolo per un braccio. - Deve sposare il capitano Kyles, signora. - Non è vero! - balbettò la donna pallidissima. - È impossibile. Chi mette in giro queste voci? - Ho sentito io il dottor Browne affermare che la signorina Tedder è fidanzata col capitano. - Ma, allora questo spiegherebbe... No, non è possibile... e poi mi ama, e... S'accorse d'un tratto che Kind l'ascoltava tutto orecchi e s'interruppe bruscamente; poi gli domandò cercando di recuperare la calma: - È molto ricca la signorina Tedder? - In questo momento no. Ma sarà ricchissima tra poco - fece Kind mentendo ad arte - poiché deve ereditare da suo padre cinquantamila sterline di rendita. Donna Maria si passò un fazzolettino di pizzo sulla bocca e rimase per un momento silenziosa. - È un grosso patrimonio - osservò poi - e la ragazza è bella... d'una bellezza senza espressione... S'interruppe e osservò nell'alto specchio che aveva di fronte la propria immagine. -... no, no! È impossibile! - esclamò impetuosamente. - Sentite. Anch'io vi avevo visto all'inchiesta e mi dissero che il vostro mestiere è di vagare da un paese all'altro. Ecco perché mi sono mostrata così franca con voi. Sentite, incontrerete forse Herries sulla vostra strada; se lo trovate, portatelo qua ad ogni costo. - Ma perché, signora? Perché ci tenete tanto a vederlo? - Se vi mostrerete degno della mia fiducia ve lo dirò, ma un'altra volta. Ora andate.
14. Ritorno imprevisto Samuel Kind tornò a Desleigh molto perplesso. Più rifletteva e meno riusciva a capire dove volesse arrivare donna Maria Gutzman. Raccontò a Fergus Hume
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Herries il risultato della sua spedizione. - Avrei voluto portarvi via di qui al più presto, Herries, ma credo che sarà meglio aspettare ancora qualche giorno. Se quella spagnola, o creola che sia, è immischiata nel delitto, lo è certamente a causa del capitano Kyles. Ora che ha saputo che Kyles ha intenzione di abbandonarla per sposare un'altra, può comportarsi in maniera imprevedibile. Ma può darsi che agisca a nostro vantaggio. - Credete davvero che sia stata lei a organizzare l'aggressione di Armour? - Sì, altrimenti non avrebbe mentito a proposito dello scialle. Inoltre sono convinto che avesse ragione quando parlava di complotti politici. Sapevamo già che Sir Simon trattava col governo di Indiana la vendita di alcune unità di guerra. - A proposito - fece Herries interrompendolo, - sfogliando dei vecchi giornali di otto o nove mesi fa che vostra moglie mi ha dato da leggere, ho trovato degli articoli che riguardano la repubblica d'Indiana. Sembra che a quell'epoca vi sia stata una rivoluzione laggiù e che il presidente sia stato deposto ed abbia dovuto fuggire con sua figlia. - In tal caso la storia di acquisto di navi sarebbe una fandonia. - Può darsi che il presidente e sua figlia possiedano dei fondi tali da poter acquistare delle navi per tentare un colpo di Stato. - Il panfilo è molto lussuoso; questo starebbe a dimostrare effettivamente che dispongono di forti capitali. In ogni caso si tratta solo di supposizioni e finora Gutzman non ha ripreso la presidenza. Probabilmente Kyles, partendo dal principio che val meglio un uovo oggi che una gallina domani, preferisce sposare la signorina Tedder che gli porta cinquantamila sterline di rendita, piuttosto che donna Maria. - Ma la signorina Tedder non gli porta niente, dal momento che l'erede di Sir Simon è Jonah! - intervenne Elisabeth che era presente al colloquio e non aveva aperto bocca fino a quel momento. - Il signor Herries non potrà ereditare se non sarà scoperto il vero colpevole e credo che non lo si scoprirà se non ci si mette d'accordo con la creola, poiché, a mio parere, lei sa chi è. - Se sa chi è, perché non l'ha denunciato? - fece Herries. - Credo che lo farà se voi andate a trovarla... per lo meno credo. Herries esitò. - No - disse poi, - non ho fiducia in quella donna. È capace di consegnarmi alla polizia. Fergus Hume
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- Allora aspettiamo. Penso che possiamo tranquillamente differire la partenza. Ormai l'ispettore Trent non vi cercherà più da queste parti. - Ah, mi fate venire in mente che volevo mostrarvi una cosa - fece Elisabeth estraendo dalla tasca del grembiule un numero di un giornaletto locale. - Leggete. Era la notizia di un'altra ricompensa offerta a chi avesse accompagnato Michael Gowrie, del quale venivano forniti i connotati, alla polizia di Tarhaven. Il premio era di cinquanta sterline. - Guarda, guarda! - fece Kind - pare che Trent sia meno idiota di quanto credessi. Avrà senza dubbio pensato che Gowrie, che dormì quella notte nella sala a pianterreno nell'albergo, deve sapere qualche cosa di quanto è accaduto. - Perché? - fece Herries. - Lui era al pianterreno e il delitto è avvenuto al primo piano. Sapete benissimo che i muri dell'albergo sono molto spessi. Se dormiva non avrà udito nulla. - Se dormiva. Ma dormiva? Il modo in cui si è eclissato subito dopo il delitto farebbe supporre che abbia visto o udito qualche cosa e che abbia avuto paura di essere interrogato. A proposito, non vi è mancato del danaro il giorno dopo il vostro arrivo? - Sì, ma Gowrie... - Gowrie se l'è preso per spenderlo in liquori. Sapeva che avevate con voi un po' di danaro e che, stanco com'eravate, avreste dormito come un ghiro. Nella notte sarà salito in camera vostra e vi avrà rivoltato le tasche. Se è così, potrebbe benissimo aver udito qualche rumore in camera di Sir Simon. - In ogni modo lo sapremo quando lo troveranno. Poiché lo troveranno, un giorno o l'altro. In quel momento bussarono leggermente alla porta del carrozzone. In un batter d'occhio Herries scomparve nel nascondiglio ed Elisabeth chiuse la botola. Mentre lei vi trascinava sopra una sedia, Kind gridò in tono burbero attraverso la porta: - Chi è? - Aprite e lasciatemi entrare - gemette una voce piagnucolosa. - Mio padre! - esclamò la giovane balzando in piedi. Kind spalancò la porta e salutò allegramente il nuovo arrivato. - Avanti, avanti, signor Gowrie. Arrivate a puntino. Si parlava proprio di voi.
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Un patto Elisabeth non nutriva un grande affetto per Gowrie, dato il modo in cui questi l'aveva trattata. Ma lui era comunque suo padre e l'unico parente che lei avesse al mondo. E la ragazza, vedendo che aveva l'aria triste e stanca, gli tese le braccia. Dal canto suo Gowrie sembrò lieto di vederla e, dopo averla abbracciata, le tenne una mano fra le sue, mentre si lasciava cadere sullo sgabello che Kind gli porgeva. Il merciaio e la ragazza si guardarono bene dal dirgli che Herries era steso sotto i suoi piedi; temevano che la sua cupidigia innata lo inducesse a denunciare l'antico allievo. - Avete fatto una gran buona accoglienza a questo povero vecchio - fece Gowrie, - sono proprio commosso e... non avete un gocciolino di whisky da offrirmi? Kind gli versò da bere mentre Elisabeth rabbrividiva pensando che quel vecchio dal viso paonazzo, dai vestiti sudici, dalle mani agitate dal tremito continuo proprio degli alcolizzati, era suo padre. Pure sentiva salire in sé una grande pietà. - Hai fame, babbo? - No, cara. Ho sete, piuttosto. Più tardi non mi farà male forse mangiare un boccone, adesso sono troppo stanco. - Da dove venite? - domandò Kind che aveva fretta di interrogarlo. - Da dove vengo?... da molto lontano, figlio mio... e sono stanco... e non ho un soldo. - Sai che la polizia ti cerca? - domandò Elisabeth. - Lo so, lo so... ma non ho fatto nulla di male. - Che cosa hai fatto dopo che sei partito? - Che cosa ho fatto? Sono stato nascosto. Ho visto l'avviso sui giornali, e poiché se mi presentavo da solo, a me non sarebbe toccata la ricompensa, mi sono nascosto a Londra e ho vissuto coi pochi scellini che avevo in tasca. - Quelli che hai preso nelle tasche di Herries -- fece Elisabeth. - Babbo, è stato vergognoso da parte tua derubare Jonah... - Jonah? Lo chiami Jonah? - esclamò il vecchio - e con che diritto? - Sono affari miei - rispose la ragazza arrossendo. - Ho capito. Va' là che ti conosco, piccina, e ci vedo chiaro, benché la vecchia Narby dica che sei molto cambiata. Non credevo di essere accolto Fergus Hume
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malamente al mio ritorno all'albergo. Pensavo che ora che tu avevi pagato il debito col tuo lavoro... - L'ha pagato dieci volte - fece Kind in tono burbero - e ha fatto benissimo a venir via. Per ora abita in casa della signora Armour e quando partiremo verrà via con noi. - E con Herries? - Non sappiamo nemmeno dove sia, Herries - fece rapidamente Kind vedendo che Elisabeth esitava a mentire. - Davvero? - fece Gowrie ironico. - E tu allora quando hai imparato a chiamarlo Jonah? - Ci siamo parlati quando stavo all'albergo. Era cortese con me e io non ero abituata a trovar persone che mi trattassero cortesemente. - Bambina mia - disse Gowrie, - a Londra ho letto i giornali e ho visto quel che dicevano della scomparsa di Herries. Sono convinto che tu c'entri in qualche modo. Del resto, non avrebbe mai potuto fuggire se qualcuno non l'avesse aiutato. Elisabeth e Kind si scambiarono una rapida occhiata. Grazie al suo spirito di osservazione, il vecchio aveva indovinato tutto ed essi temevano che la notevole capacità intuitiva di cui sembrava dotato gli facesse capire che Herries era nascosto nel carrozzone. Ma furono rassicurati subito. - Ho intenzione di salvarlo, povero ragazzo - dichiarò Gowrie finendo di vuotare il bicchiere. - Che cosa dici? - esclamò Elisabeth. - Sì, tu mi rimproveri di avergli portato via qualche miserabile scellino, eppure quella è stata la maggior fortuna che gli potesse capitare, poiché grazie a quell'episodio, io sono in grado di salvarlo. Kind guardò il pavimento e batté nervosamente le palpebre. Sapeva che Herries sentiva tutto e temeva che tradisse la propria presenza. Ma Herries non si mosse. - Babbo - disse Elisabeth appoggiando le mani sulle spalle di Gowrie - è vero che puoi salvare Jonah? - Sì, bambina. Se si lascia guidare da me. - E che vantaggio ne avrai? - Credi che quando si fa del bene lo si faccia per trarne un vantaggio? - Scusa, babbo, ma, per quanto ti riguarda, sì - fece Elisabeth tristemente. - Tu mi hai tolto dal collegio dove il mio padrino mi aveva fatto educare e mi hai fatto diventare la serva della signora Narby. Allora Fergus Hume
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ero una bambina e hai potuto ottenere da me tutto quello che hai voluto. Ma ora non è più così. Ti hanno detto che sono cambiata, è vero. Sono cambiata, da quando conosco Jonah e so di volergli bene. - Spero almeno che non dimenticherai tuo padre e che gli serberai un posto al tuo focolare. - Oh, babbo, chissà se e quando potremo avere un focolare. - L'avrete e fra poco - fece Gowrie spiando sul viso degli astanti l'effetto delle sue parole. Kind, che cominciava a intravedere il motivo del ritorno di Gowrie, intervenne. - Ho l'impressione che siate tornato con l'idea di obbligare Elisabeth a sposare Herries. - Non mi pare che sia necessario obbligarla - fece Gowrie ironico. - Può darsi, ma voi non ne sapevate nulla e siete tornato con la speranza di combinare questo matrimonio che, a quanto pare, fa parte dei vostri piani. - Non è vero, sono tornato per cercare rifugio all'Albergo della Palude dove la signora Narby m'aveva promesso di alloggiarmi finché Elisabeth avesse lavorato per lei. Ho saputo che mia figlia aveva mancato di rispetto a quella buona donna. Allora ho chiesto all'albergatrice se sapeva dove fosse Elisabeth e mi ha risposto che era qua. - Va bene, sono qua, e poi? - Lo sai che parli con tuo padre, sfacciata? - Lo so, purtroppo. Ma sono del parere di Kind, sono sicura che sei venuto qua per qualche fine particolare. - Che cosa c'è di male se desidero che tu sposi Herries? Benché tu mi tratti così poco rispettosamente, io penso al tuo avvenire e non voglio che resti sola nella vita quando io non ci sarò più. - Storie - fece Kind, - tutti questi bei sentimenti vi sono nati quando avete letto sui giornali che Herries doveva ereditare da suo zio. - Prima di tutto vi sono parecchi ostacoli a quella eredità. Ad ogni modo, non c'è nulla di male se, sapendo che Herries poteva diventare milionario, ho pensato che sarebbe stato un buon partito per mia figlia. E tu, Elisabeth, ricordati il comandamento: "Onora il padre e la madre"... Una risata soffocata uscì di sotto i piedi del vecchio professore e interruppe il predicozzo. Gowrie fece un balzo e impallidì. - È... è il cane - fece Elisabeth, rossa come un papavero. - No no - ribatté la voce soffocata di Herries, - lasciatemi uscire. Credo Fergus Hume
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che ci possiamo fidare di lui. - Signore Iddio... ma dov'è? - balbettò Gowrie tutto spaventato. Kind alzò le spalle, trasse in disparte il professore e aprì la botola. Trovava che Herries era stato molto imprudente, ma non vi era più nulla da fare ormai. Herries, seduto in fondo al nascondiglio, con la faccia congestionata a forza di trattenere il riso, li guardò. - E' stato più forte di me - disse. Quando ho sentito questo vecchio miscredente che citava i comandamenti di Dio non ho potuto fare a meno di ridere. - Figlio mio - esclamò Gowrie, che si era ripreso - sono qui per aiutarti! - Quanto a questo voi mi denuncereste anche subito, pur di far quattrini; fortunatamente avete più interesse a salvarmi che a farmi condannare. - Se mio padre ti denunciasse... - cominciò Elisabeth con voce indignata. - Lasciatelo dire - interruppe Kind - ha la parola il principale. - Il principale? - fece Herries. - Sì, poiché vedo che avete deciso di assumere personalmente la direzione dei vostri affari. Vi ascoltiamo, cercate di far confessare le sue intenzioni a questo vecchio... - Mi pare che dimentichiate che sono il professor Michael Gowrie - fece Gowrie con dignità. - Siate quel che siate, rispondete con franchezza alle domande del principale o vi torco il collo - fece Kind. - Elisabeth! - Samuel ha ragione, papà - disse la ragazza energicamente. - Se tu non agisci lealmente con noi, io dimenticherò che sei mio padre e ti denuncerò per aver ucciso Sir Simon. - Io? - balbettò Gowrie. - Potrebbe anche darsi; d'altra parte - dichiarò Herries, - quasi quasi direi che abbiate già la corda al collo, signor Gowrie. - Ma... ma... che il diavolo vi porti! Io sono innocente! - Allora spiegateci che cosa è accaduto quella notte. - Non prima che tu abbia sposato mia figlia. - Ma come volete che faccia a sposarmi nelle condizioni in cui mi trovo? - Ci penso io. Quando mia figlia sarà diventata la signora Herries e tutti e due mi avrete promesso di mantenermi in una certa agiatezza, farò quanto occorre per trarti d'impaccio. - E ci direte chi ha ucciso Sir Simon? Fergus Hume
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- No - rispose Gowrie con tono di sincero rimpianto, - questo non lo so. - Siete un vecchio bugiardo! - fece Kind. - Non lo so, ve lo giuro! - insistette con energia Gowrie. - Ma un momento fa avete affermato di potermi salvare - disse Herries perplesso. - E mantengo quel che ho detto: a condizione però che tu sposi Elisabeth. - Non è necessario che me lo imponiate. Amo Elisabeth con tutto il cuore e la sposerò appena sarò libero. - La sposerai prima - disse Gowrie in tono asciutto. - Non vi fidate di me? - domandò Herries che cominciava ad andare in collera. - Non mi fido di nessuno. - Ma per tutti i diavoli! - esclamò Kind. - Sapete benissimo che Herries è ricercato dalla polizia e che se si facessero le pubblicazioni e si domandasse la licenza matrimoniale verrebbe arrestato subito. - Lo so. È quello che cerco. - Come? - fece Kind interdetto. - Comincio a pensare - fece Herries - che il mio caro futuro suocero voglia intascare le cinquecento sterline della taglia. - E' vero. Ma voglio anche impedire che ti impicchino. - Non ci capisco niente - mormorò Elisabeth. - Io comincio a capire - disse Kind, - io dovrei accompagnare Herries in località meno pericolose, dove non rischi di essere arrestato immediatamente... e dove la notizia del delitto non abbia causato il trambusto che ha provocato qua. Il nome di Herries vi passerebbe inosservato e si potrebbe ottenere una licenza speciale per fargli sposare subito Elisabeth. - Proprio così - esclamò Gowrie. - Nel frattempo io andrò dalla signorina Tedder e le annuncerò che il matrimonio deve aver luogo nel tal posto e alla tale ora. Lei avvertirà la polizia e tu, Jonah, sarai arrestato. - Ma potrebbero condannarlo a morte! - esclamò Elisabeth spaventata aggrappandosi al giovane. - Bambina mia - dichiarò solennemente Gowrie, - non gli torceranno un capello. Sono in grado di farlo assolvere pienamente. - Ma come? Non capisco... - Nemmeno io - disse Herries fissando il suo antico professore Fergus Hume
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nondimeno mi ispira fiducia; lo conosco troppo bene per sapere che per lui cinquecento sterline peseranno sulla bilancia meno di cinquantamila sterline di rendita. L'ubriacone impenitente si fregò le mani ridendo. - Datemi ancora da bere, Kind - esclamò allegramente. - È un bel giorno questo. Ho trovato un buon partito per mia figlia e, per merito mio, un bravo giovane avrà salva la vita. - Per l'amor di Dio, Herries. Vi fidate di quella vecchia canaglia? - disse Kind sottovoce a Herries. - Sì - gli rispose Herries pure sottovoce - è un vecchio briccone, ma sono convinto che possa salvarmi davvero. Non credo che lo faccia per affetto verso di me, ma sa che sarà tranquillo per il resto dei suoi giorni se io eredito e divento suo genero... Gowrie - proseguì ad alta voce, - se riuscite a trarmi d'impaccio, vi assegnerò una pensione di mille sterline all'anno. Vi do la mia parola. - Mille sterline all'anno! Conta su di me, figlio mio. Sarò un vero padre per te. - Oh! Va bene, purché ve ne andiate - disse Herries disgustato. - No, no - protestò Kind, - non bisogna lasciarlo andar via solo. Elisabeth lo accompagnerà. Altrimenti sarebbe capace di andare a bere e di raccontare poi a tutti che voi siete qua. - Non c'è pericolo - esclamò allegramente Gowrie; e tutto allegro intonò con voce stonata una vecchia ballata scozzese: Che spunti il giorno, che canti il gallo. Che importa? Beviamo, compagni, beviamo!
16. Gli intrighi di Michael Gowrie Quando Michael Gowrie si presentò a Magdalen Tedder, qualche giorno dopo, era irriconoscibile. Tutto vestito a nuovo, con un cilindro lucente, i guanti neri, le scarpe di vernice, aveva un'aria imponente e nessuno avrebbe visto in lui l'ubriacone sporco e trasandato, assiduo cliente dell'Albergo della Palude. Il notaio di Sir Simon era stato messo al corrente da Kind e dal padre di Elisabeth degli eventi seguiti all'assassinio Fergus Hume
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del suo cliente e del piano concepito per salvare Herries, e aveva concesso a Gowrie un piccolo prestito perché potesse presentarsi decorosamente vestito all'ereditiera diseredata. Il notaio Ritson approvava pienamente la decisione nella speranza di ottenere l'assoluzione in tribunale. Oltre a sovvenzionare Gowrie, Ritson aveva fornito il danaro necessario per ottenere la licenza speciale per il matrimonio. La cosa non era andata completamente liscia, perché l'impiegato dello stato civile ricordava il nome di Herries e, dubitando che si trattasse dell'assassino ricercato dalla polizia, aveva avvertito Scotland Yard. Ma poiché a chiedere la licenza si era presentano Kind i cui connotati non rispondevano a quelli di Herries e poiché Scotland Yard trovava inverosimile che un latitante ricercato attivamente dalla polizia pensasse a chiedere una licenza matrimoniale, c'era da sperare che il matrimonio potesse celebrarsi egualmente. Gowrie, dal canto suo, si era recato a Tarhaven, dall'ispettore Trent, e aveva fatto la sua deposizione. La notte del delitto egli aveva, a quanto affermava, dormito nella sala al pianterreno e alle sette, come aveva annunciato la sera prima, aveva lasciato l'albergo. Non aveva visto né udito nulla e si sarebbe recato a fare la sua deposizione molto prima se, a causa dei successivi spostamenti, non avesse tralasciato di leggere i giornali nei quali erano apparsi gli avvisi che lo riguardavano. Dopo aver detto tutto quanto sapeva o meglio tutto quanto voleva dire, Gowrie aveva lasciato il posto di polizia, dichiarando che si sarebbe tenuto a disposizione della giustizia all'Albergo della Palude. L'ispettore Trent non aveva nulla da eccepire, poiché nulla avrebbe giustificato l'arresto del vecchio professore e inoltre la sua storia sembrava abbastanza verosimile. Ed ora, mentre Herries ed Elisabeth raggiungevano col carrozzone la regione centrale del Buckinghamshire per celebrare il matrimonio, Michael Gowrie faceva del suo meglio per far cadere Magdalen Tedder nella trappola che aveva preparato per sottrarle cinquecento sterline. - Davvero? Siete sicuro di averlo trovato? - diceva Magdalen camminando in su e in giù con aria agitata nel salone del Castello dei Fossi. - Come sono contenta! Quel miserabile avrà finalmente il castigo che si merita per aver ucciso il povero papà e io potrò... Stava per lasciarsi sfuggire "venire in possesso dell'eredità", ma si trattenne in tempo e concluse: - Aver la soddisfazione d'aver fatto il mio dovere. Fergus Hume
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- Occhio per occhio, dente per dente! - sentenziò la voce sepolcrale della signora Mountford. - E lui tornerà da me... - mormorò Magdalen. - Chi? Chi tornerà? - domandò Gowrie. - Il capitano... Ma la signora Mountford tossì forte e ripetutamente per far tacere la ragazza. Questa andò a sedersi accanto al professore. - Mi avete detto di aver trovato Herries, ma non mi avete spiegato dov'è. - Devo dirvi anzitutto - cominciò Gowrie che, come sappiamo, non mancava d'immaginazione - che io sono giornalista. Devo però confessare che non ho ancora raggiunto la fama e il nome che il mio ingegno meriterebbe e ne segue che sono retribuito molto modestamente. Ora, a quanto ho sentito dire, avete promesso una ricompensa a chi riesca a indicare il rifugio di Jonah Herries. - Infatti... - Ebbene, signorina, nei miei ripetuti spostamenti, mi è capitato spesso di soggiornare all'Albergo della Palude a Desleigh dove il vostro povero babbo è stato assassinato. Mia figlia Elisabeth, anzi, era rimasta presso la proprietaria in qualità di dama di compagnia. - Ne ho sentito parlare - disse bruscamente Magdalen, - era una domestica, se non m'inganno. - No, era una dama di compagnia, signorina. Ma questo non c'entra. Quel che intendevo dire è che io mi trovavo all'Albergo della Palude la notte del delitto... - Lo so. L'ispettore Trent mi ha comunicato la vostra deposizione. - In tal caso, signorina, è inutile che io ripeta quello che già sapete. Aggiungerò invece che qualche giorno dopo il delitto, ritornando all'Albergo della Palude, scoprii che mia figlia era fuggita con Jonah Herries. - Con mio cugino? - esclamò Magdalen balzando in piedi. - Sì. Si erano conosciuti all'albergo e, a quanto pare, lui le ha scritto una lettera da un villaggio del Buckinghamshire nella quale la pregava di raggiungerlo. - Perché? - Sembra che si amino. - Ma è assurdo! - esclamò Magdalen col viso infantile rosso di collera. Si conoscevano appena e poi mio cugino amava me. Fergus Hume
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- Lo so. Me l'ha raccontato. Ha molta fiducia in me, poiché è stato mio allievo a Edimburgo. Sembra però che ora i suoi sentimenti siano cambiati, poiché si dice che ami pazzamente Elisabeth. - Ah, davvero? Non credo che avrà molto tempo per amarla, poiché, per quanto mi riguarda, farò il possibile perché lo arrestino al più presto. - Lo spero! Mi addolorerebbe troppo veder mia figlia sposata a un assassino. - Sposata?!... - Elisabeth mi ha scritto a Londra per annunciarmi che sposa Herries. Ho un piccolo appartamento a Londra ed Elisabeth mi scrive sempre là. - E allora? - Allora mi sono recato nel Buckinghamshire... - In che paese? - Prima di dirvi il nome del paese desidero che mi consegniate due righe nelle quali vi impegnate a versarmi le cinquecento sterline. - State tranquillo, vi firmerò questo impegno prima che ve ne andiate. Vi avverto però che non riscuoterete il danaro fino a che mio cugino non sarà stato arrestato. - Non domando di meglio. L'ispettore Trent può venire con me e potremo sorprenderli domani, al momento della cerimonia, e spero di arrivare in tempo per impedire che il matrimonio abbia luogo. - Questo non ha importanza per me. L'essenziale è che venga arrestato. - Ma, signorina, siete sicura della colpevolezza di vostro cugino? - Sicurissima. Mio cugino aveva tutto l'interesse a uccidere il mio povero padre. - Davvero? - Sapeva che avrebbe ereditato da lui. - Come faceva a saperlo? - Non lo so, ma il capitano Kyles mi ha confidato che lo sapeva. - È molto ben informato il capitano Kyles. Come mai sa tante cose? - Andate a domandarglielo - rispose asciutta la ragazza alla quale già da qualche momento la signora Mountford faceva cenno di tacere. - È qua? - No. È a Londra. - No, no - sogghignò Gowrie cercando d'inferire un colpo all'avversaria. - Io so dov'è. È sul panfilo. - Il "Tarabacca"? Fergus Hume
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- Sì. E con lui c'è la sua fidanzata. Magdalen si voltò di scatto arrossendo di collera. - Non è vero, la sua fidanzata sono io. Volete parlare di donna Maria Gutzman, ma donna Maria, che è la figlia dell'ex presidente d'Indiana, è venuta in Inghilterra soltanto per affari e... - Magdalen, Magdalen - intervenne la signora Mountford, - parlate troppo. - Si alzò, si avvicinò alla ragazza che stava per proseguire il discorso, la prese per un braccio e la condusse fuori della stanza. Quindi ritornò pochi minuti dopo e consegnò a Gowrie un biglietto nel quale Magdalen si impegnava a versargli la somma di cinquecento sterline il giorno stesso dall'arresto di Herries. - Vi ringrazio, signora - disse il professore intascando il prezioso documento. - Ora mi recherò da Trent e lo pregherò di accompagnarmi al pacifico villaggio di Anderfield nella contea di Buckingham. - È quello il villaggio? - Sì, signora. Ora che ho la promessa scritta non ho più motivo di farne un mistero. Ho l'onore di salutarvi, signora. - Un momento - disse la signora Mountford appoggiandogli una mano sul braccio. - Siete sicuro che il capitano Kyles sia fidanzato con quell'americana? - Sicurissimo, signora. - Miserabile! E pensare che Magdalen potrebbe... - Potrebbe? - domandò Gowrie molto interessato. - Potrebbe rovinarlo, se volesse. - Perbacco! - Se il capitano Kyles sposa donna Maria - riprese la signora Mountford con voce gelida, - potete dire da parte mia al signor Herries che io sono in grado di salvarlo. Questa dichiarazione sbalordì Gowrie, il quale avrebbe voluto fare qualche altra domanda. Ma la signora Mountford, conscia di aver parlato troppo, si affrettò ad accompagnarlo alla porta. Gowrie, sempre più perplesso, si diresse al posto di polizia. Magdalen Tedder si era chiusa in camera sua e s'era buttata sul letto. Per quel giorno e la mattina successiva non uscì e non volle vedere nessuno. Finalmente nel tardo pomeriggio del giorno seguente ricevette la notizia tanto attesa. Gowrie telegrafava: Herries arrestato; matrimonio già avvenuto. Fergus Hume
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17. L'eredità di Magdalen L'arresto di Jonah Herries avvenne in un momento di calma politica, durante il quale i giornali si trovavano un po' a corto d'argomenti. Il delitto dell'Albergo della Palude fu così per i giornali una specie di manna caduta dal cielo. Un nugolo di giornalisti si abbatté su Tarhaven ove il prigioniero era stato accompagnato a cura dell'ispettore Trent. D'altra parte il processo era tale da appassionare il grosso pubblico: Herries era nipote di Sir Simon Tedder, personalità molto in vista nel mondo della finanza, ed era erede di un enorme patrimonio. Inoltre era stato arrestato nel momento in cui usciva di chiesa dopo la celebrazione del suo matrimonio. Tutti si domandavano che argomenti avrebbe potuto trovare per provare la propria innocenza, quando tante prove schiaccianti erano contro di lui. L'ispettore Trent se lo domandava più ansiosamente degli altri, poiché, seguendo il consiglio dell'astuto Kind, l'accusato si era chiuso in un mutismo assoluto. Michael Gowrie si guardava bene anch'egli dal dire una parola. Alla mente dell'ispettore Trent l'ipotesi di un'assoluzione non si era nemmeno presentata. Egli continuava instancabilmente ad accumulare prove e a coordinare testimonianze che dovevano servire ad ottenere un verdetto di condanna. La giovane signora Herries era assediata dai giornalisti. Lei si sarebbe sottratta a ogni intervista, se Samuel Kind non l'avesse vivamente pregata di accordarne una al quotidiano di maggior diffusione. Kind sapeva che il romanzo d'amore dei due giovani avrebbe commosso l'opinione pubblica e insistette perché Elisabeth raccontasse tutta la verità. Il rischio era grave per lui, poiché Elisabeth avrebbe dovuto raccontare anche l'episodio del carrozzone e, in caso di condanna, egli sarebbe stato arrestato per favoreggiamento. Ma Kind era andato a trovare Gowrie ed era riuscito a sapere quale fosse la famosa rivelazione che questi si disponeva a fare. Tale rivelazione non fu comunicata nemmeno a Elisabeth, ma bastò a rassicurare Samuel il quale a sua volta disse alla giovane, senza entrare in particolari, che poteva contare sulla liberazione del marito. Quando il racconto apparve sul Morning Planet, Elisabeth diventò l'eroina del giorno. Il suo amore subitaneo, il modo con cui aveva sottratto alle Fergus Hume
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ricerche della polizia l'uomo che amava e che si rifiutava, contro tutto e contro tutti, di credere colpevole, il generoso intervento di lui che aveva strappato alla morte Rachel Kind, le dolci parole scambiate nel carrozzone, costituivano una specie di romanzo emozionante che commosse il pubblico e lo portò a credere nell'innocenza di Jonah Herries, a dispetto di tutte le prove e di tutte le testimonianze. Tutte le donne, di ogni classe sociale, si schierarono con la signora Herries e, come era naturale, molti uomini seguirono il loro esempio. Il dottor Browne aveva offerto ospitalità in casa sua a Gowrie e a sua figlia. Elisabeth non poteva mettere il naso fuori dalla porta senza essere presa di mira da giornalisti, fotografi e curiosi sfaccendati. La sua immagine apparve su tutti i giornali; venne pregata di evocare i suoi ricordi d'infanzia, e venne persino organizzata una sottoscrizione in suo favore, date le gravissime condizioni finanziarie in cui versava. Herries si trovava ormai sotto la protezione del popolo e poteva contare su un giudizio equo e imparziale. Molti pronosticavano un'assoluzione, il che faceva sorridere sdegnosamente l'ispettore Trent. Magdalen Tedder fu molto contrariata da quella popolarità improvvisa della giovane coppia, che non poteva che migliorare la situazione del cugino. Se Herries veniva assolto, ella avrebbe dovuto rinunciare all'eredità e alla speranza di riconquistare col danaro l'avido cuore del capitano Kyles. Perciò pensò fosse saggio e prudente andare a trovare Elisabeth e proporle un compromesso. La giovane sposa era sola quando Magdalen si recò da lei. Michael Gowrie passava la maggior parte del suo tempo nelle osterie a farsi pagar da bere dai clienti ai quali raccontava d'essere il padre della famosa signora Herries. Cosa strana, però, anche quando aveva bevuto troppo, il vecchio professore non si lasciava sfuggire una parola che riguardasse la deposizione che si proponeva di fare per ottenere l'assoluzione del genero. Magdalen Tedder era sola. Desiderava che il colloquio con la moglie di suo cugino si svolgesse senza testimoni. Quando vide Elisabeth rimase per un attimo a fissarla, sorpresa. Si era aspettata di incontrare una specie di virago. L'energia con cui Elisabeth aveva favorito la fuga di Herries e la posizione sociale della giovane avevano contribuito a farle concepire questa idea. Magdalen si trovò invece davanti una creatura fragile e delicata, alla quale si sentì immediatamente superiore e che pensò di poter dominare a suo bell'agio. Fergus Hume
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- Sono la cugina di Jonah Herries - dichiarò la signorina Tedder sedendosi sull'orlo della poltrona e fissando Elisabeth con aria insolente voi siete sua moglie, credo. - Che cosa desiderate? - domandò Elisabeth rispondendo con un cenno d'assenso, alla domanda dell'altra. - Desideravo soltanto vedere colei che si è accontentata di quel che io non ho voluto - fece Magdalen con un sogghigno. - E ora la vedete - rispose Elisabeth imperturbabile. Quell'atteggiamento sconcertò la signorina Tedder che avrebbe voluto provocare la collera dell'avversaria. - Non che la vostra persona abbia una grande importanza per me - riprese. - Davvero? E si è scomodata per venirmi a dire questo? - No, desideravo anche dirvi che mi rallegro per la prossima condanna di vostro marito. - Forse perché mio marito, a suo tempo, è stato troppo buono con voi. - Naturalmente vi avrà raccontato la storia in modo da attribuirsi la parte della vittima. - Non era necessario. Conosco troppo bene Jonah. - Jonah si è fatto amare da me e poi mi ha abbandonata spezzandomi il cuore. - Siete stata voi a respingerlo, con la scusa che vostro padre si opponeva al matrimonio. - Io non chiedevo di meglio che restargli fedele e aspettarlo. - Già, in compagnia del capitano Kyles. - Con che diritto mi parlate così? - disse Magdalen indignata. - Chi credete di essere? Eravate una serva, fino a ieri, e domani sarete la vedova di un assassino. - Mio marito sarà assolto, signorina. - Non credo, a meno che io non lo aiuti con una certa testimonianza. - Quale? - Mio padre - fece Magdalen saltando di palo in frasca e prendendo un'aria compunta - mi ha diseredata in favore di mio cugino. È una cosa profondamente ingiusta. - Questo non mi riguarda. Se ci tenevate tanto a ereditare, perché non avete rinunciato a sposare Kyles? - Perché avrei preferito perdere sino all'ultimo soldo piuttosto che rinunciare a Bruce. - Poi, scoppiando in singhiozzi: - Oh, Elisabeth! Fergus Hume
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Elisabeth! Aiutatemi voi, perché ora sento di averlo perduto. Non mi sposerà senza il mio patrimonio. Ma Elisabeth non si lasciò intenerire. - Quando Jonah sarà condannato, il patrimonio sarà vostro, signorina - rispose ironicamente. - Arrivederci - e fece per uscire dalla stanza, ma Magdalen la trattenne. - Ascoltate, vi prego. Se Jonah promette di versarmi la metà della rendita, io lo salverò. - Come? Denunciando il vero colpevole? - Oh, quello non so chi sia. - Io sono sicura che voi sapete tutta la verità - fece Elisabeth con disprezzo, - e che tentate di far condannare Jonah soltanto per impadronirvi di quel sudicio danaro. Ma non uscirete di qui se prima non mi avrete detto il nome dell'assassino. - E dicendo questo Elisabeth, con una forza imprevedibile in una personcina così fragile, afferrò un polso di Magdalen e lo torse. Magdalen strinse i denti e tentò di lottare, ma inutilmente. Elisabeth la scrollò con vigore e senza pietà. - Non ho prove sicure - piagnucolò Magdalen. - Rispondete intanto. Chi ha ucciso Sir Simon? - Mi darete la metà del denaro se rispondo? - Il denaro è di Jonah e io non ho il diritto di disporne. Credevate di trovare una povera donna, spaventata e sottomessa, alla quale imporsi con facilità. Ma, come vedete - proseguì dando uno scrollone ancora più forte alla sua vittima - non ho paura di nulla quando si tratta di difendere Jonah. Parlate, o io... E la scrollò con tale violenza che l'altra finì con lo spaventarsi davvero e cominciò a battere i denti. - È... è stata la signora Gutzman a uccidere mio padre - balbettò poi. Elisabeth, sbalordita, le lasciò andare i polsi e la fissò per vedere se diceva la verità. - Potete provarlo? - Mio padre le aveva scritto una lettera nella quale le annunciava che mi avrebbe diseredata se non rompevo ogni rapporto con Bruce; e le fissava un appuntamento all'Albergo della Palude. - Ma che interesse aveva donna Maria Gutzman a uccidere vostro padre? - domandò Elisabeth la quale non poteva escludere quell'ipotesi, poiché ricordava alcune coincidenze che indiziavano effettivamente la spagnola. - Il babbo aveva una forte somma di danaro con sé e donna Maria ne Fergus Hume
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aveva bisogno per organizzare una spedizione alla ricerca del tesoro di Manco Capac. - Chi vi ha detto questo? - Bruce. Ha paura di quella donna e mi vuol bene. Ora vi ho detto la verità - soggiunse Magdalen - ma non potete provarla senza di me. Datemi la metà del danaro e io... - Avrete la metà del danaro se salvate Jonah - rispose Elisabeth.
18. Uno strano sistema di difesa Appena vide Kind, Elisabeth si affrettò a raccontargli il suo colloquio con Magdalen Tedder e a confessargli di aver promesso alla ragazza la cessione di metà del patrimonio di Sir Simon a condizione che salvasse Herries. Kind protestò. - Cara Elisabeth, il danaro l'avete promesso voi. E Herries può benissimo rifiutarsi di darlo. - Jonah farà quello che io gli chiederò. - Lo so, ma non vorrete obbligarlo a ricompensare quella ragazza che l'avrebbe fatto condannare senza batter ciglio. Ora cerca di venire a una transazione, perché teme che Herries sia assolto anche senza il suo intervento. - Ma voi siete davvero convinto che mio padre possa farlo assolvere? - Sì. Conosco la deposizione che si propone di fare e so che sarà decisiva. La signorina Tedder non avrà dunque contribuito a salvare Herries e non potrà pretendere nulla. - Nondimeno se donna Maria Gutzman è davvero colpevole, Magdalen Tedder avrà per lo meno contribuito a far entrare Jonah in possesso dell'eredità. - La signorina Tedder è gelosa di donna Maria Gutzman e farebbe qualunque cosa per sbarazzarsi di lei. Ripetetemi esattamente quello che ha detto. Elisabeth rifletté un istante, poi gli riferì il racconto di Magdalen. - Hum! - fece Kind - mi ricordo infatti che donna Maria alluse alla ricerca di un tesoro, e può darsi che il suo viaggio in Inghilterra avesse lo scopo di procurarsi dei fondi. D'altra parte, poiché ella ama Kyles, Sir Simon sarebbe stato certamente disposto a versarle una forte somma di Fergus Hume
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danaro, purché persuadesse il bel capitano ad allontanarsi. In tal caso il delitto sarebbe stato inutile. E poi ho visto quella donna e non riesco a persuadermi che possa essere un'assassina. - Ricordatevi però che avete trovato nella camera di Jonah il mozzicone d'una sigaretta eguale a quelle... - A quelle che fuma donna Maria... ma il capitano Kyles, per esempio, potrebbe fumare le stesse sigarette. Non dico con questo che il colpevole sia lui. La signora Mountford mi ha confidato che il capitano Kyles era al castello la notte del delitto. In ogni modo la signora Gutzman assisterà certamente al processo e cercheremo di farla parlare. Ah, a proposito, Trent, che è un idiota e non sa tacere, mi ha detto d'aver saputo da Ritson che Sir Simon aveva, il giorno prima di morire, ritirato duemila sterline dalla banca, delle quali duecento in oro e il resto in banconote. - La banca ha i numeri delle banconote? - Sì. Trent farà una dichiarazione in proposito all'udienza di oggi. E ora me ne vado, perché voglio arrivare all'inizio della seduta. Venite ad assistere? - Sì, verrò con mio padre, fra mezz'ora. - E tornerete a casa a braccetto con vostro marito. - Oh, Kind, se fosse vero! - Vedrete. E la giovane si sentì rassicurata da tanto ottimismo. Elisabeth si vestì molto modestamente per recarsi all'udienza; d'altra parte i suoi mezzi non le permettevano grandi lussi. Tutto quello che aveva indosso, compresi i guanti e le scarpe, le era stato offerto da Rachel Kind, per ricompensarla della sua devota assistenza. Gowrie invece, tronfio della propria importanza, si mise il vestito da cerimonia col quale si era presentato a Magdalen Tedder. Percorse le strade della città al braccio di sua figlia, orgoglioso come un re che conduca una principessa all'altare. Elisabeth, avrebbe voluto prendere una vettura, ma egli vi si oppose. - Tieni la testa alta e non tremare, bambina. Questo giorno rappresenterà una data memorabile nella storia della nostra famiglia. Aveva bevuto, come al solito, ed Elisabeth sospirò rassegnata. Era doloroso avere un padre come quello. Davanti al Tribunale si stipava una gran folla, ma ben pochi dei curiosi presenti furono ammessi nell'aula. Sapendo che l'accusato godeva di un ampio favore da parte del pubblico, il Presidente aveva preso delle severe Fergus Hume
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misure di sicurezza per evitare qualsiasi manifestazione popolare nel corso o alla conclusione del dibattito. Trent gli aveva assicurato di contare su una requisitoria così formidabile che l'imputato avrebbe dovuto essere rinviato senz'altro alle Assise dell'Essex. Era quindi necessario evitare le tumultuose proteste del pubblico. Tutto andò press'a poco come nella prima inchiesta. Trent ripeté le dichiarazioni fatte precedentemente aggiungendovi soltanto il particolare del denaro ritirato alla banca da Sir Simon. Vennero poi chiamati tutti i testimoni che avevano già fatto una prima deposizione. Poiché nessun fatto nuovo era emerso, le testimonianze furono, come la prima volta, tutte contrarie a Herries. Venne interrogato anche Browne il quale fece un resoconto delle indagini eseguite sul cadavere. Insomma l'inizio dell'inchiesta non fu molto interessante. Seduto al banco degli accusati, Herries, calmissimo, fissava dritto davanti a sé e si volgeva soltanto, di tempo in tempo, per guardare Elisabeth, come per attingere coraggio dagli occhi di lei. Ma la poveretta si sentiva invadere da un'inesprimibile angoscia. Quell'accumularsi di testimonianze contrarie e di prove schiaccianti distruggeva a poco a poco tutte le sue speranze. Trent, richiamato dal Presidente, spiegò che era stato impossibile rintracciare l'individuo che era uscito dall'albergo con la pelliccia di Sir Simon, ma che la pelliccia era stata ritrovata in un secondo tempo. Il Presidente osservò che quello gli sembrava un punto a favore dell'accusato, poiché non era affatto improbabile che l'uomo in questione fosse l'assassino. Ma il procuratore generale fece notare che non si era ancora trovata una spiegazione al fatto che il rasoio e il portafoglio vuoto fossero stati rinvenuti nella camera di Herries. Subito dopo fu chiamato Michael Gowrie. Nel pubblico vi fu un vivo movimento di curiosità, poiché tutti avevano sentito dire che quello sarebbe stato il testimone più importante. Il giovane avvocato che difendeva Herries fece al vecchio professore qualche domanda sulla sua situazione e sulle ragioni che avevano motivato la sua presenza nell'albergo, poi l'invitò a raccontare quello che aveva fatto la notte del delitto. Gowrie cominciò con lo spiegare che il suo allievo Herries gli aveva raccontato, nel corso della serata, tutte le disgrazie che gli erano capitate dopo la partenza da Edimburgo. Vedendolo così abbattuto e agitato aveva Fergus Hume
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pensato che il poveretto avrebbe trascorso la notte insonne a rimuginare sulle sue sciagure. Mosso dalla pietà si era recato in camera del giovane e gli aveva fatto bere una certa quantità di laudano del quale era munito. - Ma, è una cosa molto pericolosa - fece osservare il Presidente in tono di rimprovero. - È vero - riconobbe compunto il vecchio, - ma io avevo capito che Herries rischiava di perdere la testa e di fare qualche gesto disperato se non fosse riuscito a dormire dimenticando così per qualche ora i suoi dolori. Gli portai un grog nel quale avevo versato una dose non troppo forte di laudano. Mi permetto di far osservare che, trovandosi sotto l'influenza del narcotico, l'imputato non aveva la possibilità materiale di alzarsi per andare a uccidere suo zio. - Ci sono testimoni che possano confermare la vostra deposizione? domandò il magistrato. Gowrie rispose che Pope Narby, il figlio dell'albergatrice, e l'albergatrice stessa potevano suffragare le sue affermazioni. I due testimoni furono richiamati e Pope dichiarò di aver visto il vecchio professore versare qualche cosa nel bicchiere di grog che aveva fatto poi bere a Herries. La signora Narby disse di aver assistito lei pure a quella preparazione e soggiunse che, subito dopo aver bevuto il grog, il giovane si era addormentato profondamente. Browne fu richiamato a sua volta e interrogato sull'effetto del laudano. Il dottore affermò risolutamente che l'accusato non poteva essersi svegliato nel corso della notte e tanto meno poteva aver avuto l'energia di alzarsi dal letto per compiere un delitto. Elisabeth aveva ascoltato con gioia la dichiarazione del padre, sicura che questi non mentiva. Herries pure non dubitò per un momento della parola del vecchio, pur rendendosi conto però che lo scopo per il quale gli era stata fatta bere la droga non era filantropico come Gowrie pretendeva. Naturalmente si astenne da qualunque commento in proposito. Fu richiamato Trent. Il procuratore generale lo sottopose a uno stringente interrogatorio e altrettanto fece con Gowrie e coi Narby. Ma il fatto che Herries avesse ingerito il narcotico rimase definitivamente stabilito. Dopo lunga esitazione il Presidente si decise ad agire secondo giustizia e dichiarò che l'accusato era innocente e che veniva quindi rimesso in libertà. Come Kind aveva pronosticato, Herries lasciò l'udienza al braccio di Fergus Hume
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Elisabeth. Quando uscì dal Tribunale la notizia della sua assoluzione si era già divulgata e la folla lo acclamò. Il giovane salì in vettura con Elisabeth e si recò a casa del dottor Browne. Browne restò indietro, tutto felice di essere così popolare e di trovare i giornalisti che facevano a gara per intervistarlo. Herries, che nutriva per Gowrie una certa diffidenza poiché lo conosceva abbastanza bene, non appena lo incontrò in casa di Browne, lo prese in disparte e gli fece subire un interrogatorio in piena regola. - Voi mi avete fatto inghiottire quella droga per potermi svaligiare con più tranquillità, non è vero? - Ma, dopo tutto, hai evitato la pena di morte. Non ti lamenterai per averci rimesso qualche miserabile scellino. Herries non insistette. Non era facile fare arrossire quel vecchio scozzese svergognato. Disse quindi, cambiando discorso: - Quando siete salito in camera mia per la seconda volta, avete sentito o visto qualche cosa? - Sì, ma non ho intenzione di dirtelo. - Evidentemente volete speculare anche su questo. Vi avverto che se vi ostinate a tacere con me, avvertirò la polizia. - No, no, ragazzo mio. Te lo dico. Ho visto una donna nel corridoio, o per dir meglio ho intravisto una gonna. - Che ora era? - L'una del mattino - rispose Gowrie dopo un attimo d'esitazione. Avevo voluto lasciare alla medicina il tempo di compiere la sua opera benefica. Poco dopo che l'orologio (quel maledetto orologio della sala, che mi impediva di dormire), ha suonato la mezza, sono salito a passo di lupo. - Avevate una torcia elettrica? - No. Credevo che tutta la casa dormisse e non volevo svegliare nessuno. Ho percorso il corridoio a tastoni e sono entrato senza far rumore in camera tua. Dormivi come un bambino... - Avanti - interruppe Herries impaziente. - Poi, quando mi disponevo a uscire dopo aver rivoltato le tasche dei tuoi pantaloni e avervi trovato molto meno di quanto sperassi, udii un fruscio e, sporgendo il capo fuori dalla porta, intravidi, nell'oscurità quasi completa, una forma femminile che scivolava giù per le scale. Che fosse la padrona? - La padrona o donna Maria Gutzman - rispose Herries profondamente perplesso.
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L'accusa della signora Mountford Quella sera stessa, dopo pranzo, Jonah e Elisabeth erano seduti l'uno accanto all'altra nel salotto del dottore. Erano soli, poiché Browne era stato chiamato d'urgenza a casa di un ammalato. Herries era irriconoscibile. Nonostante quello che aveva sofferto negli ultimi giorni, non aveva più alcuna somiglianza col vagabondo emaciato e sfinito che aveva cercato rifugio contro la nebbia all'Albergo della Palude. La signora Kind lo aveva circondato di premure finché era rimasto nel carrozzone e il soggiorno nella prigione di Tarhaven non era stato né lungo né penoso. Nondimeno il giovane indossava ancora il suo vecchio vestito logoro. Il dottor Browne però gli aveva procurato della biancheria nuova. Anche Elisabeth aveva un aspetto migliore. Il viso era un po' meno pallido e gli occhi non avevano più quell'espressione da "cane bastonato". La stanza era illuminata da una sola lampadina e i due innamorati assaporavano la loro tranquilla felicità con lo stato d'animo del marinaio che, dopo una tremenda tempesta, si trova finalmente al sicuro nel porto. Elisabeth lo fece ingenuamente osservare a Jonah, ma questi rise. Sciocchina - disse stringendola a sé, - non siamo ancora alla metà del viaggio, abbiamo ancora molta strada da percorrere e non sarà una strada facile. - Perché? Non hai più nulla da temere, ora. - Non ho più nulla da temere per la vita e per la libertà. Ma tu dimentichi, cara, che sono senza danaro, - Ora che sei libero puoi metterti a cercare l'assassino di tuo zio e. quando l'avrai trovato, l'eredità... - Certo. Ma per il momento sono troppo disorientato per iniziare delle indagini. Elisabeth rifletté un istante. - Secondo me dovresti ritornare all'albergo e interrogare la signora Narby. - Credi che sappia tutto? - Forse no. Ma è una donna molto curiosa e ficcanaso e se tu le promettessi un buon compenso, credo che ti aiuterebbe volentieri e cercherebbe di ricordarsi se ha visto qualche cosa di sospetto. - Hum! Può darsi... ma io credo piuttosto che mi manderebbe al diavolo. - No. Ha certamente saputo dai giornali che sei l'erede di tuo zio e... Fergus Hume
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- Ma non posso darle nulla finché l'assassino non è stato scoperto e io non ho ereditato. - Benissimo. Ma puoi impegnarti a ricompensarla appena ti sarà possibile. Sono sicura che nell'albergo si trovi la soluzione dell'enigma. - E se fosse stata proprio lei a uccidere mio zio? - Che idea! - Tuo padre dice di aver udito quella notte sulla scala il fruscio di una gonna e di aver intravisto una figura femminile. Questo lascerebbe supporre che la signora Narby... - Oh no, questo no - protestò Elisabeth con energia. - La signora Narby è una megera, è vero, ma non la credo capace di commettere un assassinio. - Duemila sterline sono una grossa tentazione. Non dimenticare che quella donna era entrata nella camera di mio zio e aveva visto il danaro. - No, no, è interessata, brutale... quello che vuoi, ma, oltre a tutto, è troppo vile per far qualche cosa che possa mettere a repentaglio la sua vita, - Allora la donna di cui parla tuo padre potrebbe essere donna Maria Gutzman, per quanto ti confesso che non arrivo a capire perché avrebbe ucciso mio zio. - Magdalen l'ha accusata apertamente, però. - Magdalen è gelosa come una tigre e sarebbe felicissima di far arrestare e magari impiccare una rivale... ma mi sembra di sentire dei passi, sarà il dottor Browne che ritorna. La porta si aprì e una mano girò l'interruttore accendendo la luce centrale della stanza mentre una voce ben nota diceva: - Ecco qua i due colombi. E Gowrie entrò seguito da una signora alta e maestosa vestita di nero che l'interruppe subito quando lui volle fare le presentazioni. - Mi presento da sola. Sono la signora Mountford, la dama di compagnia della signorina Tedder. - Ah! - fece Herries freddamente. - Possiamo sapere a che cosa dobbiamo l'onore della vostra visita, signora? - Vengo a parlarvi di vostra cugina, signore. La poverina è stata ingiustamente diseredata da suo padre e... - Scusate, signora, ma per il momento ogni discussione su questo argomento è prematura. Finché non avrò scoperto l'assassino di mio zio, non verrò in possesso dell'eredità. - E se io vi mettessi sulle tracce dell'assassino? Fergus Hume
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- Voi?... - Sono in possesso di gravi indizi... - Su chi? La signora Mountford non rispose subito. Si sedette maestosamente su una poltrona, poi riprese con calma: - Sono venuta qua col signor Gowrie, perché egli ha un contenzioso con la signorina Tedder. - Lo chiamate contenzioso, voi?... - esclamò Gowrie furibondo. - Io la chiamo una truffa bell'e buona. - Zitto! - fece la signora Mountford alzando la mano con gesto altero. -Quest'uomo... - Sono il professore Michael Gowrie, non lo dimenticate, signora. - ... si è presentato alla signorina Tedder - continuò la signora Mountford imperturbabile - per reclamare la ricompensa che, secondo lui, gli era dovuta. - È giusto - fece Herries freddamente. - No. La signorina Tedder aveva stipulato che questa ricompensa sarebbe stata versata soltanto nel caso... - Nel caso in cui io fossi stato condannato a morte, non è vero? concluse Herries ridendo. - Concludete pure, signora. So perfettamente che mia cugina m'avrebbe fatto impiccare ben volentieri, pur di avere l'eredità. Gowrie intervenne: - Questo non c'entra. La signorina Tedder mi deve quel danaro. S'era impegnata a versarmelo il giorno stesso dell'arresto di Herries. - Sì, ma voi avete commesso una soperchieria, poiché dopo aver fatto arrestare vostro genero lo avete fatto assolvere. La signorina Tedder non vi deve nulla. - E va bene; andremo in tribunale e vedremo se non pagherà. A meno che non abbia voglia di andare in prigione. - Signor Herries, fatelo tacere - esclamò la signora Mountford. - Oh, signora, non ho motivo di farlo, dopo che vi ha manifestato così gentilmente il suo rimpianto, perché non sono stato condannato. - Mandala via, Jonah - pregò Elisabeth. Ma la signora Mountford si rivolse di nuovo ai giovane: - Quello che voi dite non è giusto, signor Herries. Io deploro anzi che Magdalen abbia agito così male verso di voi. Ha perduto la testa per il capitano Kyles, il quale, a sua volta, l'ha corteggiata soltanto finché l'ha ritenuta ricca e credo non abbia nessuna intenzione di ritornare da lei, a Fergus Hume
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meno che la signorina Tedder non rientri in possesso del suo patrimonio. Magdalen aveva perduto la testa al punto da desiderare che suo cugino venisse condannato pur di poter sposare Kyles. - Ma, allora, come spiegate il fatto che Kyles prendeva le mie difese?... Almeno a quanto dice Browne. - Commedie! - Insomma, signora Mountford, che cosa volete?... - Voglio che Kyles venga arrestato. - Perché? - Perché l'assassino è lui. - Ma è impossibile. Voi stessa, signora Mountford, avete dichiarato che quella notte Kyles era al castello. - È stata Magdalen a pregarmi di dir così - confessò la signora Mountford. - Dovete perdonarmi, signor Herries. - Perdonarvi quando l'avreste lasciato impiccare tranquillamente? intervenne Elisabeth. - No, signora. Se le cose si fossero messe male per vostro marito io avrei fatto la mia deposizione e avrei detto la verità. - Cara signora, qua c'è una ridda di possibili colpevoli e di indizi contraddittori. Avete le prove della colpevolezza di Kyles? - domandò Herries. - So che Sir Simon ha scritto a Kyles e gli ha fissato un appuntamento all'Albergo della Palude per la notte in cui è avvenuto il delitto. - Ma la signorina Tedder afferma che suo padre aveva fissato dell'appuntamento a donna Maria - obiettò Elisabeth. - Per gelosia, signora. Magdalen voleva sbarazzarsi di una rivale. - Mi sembra che Magdalen cerchi di sbarazzarsi della gente con una facilità impressionante - fece Herries. - Vuol far condannare me. Vuol far condannare la signora Gutzman; e tutto questo per sposare l'uomo che ha ucciso suo padre! - Magdalen non sospetta che Kyles abbia ucciso suo padre. Sa però che quella notte si è recato all'Albergo della Palude. Il capitano stesso le ha mostrato la lettera. - In tal caso, mia cugina dovrebbe sospettare di lui, per quanto a me sembri strano che, se aveva intenzione di commettere un delitto, Kyles abbia mostrato quella lettera che rappresentava un grave indizio contro di lui. Ma i casi di coscienza di Magdalen non hanno importanza. Dov'è ora il Fergus Hume
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capitano Kyles? Al castello? - No, all'Albergo della Palude. Ha scritto a Magdalen che aveva intenzione di trattenervisi una settimana. - Non ha detto il perché? - No. Ha detto soltanto che sarebbe venuto a trovarla prima di tornare ad imbarcarsi sul "Tarabacca" che è ancora a Pierside. - E donna Maria Gutzman è sempre a bordo? - Credo. Ma la cosa più urgente, signor Herries, è far arrestare il capitano Kyles e provare la sua colpevolezza. Voi potrete allora dare una somma di danaro a Magdalen e io la condurrò lontano, perché possa farsi una nuova vita. - Mi meraviglio che abbiate l'audacia di chiedermi di aiutare Magdalen dopo quello che ha fatto, signora Mountford. L'altera signora parve sul punto di rispondere con durezza, ma le forze l'abbandonarono e si mise a piangere. - Lo so che Magdalen ha fatto delle cose orribili. Ha perduto la testa. In certi momenti mi sembra squilibrata, povera figliola. Ma io l'ho vista nascere e non posso fare a meno di volerle bene. - Mi dispiace per voi, signora, perché capisco che siete davvero affezionata a mia cugina, ma quella ragazza è priva di cuore e non merita né il vostro affetto né la mia indulgenza. Ora andate, signora. La signora Mountford si alzò e scomparve senza dire una parola. Rimasti soli i tre si guardarono. Gowrie e Elisabeth stavano per iniziare a parlare contemporaneamente, ma Herries non lasciò loro il tempo. - Gowrie, dovete stabilire immediatamente il vostro quartier generale all'Albergo della Palude e vedere cosa diavolo vi combina Kyles. - Perché non ci vai tu? - Perché la mia presenza lo insospettirebbe. - E tu cosa farai? - domandò Elisabeth. - Io andrò a Pierside e cercherò di far parlare donna Maria Gutzman. - Hai l'impressione che il capitano sia l'assassino? - Non posso dir nulla, cara. A quanto afferma tuo padre, sembrerebbe che l'assassino sia una donna. E lo strano atteggiamento della signora Mountford potrebbe anche far pensare che sia stata lei. Come vedi, avevo ragione poco fa dicendo che c'è una ridda di possibili colpevoli.
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Gowrie ritorna L'indomani Michael Gowrie si presentò all'Albergo della Palude. La proprietaria lo ricevette freddamente e! avrebbe messo alla porta se non si fosse vista sventolare sotto il naso cinque biglietti da una sterlina che Gowrie si era fatto prestare per l'occasione dal dottor Browne. - Desidero la camera migliore e il salotto - disse il professore con aria d'importanza - e mi raccomando che la cucina sia buona e che ci sia da bere! La signora Narby fece un sorriso che sembrava una smorfia. - Sono contenta di vedervi, signor Gowrie. Vostra figlia sta bene? - Benissimo, grazie. È ricca e felice. - Che cambiamento, signor Gowrie! - esclamò l'albergatrice nascondendo a fatica la rabbia che la soffocava. - E io che credevo che avrebbero condannato a morte quel giovane! - Non vi domando quello che credevate. Servitemi da bere. - Sì, ma si paga anticipato. - Va bene. Quanto volete per la camera e il salotto? - La camera dov'è stato ucciso il vecchio signore e il salotto sono occupati dal capitano Kyles. Ma, se credete, potete dormire nella camera che occupava vostro genero. La pensione costa due sterline per settimana. - Voi scherzate. Vi darò mezza corona per notte, per la camera, e pagherò i pasti alla mia partenza. - Il capitano Kyles mi dà tre sterline. - Il capitano Kyles è un forestiero e si è lasciato imbrogliare. Per quanto mi riguarda, non vi do un soldo di più. - Va bene. Se mi pagate giorno per giorno siamo d'accordo. - Ecco mezza corona d'anticipo. Dov'è quello spilungone di vostro figlio? - Mio figlio è a Londra. Vi prego di parlarne con più rispetto. È andato a Londra per far stampare le sue poesie. Non ve lo sareste aspettato, dite la verità. - No davvero. E chi è quel disgraziato editore che pubblica i suoi versi? - Mio figlio li pubblica per conto proprio. - E dove prende il danaro? La signora Narby si mise le mani sui fianchi col gesto che le era Fergus Hume
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abituale. - I danari glieli darò io! Ci credete dei miserabili? Narby ed io abbiamo ricevuto un'eredità: venderemo l'albergo, partiremo per l'America e Pope verrà con noi. È inutile che vi diate tante arie, perché siete il suocero di uno che dopo tutto potrebbe benissimo aver assassinato Sir Simon. - Signora Narby, non vi permetto... - Che permettiate o no, io dirò lo stesso quello che penso... Vengo, vengo - soggiunse rivolta verso la cucina. E corse via. Gowrie si sedette comodamente vicino al fuoco. Fuori pioveva a dirotto e una nebbia grigia copriva le paludi. Il vecchio professore crogiolandosi al calduccio, con la pipa in bocca e un bicchiere davanti, rifletteva profondamente. Quell'eredità piovuta dal cielo non lo convinceva. Conosceva Narby da tempo e ricordava che questi non aveva mai accennato a una possibile eredità, anzi aveva sentito più di una volta l'albergatrice proclamare che fortunatamente suo marito e lei non avevano parenti, poiché i parenti non rappresentano che seccature. Ed era ancor più strano che i due decidessero di vendere l'albergo proprio nel momento in cui la curiosità pubblica procurava loro più affari di quanti non ne avessero fatti mai. "...Il vecchio aveva duemila sterline con sé", monologava Gowrie. "Duemila sterline! Hum!... Ma duecento soltanto erano in oro e non credo che osino cambiare le banconote... forse si propongono di cambiarle in America... La signora Narby sapeva che Herries era sotto l'influenza del narcotico e può benissimo, dopo aver ucciso Sir Simon, avergli messo il rasoio sul letto e avergli macchiato la camicia di sangue. Quanto al portafoglio, è stata lei che lo ha trovato e, di solito, chi nasconde trova. Probabilmente quando ha visto tutto quel danaro nelle mani di Sir Simon, non ha resistito alla tentazione." Gowrie giurò a se stesso di andare a fondo della cosa e immediatamente, pensando che se gli fosse riuscito di trovare il nascondiglio del danaro non avrebbe più avuto che da far arrestare l'albergatrice, si mise a osservare attentamente ogni movimento della signora Narby. Questa se ne accorse subito e, cosa strana in una donna così energica, fu presa dal panico. - Cos'avete da guardarmi continuamente?... - esclamò furibonda. - Nulla. Voi mi ricordate una signora che ho conosciuto. Una bellissima signora. - Quante storie! - fece la donna con mal garbo, ma ringalluzzita, poiché Fergus Hume
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non mancava di vanità, nonostante assomigliasse più a una strega del Macbeth che a una bella signora. Da quel momento Gowrie, pur senza allentarla, cercò di far passare inosservata la sua sorveglianza. Notò così che l'albergatrice entrava poco dopo nella sala con le scarpe infangate e i vestiti bagnati. Il fango che si distaccava dalle suole era rossastro e questo gli ricordò una cosa che l'aveva colpito durante il suo precedente soggiorno a Desleigh. Il terreno che costeggiava il fiume in fondo al giardino, aveva quel colore. Si domandò che ragione avesse potuto avere la signora Narby per uscire con quel tempo a passeggiare in fondo al giardino, e decise di compiere al più presto un sopralluogo. Mentre era assorto in queste riflessioni entrò nella sala il capitano Kyles. - Guarda! Voi qua, capitano? - esclamò Gowrie in tono cordiale. Kyles lo guardò sbalordito. - Ma io non vi conosco, signore. - Può darsi. Ma nella vita c'è tanta gente che ci conosce e che noi non conosciamo. Kyles scrollò le spalle e stava per uscire dalla sala quando una frase di Gowrie lo trattenne. - Voi siete amico della signorina Tedder, non è vero? Il capitano si voltò di scatto e fissò il professore. - Ma io vi ho visto da qualche parte - disse. - Sì - rispose calmo Gowrie cercando di tirare in trappola l'avversario. - Una volta, a mezzanotte circa, in questo albergo, qualche giorno fa. - Sognate. Io non ho mai messo piede in questo albergo prima d'ora. - Allora dove mi avete visto? Il capitano Kyles corrugò la fronte, come se facesse uno sforzo di memoria, poi disse: - All'udienza, durante il processo di quel giovanotto, Herries. - Oh, guarda! C'eravate anche voi? E pensare che io vi cercavo e non vi ho visto. - Cosa diavolo volevate da me? - Nulla. Volevo far due chiacchiere. Kyles gli lanciò uno sguardo torvo e parve riflettere per un momento. Poi si rasserenò visibilmente. - Se volete parlare con me potete venire a farmi visita nel mio salotto. Non ora, però; ho qualche cosa da fare prima di pranzo. "Ecco un giovanotto che non mi sembra molto tranquillo", pensò Gowrie. "Avrei creduto che la signora Mountford mentisse, ma dacché ho Fergus Hume
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visto la faccia che ha fatto quando ho accennato d'averlo visto da queste parti la notte del delitto, comincio ad avere dei dubbi." Michael Gowrie ebbe tempo di bere parecchi whisky aspettando il ritorno di Kyles, ma questi non ricomparve e il professore pensò che si fosse spaventato e avesse levato le tende. Alle sette, convinto che Kyles non sarebbe più ricomparso, si alzò dichiarando che andava a fare due passi. Non era il tempo ideale per una passeggiata, poiché pioveva sempre a dirotto e la notte era molto scura. Ma Gowrie voleva perlustrare il tratto di giardino in riva al fiume e quello era il momento migliore per farlo. Il professore non nascondeva a se stesso che i suoi sospetti sulla signora Narby erano poco fondati, ma non poteva fare a meno di trovar strane alcune circostanze, e l'atteggiamento e il nervosismo della donna nel pomeriggio avevano avvalorato i suoi dubbi. L'investigatore dilettante ebbe fortuna, poiché, appena ebbe scavalcato la palizzata che circondava il giardino, attraverso il quale Herries aveva preso la fuga, e raggiunta la parte posteriore della casa, scorse una lanterna che si agitava come un fuoco fatuo, poco lontano. - È lei! - mormorò tutto agitato. - Ma perché scava così? La signora Narby, infatti, armata di una zappa, deposta la lanterna, si era messa a scavare con tanto ardore da non accorgersi che Gowrie si era avvicinato e si era rannicchiato dietro la siepe per spiarla. Si udivano due rumori ben distinti: quello dell'acqua che lambiva la riva e un altro più lontano, ovattato dalla nebbia, che assomigliava al battito di un cuore gigantesco. La signora Narby udì questo secondo rumore e parve spaventarsene, poiché lasciò cadere d'improvviso la zappa e senza nemmeno raccogliere la lanterna tornò correndo verso l'albergo. Ma, arrivata alla porta, esitò, tornò precipitosamente indietro, prese la lanterna, la spense e traversò un'altra volta il giardino di corsa. - È lei che ha fatto il colpo - disse Gowrie a mezza voce. - Che cosa diavolo seppelliva? Scommetterei che nascondeva i danari rubati. Andiamo a vedere. - La strana pulsazione lontana non si udiva più, la porta dell'albergo era stata chiusa; tutto era silenzioso e deserto. Gowrie uscì dal suo nascondiglio e, dopo pochi passi, inciampò in un mucchio di terra smossa di fresco e cadde. Se le banconote erano state sepolte là, dovevano essere in una cassetta e non era difficile trovarle. Gowrie si mise in ginocchio e cominciò a scavare con le mani. Scavò a lungo senza trovare nulla, ma non si scoraggiò e continuò il suo lavoro mormorando ogni tanto Fergus Hume
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qualche imprecazione. Era bagnato fino alle ossa e scosso da brividi. D'un tratto, quando meno se lo aspettava, un sottile fascio di luce passò al disopra della sua testa e, nel momento stesso in cui egli si buttava indietro stupito e spaventato, il fascio si abbassò e lo illuminò completamente. Gowrie intravide un battello sul quale si trovava il riflettore che si avvicinava alla riva. Mentre balzava in piedi per fuggire, un grido di sorpresa, seguito da una bestemmia, ruppe il silenzio e quasi subito un uomo seguito da altri due saltò nell'acqua poco profonda in quel punto e raggiunse la sponda. Gowrie si mise a correre per tornare all'albergo, ma per il molto whisky bevuto e per l'emozione inciampò e cadde lungo disteso su un'aiuola del giardino. Un attimo dopo sentì delle mani rudi che lo afferravano e fu preso da tale spavento che svenne.
21. A bordo del panfilo Il professore restò a lungo privo di conoscenza. Quando tornò in sé non avrebbe potuto dire quante ore fossero passate dal momento in cui era caduto nel giardino dell'albergo. Aprì gli occhi e si guardò intorno. Si trovava in una camera lussuosamente ammobiliata che aveva tutte le caratteristiche di una cabina di piroscafo. Il vecchio scozzese si ricordò allora che Kind gli aveva descritto gli splendori del "Tarabacca" e pensò, costernato, di essere stato rapito e trasportato a bordo del panfilo. Ne ebbe l'immediata conferma, poiché, alzando gli occhi, scorse di fronte a sé, in fondo alla cabina, vestito di una uniforme sgargiante, il capitano Bruce Kyles. Kyles si alzò e si avvicinò al professore prendendo sul tavolo una bottiglia di whisky e un bicchiere. - Bevete, signor Gowrie - disse ridendo - e non fate quella faccia spaventata. Non vi voglio fare alcun male. - Non mi volete fare del male? - balbettò il pover'uomo. - E allora perché mi avete fatto rapire? - Lo saprete subito, ma per il momento lasciate stare le proteste che non servono a nulla. Siete in mio potere. - Ma ci troviamo in un paese in cui le leggi vengono fatte rispettare e... - Le leggi non hanno alcun potere a bordo di questa nave - fece Kyles Fergus Hume
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scrollando le spalle - la legge la faccio io, qua. - Siete un bandito - gridò Gowrie tentando di recuperare la propria arroganza. - Moderate le espressioni, signor Gowrie. Dimenticate che state bevendo il mio whisky come un ospite e che le leggi dell'ospitalità... - Bevo mio malgrado poiché sono qua contro il mio volere e... - E potete contare di restarci finché non mi avrete dato tutti i chiarimenti che desidero sull'uccisione di Sir Simon Tedder. - Ma io non so nulla! - esclamò Gowrie. - Sapete parecchie cose, invece - rispose Kyles imitando per canzonatura l'accento scozzese del vecchio. - Non avevate manifestato il desiderio di parlare con me, all'albergo? Qua possiamo parlare. - Dove siamo? Attraccati nel porto di Pierside? - domandò Gowrie che sperava in una possibilità di evasione. - No. Il panfilo è in questo momento al largo di Tarhaven. Se salite sul ponte potrete scorgere le luci della città. - Darò l'allarme - disse Gowrie tentando di alzarsi sulle gambe malferme. - State calmo e bevete il vostro whisky - disse Kyles obbligandolo a sedersi di nuovo, con una leggera spinta. - Con quello che vi aspetta è meglio che prendiate qualche cosa per ristorarvi un po'. - Avete intenzione di farmi del male? - Dipende da voi - fece l'avventuriero gettando via la sigaretta e assumendo un atteggiamento risoluto. - Vi prego d'ascoltarmi con attenzione. Ero deciso ad impadronirmi di voi, ad ogni costo, facendovi rapire dai miei uomini nell'albergo, se fosse stato necessario. Mi avete risparmiato un simile disturbo recandovi nel giardino. È inutile dirvi, signor Gowrie, che, da quanto ho creduto di capire, all'inchiesta prima e all'udienza poi, siete una vecchia canaglia. Quando ci siamo incontrati all'albergo vi ho riconosciuto subito; da parecchio tempo desideravo trovar l'occasione di farvi cantare per sapere che cosa avete realmente visto e sentito la notte del delitto. Ma - fece una pausa - ma non avrei mai creduto che l'assassino foste voi. - Io?... Io?... - balbettò Gowrie atterrito. - Sì, voi! Proprio voi - rispose Kyles con voce gelida. - Guardate! Sconvolto da quell'accusa, il vecchio scozzese si volse verso l'angolo semibuio della cabina che gli indicava Kyles e d'un tratto, alla luce Fergus Hume
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violenta di una torcia elettrica che il capitano aveva acceso, vide un cofanetto di ferro al quale aderiva uno spesso strato di fango rossastro. - Ecco che cosa stavate dissotterrando quando vi ho sorpreso - disse l'avventuriero. - Dopo aver commesso il delitto, avete sepolto il danaro nel giardino e siete tornato a riprendervelo quando potevate sperare che non ci fosse più alcun pericolo. - Calunnie! Vi denuncerò per diffamazione e vedrete... - Questa cassetta che stavate dissotterrando quando sono sopraggiunto io è la più sicura prova contro di voi. Appena l'ho portata qua, l'ho aperta e ho trovato banconote; ma che cosa avete fatto dell'oro? - L'oro? - Sì, le duecento sterline in oro. Dove le avete messe? - Dove volete che le abbia messe se non ho neanche visto che colore avessero? Kyles s'alzò tutto d'un pezzo e tese i pugni minacciosi verso il vecchio. - Signor Gowrie - disse scandendo le parole - nessuno ha visto sul fiume il mio motoscafo e nessuno sa quindi che siete nelle mie mani. D'altra parte sono sicuro che non avevate parlato a nessuno della vostra spedizione notturna. Quindi siete in mio potere e non avrei che da dire una parola per farvi gettare in mare con qualche chilo di ferro attaccato ai piedi. Gowrie, in preda al terrore, si mise a gridare: - No, no, vi prego, non fate una cosa simile! Vi giuro che non so nulla. È la prima volta in vita mia che vedo quella cassetta. - Vecchio bugiardo! - La cassetta è stata sepolta dall'albergatrice, non da me. - Dall'albergatrice? - ripeté Kyles trasalendo. Poi, si lanciò su Gowrie e lo scrollò vigorosamente. - State attento a non raccontarmi delle storie... - No... no... - ansimò il vecchio dibattendosi. - Interrogatela e vedrete. Kyles lo lasciò andare e si mise a camminare in su e in giù per la cabina, con agitazione, mentre Gowrie, per darsi coraggio, beveva d'un fiato un altro bicchiere di whisky. - Anzitutto dovete sapere una cosa - esclamò Kyles tornando verso di lui e picchiando un pugno sul tavolo: - quel danaro è mio. - Questo è molto probabile... So che quella notte Sir Simon aspettava voi. - Come fate a saperlo? Fergus Hume
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- Il signor Ritson ha dichiarato che Sir Simon vi aveva scritto una lettera a bordo del "Tarabacca". - Caro amico, adesso mi racconterete tutto quello che sapete, senza reticenze, altrimenti vi farò fare un bel tuffo. So che Herries è stato rilasciato, come era giusto, poiché è innocente, ma so anche che è convinto che il colpevole sia io, e so che il notaio, il dottor Browne e quel diavolo di merciaio condividono la sua opinione. Di modo che se si venissero a sapere certe cose, verrei arrestato immediatamente. - Ma allora siete colpevole davvero! - disse Gowrie inorridito ritraendosi d'un balzo. - Non avrei accusato voi di esserlo, se lo fossi io. Non faccio commedie inutili. Inoltre non avrei avuto nessun interesse a sotterrare il danaro nel giardino dell'albergo. Cercate di ragionare, amico mio, e cominciate con lo spiegarmi che cosa sanno Herries e gli altri. Per di più non ho intenzione di farmi portar via questo danaro che mi appartiene... - Ma non è nelle vostre mani il danaro? - Caro Gowrie, sapete meglio di me che queste banconote non si possono cambiare se non a rischio di venir arrestati immediatamente. - Ma non siete in grado di provare la vostra innocenza? - Fino a un certo punto... Ma bando alle chiacchiere, raccontatemi quello che sapete, altrimenti... - E se vi dico tutto, mi lascerete andare? - Se mi dite tutto, vi posso garantire che non vi verrà torto un capello. Forse, però, finché non avrò lasciato questa costa pericolosa sarò costretto a tenervi prigioniero. Ma non abbiate paura, sarete trattato bene. Rassegnato, Gowrie raccontò con tutti i particolari quanto era avvenuto dall'arresto di Herries al momento in cui aveva perduto i sensi nel giardino dell'albergo. Il capitano non l'abbandonava con gli occhi e, quando il vecchio ebbe finito, scoppiò in una risata. - Ah, vecchia canaglia - esclamò. - Ho ragione io di tenervi prigioniero! - Ma... perché? Che cosa...? - Avete tradito vostro genero con tanto zelo, che non perdereste tempo e tradireste anche me appena libero. - Ma per quanto tempo volete tenermi qui? - Fino a che l'assassino di Sir Simon non sia sotto chiave. - Allora, finché non abbiano arrestato la signora Narby. - Forse. Benché io non sia convinto... Scosse il capo e corrugò la fronte Fergus Hume
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pensieroso. Gowrie gli domandò: Convinto di che? - Non ha importanza, signor Gowrie. Ditemi una cosa, piuttosto. Credete che il signor Herries verrebbe a bordo del "Tarabacca" se io lo pregassi di farlo? - Posso andare a domandarglielo - fece Gowrie pieno di premura. - Nemmeno per sogno; voi vi affrettereste ad andare a raccontare la storia del rapimento. - Vi do la mia parola... - Lasciate andare. Rispondete piuttosto a qualche domanda: dov'è la signora Narby? - All'albergo. - E suo marito... e suo figlio...? - Il figlio è partito per Londra per far stampare i suoi poemi, a quanto pare. Quanto al marito non l'ho visto e non so dove diavolo sia. - Ah... - fece Kyles. - Bevete, signor Gowrie, e non abbiate paura. Nessuno vi farà del male. Anzi, se posso trar partito da questo danaro, vi indennizzerò ampiamente dello spavento che vi ho fatto provare. - Ma come potete fare a trarne partito? - Herries mi darà una somma equivalente a queste banconote. - Non può farlo, capitano. - Non può farlo? Con cinquantamila sterline di rendita? - Herries non potrà disporre dell'eredità finché non sarà riuscito a scoprire l'assassino di suo zio. - Credo di poterlo aiutare io. - Sapete chi è l'assassino? - Caro signor Gowrie, non è ancora il momento che io mostri le carte che ho in mano. Del resto l'assassino potrei anche esser io. - Voi?... - fece Gowrie esterrefatto di quel voltafaccia. - E lo confessate? - Vedremo - fece Kyles imperturbabile. - Quando avrò in mano le duemila sterline che Sir Simon stava per consegnarmi e che per un disgraziato incidente mi sono sfuggite, farò forse una confessione completa. - Ma... la polizia... - La polizia non mi può arrestare a bordo di questo panfilo e nessuno potrà raggiungere il "Tarabacca" finché non avrà gettato l'ancora nelle acque dell'America del Sud. Fergus Hume
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- Ma... può darsi che ci sia un patto di estradizione tra la repubblica d'Indiana e l'Inghilterra. - C'è, infatti. Ma io non ho intenzione di recarmi nell'Indiana, poiché il presidente Gutzman, che è mio amico, è stato esiliato. Dell'immenso patrimonio di Gutzman e del mio non resta che questo panfilo. Io sono venuto in Inghilterra per procurarmi dei capitali. - Mi avevano detto che eravate venuto per comprare delle navi da guerra... - L'ho detto per gettare un po' di polvere negli occhi della gente. Il signor Gutzman aspetta sua figlia e me in un luogo dell'America del Sud di cui non c'è bisogno che vi dica il nome. Di là organizzeremo la spedizione per la scoperta del tesoro di Manco Capac. Ma mi occorre del danaro per quella spedizione. Credo anzi che sarò costretto a domandare a Herries di raddoppiare la somma, perché duemila sterline non mi bastano. E ora andiamo a dormire, signor Gowrie. Domattina vi descriverò il progetto che ho fatto per far venire Herries a bordo. - Ma credevo che fosse già a bordo - osservò Gowrie. - Quando mi ha mandato all'Albergo della Palude per indagare, mi ha detto che nel frattempo si sarebbe recato a Pierside per parlare con la signora Gutzman. La signorina Tedder afferma che la colpevole è lei. - Donna Maria!... Questa è un'orribile menzogna - fece Kyles rosso di collera. - Donna Maria Gutzman non c'entra affatto in questa storia. Quanto a Herries, può darsi benissimo che sia andato a Pierside, soltanto che il "Tarabacca" ha lasciato Pierside stamattina all'alba. Ma quel che mi dite contribuirà a semplificare le cose. Donna Maria lo inviterà a bordo e gli dimostrerà di essere innocente. - Ma voi confessate d'esser colpevole, capitano? - Non ho mai detto di esserlo davvero - rispose asciutto Kyles - avete troppa fretta di concludere, signor Gowrie. - La signora Mountford accusa proprio voi. - Davvero? E voi accusate la signora Narby e la signorina Tedder accusa donna Maria. Quante donne in questa faccenda!... In fin dei conti, chi è colpevole, secondo voi, signor Gowrie? - La signora Narby, ve l'ho detto. - Allora, secondo voi, io sono innocente. - Veramente - disse Gowrie con esitazione - parlate in un modo così strano... Fergus Hume
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- Già - tagliò corto Kyles. - Insomma non sapete nulla, caro signor Gowrie. - Ve l'avevo detto - rispose il vecchio. - La notte del delitto non avete visto nulla nella sala a pianterreno? - Nulla. - E nella notte, quando siete salito al primo piano? - Chi vi ha detto che sono salito al primo piano? Vi trovavate nell'albergo, allora! Siete stato voi a scalare la finestra. - Può darsi - rispose Kyles, - ma rispondete alla mia domanda, ora. Avete udito qualche cosa? - Ho udito il fruscio di una gonna che sfiorava il muro della scala. Kyles tacque un momento. - Questo affare ci riserba ancora parecchie sorprese, signor Gowrie. Quando avrò avuto il danaro, saprete tutta la verità. Intanto scriverete un biglietto ad Herries per fissargli un appuntamento con me per domani sera all'albergo. - Non verrà. - Sì. Spero che abbia abbastanza fiducia in suo suocero per recarsi all'appuntamento. Ecco l'occorrente per scrivere, fate presto. - Ride bene chi ride l'ultimo - brontolò Gowrie mentre scriveva a malincuore il biglietto; - la partita non è ancora chiusa.
22. Un nuovo mistero Come aveva previsto il capitano Kyles, Herries si era recato inutilmente a Pierside, poiché, arrivato in quella città, aveva saputo che il "Tarabacca" era salpato per destinazione ignota, il giovane tornò a Tarhaven, convinto che Kyles e donna Maria avessero lasciato definitivamente l'Inghilterra. Si recò subito dal dottor Browne e gli raccontò la sua delusione, aggiungendo che ogni speranza di trovare la soluzione dell'enigma era ormai perduta. Browne lo consigliò d'aver pazienza e di raggiungere Gowrie all'albergo per vedere se aveva tratto qualche risultato dalle sue indagini. L'indomani Herries pensò di consultare Kind prima di prendere una decisione e si recò al modesto albergo dove il merciaio e sua moglie erano scesi all'inizio del processo. Venne a sapere che i due erano partiti e pensò Fergus Hume
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che Kind non avesse potuto tardare oltre a riprendere il lavoro che per vari giorni aveva trascurato. Per un attimo ebbe l'idea di recarsi al Castello dei Fossi per interrogare Magdalen, ma dopo attenta riflessione decise di aspettare il ritorno di Gowrie, nella speranza che questi avesse fatto qualche scoperta importante. - Ci sono due lettere per te, Jonah - gli disse Elisabeth quando tornò a casa per la colazione, - una è di mio padre e l'altra è di Samuel. La lettera di Kind era brevissima. Il merciaio gli annunciava di aver incontrato quella mattina il capitano Kyles e soggiungeva che quest'ultimo gli aveva dato alcune informazioni che lo obbligavano a partire per Londra. "Tornerò fra due giorni", concludeva la lettera, "e verrò a riferirvi il risultato del mio viaggio." - Dio sia lodato! - fece Herries deponendo la lettera sul tavolo. - Kyles è ancora in Inghilterra. - A Tarhaven, anzi - soggiunse Elisabeth che, appoggiata alla sua spalla, aveva letto la lettera. - Forse il "Tarabacca" è ancorato al porto. - Può darsi. Andrò a vedere. E ora vediamo che cosa scrive tuo padre... Ah! Sembra che abbia scoperto qualche cosa d'importante. Mi prega di andare oggi nel pomeriggio all'Albergo della Palude. - Ah sì!... È strano, però - mormorò Elisabeth che stava guardando distrattamente la busta. - Che cosa? - La lettera non ha il timbro di Desleigh. Herries esaminò a sua volta la busta. - È vero. È stata impostata a Tarhaven. Tuo padre l'avrà data da impostare a qualcuno. - Ma non capisco perché la persona che ha portato la lettera a Tarhaven l'abbia impostata e non l'abbia direttamente consegnata a mano. - Ne domanderò la spiegazione a tuo padre - disse Herries mettendosi in tasca le lettere. - Vuoi darmi l'orario, Elisabeth? Vorrei vedere a che ora c'è un treno. Gli restava ancora un'ora prima della partenza d'un treno da Tarhaven; aveva tempo di far colazione. - Non mi piace che tu torni laggiù, dopo quello che è accaduto - disse Elisabeth inquieta; - la signora Narby è capace di trattarti male. - Sta' tranquilla, cara, la signora Narby non mi mangerà. Inoltre ho modo di domarla. - Come? Fergus Hume
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- La minaccerò di un processo per diffamazione. Non sono affatto sicuro di poterglielo intentare, ma la minaccia le servirà a tenere la lingua a posto. E ora bisogna che vada. Arrivederci, cara. - Arrivederci. Sii prudente. - Oh, sta' tranquilla - la rassicurò Herries stringendola a sé. - Non ho più paura di nulla da quando, vicino a te, so che cos'è la felicità. Al suo arrivo a Desleigh l'aspettava una delusione. Gowrie non c'era all'albergo. - Dov'è andato? - domandò alla nuova domestica che gli aveva dato la notizia. - Non lo so, signore - rispose timidamente la ragazza, - è uscito ieri sera prima di pranzo e non si è più visto. - È strano - mormorò Herries preoccupato e perplesso; - vorrei vedere la signora Narby. - La padrona è andata a Londra a trovare suo figlio. - E suo marito? - È a Londra anche lui, doveva parlare con un tale che vuol comprare l'albergo. - Comprare l'albergo? - Sì, signore. I padroni vanno in America. - Diavolo! - fece Herries perplesso. - Che cosa significa tutto questo? Mi piacerebbe parlarne con Gowrie. Che si sia fatto rapire anche lui come Armour? Stava per andarsene, ma la ragazza lo trattenne. - Sentite, signore, non andate da quella signora? È in salotto che vi aspetta. - Quale signora? - Una signora molto bella. È venuta un'ora fa e mi ha detto che voleva parlare con voi. - Con me? Ma sapete come mi chiamo? - Oh sì, signore, lo so. Ero presente quando vi hanno arrestato. - Va bene, va bene - tagliò corto il giovane che non aveva nessuna voglia di richiamare quei tristi ricordi. - Accompagnatemi dalla signora. Si domandava se la persona che l'aspettava fosse donna Maria Gutzman, o Magdalen Tedder. Era però più incline a credere che si trattasse della cugina. Nel salotto una donna alta e bruna nella quale, dalle descrizioni che gli erano state fatte, egli riconobbe la creola, gli mosse incontro. - Buon giorno, signor Herries - disse in inglese, - non vi aspettavate di trovare me invece di vostro suocero. Fergus Hume
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- Come? Voi sapete che... - So che il signor Gowrie vi ha scritto di venire qua. - Allora sapete anche dov'è in questo momento. - Sì. - Potete dirmelo? - Per il momento no. Più tardi saprete tutto, signor Herries. - Riguardo al delitto? - Sì. Fra poco quel che vi è parso così misterioso sarà chiaro come la luce del giorno. Soltanto... dovrete versare una certa somma... - Questo non mi meraviglia. Quanto? - Quattromila sterline. Hervies scoppiò in una risata. - Quattromila sterline! Dove volete che vada a prenderle? - Non pensateci. Avrete modo di pagarle quando sarete entrato in possesso di certe... informazioni. Ho letto i giornali, signor Herries, e so che sarete erede di vostro zio se adempirete certe clausole. - Ma i giornali non hanno parlato di quelle clausole. - Infatti. Ma qualcuno ce le ha comunicate. - Le ha comunicate a voi e a chi? Parlate al plurale... - Al capitano Kyles e a me. - Sarei indiscreto, signora, se vi domandassi se siete socia del capitano Kyles? Donna Maria rise. - Definitela pure una società la nostra, se credete. Il capitano ed io abbiamo deciso di mettere insieme un patrimonio che ci permetta di sposarci. - Ma mia cugina... Il viso della donna mutò e si fece duro e altero. - Saprete subito quel che penso di vostra cugina, poiché parlerò con la signorina Magdalen Tedder davanti a voi. - Quando? - Fra poco... le ho dato appuntamento in questo albergo. - Perché proprio in questo albergo? - Perché desidero che voi siate presente al colloquio. - Credete che mia cugina sappia qualche cosa del... - Vostra cugina sa molte cose, credetemi; e si è comportata in modo abominevole verso di voi. - È vero. Non bisogna dimenticare però che mia cugina si è vista diseredata. Fergus Hume
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- Stava a lei non farsi diseredare. Perché si è andata a bruciare le ali alla fiamma? - ... Ossia: perché non ha voluto rinunciare al capitano Kyles? E' stata una gran disgrazia per mia cugina, signora, l'essersi innamorata del capitano, soprattutto se, come voi dite, questi non ha nessuna intenzione di sposarla. - Avete un animo molto generoso, signor Herries. - Ho sofferto molto, signora. La sventura mi ha reso indulgente verso gli altri. - Il capitano Kyles ed io vi stimiamo molto, signor Herries, e saremo molto lieti di far sì che veniate in possesso dell'eredità che vi spetta di diritto. - Allora sapete chi ha ucciso mio zio? - Non ancora. Bruce ed io, però, siamo in grado di darvi alcune indicazioni che faciliteranno le vostre indagini. A patto però che, come vi ho detto, voi ci versiate... - State tranquilla, signora. Sono disposto a versare quattromila sterline e anche cinque. Non è una gran somma in confronto a una rendita di cinquantamila. Donna Maria lo guardò per un momento in silenzio, poi d'un tratto scoppiò in pianto. Herries le si avvicinò turbato. - Signora, vi prego... - Se sapeste come mi vergogno di farmi pagare per una cosa che dovrei fare spontaneamente e per semplice scrupolo di coscienza... voi mi considererete certo un'avventuriera. - S'interruppe e si asciugò gli occhi. Non dovete giudicarmi severamente, signor Herries. Sapete forse che io sono figlia di un uomo di Stato che è stato esiliato dal suo paese. Mia madre fu uccisa durante l'insurrezione. Mio padre ed io ci salvammo, grazie al capitano Kyles e al panfilo. - Il "Tarabacca"? - Sì. È tutto quello che resta della ricchezza di mio padre, poiché il nuovo governo ci ha confiscato tutti i beni... Fortunatamente un indiano, che adorava mio padre, gli ha indicato il luogo dove è sepolto il tesoro che fu nascosto in Perù da Manco Capac, il primo che portò la civiltà in quel paese. Ma poiché ci occorreva del danaro per organizzare la spedizione, abbiamo lasciato mio padre a Lima e siamo venuti in Inghilterra per procurarci i fondi necessari, vendendo dei titoli di Stato di Indiana. Ma il nuovo governo ci ha preceduti e non abbiamo potuto realizzare i titoli in Fergus Hume
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questione. Il caso volle che facessimo conoscenza con Sir Simon Tedder. Sperammo nel suo aiuto... * - Ma io credevo che foste venuti ad acquistare delle navi da guerra... - Quello non era che un pretesto; ed è stato il motivo per cui alcuni emissari di Indiana ci hanno seguito, disposti ad attentare alla nostra vita. Noi avevamo promesso a Sir Simon una parte di... Fu interrotta da un grido di donna che veniva dalla sala comune. Herries si alzò d'un balzo e corse a veder che cosa accadeva. Donna Maria lo seguì. Trovarono Magdalen Tedder che si dibatteva fra le braccia dell'agente Armour che l'aveva afferrata. Herries si slanciò verso di loro e con uno strattone allontanò l'agente. - Con che diritto mettete le mani addosso alla signorina? - La signorina? - fece Armour che aveva l'aria di aver bevuto parecchio. - Se è una signorina, mi paghi un'indennità per avermi fatto perdere il posto. - Non badate a quel che dice - balbettò Magdalen, pallida e tremante, aggrappandosi al braccio del cugino. - Sono stato mandato via per quella maledetta faccenda - gridò Armour furibondo, - e la colpa è di quella lì che sa tutto e non vuol parlare. - Non è vero - balbettò Magdalen, tremando. - Non è vero? - protestò l'ex agente indignato. - Osate sostenere che non siete venuta a casa mia mentre ero di servizio e che non avete fatto in modo di farmi denunciare da mia moglie?... La notte stessa del delitto eravate in casa mia e... - Ero venuta a casa vostra per salutare vostra moglie che è stata la mia bambinaia quando ero piccola - disse Magdalen. - A mezzanotte. Voi passeggiate a mezzanotte per le strade di Desleigh e andate a fare le visite a quelle ore? Finitela. Mia moglie mi ha confessato tutto. So che siete stata voi a farmi aggredire da quei marinai. - Non è vero, non è vero. - È verissimo! - tagliò corto Armour con tono imperioso - e volete che vi dica quel che penso? Io sono convinto che è stata lei, sì lei a uccidere suo padre...
23. Una spiegazione Fergus Hume
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Magdalen chiuse gli occhi e vacillò. Sarebbe caduta se Herries non l'avesse sorretta. - Non è vero - disse con un filo di voce. - Non è vero; ma non poté aggiungere altro, perché le forze le mancarono e si abbandonò svenuta tra le braccia del cugino. Il giovane la trasportò nel salotto e l'affidò all'Americana, poi si rivolse ad Armour che continuava a gridare e lo afferrò per il colletto. - Sapete quel che state dicendo? - esclamò scuotendolo con violenza. Ci vuole un bel coraggio ad accusare la signorina di... - Se non è stata lei, chi è stato? - fece Armour calmandosi un poco. Non sarà stato quel tal Herries. - Herries sono io. - Voi? - Precisamente. In quel momento riapparve la domestica di Narby con la signora Armour, che era andata a cercare. La moglie dell'agente si avvicinò incollerita al marito. - Ubriacone che non sei altro! - gridò. - Con che coraggio insulti la signorina? - Ha ucciso suo padre - brontolò Armour, senza gran convinzione, e uscì. - Egli afferma che siete stata voi a dirglielo - spiegò Herries alla signora Armour. - Io? Nemmeno per sogno! Ha saputo, non so come, che la signorina era in casa mia la notte del delitto ed è andato in collera perché gliel'avevo tenuto nascosto. Sono stata così sciocca da confessargli la verità e allora s'è cacciato nella testa l'idea che fosse stata lei a farlo assalire e rapire da quei marinari. - Perché non avete dichiarato all'inchiesta che la signorina Tedder si trovava in casa vostra quella notte? - domandò Herries severamente. - Perché mi aveva pregato di non farlo. Non ne avrei parlato nemmeno a mio marito, se non fosse venuto a saperlo da un'altra fonte. E voi, chi siete? - Sono il cugino della signorina... - Quello che era accusato d'aver ucciso Sir Simon? - fece la signora Armour sorpresa. - Sì. e se mia cugina era qua quella notte... - È innocente, posso giurarglielo, è innocente! - interruppe la donna agitatissima; - non è venuta all'albergo per... Fergus Hume
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- Ah! Allora è venuta all'albergo. - No... sì... volevo dire... Insomma, signore, posso assicurarvi che è innocente e che non dovete credere a mio marito, che è ubriaco e non sa più quel che dice. - Non potete negare però che la signorina Tedder fosse qua nell'albergo la notte in cui fu assassinato suo padre. - Voleva vedere Sir Simon prima che parlasse col capitano, per supplicarlo di non allontanarla dall'uomo che amava - disse la signora Armour asciugandosi gli occhi. - Va bene, signora, verrò da voi più tardi e mi direte quello che sapete. Per ora devo interrogare la signorina. - Dov'è, povera bambina? - Nel salotto, con una signora. Si è sentita male. La signora Armour fece per correre nel salotto, ma Herries la trattenne. - No, signora, accompagnate piuttosto vostro marito a casa e sorvegliatelo. - Va bene, va bene. Ma vi prego, signor Herries - disse la donna giungendo le mani, - non crediate che la signorina sia colpevole. - Io non credo a nulla, voglio soltanto far qualche domanda a mia cugina. Magdalen Tedder si era riavuta e piangeva in silenzio con la testa fra le mani. Quando Herries entrò nel salotto, lui alzò il viso bagnato di lacrime e lo guardò. - Dunque, Magdalen - disse Herries con dolcezza, poiché, suo malgrado, la ragazza gli faceva pena, - hai sentito che cosa dice quell'uomo? Che cosa rispondi? - Nulla... soltanto che volevo un gran bene a mio padre e che la sua morte è stata un immenso dolore per me. - Il dolore però non ti ha resa buona verso di me - non poté fare a meno di rispondere Herries. - Credevo che l'avessi ucciso tu. - In un secondo tempo hai accusato la signora Gutzman; sei molto facile alle accuse. L'Americana ebbe un sussulto. - Ha accusato me? - Sì, e credo infatti che voi siate la colpevole - rispose Magdalen con un'occhiata d'odio. Fergus Hume
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Sembrò che donna Maria stesse per slanciarsi su di lei, ma con un grande sforzo di volontà si trattenne. - Non vale nemmeno la pena di rispondere a un'accusa simile - osservò con un riso sprezzante. - Eravate nelle vicinanze dell'albergo e siete stata voi a far aggredire Armour - insisté Magdalen con rabbia. - Questo è vero e non ho alcuna intenzione di negarlo - rispose l'Americana, come se si trattasse della cosa più naturale del mondo. - Ero col capitano Kyles sul motoscafo che ci ha portati qui da Pierside. Sono rimasta sul fiume ad aspettare il capitano mentre si dirigeva all'appuntamento con Sir Simon. Temevo che qualche emissario della repubblica d'Indiana ronzasse nei dintorni e, vedendo che Kyles non tornava, ho fatto sbarcare i marinai con l'ordine di impadronirsi di qualunque individuo che avessero trovato a gironzolare nei dintorni dell'albergo. Gli uomini trovarono l'agente seduto sotto la finestra della camera di Sir Simon e, credendo che fosse una spia che aspettava il capitano per ucciderlo, s'impadronirono di lui, lo legarono e lo gettarono nel fosso. - A che ora è tornato sul motoscafo il capitano Kyles? - domandò Herries. - Se desiderate altri chiarimenti, domandateli direttamente a Kyles, signor Herries. Io ho detto soltanto quanto poteva far capire alla signorina Tedder che posso raccontare senza paura le mie azioni di quella notte. Meglio per lei se può fare altrettanto. - Io ero dalla signora Armour - disse Magdalen con un lampo d'inquietudine negli occhi. - Tu sei venuta all'albergo quella notte - disse Herries severamente - la signora Armour me lo ha confessato. - Mi ha accompagnata anche lei, non mi avrebbe lasciate uscire sola a quell'ora. - Glielo domanderò - disse Herries sedendosi. - Intanto dimmi tutto quello che hai fatto quella notte. - No - rispose Magdalen con tono ostinato. Stringeva la bocca e la sua fronte infantile era solcata da una ruga profonda. - Va bene, avviserò la polizia. Magdalen fu scossa da un brivido. - Saresti capace di denunciarmi alla polizia? Denunciare una donna, tua cugina! - Hai ragione, ti sei fatta tanto scrupolo tu per accusare me... Fergus Hume
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- Non è la stessa cosa. Tu sei un uomo, sai difenderti. Io sono debole e ho tanti nemici... Gettò un'occhiata d'odio all'Americana. - Lo so, lo so che vi disturbo, perché vorreste sposare Bruce - ribatté questa, - ma non sperateci; Bruce sposerà me. - Non sposerà nessuno, perché andrà in prigione. - Ah, davvero? Vi proponete di denunciarlo? Vi faccio i miei complimenti per la profondità del vostro amore, signorina. - Prima di tutto Bruce vuol bene a me e non a lei. - Bruce non può voler bene a una ragazza sciocca e cattiva come voi. D'altra parte, partiremo tra poco per l'America, lui ed io. Magdalen balzò in piedi. - Non lo lascerò partire! Lo denuncerò alla polizia. Io... Herries si accorse che la ragazza stava per avere una crisi di nervi, la prese per un braccio e la scosse energicamente. - Ti prego, per l'ultima volta, di star quieta e di dirmi quello che sai. - No. - Allora, peggio per te. Ci penserà la polizia a farti parlare. La ragazza fece per lanciarsi verso la porta, ma Herries la trattenne. Mettiti a sedere. Hai torto a non aver fiducia in me, Magdalen. Nonostante tutto, sono forse ancora l'unico amico che tu abbia. - Dio mio, come sono disgraziata... ho perduto mio padre, il mio danaro e... - E l'uomo che volevo portar via a un'altra - completò l'americana ironicamente. - Io non sapevo... - Sapevate benissimo che Bruce doveva sposare me, perché vi avevo avvertita, cara signorina. Ma avevate fatto quanto avete potuto per portarmelo via. Soltanto che Bruce vi ha fatto credere di amarvi, per farsi dare del danaro da Sir Simon. Vostro padre, però, non voleva saperne, di quel matrimonio: ha avvertito Bruce di avervi diseredata e gli ha dato appuntamento in questo albergo offrendogli una somma di danaro se acconsentiva a rinunciare a voi... a voi che lui non voleva... Bruce ha chiesto duemila sterline, ecco perché vostro padre aveva con sé quella somma. Disgraziatamente quella notte Sir Simon è stato assassinato... - ... da Kyles - interruppe Magdalen cieca di collera. - Non è vero. Se Bruce avesse ucciso Sir Simon, avrebbe preso il danaro Fergus Hume
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e sarebbe fuggito. - L'ho visto io il capitano Kyles, qua - fece Magdalen. - L'ho già detto che c'era - osservò l'americana tranquillamente, - ma voi come avete fatto a vederlo? - Kyles mi aveva messo al corrente delle intenzioni di mio padre e dell'appuntamento che aveva con lui. Ho preso un treno e sono venuta a Desleigh. Non osavo venire sola all'albergo; sono andata a cercare la mia antica bambinaia che conosceva la signora Narby e l'ho pregata di accompagnarmi qua. Siamo arrivate insieme fino all'albergo e abbiamo visto il capitano Kyles sotto la finestra della camera di papà. Perché non ci scorgesse abbiamo girato intorno alla casa. La signora Armour ha bussato a una finestra e la signora Narby è venuta ad aprirci la porta posteriore dell'albergo. Non voleva lasciarci entrare, ma io le ho dato venti sterline ch'erano tutto quanto avevo con me e allora s'è decisa. Ho salito la scala al buio e ho scorto una striscia luminosa sotto la porta della stanza più lontana. Nella stanza più vicina, che era completamente buia, doveva esserci qualcuno, perché ho sentito un respiro pesante. - E dopo che cos'hai visto? - domandò Herries. - Niente. Ho avuto paura e sono scesa più in fretta che ho potuto. La signora Armour mi ha accompagnata a casa sua. Ho dormito da lei, poiché suo marito era assente e sono tornata a casa col primo treno della mattina. - E quando hai saputo che tuo padre era stato assassinato, che cosa hai pensato? - Ho creduto che il capitano Kyles avesse avuto una discussione con lui, che avesse perduto la testa e l'avesse ucciso. - Allora lo sapevi che io non ero colpevole! - esclamò Herries. - Quella notte non sapevo neanche che tu fossi nell'albergo. Quando ho saputo che eri stato arrestato e che c'erano tante prove contro di te, ho pensato che ti avrebbero condannato in ogni modo e, poiché volevo salvare Bruce... - Basta! - disse Herries disgustato. - Insomma eri disposta a far condannare a morte un innocente per poter sposare l'uomo che aveva ucciso tuo padre. - Bruce non ha ucciso Sir Simon - intervenne donna Maria, - sono venuta qua per pregarvi di venire a bordo del "Tarabacca", signor Herries. Ho molte cose da spiegarvi. - Il capitano Kyles è a bordo? Fergus Hume
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- Sì. Vi aspetta, e credo che lui e io potremo aiutarvi ad entrare in possesso dell'eredità. - Posso accompagnare mio cugino? - domandò improvvisamente Magdalen. - No. Non abbiamo bisogno di voi. - In tal caso andrò direttamente al posto di polizia di Tarhaven e dirò tutto quello che so e che concerne il capitano Kyles. - Non verrete egualmente. - Sì, verrà - dichiarò Herries in tono imperioso, - voglio che la signorina sia presente alla conclusione di questa faccenda. Se mia cugina non viene con me, io rifiuto di recarmi sul panfilo. - Va bene - rispose l'americana scrollando le spalle. - Quando devo venire? - Penserà Kyles a farvelo sapere - rispose donna Maria. E se ne andò.
24. Una notizia stupefacente Herries accompagnò Magdalen al castello. La ragazza non disse parola per tutto il viaggio. Lui rifletteva. Gli sembrava impossibile avere amato quella ragazza sciocca e cattiva, che gli sedeva di fronte, col viso duro e chiuso, e che sembrava rendere responsabile l'universo dell'infelicità che si era creata da sola. Al castello li ricevette la signora Mountford che, vedendo Magdalen così pallida e disfatta, si affrettò ad accompagnarla in camera sua obbligandola a mettersi a letto. - Sapevo che Magdalen si era recata all'Albergo della Palude per parlare con la signora Gutzman - disse ad Herries quando ridiscese nel salotto - ma non credevo che ci foste anche voi, signor Herries. - Io ero andato a cercare Gowrie, non l'ho trovato, ma ho trovato donna Maria Gutzman. Magdalen si è messa nei guai. - A causa di quella donna? - No, si tratta di una cosa più grave. L'agente Armour dichiara che Magdalen era a Desleigh la notte del delitto. La signora Mountford impallidì. - Ma non è vero. Non gli avrete creduto, spero. Fergus Hume
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- Lasciate andare, signora. Magdalen ha confessato tutto. - Signor Herries, devo confidarvi una cosa che forse vi spiegherà perché Magdalen si è comportata in modo così irragionevole. Quella povera ragazza non ha la testa a posto. - È pazza, secondo lei? - No. Ma, come sapete, sua madre era una donna eccessivamente frivola ed egoista; Magdalen ha ereditato quell'egoismo che però in lei ha assunto la forma di un vero e proprio squilibrio. Quando Magdalen vuole ottenere qualche cosa è capace di commettere qualunque cattiva azione per riuscire nel suo intento. Sir Simon l'aveva capito e ne soffriva; per questo l'aveva affidata a me. - Ho osservato infatti che voi avete molto ascendente su Magdalen. - L'ascendente che può avere un carattere forte su un carattere debole. Da qualche tempo in qua, però, è molto difficile guidarla. Ad esempio; quella notte è scappata a Desleigh a mia insaputa. Vi confesserò anche che ho avuto molta paura perché sapevo che se fosse sorta una disputa con suo padre... - Sarebbe stata capace di ucciderlo? - A sangue freddo no certo. Ma ha tali accessi di collera che le accade di non aver coscienza di quello che fa. L'amore per il capitano Kyles le ha fatto perder la testa completamente e credo che non esiterebbe davanti a nulla pur di non perderlo. Avete sperimentato di persona, signor Herries, che non avrebbe esitato a sacrificarvi. - Non esita a sacrificare nessuno - rispose Herries. - Ora accusa la signora Gutzman. - La signora Gutzman è forse più colpevole di quanto voi non crediate, poiché se Kyles è l'assassino, lei deve esserne complice. - Le mosse di quei due sono molto sospette, infatti - riconobbe Herries, nondimeno, dato che Kyles era disposto a rinunciare a Magdalen per la quale non nutriva nessun affetto, e dato che Sir Simon era disposto a pagargli la somma richiesta, non capisco quale avrebbe potuto essere il movente del delitto. - È giusto. Che cosa dice il capitano Kyles? - Non l'ho ancora visto. Credo che lo vedrò domani a bordo del "Tarabacca" che è all'ancora nel porto di Tarhaven. Magdalen verrà con me. La signora Mountford balzò in piedi. - Per l'amor di Dio, non lasciatela Fergus Hume
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venire. Se s'incontra a faccia a faccia col capitano Kyles, non so quel che potrebbe accadere. - Non abbiate paura, signora, la terrò d'occhio - rispose Herries, il quale pensava che un confronto fra il capitano e la cugina sarebbe servito ad illuminarlo su molte cose. - Spero che Kyles possa dirmi chi è l'autore del delitto. Questa sera vedrò di farmi anticipare da Ritson le quattromila sterline che chiede. - Quell'uomo non merita che gli si dia del danaro. - Sono della vostra opinione, signora. Ma quando non c'è scelta, si agisce come si può. E poiché Kyles è l'unico che possa fornirmi la chiave dell'enigma, non posso fare a meno di dargli quanto pretende. - Ma allora dovrà confessare - disse ostinata la signora Mountford. - Ad ogni buon conto ho intenzione di avvertire l'ispettore Trent che mi recherò a bordo del panfilo. Potrà così raggiungermi dopo un certo tempo per darmi una mano se sarà necessario. Ma se Kyles è in grado di dimostrarmi la sua innocenza e dirmi il nome del vero colpevole, non potrò esimermi dal dargli la somma che chiede. - Credo che abbiate ragione; la vostra è una tattica ottima. Oh, signor Herries, - soggiunse tendendo una mano al giovane - vi confesserò che sono contenta che il patrimonio di Sir Simon passi nelle vostre mani. Se Magdalen avesse ereditato tutto, chissà quante sciocchezze avrebbe commesso. Io avrei perduto ogni influenza su di lei; e Magdalen avrebbe dilapidato il patrimonio in quattro e quattr'otto e sarebbe andata a finire al manicomio. - Ma credete davvero che sia pazza? - Non del tutto. Ma ci sono dei giorni in cui credo che lo sia davvero. A mio parere quelli che sono per ora semplici sintomi di squilibrio mentale, possono dar luogo, da un momento all'altro, a una crisi definitiva. Magdalen ha bisogno d'essere sorvegliata. Con la piccola rendita che avrà, io potrò accompagnarla all'estero e far sì che conduca la vita calma e ritirata che si addice alle sue condizioni. - Io aumenterò quella piccola rendita, - disse Herries con bontà; - avete un animo buono, signora Mountford. - Ho sofferto molto - rispose la donna tristemente; - quando sarete ricco, signor Herries, non dimenticate quello che avete sofferto e pensate a coloro che soffrono ancora. - Non dimenticherò, signora - rispose Herries gravemente. Fergus Hume
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Mentre, uscito dal castello, tornava tranquillamente verso Tarhaven, il giovane pensava che quanto la signora Mountford aveva detto sullo stato mentale di Magdalen non lo sorprendeva particolarmente. A varie riprese, a Edimburgo, due anni addietro, era stato colpito dalle stranezze della ragazza e dalla sua durezza di cuore verso il prossimo. Ma a quel tempo il sentimento che la giovane gli ispirava lo aveva accecato. Dopo essere passato a casa di Browne per mettere al corrente l'amico è la moglie di quanto era avvenuto, Herries si recò dal notaio per procurarsi il danaro. - Secondo me, il colpevole è Kyles - osservò Ritson. - Perché volete dargli del denaro? - Perché se non glielo do, non dirà nulla. Prenderò le mie precauzioni per farlo arrestare nel caso in cui ciò che racconterà non mi convinca. In ogni modo io gli sborserò subito la somma richiesta. Se l'arrestano, il danaro tornerà a me. In caso contrario, sarà una somma spesa bene. Siete disposto a correre questo rischio? - Certo - rispose il notaio; - le garanzie che mi offrite sono sufficienti. - Vi prego di riflettere, Ritson. Sapete che se non scopro la verità, non avrò un soldo e non potrò rimborsarvi la somma. - La verità dovrete scoprirla, presto o tardi. In ogni modo, sono disposto a correre questo rischio. Spero che sapete ricompersarmi, a suo tempo, Herries. - Naturalmente. Quanto volete? - Rifletterò. State tranquillo, però, che non ho intenzione di scorticarvi. Tengo troppo ad avervi come cliente. - Potete contarci. Siete sempre stato molto gentile con me. Allora potete darmi senz'altro la somma, in oro, s'intende? - Sarebbe meglio che vi facessi un assegno. - Ma Kyles non accetterà un assegno. Avrebbe paura che venga bloccato. - Volete delle banconote? - Sarebbe la stessa cosa. Kyles è un tipo diffidente, credo che accetterà soltanto la somma totale in oro. - Va bene - sospirò Ritson. - A proposito, credete veramente che Kyles sia colpevole? - No, ma mi sembra che voi ne siate convinto. - Lo sono un po' meno, ora. Non mi avete detto che vostro suocero è sul panfilo? Fergus Hume
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- Non ne sono affatto sicuro; lo suppongo. - Vedete, se Gowrie è sul panfilo, è perché conta di fuggire. Non mi meraviglierei che l'assassino fosse lui. Herries arrossì violentemente. Il pensiero del disonore che sarebbe ricaduto su Elisabeth se l'ipotesi del notaio era giusta, gli strinse il cuore. - Ragion di più perché io vada a vedere Kyles sul panfilo e gli paghi le quattromila sterline. Gli porrò come condizione di condurre Gowrie nell'America del Sud - disse risolutamente. - Questo cambia molto l'aspetto delle cose e credo che non avvertirò affatto Trent come avevo deciso di fare. Ma Ritson non la pensava come lui. Sapeva che se Gowrie era colpevole, la cosa doveva venire alla luce in ogni modo, se non altro perché Herries potesse entrare in possesso dell'eredità. Non era disposto, per qualche considerazione di natura sentimentale, a perdere le sue quattromila sterline. Se Gowrie era colpevole, doveva venire arrestato. Herries non sospettò che Ritson progettasse un tradimento, ma dormì malissimo quella notte. Le parole del notaio non gli uscivano di mente. Nondimeno si guardò bene dal comunicare le sue apprensioni alla moglie. Il giorno dopo aspettò invano notizie di Kyles. Sapeva che il "Tarabacca" era all'ancora a un quarto di miglio dalla riva e si recò al porto per osservarlo con un cannocchiale. Per un momento ebbe l'idea di prendere una barca e di andare fino al panfilo, ma rifletté che non sarebbe stata una cosa prudente. Mentre rimaneva indeciso, sulla banchina, il motoscafo si staccò dal "Tarabacca" e il giovane vi scorse dentro una signora. Immaginò che si trattasse di donna Maria Gutzman e quando la barca fu vicina alla riva, agitò la mano per attrarre l'attenzione. L'Americana lo riconobbe e diede ordine ai marinai che manovrarono in modo da accostare alla banchina, a pochi passi da Herries. - Non ho tempo di fermarmi, signor Herries - disse al giovane che le moveva incontro - leggete questa lettera. Gli porse una busta, e, subito dopo, il motoscafo si allontanò. Herries era atteso a bordo del "Tarabacca" la sera stessa alle otto, diceva il biglietto. Il giovane tornò in città e si recò dal notaio per avvertirlo che gli occorrevano subito le quattromila sterline. Ritson si provvide della somma, poi andò a trovare l'ispettore Trent per mettersi d'accordo con lui riguardo all'eventuale arresto di Michael Gowrie. L'ispettore aveva in mano un telegramma e sembrava agitatissimo. Fergus Hume
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- Avete fatto bene a venire - esclamò precipitandosi verso Ritson, - siete il notaio di Sir Simon ed è giusto che siate avvertito per primo. - Di che cosa? - Un uomo ha presentato una delle banconote rubate a Sir Simon. Prima che riuscissero ad arrestarlo, si è dileguato e tutta la polizia è sulle sue tracce. È... - l'ispettore fece una breve pausa, poi soggiunse con voce grave: - È Pope Narby!
25. Il racconto del capitano Kyles Quella sera, alle sette e mezzo, Herries si trovava con sua cugina sulla gettata del porto di pesca situato nella parte bassa della città. Erano tutti e due accuratamente imbacuccati, poiché la sera era fredda. Magdalen aveva gli occhi fissi sulla lanterna verde che segnava la posizione del "Tarabacca" e che il mare grosso sballottava. Soffiava un vento terribile che sospingeva incessantemente davanti alla luna dei nuvoloni minacciosi. La prospettiva d'imbarcarsi con un tempo simile faceva rabbrividire la ragazza e soltanto il suo amore per Kyles le dava il coraggio di rimanere. Nella sua testolina, però, dovevano vagare delle strane idee, perché ogni tanto gettava al cugino delle occhiate tutt'altro che rassicuranti. Herries era troppo preoccupato per accorgersene; guardava ansiosamente in direzione della città, in attesa di Ritson che non arrivava. Poco dopo, però, un vettura venne a fermarsi vicino alla banchina; ne discese Ritson, avvolto anche lui in una grossa pelliccia, poiché era deciso ad assistere al colloquio. Due uomini che erano con lui deposero in una barca attraccata alla banchina una cassa di legno. I due giovani e il notaio presero posto nella barca e i due battellieri diedero mano ai remi. - C'è tutto? - domandò Herries indicando la cassa. - Il piombo? - fece Ritson con aria ingenua. - Volete dire se ci sono tutti i sigilli di piombo? - Certo - rispose Herries che aveva capito. - Che sigilli? - domandò Magdalen voltandosi a guardare. - Certi sigilli ufficiali destinati alla repubblica d'Indiana e che devono venir consegnati al capitano Kyles - s'affrettò a spiegare Ritson. - Ma credevo che non avesse diritto di tornare nel territorio d'Indiana. Fergus Hume
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- Tutto è accomodato. Domani Kyles salperà per l'Indiana, con donna Maria Gutzman - rispose Ritson deciso a mentire. - Vedremo... - disse Magdalen tra i denti, e gettò a Herries un'altra occhiata che avrebbe dovuto persuaderlo a stare in guardia, ma che lui non osservò. Da quel momento non parlarono più. Herries pensava a Gowrie. Sarebbe stato molto più inquieto se avesse saputo che Ritson si era accordato con l'ispettore e che la polizia avrebbe fatto irruzione sul "Tarabacca", fra le nove e le dieci. Il notaio dal canto suo si domandava se dovesse o no comunicare a Herries quel che gli aveva detto l'ispettore Trent a proposito di Pope Narby. Era ormai convinto che il colpevole fosse Pope e pensava che fosse una pazzia portare a Kyles quattromila sterline d'oro per farsi dire una cosa che si sapeva già. Quanto a Magdalen, continuava a rimuginare i suoi cupi pensieri. "Se potessi allontanare Brace da quella donna... ma dovrei avere il danaro." - Ci saremo tra poco? - domandò a un certo punto. Herries annuì. Erano a pochi metri dal panfilo. In quel momento il motoscafo uscì dall'ombra proiettata dalla nave e partì a tutta velocità in direzione del fiume. - Come fila! - esclamò Herries. - Altro che! - esclamò uno dei barcaioli seguendo con l'occhio il canotto che fendeva l'acqua e alzava due ali di spuma, candide sotto la luna. - È un mese che fa la spola fra Tarhaven e Pierside. È come il panfilo; non è facile raggiungere imbarcazioni come quelle. - Il panfilo è molto veloce? - Un mio amico conosce uno dei meccanici che gli ha detto che è imbattibile. Herries si morse le labbra. Kyles era un uomo senza scrupoli e, con un battello così veloce, sarebbe stato capace di tenerlo prigioniero per chiedere un riscatto superiore alle quattromila sterline. Ma il dado era tratto e non era più il caso d'indietreggiare. Pochi minuti dopo, la barca accostava lo yacht. Kyles, che li aspettava, fece gettar giù una scala di corda. Herries, abituato da tempo agli esercizi di quel genere, si arrampicò come un gatto. Ritson lo seguì con molta fatica, poiché le oscillazioni della scala lo spaventavano terribilmente. Ultima salì Magdalen, aiutata dai barcaioli. Kyles che non si era mostrato sorpreso vedendo il notaio, fece un vivo movimento di contrarietà quando Fergus Hume
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si accorse che c'era una donna con loro. - Avete portato vostra moglie con voi, Herries? - domandò. - No, è mia cugina. - Vostra cugina? - esclamò Kyles costernato. Magdalen, mettendo piede sul ponte, gli tese la mano. - Buona sera, capitano Kyles - disse in tono cerimonioso. - È molto tempo che non ci vediamo. - Che cosa siete venuta a fare qua? - balbettò Kyles. - A salutarvi - rispose Magdalen con una risata beffarda. Kyles le voltò le spalle e si mise a osservare la pesante cassa che i barcaioli, aiutati dai marinai del panfilo, avevano issato sul ponte, poi si affacciò al parapetto. - Ehi, voi due, restate sulla barca - gridò ai battellieri che erano ridiscesi. - Non lasciate salire a bordo i barcaioli - soggiunse poi rivolto ai suoi uomini. - Sapete quel che dovete fare quando torna il motoscafo. Si rivolse ai visitatori e li invitò a scendere sottocoperta dove due marinai avevano già deposto la cassa. Quando Herries varcò la soglia del salotto, rimase di stucco. Seduto in una comoda poltrona, Gowrie sorseggiava lentamente il suo whisky e fumava la pipa emettendo enormi boccate di fumo. - Cosa diavolo fate qua? - domandò Herries. - L'ho fatto prigioniero - spiegò Kyles. - Accomodatevi, signorina Tedder. - Signorina Tedder! - ripeté Magdalen con tono di rimprovero. Il viso abbronzato dell'avventuriero si cosparse di un lieve rossore. - Parleremo di questo quando l'affare con questi signori sarà concluso disse duramente. - In ogni modo potete chiamarmi Magdalen. - Certo, Magdalen - fece Kyles un po' ironico. - E che cosa venite a fare, Magdalen? Il panfilo è mio e io non vi ho invitato - disse una voce. Donna Maria Gutzman, con un meraviglioso vestito da sera che lasciava scoperte le sue spalle superbe, era in piedi sulla soglia del salotto e fissava con aria insolente la signorina Tedder. - Sono stato io a condurla con me, signora - intervenne Herries con fermezza, - vi avevo detto fin da ieri che desideravo che mia cugina assistesse a questo colloquio. Le due donne si gettarono uno sguardo di sfida, poi fissarono Kyles che Fergus Hume
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sembrava molto a disagio. Seguì un silenzio interrotto da un'esclamazione di Herries. Aveva macchinalmente abbassato gli occhi sul tavolo e aveva letto distrattamente il testo di un telegramma che vi si trovava, aperto. - Scusate, Kyles. Ho letto questo telegramma per pura distrazione. Ma vedo che è Kind che vi telegrafa. - Infatti, come vedete, mi dice che Pope Narby ha presentato in pagamento una delle banconote rubate a Sir Simon, ma non sono riusciti ad arrestarlo. Kind suppone che sia ripartito subito con sua madre e che sia tornato all'Albergo della Palude. - Kind era andato a Londra per questo? - Sì, l'ho incontrato ieri, a terra, e gli ho dato le mie istruzioni. - Ah sì? - fece Herries che non credeva alle proprie orecchie. - E le ha seguite? - Come vede... - disse Kyles indicando il telegramma. Ritson prese in mano il foglietto e osservò l'ora dell'arrivo. - Siete stato avvisato prima dell'ispettore Trent - osservò. - Guarda guarda, allora la polizia è già stata avvertita. Avevo detto a Kind di comunicare la notizia a Londra sapendo che sarebbe stata trasmessa subito a Tarhaven. Mi dispiace soltanto una cosa: che Pope Narby sia riuscito a fuggire. Herries si passò una mano sulla fronte. - Non ci capisco niente mormorò; - allora Pope Narby è l'assassino? - Non è ancora detto - rispose Kyles sorridendo. - Secondo me, è stata quella strega di sua madre - dichiarò Gowrie. - Un momento - interruppe Kyles impaziente. - Se continuiamo così, non concludiamo nulla. Signor Gowrie, raccontate quanto è avvenuto all'albergo. Io continuerò quando voi dovrete interrompervi. Gowrie gli rispose con un sorriso benevolo. Era tutto contento d'esser messo in primo piano e prolungò più che poté il racconto con particolari e digressioni inutili. Quando s'interruppe, Kyles cominciò: - Avevo saputo da donna Maria Gutzman che la signora Narby era partita per Londra e mi sono fatto dare il suo indirizzo dalla domestica dell'albergo. Mi recai a terra con una delle banconote che avevo trovato nella cassetta. Era mia intenzione di venire da voi, Herries, per mettermi d'accordo, ma il caso volle che incontrassi Kind sulla banchina e allora mi rivolsi a lui. Acconsentì a recarsi a Londra e a consegnare la banconota a Fergus Hume
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Pope Narby facendo il possibile per convincerlo a spenderla, avvertendo nel frattempo la polizia. Pope non sapeva che la banconota era una di quelle rubate a Sir Simon. Evidentemente la signora Narby si era recata a Londra per avvisarlo che la cassetta era stata portata via, ma il ragazzo non poteva sapere che il biglietto di banca datogli da Kind fosse uno di quelli trafugati. Kind gli fece credere che la signora Gutzman avesse una grande ammirazione per i poeti e volesse fargli un regalo a titolo d'incoraggiamento. Era un biglietto da cinquanta sterline e Pope, che come al solito, era a corto di danaro, si affrettò a cambiarlo. Kind lo seguì nel negozio in cui era entrato e, dichiarando che quella banconota era stata rubata a Sir Simon, la notte dell'assassinio, disse al proprietario del negozio di far arrestare Pope. - Ma poiché il biglietto gli era stato dato da Kind... - Oh, Kind sarebbe stato in grado di spiegare la cosa in un secondo tempo. Per il momento, la cosa urgente era far arrestare il ragazzo. Ma Pope non perdette la bussola e riuscì a svignarsela. Quando arrivò la polizia, era già lontano. Come vedete da questo telegramma, Kind è convinto che madre e figlio si siano recati all'Albergo della Palude. Senza dubbio hanno intenzione di prendere in fretta un po' di roba e fuggire. - Ma tutto questo non dimostra affatto che Pope e sua madre siano colpevoli, al contrario. - Se non ci fornite delle prove concrete non avrete le quattromila sterline - intervenne Ritson. - Le avrò prima di mezzanotte - rispose Kyles guardando l'orologio, poiché a mezzanotte ho intenzione di partire per... mettiamo per l'Indiana. Non ho voglia che mi mettiate la polizia alle calcagna, signor Ritson, mi fido di Herries, ma di voi... E ora vediamo questa cassa col danaro. - La cassa non si tocca se... - fece Ritson. - Apritela e mostrate quel che c'è dentro - disse Kyles ai due uomini, potreste anche giocarmi un brutto tiro. - Avete detto in questo momento che vi fidate di me - gli fece osservare Herries. - Sì, ma ho soggiunto che non mi fido di questo signor notaio. Vado a prendere un martello e uno scalpello. E uscì precipitosamente. Tornò un momento dopo e, quando, aperta la cassa, vide i rotoli d'oro, sollevò un'altra obiezione. - Vedo che c'è una certa somma, infatti; nulla mi prova però che siano Fergus Hume
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quattromila sterline. - Contate - rispose Ritson, laconico. - Sarebbe una cosa troppo lunga. Signor Herries, volete darmi la vostra parola che in questa cassa ci sono quattromila sterline? - Sì, poiché Ritson lo afferma. - Allora, voi non siete sicuro che... Ascoltate... Tacque e alzò la mano per far cenno agli altri di tacere. Si udì l'urlo lacerante di una sirena lanciato da qualche vapore che passava. Kyles uscì correndo dalla cabina e Ritson riabbassò il coperchio della cassa domandandosi se la polizia sarebbe arrivata prima che fossero state fatte le attese rivelazioni. I presenti si guardarono in faccia, pallidi e ansiosi. Cinque minuti dopo riapparve Kyles che teneva per un braccio un giovanotto allampanato, livido e disfatto, che vacillava e che si lasciò cadere subito su una sedia. - Signori - disse Kyles, - permettete che vi presenti Pope Narby. Come prevedevo, sua madre e lui sono tornati all'Albergo della Palude per preparare la fuga. Ho mandato loro incontro il motoscafo e sono venuti a rifugiarsi sul panfilo, a bordo del quale li condurrò nell'America del Sud. Vi annuncio, Herries, che questo giovanotto è l'assassino di vostro zio. - No, no! - gridò una voce acuta. - Sono stata io! - E la signora Narby, come una lepre inseguita, si precipitò nella cabina.
26. Il principio della fine Di tutti i presenti, Ritson e Herries sembravano i soli a stupirsi della dichiarazione della donna. Gowrie, coi gomiti sul tavolo e la pipa in bocca, sembrava divertirsi un mondo. - Ah, ah! - esclamò. - Finalmente! Doveva finir così. - Gowrie! - esclamò Herries balzando in piedi. - Voi sapevate tutto fin dal principio. - No, no, non cercare di compromettermi. Avevo dei sospetti, ma non su di lei. - E voi, capitano Kyles? - fece Herries rivolgendosi all'avventuriero. - Sono stata io a tagliare la gola al vecchio - proseguì ansante l'albergatrice - il mio povero Pope non è capace di far male a una mosca. Fergus Hume
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Io volevo il danaro per darlo a mio figlio che doveva diventare un grand'uomo. Sono stata io, io, io! - ripeté la donna stringendo fra le braccia suo figlio. - Guarda un po' a che cosa può condurre l'amore materno - fece filosoficamente Gowrie. - Eppure io sono sicuro che l'assassino è Pope - intervenne Kyles. - E io - esclamò Magdalen che non aveva ancora aperto bocca - sono convinta che l'assassino è Bruce Kyles. L'americana si protese verso di lei. - Se lo ripetete ancora una volta, vi faccio buttare fuori bordo. Bruce - soggiunse rivolgendosi imperiosamente all'avventuriero, - racconta quel che avvenne quella notte. Herries sa tutto, sa perché siamo venuti in Inghilterra e sa che Sir Simon voleva darti del danaro, perché tu rinunciassi a quella ragazza. - Rinunciare! Non rappresentava una gran fatica, poiché non avevo alcuna intenzione di sposarla. - Non è vero - intervenne Magdalen, - se non fossi povera, mi sposerebbe. - Va bene - disse Herries. - Capitano, se desiderate sposare la signorina Tedder, io sono disposto a cedere a mia cugina venticinquemila sterline di rendita. - Bruce! - esclamò Magdalen tendendo le braccia verso Kyles, acconsenti? - Bruce! - esclamò donna Maria. - Mi hai promesso... Kyles le fece tacere con un gesto. Era pallidissimo. - Io resto fedele al mio solo e unico amore, Maria Gutzman. Ho quattromila sterline che mi permetteranno di ritrovare il tesoro e il tesoro rappresenta cinque milioni. Allora... ma questo non c'entra... Herries lo interruppe sdegnosamente. - Sbrigatevi a dirci quello che avete da dirci, Kyles, il resto non ci interessa. Kyles arrossì a quel tono quasi offensivo e fu per slanciarsi contro Herries, ma si dominò. - Sir Simon mi aveva proposto un'indennizzo di mille sterline se rinunciavo a sua figlia. Io rifiutai e ne chiesi duemila. Allora egli prese delle nuove decisioni. Rifece il testamento diseredando Magdalen e lasciando tutto il suo patrimonio a voi, Herries, a condizione che scopriste il suo assassino. - Non ho mai capito perché avesse paura di essere assassinato. Fergus Hume
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- Perché doveva avere un appuntamento con me, in quel piccolo albergo di paese e temeva che io lo uccidessi, o in un momento di collera, o premeditatamente, per liberarmi di lui e poter sposare Magdalen. - Ho capito - disse Herries, - voleva esser sicuro, nel caso in cui voi lo aveste ucciso, che il suo assassino non potesse, sposando Magdalen, godere del suo patrimonio. - Proprio così. È inutile che dica che non avevo nemmeno lontanamente l'intenzione di ucciderlo. Poiché non potevo stabilire l'ora esatta in cui mi sarei recato all'albergo, Sir Simon mi disse che avrebbe messo un segnale alla finestra per indicarmi la sua camera, in modo che io potessi salire dalla finestra stessa o entrare dalla porta che egli mi avrebbe aperto a tarda ora, quando tutti fossero andati a letto. - Non capisco il perché di tante precauzioni - fece Herries. - Non dovete dimenticare che io ero sotto la sorveglianza di emissari della repubblica di Indiana e sotto la minaccia costante di essere assassinato. Questa fu la ragione per cui non volli fissare a Sir Simon un'ora precisa per l'appuntamento. Quando scesi dal motoscafo, lasciando donna Maria Guzman ad aspettarmi... - Che ora era? - Mezzanotte passata. Mi diressi all'albergo attraverso la pioggia e la nebbia, col revolver in pugno. Avvicinandomi riconobbi il segnale di Sir Simon. - Ti ho visto... ti ho visto! - esclamò Magdalen. - Me ne sono reso conto, dato quello che è avvenuto poi. - L'ho fatto per te - disse Magdalen gettando un'occhiata a Herries. - Che cosa? - domandò questi. - Lo saprete tra poco, se mi lasciate continuare il racconto - fece Kyles. Si fa tardi e io vorrei partire il più presto possibile. Dunque mi arrampicai sino alla finestra che Sir Simon aveva lasciata aperta; poiché non sono pesante, mi fu facile salire lungo il graticcio ed entrare nella camera. Meravigliato di non trovare Sir Simon ad aspettarmi, lo chiamai sottovoce e, poiché non rispondeva, girai intorno alla toletta ch'era davanti alla finestra e mi avvicinai al letto... - La camera era illuminata? - domandò Ritson. - C'era soltanto la candela di cui Sir Simon s'era servito come segnale, ma bastò perché io potessi vedere, con indescrivibile orrore, che Sir Simon era disteso sul letto con la gola tagliata. Sulla tavola c'era un portafoglio, Fergus Hume
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un rasoio e alcune carte. Mi fu impossibile trovare il danaro, se l'avessi trovato mi sarei allontanato silenziosamente come ero venuto. D'un tratto udii dei passi che s'avvicinavano e mi nascosi dietro le tendine del letto. La porta s'aprì pian piano e quest'individuo - indicò Pope che fu scosso da un brivido - entrò in punta di piedi. Aveva in mano un panno col quale si deterse le dita insanguinate, dopo di che esaminò anch'egli il portafoglio. Allora uscii dal mio nascondiglio e gli saltai alla gola. Sembrò sul punto di svenire. - Mi faceva male... - balbettò Pope con voce appena intelligibile. La madre gli passò un braccio attorno alle spalle e lo strinse di nuovo a sé. - Se il danaro fosse stato nelle mie mani, ti avrei strangolato - disse ferocemente Kyles, - non meritavi di meglio, assassino. - Vi ho detto che sono stata io... - esclamò la signora Narby, come se recitasse una lezione imparata a memoria. - Posso provare che non è vero. Pope mi confessò tutto. Mi disse che era stato tentato dall'oro e dalle banconote che aveva visto nelle mani di Sir Simon nel salotto. Un po' dopo mezzanotte era salito nella camera del milionario, gli aveva tagliato la gola e, dopo aver vuotato il portafoglio, aveva portato la refurtiva in camera sua, al pianterreno. Quando lo sorpresi veniva ad assicurarsi di non aver dimenticato nulla. Mi disse che voi, Herries, dormivate nella camera vicina ed eravate nipote del vecchio. - Come lo sapeva? - Aveva sentito fare il vostro nome da Gowrie. - Ma durante la conversazione con Gowrie io non ho detto di essere nipote di Sir Simon. - Vi spiegherò poi... ora lasciatemi continuare il racconto. Promisi a Pope di non denunciarlo se mi consegnava il danaro. E a quella condizione lo lasciai andare. Ma non tornò più. Io aspettai, aspettai in quella camera lugubre, senz'altra luce che quella della candela. E Pope non tornava... Finii con lo spegnere la candela per paura che qualche emissario dell'Indiana gironzolasse nei dintorni e mi vedesse. Continuai ad attendere inutilmente... Pope aprì la bocca come per rispondere, ma sua madre lo fece tacere. - Non sei stato tu, caro, non sei stato tu. Taci... non dir nulla. - Pope non tornò, perché era sicuro che io non potevo dar l'allarme senza far nascere dei sospetti su di me. Dopo aver aspettato a lungo, ripensai alle carte che avevo visto sul tavolo e le esaminai. Trovai la mia lettera a Sir Fergus Hume
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Simon e me ne impadronii. - Come poteste far tutto questo al buio? - domandò Ritson. - Accendendo un cerino dopo l'altro. Trovai anche una piccola agenda sulla quale Sir Simon annotava giorno per giorno gli avvenimenti salienti e le sue impressioni. Sulla pagina di quel giorno era annotato che Jonah Herries passava la notte nello stesso albergo... - Come faceva a saperlo? - domandò Herries meravigliato. - Aveva riconosciuto la voce mentre parlavate con Gowrie e dalla porta del salotto aveva gettato un'occhiata nella sala comune per assicurarsi di non essersi sbagliato. - Mi ricordo che la porta del salotto s'aprì e si richiuse a un dato momento, quella sera - osservò Gowrie. - Aspettai fino alla mattina - proseguì Kyles, - poi m'infilai la pelliccia di Sir Simon e uscii dall'albergo attraversando la sala a pianterreno. - Perché aspettaste fino alla mattina? - Per due ragioni. Perché speravo, nonostante tutto, che Pope, sopraffatto dalla paura, mi portasse il danaro. Poi c'era un'altra ragione - soggiunse fissando Magdalen. - Un momento - interruppe Ritson. - Che prove abbiamo che diciate la verità accusando Pope? - Le prove? Oh, ne basta una. Ecco la confessione - rispose Kyles estraendo di tasca un plico e gettandolo sul tavolo. - Ho rivisto il ragazzo in seguito e l'ho costretto a firmare questa confessione minacciandolo... - Pope! - gridò con angoscia la signora Narby, - hai firmato... hai firmato! - Non potevo far diversamente, mamma - gemette Pope. - Del resto, il capitano Kyles mi aveva promesso di mettermi in salvo conducendomi in America con lui. - E manterrò la promessa - disse Kyles. Fece una pausa e proseguì. Signori, voi sapete ormai tutta la verità. Questa confessione vi dà le prove che vi occorrono. Non vi resta da far altro che scendere a terra lasciandomi le quattromila sterline pattuite. Fra un'ora leverò l'ancora. Devo aggiungere una cosa, Herries, voi avete preso le difese di vostra cugina e mi avete biasimato per averla trattata male. Ma questa ragazza non merita la vostra bontà. Sapete chi è stato a mettere il rasoio e il portafoglio nella vostra camera e a macchiare la camicia col sangue di Sir Simon? - Magdalen! - esclamò Herries inorridito balzando in piedi. Fergus Hume
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- Sì, sono stata io - confessò Magdalen livida in volto. - Entrai nell'albergo, come ho raccontato, ma non è vero che ne sia fuggita. Mi nascosi in un angolo del corridoio mentre Gowrie scendeva la scala, poi corsi nella camera dalla porta della quale filtrava un filo di luce. Nella stanza trovai Bruce. Mi raccontò tutto e mi disse anche che Jonah dormiva nella camera accanto. Per salvare Bruce e rientrare nello stesso tempo in possesso dell'eredità, decisi di far incriminare mio cugino. Herries, disgustato dal cinismo di quel racconto, stava per interromperla quando si udì sul ponte un gran trambusto. Kyles trasalì e tese l'orecchio. Un momento dopo uno dei meccanici del panfilo irruppe nella cabina. - La polizia! - gridò. - La polizia? - ripeté Herries attonito. - Mi avete tradito, Herries! - esclamò Kyles con rabbia. - Le do la mia parola che... - Sono stato io che ho detto a Trent di venire - spiegò Ritson, - volevo che il colpevole fosse arrestato e... Senza lasciarlo finire la signora Narby si gettò su di lui che si era impadronito del plico gettato sulla tavola da Kyles. - La confessione! Mi renda la confessione subito! Pope, vieni ad aiutarmi. Ma Pope, terrorizzato, si era già precipitato fuori dalla cabina. In cima alla scaletta cadde nelle braccia dell'ispettore Trent che stava per scendere. Ritson si sbarazzò con uno spintone dell'albergatrice e gridò a Trent di non lasciarsi sfuggire l'assassino. Tutti si precipitarono verso il ponte dove l'equipaggio era già accorso. Per un momento Trent sembrò essere in condizioni d'inferiorità, poiché non aveva con sé che due agenti; ma al chiarore della luna, gli astanti videro subito che il panfilo era circondato da un nugolo di imbarcazioni della polizia. - In nome della legge - gridò Trent con voce sonora - arresto tutti coloro che si trovano a bordo. - Non potete arrestare nessuno su questa nave - rispose Kyles. Andatevene e lasciate libero quell'uomo. - No - protestò Ritson - tenetelo saldo, Trent. È l'assassino di Sir Simon, e il capitano Kyles è il suo complice. - Arrestatelo! - ordinò Trent indicando Kyles. Un agente s'avanzò, ma fu abbattuto immediatamente da un pugno. Fu il segnale della mischia. Trent teneva stretto Pope Narby. Nel frattempo altri agenti erano saliti sul ponte. Uno di loro fece partire un razzo verde per Fergus Hume
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chiamare rinforzi. Trent aveva evidentemente previsto che la cosa non sarebbe andata liscia e aveva preparato i suoi piani. Sul ponte regnava una confusione indescrivibile. La signora Narby, come una furia scatenata, cercava, con l'energia della disperazione, di liberare suo figlio. Ma Pope era steso a terra fra i piedi dell'ispettore che, con una rivoltella in pugno, teneva a distanza gli assalitori. Kyles, lanciando in continuazione dei fischi stridenti spingeva i suoi uomini all'assalto, e gli agenti venivano respinti, a poco a poco, da quei colossi reclutati tra la marmaglia di tutti i porti. Ma altre imbarcazioni della polizia avevano lasciato la riva e si stavano avvicinando. Kyles non poteva che essere sconfitto. Dovette rendersene conto, poiché si avvicinò all'altoparlante della sala-macchine e diede ordine di mettere in moto. Allora l'ispettore, liberandosi della signora Narby che lottava disperatamente, trascinò il suo prigioniero fin sull'orlo del ponte e lo fece cadere in una delle barche accostate alla nave; poi, sicuro ormai che Pope non gli sarebbe sfuggito e volendo evitare inutili spargimenti di sangue, gridò ai suoi uomini di ritornare sulle barche. Nel medesimo istante il panfilo cominciò a vibrare e a muoversi lentamente, mentre Kyles, sulla passerella, azionava la sirena i cui ululati laceranti si ripercuotevano nella notte. Herries corse verso il luogo ove l'aspettavano i suoi barcaioli. Li scorse, li chiamò e, scavalcato il parapetto, si disponeva a saltare nella barca quando, a un tratto, una spinta violenta gli fece lasciar presa e lo proiettò nell'acqua. Aveva avuto appena il tempo d'intravedere il viso di Magdalen sfigurato dall'odio. - Il danaro è mio!... - gridò la fanciulla, completamente impazzita. - Sì. Ma Bruce lo sposo io! - le sibilò una voce all'orecchio. E donna Maria afferrando la ragazza per la vita la mandò a raggiungere la sua vittima.
Conclusione Qualche mese dopo, in primavera, il signore e la signora Herries prendevano possesso del Castello dei Fossi. I due giovani godevano ormai di una grande considerazione nel paese. Il ricordo della fosca tragedia che li aveva per un momento travolti, si era trasformato in una specie di leggenda. Pope Narby, alle Assise, a dispetto dei propri dinieghi e degli sforzi Fergus Hume
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disperati di sua madre per salvarlo, era stato condannato a morte. Elisabeth e Jonah stavano rievocando la vicenda. Nessuno avrebbe riconosciuto in quella donna snella ed elegante nel suo vestito da sera e in quel giovanotto inappuntabile l'antica domestica dell'Albergo della Palude e il vagabondo che in quell'albergo aveva cercato rifugio in una nebbiosa notte dell'autunno precedente. - Non mi ero mai sentito così disorientato, solo, avvilito come quella notte - disse Herries rievocando quei ricordi che sembravano ormai lontani. - Eppure ero alla vigilia della felicità. - Qualche volta, Jonah, penso che la nostra felicità sia stata edificata sulla sciagura degli altri. - Non abbiamo nulla da rimproverarci, cara. Ricapitoliamo ancora una volta quei tristi ricordi e poi li cancelleremo per sempre dalla nostra mente. - Cominciamo allora da Pope Narby. - Pope merita il castigo che lo aspetta. Tu sai che ha confessato di aver I ucciso freddamente Sir Simon per rubare il danaro. - Sua madre sapeva che era colpevole? - In un primo tempo no. Ha avuto dei dubbi quando s'è accorta che il I figlio andava e veniva continuamente dalla casa al fiume. - Me n'ero accorta anch'io; aveva sempre del fango rosso attaccato alle scarpe. - Un giorno la madre l'ha spiato e ha visto che Pope aveva seppellito in fondo al giardino una cassetta col danaro. L'ha costretto a confessare tutto, però il ragazzo non le ha rivelato che il capitano Kyles l'aveva obbligato a scrivere e a firmare il racconto del suo delitto. - Non capisco però come sia stato così sciocco da farlo. - Kyles gli aveva promesso di condurlo in America e avrebbe mantenuto la promessa se la polizia non fosse sopraggiunta inaspettata sul panfilo. - Non avevi anche tu intenzione di avvertire Trent? - domandò Elisabeth. - Sì. Ma all'ultimo momento avevo avuto certi indizi contro tuo padre... - Il babbo? Oh no, non è capace di questo. - Tuo padre è capace di molte cose per una somma di danaro. In ogni modo, ora ci lascerà tranquilli, poiché ha deciso di finire i suoi giorni in Scozia, con la rendita di mille sterline che gli ho promesso. - Preferisco anch'io, Herries, che non viva con noi. - A proposito di rendite - riprese Herries, - ho deciso di pensare all'avvenire della signora Mountford. La poveretta è stata crudelmente Fergus Hume
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colpita dalla morte di Magdalen. - Ma com'è avvenuto che Magdalen non sia stata salvata? - C'era una tale confusione che nessuno capiva più nulla. Io avevo battuto la testa contro la chiglia del panfilo ed ero rimasto stordito. Se non mi ripescavano i barcaioli, sarei morto annegato. Non potevo quindi far nulla. Quando la signora Gutzman buttò in acqua Magdalen... - Ma sei sicuro che sia stata lei? - Ritson ha visto benissimo donna Maria buttare in acqua Magdalen subito dopo che Magdalen aveva buttato in acqua me. Mia cugina aveva premeditato il colpo prima di seguirmi sul panfilo. Contava di sopprimermi in un modo o nell'altro, poiché era convinta che se fosse stata ricca, Bruce Kyles l'avrebbe sposata. In tutto quest'affare Kyles ha svolto una parte abbastanza losca. In ogni modo, dal principio alla fine è stato deciso a sposare la signora Gutzman e non Magdalen... - Ritson non si è mai consolato del fatto che il capitano sia riuscito ad andarsene col danaro - fece Elisabeth ridendo. - Dopo tutto, con me aveva mantenuto la sua parola e il danaro gli era dovuto. Ritson è stato ricompensato ampiamente da me, in seguito. Se Kyles non avesse estorta la confessione a Pope Narby, io non sarei mai riuscito a venire in possesso dell'eredità. A quest'ora, la signora Gutzman, suo padre e Kyles saranno alla ricerca del tesoro. - Che cosa faranno quando lo avranno trovato? - Si sposeranno. Poi tenteranno, con l'aiuto del danaro, di riconquistare il potere nell'Indiana. In quel momento una sonora voce di basso si levò nella quiete notturna e subito dopo apparve Michael Gowrie, tutto vestito di nuovo, allegro e gioviale come sempre. - Domani riprendo la strada del Nord, ragazzi miei. Mille sterline all'anno e un nome senza macchia. Ecco cosa vuol dire, figlia mia, aver sempre seguito un retto cammino. Di fronte a tanta sfacciataggine i due giovani non poterono fare a meno di scoppiare in una risata. Poco dopo si alzarono e, stretti l'uno all'altro, rientrarono nella sontuosa dimora che rappresentava ormai il loro focolare. FINE
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